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Divergenze strutturali

Si è parlato di problemi con la fusione PNV – mov. Veneti, e mentre l’autore dell’articolo ha parlato di fare un passo indietro, e lasciare che siano le rispettive basi a ridefinire la volontà di aggregazione, tra i lettori molti hanno interpretato che alla radice del problema vi siano divergenze di carattere ideologico (di filosofia politica).

Io non ho seguito quest’ultima vicenda da vicino, ma conosco le strutture che caratterizzano le due entità e, bene o male, sono stato comunque tenuto informato anche delle ultime vicende, sebbene io mi sia praticamente ritirato dalla partita.

Le reali divergenze tra i due soggetti politici in realtà non sono di tipo ideologico sulla filosofia politica (socialsmo Vs. libertarismo), forse potrebbe esserci anche quel fattore, ma per il momento non è quello determinante. Il problema invece è sulle modalità strutturali che dovrebbe assumere la nuova entità. Da una parte esiste un sistema blindato, dove la base ha si la facoltà di votare la dirigenza, ma chi si può candidare a questa dirigenza può essere solo accolto dalla dirigenza pre-esistente. Ho semplificato molto la cosa, ma senza arrampicate all’italiana, la sostanza è quella: insomma è un sistema feudale, di casta. L’altra entità (il PNV) è invece un sistema orizzontale. La dirigenza è nominata dall’assemblea, e ogni socio si può candidare. L’assemblea vota e propone le direttrici politiche da seguire, e l’assemblea dispone della facoltà di intervenire in opera in corso per imporre nuove direttrici, fino alla revoca dei candidati eletti. Il direttivo del PNV è un esecutivo, non ha alcuna facoltà di assumere decisioni (salvo un certo margine meramente operativo) che non siano quelle determinate dall’assemblea dei soci.

I due sistemi sono disperatamente, brutalmente, drammaticamente …vorrei altri aggettivi per evidenziare la differenza abissale delle due strutture.

Il mov. Veneti a ridosso delle elezioni ha  i) proposto un nuovo soggetto politico, con un tipo di alleanze; ii) cambiato idea; iii) rifatto tutto con un’altro gruppo e nuova sigla, in un mese peraltro a cavallo delle festività natalizie. A quanto mi risulta la base per tutto questo non è mai stata consultata (non si sono convocate assemblee dei soci per votare, se non a fine partita). Ho citato -un po’ alla buona- questo valzer di decisioni e le modalità usate, per dire che Si è vero, i sistemi oligarchici sono pì rapidi ed efficienti dei sistemi democratici, ma è anche un sistema ad occhi bendati.

Esistono delle ragioni che hanno determinato la scelta da parte del mov. Veneti per una struttura a sistema blindato, e sono le stesse che vorrebbero in qualche misura imporsi nella fusione.  Avverto che sono incorse altre questioni, come le percentuali di peso delle rispettive parti, ma vorrei focalizzarmi sul quel punto strutturale perché è cruciale (anche per le percentuali di peso) e tra coloro i quali lo proposero vi sono ancora alcuni ferventi ed abbastanza intransigenti sostenitori.

Veniamo alle ragioni. Chi sostiene la forma “blindata” lo fa perché crede nel rischio dello stravolgimento del partito per effetto della infiltrazione di massa di lobbisti di altre parti. Mi spiego con un esempio.

Supponiamo che nel PNV si iscrivano di botto N. soci tali da fare massa critica e votare per la caduta del segretario nominato e sostituirlo con un’altro, d’accordo con il gruppo di neo-soci. Questi poi potrebbe fare dirottare il partito verso altri lidi, per esempio per accordarsi con Fini di AN ed abiurare così l’intento indipendentista ingannando l’elettorato (l’esempio è forzato apposta per rendere più evidente l’azione ipotetica).

In un sistema fondato sulla volontà dei soci, questo è un rischio sempre possibile. Per scongiurarlo occorrerebbe una forte azione da parte dei soci, per esempio reclutando nuovi soci per mantenere la rotta.  Se il partito davvero rappresenta la sua popolazione ciò non dovrebbe essere un problema, salvo non sia la popolazione stessa il problema.

Nei sistemi blindati questo non può accadere. La Lega Nord è un esempio di sistema blindato. Il mov. Veneti anche.
I ferventi sostenitori del sistema blindato sono quelli che temono l’entrata di “professionisti della politica” che con il loro entourage di amici interessati possono scombussolare un partito che offra il fianco. Chi sostiene il sistema blindato afferma quindi che esso garantirebbe che i fondatori restino al loro posto e non si possa così tradire l’ideale, i soci devono lavorare e si devono fidare. Punto.

Non esiste sistema al mondo in cui una dirigenza abbia fatto davvero il “bene” dei suoi sudditi (perché tali sono quelli che si affidano ad un sistema blindato). In realtà il personalismo ne è parte integrante, perché è la componente naturale dell’essere umano. Non solo, si chiede ai soci di “fidarsi” di una dirigenza, ma nessuno può affermare che tale dirigenza in realtà non possa essere un cavallo di Troja. E un esempio di questo tipo di deviazioni lo si incarnato proprio nella Lega Nord che senza mezzi termini si può affermare abbia tradito i principi politici con i quali era nata (la secessione del nord).

Occorre notare che una dirigenza blindata non ha ricambio (Bossi, per continuare il parallelo con LN, è li da sempre, idem per i suoi “colonnelli”) ed anzi tende ad espellere chi non obbedisce al vertice. Poi, quando cominciano a circolare soldi, saltano fuori altri tipi di problemi. Per continuare il parallelo (mi scusino quelli della LN, ma rappresentano un modello da manuale) il caso Credinord, il posizionamento del figlio di Bossi (esaltando quindi il nepotismo) non esaltano affatto quella “purezza” che tali dirigenti vorrebbero propagandare chiedendo fiducia cieca alla loro base.

Allora? A prescindere da chi lo eserciti (io ho citato il caso PNV/mov. Veneti come argomento di attualità) se il sistema blindato nasconde questi rischi, e il sistema aperto espone ad altri rischi, come la mettiamo?

Il punto è molto semplice.

Provate ad immaginare che questa elite blindata di dirigenti riesca a portare all’indipendenza del Veneto.  Con quale popolazione ci ritroveremo? Intendo dire, i politici e il loro entourage, che vengono additati come traditori o comunque non sono favorevoli alle scelte di tale dirigenza blindata, potranno mai essere parte integrante in armonia di una società così costituita? Io non credo.

Il sistema aperto (in contrapposizione a quello blindato) espone si al rischio di invasione da parte di parti con interessi particolari, ma si affida alla vera volontà popolare, quella che dovrebbe poi costituire il reale tessuto, integrato ed in armonia, dello stato.

In conclusione  non fidarsi della base, significa non fidarsi del proprio popolo, e senza questa fiducia si costruiscono solo instabili dittature. D’altra parte se non c’è popolo, non c’è nulla da fare. Ed io temo che manchi proprio quest’ultimo.

Claudio G.

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