Nel 1866 si svolse la “terza guerra d’indipendenza”, ossia questo è il nome con il quale gran parte della storiografia italiana chiama il tentativo riuscito di espansione territoriale del Regno sabaudo. I savoia furono fortunati ad essere alleati con la Prussia contro l’Austria dato che, nonostante le ripetute sonore sconfitte, la Prussia ebbe la meglio sull’Austria e quindi, come i patti prevedono, al Regno sabaudo d’Italia venne regalato il territorio veneto.
Una delle sconfitte patite dai sabaudi però merita una parola. La battaglia navale di Lissa (isola al largo di Spalato) del 20 luglio 1866 può essere considerata come l’ultimo afflato di dignità di quella Repubblica Adriatica che era stata la Serenissima. Nelle vicinanze dell’isola di Lissa, una flotta della Marina Austro-Veneta (la marina austriaca si chiamava così) comandata dall’ammiraglio Tegetthoff (che, come gli altri ufficiali Austriaci, aveva frequentato il Collegio Marino di Venezia e parlava e dava gli ordini ai suoi marinai, che erano Veneti, Croati, Istriani etc etc, in veneto) sconfisse la flotta del Regno sabaudo d’Italia. Famosa rimase anche la frase di Tegetthoff a ricordo della battaglia: “uomini di ferro su navi di legno avevano sconfitto uomini di legno su navi di ferro” in quanto la flotta italiana era superiore di numero a quello austro-veneta e poteva vantare imbarcazioni moderne come l’Affondatore (la nave ammiraglia italiana costruita in Inghilterra); al contrario della flotta austro-veneta che era invece formata da vecchie navi.
I savoia dunque “vinsero” e si presero il Veneto, che venne girato loro dalla Francia, alla quale l’Austria lo ebbe ceduto precedentemente. Questo giro di valzer è dovuto al fatto che il Regno d’Italia in guerra fece così pietà che gli Austriaci non se la sentirono di dare terre a chi in realtà perse la guerra sul campo. Il 19 ottobre del 1866 il plenipotenziario di Francia firmò all’Hotel Europa di Venezia la cessione delle terre venete al Regno sabaudo d’Italia. Mi piace ricordare questo anniversario perché è un evento importante della storia che si tende a dimenticare. Quella di non conoscere la storia del posto nel quale si vive è uno dei tanti scandali ai quali lo stato italiano ci ha purtroppo abituato con il suo sistema scolastico osceno che sforna pappagalli senza cervello funzionali alla continuazione del potere italiota.
Oggi, dopo 144 anni, le cose sono fortunatamente cambiate. Nelle nostre società europee la guerra è sempre più un ricordo lontano che, si spera, mai più si presenterà alle nostre latitudini. Oggi la via violenta degli stati è condannata e, nonostante in giro per il mondo le guerre siano tante, le nostre società europee ripudiano la guerra come risolutrice di contese tra stati. Oggi, dopo 144 anni, ho l’impressione che siamo diventati tutti uomini di legno timorosi delle nostre ombre; ombre delle donne e degli uomini che vivevano qui 144 anni fa. Serve uno scatto d’orgoglio, una rinnovata dignità, una voglia di affermare che possiamo essere molto più di quello che siamo adesso, che ci meritiamo di più. Oggi, dopo 144 anni da quell’evento, mi chiedo per quanto ancora noi veneti continueremo a essere uomini di legno che passivamente subiscono piccole e grandi offese alla loro dignità. Quando torneremo a essere donne e uomini di ferro che attraverso la non-violenza e le armi democratiche metaforicamente speronano e fanno affondare di nuovo la Re d’Italia?
Luca Schenato
Pnv Verona
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bello l’articolo, grazie.
mi ha fatto molto piacere leggerlo anche se ogni volta che ripercorro quella battaglia mi assale l’amarezza del tradimento che l’europa ha avuto nei nostri confronti.
proprio quell’europa che ripudia la violenza:
“Oggi la via violenta degli stati è condannata e, nonostante in giro per il mondo le guerre siano tante, le nostre società EUROPEE ripudiano la guerra come risolutrice di contese tra stati.”
il risultato di questa non-violenza non è stata la pace, come si potrebbe pensare, e noi veneti lo sappiamo benissimo.
questa non-violenza ha annientato il popolo veneto non solo nel numero ma nella fiducia in sè stesso, nella sua dignità, determinazione, coraggio, iniziativa…
mai una guerra ha prodotto una simile devastazione nella serenissima. nemmeno durante secoli di guerre contro gli ottomani.
infatti il risultato che i “grandi” volevano ottenere della “indomabile, sempre libera serenissima” lo hanno ottenuto:
“Oggi, dopo 144 anni, ho l’impressione che siamo diventati tutti uomini di legno timorosi delle nostre ombre; ombre delle donne e degli uomini che vivevano qui 144 anni fa.”
