Tolto da noisefromamerikga.org
di Lodovico Pizzati
Quei comunisti della Banca Mondiale utilizzano sempre i soliti sondaggi pessimisti.
E’ ormai una decina d’anni che la Banca Mondiale paragona la qualità dei governi di tutto il mondo nei suoi Worldwide Governance Indicators (WGI). Si tratta di un aggregato basato su centinaia di variabili prese da diversi sondaggi sulla governance.
Guardando ad un solo anno, per un solo paese, questi dati direbbero poco. Però, dato che la metodologia è la stessa, dal paragonare diversi paesi, o uno stesso paese nel corso del tempo, si può dedurre qualche lezione attendibile. Nel caso dell’Italia abbiamo conferma numerica del collasso che percepiamo.
Le categorie prese in considerazione dalla Banca Mondiale sono: voice and accountability, political stability, government effectiveness, regulatory quality, rule of law, e control of corruption.
Con delle mappe si può conprendere meglio dove viene collocato lo stato italiano per quel che riguarda Rule of Law e Government Effectiveness.
Per questi due indicatori lo stato italiano non appartiene all’Europa Occidentale (che è colorata da paesi verdi, al top 25% della classifica mondiale), ma con il suo color giallo (colore per i paesi poco meglio della media mondiale), il governo italiano si colloca nella media dei paesi dell’Europa dell’Est, oppure come un buon paese nordafricano come il Marocco o la Tunisia.
Ma queste sono solo fotografie della situazione nel 2009. Vediamo come vanno le cose nel corso degli anni.
Ecco, per quasi tutti gli indicatori catalogati dalla Banca Mondiale negli ultimi dieci anni, lo stato italiano è retrocesso da una decente posizione nel top 20% (percentile 80), a una mediocre posizione nel percentile 60, in mezzo ai governi sudamericani. Quando si dice Argentina, insomma, non e’ che si sbaglia tanto …
E’ inutile sottolineare la correlazione di questo trend negativo di performance governativa, con l’anemica dinamica degli ultimi 10-15 anni del reddito pro capite italiano. Almeno in questo caso italico, sembra proprio che la governance conti eccome.
Lodovico Pizzati
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