Tólto da NebbiaTerra
de Daniele Rostellato
Il dodici settembre duemiladieci si sono tenute, in due luoghi distinti del Veneto, altrettante manifestazioni di appartenenza politica ed ideologica. A Cadoneghe, immediatamente a nord di Padova, Veneto Stato, un nuovo soggetto politico indipendentista, si è affacciato al mondo forte delle esperienze passate dei suoi predecessori, mentre a Venezia, verdi sognatori federalisti, hanno giocato con l’acqua, affermando con una certa incontenibile gioia, di avere ormai in tasca il tanto agognato obiettivo, il federalismo appunto.
Perché il federalismo non è semplicemente possibile o almeno decisamente non probabile? Perché pensare che le classi dirigenti romane e meridionali rinuncino ad una larga parte (altrimenti non si tratterebbe di federalismo, ma di un “contentino”) del gettito fiscale di loro spontanea volontà, francamente è difficile: ci sono clientelismi e favori, deficit di bilancio, spese tuttora fuori dai limiti: complicato farvi fronte senza il contributo del nord del paese. Maggiormente possibile è appunto un “federalismo truffa”, che dia l’idea che “qualcosa è cambiato”, senza che questo sia poi necessariamente vero: impianto teatrale realizzabile in molti modi diversi, ma che comunque non avrebbe molte chance di non essere smascherato, se non altro grazie a strutture saldamente venete, come la CGIA di Mestre, che da anni è in grado di regalarci istantanee precise su cosa stiamo vivendo.
Ieri a Cadoneghe ci sono stati momenti di richiamo alla politica etica, cosa che non capita spesso di vedere, e se la voce che chiama all’onestà è quella di Silvano Polo, il momento può farsi davvero emozionante. Walter Kaswalder pure ha colorato il pomeriggio di tinte certo non facilmente dimenticabili, per chi alla politica ha sempre dedicato una parte della sua vita e l’ha sempre pensata come un’arte, non un modo per rubare… e per chi questa Terra Veneta l’ha sempre amata e la ama sempre di più, desiderando nel contempo di difenderla.
Veneto Stato nasce dalle esperienze di PNV e Movimento Veneti, due realtà che alle precedenti elezioni, anche se sommati, non hanno visto di certo un successo elettorale. La frammentazione delle liste indipendentiste ha portato alla perdita di fiducia da parte dell’elettorato, che ha preferito il “sogno verde” a quella che vedeva, giustamente, come una dispersione del proprio voto.
E’ possibile che la consapevolezza che porta ad unire le forze sia giunta a lambire anche le menti dei veneti, in un momento storico di grande rinascita del sentimento identitario; sentimento supportato da organizzazioni e movimenti, che ogni giorno lavorano nel (colpevole) silenzio mediatico senza sosta e che sono, facendo cultura, alla base di qualunque futuro successo dell’indipendentismo.
Sciogliere le catene, di qualunque catena si tratti, è un processo che passa sempre attraverso la consapevolezza di chi si sia, del da dove si venga. E’ forse il momento giusto per i veneti di affermare il loro “diritto all’autogoverno” ed il loro esser “popolo” così come viene sancito dalla legge? serve una presa di coscienza ed il nemico principale dei veneti sono i veneti stessi, quelli che ancora devono essere raggiunti da una informazione chiara che possa riequilibrare le loro nozioni storiche per metterli, almeno, nella condizione ideale di poter scegliere.
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