Uno dei modelli per la Venetia libera, oltre alla Svizzera, alla Slovenia, e a numerosi altri, è senz’altro l’Austria. Poco più di otto milioni di abitanti, un reddito medio assai alto, una tassazione non vampiresca (ma neppur troppo dolce), l’Austria è un paese che dalla fine della seconda guerra mondiale non ha mai smesso di rinnovarsi, e di produrre, tra l’altro, ottima ricerca scientifica e umanistica. Poiché è questo il settore in cui lavoro, non posso che rimanere stupito, ad esempio, dalla politica aggressiva dell’Università di Vienna, un’istituzione risalente al Quattrocento, che in questi mesi sta reclutando, attraverso annunci sulle principali riviste internazionali, un numero altissimo di docenti in tutti i settori del sapere (compresa l’Etruscologia e le Antichità Italiche, per gioia postuma di Muratori). In modo molto equo, non si richiede ai neo-assunti di insegnare in tedesco immediatamente, ma si lascia loro tre anni per apprendere la lingua di Goethe, e parlarla, magari non come il grande scrittore di Francoforte, per comunicare ed insegnare. Ma quel che mi ha veramente colpito, e mi ci sono imbattuto del tutto casualmente, è il recentissimo (2008) IST, Institute for Science and Technology Austria (www.ist.ac.at), che segnalo, tra l’altro, a tutti i giovani scienziati della Venetia, anche se certamente ne avranno sentito parlare. Si tratta di un istituto di ricerca ed insegnamento (ma solo “graduate”) a pochi km da Vienna, in un magnifico castello bianco nel centro di uno splendido parco di quasi 200.000 metri quadrati. Qui, giovani scienziati di tutto il mondo sono stati chiamati a creare gruppi di ricerca in scienze applicate ma anche pure, “pure, curiosity-driven research”, per ora sono circa una diecina di “cluster”, ma entro il 2016 saranno tra i 40 e i 50. Ogni scienziato sceglie la propria “corte”, generalmente studiosi più giovani, e insieme lavorano a progetti affascinanti, dall’ottica alle tecnologia avanzate, dalla matematica all’ingegneria. Se qualche giovane dottorato della Venetia è interessato, faccia domanda, i bandi sono aperti. Dubito che lì offriranno una cattedra alla neolaureata triennale Barbara Berlusconi come è accaduto in Italia, ma chi lo sa magari anche lei è un genio. L’IST mostra senz’altro una cosa: anche la “vecchia” Europa è scientificamente viva, e cerca di tenere il passo, o perlomeno avvicinarsi, alla stratosfera scientifica americana; una primazia pure a rischio, occorre dire, nonostante i vertici inarrivabili di MIT; CalTech e via dicendo. In ITA anni fa hanno creato un IIT, istituto italiano di tecnologia, nella mia città natale, Genova, ma non mi pare sia comparabile con questo IST né che abbia fatto molta strada. Molta strada bisogna fare noi per raggiungerlo, imbrecanato com’è sulle alture genovesi, sopra l’autostrada per Milano, senza che nessuno sappia cosa sia e che neppure esista. Ma mentre l’IT segue il destino del suo nome (si veda il romanzo omonimo di Stephen King), l’IST è lanciato verso traguardi altissimi. Ecco i vantaggi di un piccolo stato. E allora lasciatemi, lasciateci sognare un VITS, Venetian Institute for Technology and Science, dove un giorno i migliori studiosi della Venetia e del mondo faranno a gara per entrare, e farci avanzare vieppiù nel regno delle scienze, migliorando così la nostra vita. Se passate da Vienna, andate a visitarlo, l’IST. Tra l’altro sono cordialissimi e amano mostrare al pubblico questo splendore, la scienza più avanzata nel mezzo della campagna antica d’Europa, i boschi dove forse Marco Aurelio combatté per la conquista di Vindobona (se non ricordate i melensi manuali di storia di ITA, ricordatevi la prima scena di “Gladiator”). Il mondo si muove, e si muove soprattutto il mondo dei piccoli Stati. ITA, e simili mostri, si muovono solo come gamberi zoppi. Fanno, e malamente, solo passi indietro.
Paolo L. Bernardini
Presidente emerito
PNV
If you liked my post, feel free to subscribe to my rss feeds