è lo stesso mio parere.
queste ombre ce le portiamo addosso da veri “musi veneti” (quali siamo sempre stati per l’economia italiana) che inconsapevoli, perchè genuini, si sono accollati anche l’etichetta ultra pesantissima di impotenti agli occhi del mondo intero.
(anche uno psicologo vi può ribadire che questo tipo di peso, vivere l’impotenza, spiana letteralmente la Volontà umana di qualsiasi persona. una castrazione mentale a livello di popolo).
“Quando torneremo a essere donne e uomini di ferro che attraverso la non-violenza e le armi democratiche metaforicamente speronano e fanno affondare di nuovo la Re d’Italia?”.
dal mio punto di vista, la domanda è doverosa quanto non lo è la negazione alla violenza.
cossa ti xe drio dirne vianeło!!!
non dico che la soluzione sia negli atti violenti, però negare la natura è altrettanto violento quanto la violenza stessa…
chiaramente perchè ad una forza ne corrisponde una uguale e contraria (legge fisica della dinamica se ricordo bene).
più temiamo la violenza, più forza dobbiamo usare contro noi stessi per “congelarla”.
una specie di sado-maso (no el maso del cador 🙂 ).
ma il discorso è troppo lungo, richiede spazio e possono nascerne malintesi visto il limite imposto sull’argomento “violenza”. (se volete se ne puo parlare).
conclusione?
“Serve uno scatto d’orgoglio, una rinnovata dignità, una voglia di affermare che possiamo essere molto più di quello che siamo adesso, che ci meritiamo di più.”
credo, forse mi sbaglio, che con questa frase luca schenato abbia cercato, nella parte più profonda di sè stesso, le possibilità rimasteci permesse dalla morale e leggi europee, ma attingendo anche a quei valori che pare non si siano ancora inariditi dopo la secolare castrazione detta sopra.
percepiamo che ce la portemo fare… vorremo… spingiamo faticosamente contro la macchina bellica delle grandi nazioni e dei media che, riproponendoci storie distorte, spazzano via i lavori di quei pochi valorosi e volenterosi veneti indipendentisti.
non voglio concentrare il discorso per condurre ad esercitare la violenza, assolutamente. non accetto una simile responsabilità degli atti altrui.
ma la violenza esiste… non siamo degli dei per negarla. esiste anche in noi.
anzi, posso affermare con certezza che proprio con l’ignorare o reprimere la violenza se ne vedranno delle belle.
è una forza, e se non è “considerata” ci penserà lei a uscire da sola… allora sì, saranno c… dolori.
dobbiamo prenderne atto perchè andrà a nutrire “quell’orgoglio, dignità, affermazione, MERITO”, aggiungo amor proprio, che luca è riuscito a contattare come qualità necessarie per il nostro popolo.
[…] si, è giusto ricordare un passato della *nostra* storia che è stato mistificato, ma c’è anche un’altra storia, una […]
Sono d’accordo sulla frase:
“anzi, posso affermare con certezza che proprio con l’ignorare o reprimere la violenza se ne vedranno delle belle.”
Nessun dubbio, non considerare gli esiti di una possibile evoluzione piuttosto che un’altra, è solo un esercizio da ingenui.
E in effetti io sono preoccupato perché a mio parere le lancette del tempo sono andate molto avanti, senza vedere il riflusso dell’onda. Allora che onda ci potremo attendere tra due, cinque o dieci anni? Ma è anche possibile che non ci sia nessuna onda, semplicemente il deserto.
bello l’articolo ! ma sio anda in piazza con qualche banchetto a farghelo saver alla gente ? o come al solito l’e par chi lese la pagina internet cioè i soliti 4 gatti !
@the panther masai: Non domandare agli altri quello che dovrebbero fare ancora, domanda a te stesso quello che puoi ancora fare tu.
ma mi non go da far gnente , ricordate dela canzon de Gino Paoli 4 amici al bar , si voialtri i 4 amici : dopo voialtri ghe ne sara altri 4 pi zoani e anca lori i vorra cambiare el mondo . ma non i se move dal bar (come voialtri ) anche se passa el tempo
@the panther masai: Allora non dire “bell’articolo”, perché se non devi fare niente a te non interessa. Dato che non devi fare niente e non ti interessa non centri nulla con il contenuto ed il messaggio di questo articolo.
Quindi PERCHE’ HAI COMMENTATO?
…ah, un particolare, questa pagina è già stata letta da 501 persone, mica proprio 4 gatti.
sempre 4 gatti al bar par averghe l’indipendenza che voli ghe vole el 50%+1 dei veneti e voialtri si 501 gatti ok par farte contento
”par averghe l’indipendenza che voli ghe vole el 50%+1 dei veneti”
o anka un solke al posto just
No sempre le stat otegnest le robe ko la majoranzha