Preso da Privatseminar
Il 10 ottobre ho guardato una puntata di Presadiretta su Rai3. Non guardo mai la televisione italiana ma in quell’occasione era proprio curioso di vedere come avrebbero affrontato l’argomento dell’espansione territoriale dei Savoia; conosciuta dai più con il mistificante nome di “unità d’Italia”. Ecco, sarebbe stato meglio se non avessi perso tempo: frasi fatte, superficialità, banalità, ragionamenti acritici e non sequitur da capogiro. La solita minestraccia retorica e stantìa.
Una cosa però mi ha colpito, ossia la motivazione che dei giovani meridionali hanno dato per scongiurare lo smembramento della stato italiano: “come facciamo noi se finisce l’Italia? non siamo capaci di governarci!“. A ben pensarci, questo è il frutto più triste che lo stato italiano ha fatto maturare specialmente a sud: l’annientamento del concetto di responsabilità individuale. Un frutto che ha dentro sé anche tutti gli altri semi che stanno uccidendo quel territorio: mafie, politica clientelare, scarsità di imprenditorialità, etc etc. Quei giovani possono anche aver scherzato, ma con quel loro appello non hanno fatto altro che svelare che la mentalità da assistiti è molto presente da quelle parti. Una mentalità che è foraggiata e sostenuta dal potere politico perché fonte di perpetuo potere: dal punto di vista del politico, cosa c’è di meglio di una popolazione che chiede sempre aiuto e sostegno? È il sogno di ogni politico quello di sembrare fondamentale e concedere aiuto. Il risultato però è evidente di per sé. Territori e popolazioni che aspettano calata dall’alto la soluzione ai loro problemi e un circolo vizioso di politica che drena risorse da una parte per sostentare l’altra. Si tratta di un gioco nel quale perdono le popolazioni meridionali che vivono e continueranno a vivere in una condizione di imbarazzante minorità e perdono anche quei territori (come il Veneto) ai quali viene drenata e buttata ricchezza. Gli unici che di sicuro ci guadagnano sono i politici che attraverso il loro statalismo fanno il bello (mai) e il cattivo (sempre) tempo. La responsabilità individuale è la sorella della libertà, il suo naturale completamento.Non può esserci vera libertà senza responsabilità; il che implica dunque la possibilità di sbagliare e di pagare per i propri sbagli. Freedom is not for free e vedere che così tante persone non si sognano minimamente di uscire da una condizione di fanciullezza mi lascia molto perplesso.
Attenzione però, questa concezione si vede in modo macro nei territori meridionali ma non dobbiamo pensare che anche in Veneto, per esempio, non sia presente. Parlando con varie persone della disastrosa alluvione di qualche giorno fa mi sono reso conto che molti veneti davvero credono che senza lo stato italiano non si possa fare niente. Per me questa è un’idea paradossale anche solo prendendo in considerazione poche cifre: ogni anno il Veneto paga allo stato italiano circa 70 miliardi di euro di tasse, di questi miliardi solo 15 ritornano al Veneto (dati del Ministero dello sviluppo economico). Siamo quindi al paradosso che molti veneti sono contenti di stare all’interno dello stato italiano perché si sentono tutelati e sperano di ricevere un po’ di fregole (briciole) per far fronte all’immane tragedia dell’alluvione. Ripeto: molti veneti sperano che lo stato italiano dia loro un po’ di elemosina che non è altro che una piccolissima parte di quello che annualmente dal Veneto parte per lo stato italiano. Inoltre, come se non bastasse questa condizione coloniale, mi tocca leggere anche articoli come quello di oggi sul Riformista scritto da Peppino Caldarola (PDF) nel quale viene riversato del vero e proprio “odio etnico” nei confronti dei veneti e ci viene detto dal Caldarola in questione che dobbiamo arrangiarci. Ossia, e qui non trattengo più le (tristi) risate, dopo che che lo stato italiano continua a rubare ricchezza al Veneto per redistribuirla (cioè sperperarla nell’assistenzialismo che aumenta il potere della classe politica italiana), non possiamo nemmeno permetterci di accennare all’eventualità che, sì insomma, restino qui almeno un pochino di soldi per far fronte all’alluvione. In gergo tecnico italiano dicesi: cornuti e mazziati. A me gira la testa da quanto la realtà sia paradossale e capovolta.
Quindi, in definitiva, cari veneti, non vi sembra sia giunto il momento di uscire dalla fase della fanciullezza anche noi, di prenderci le nostre responsabilità e responsabilmente decidere di arrangiarci con le nostre ricchezze?
Luca Schenato
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anch’io avevo letto cose del genere (p.e. http://www.corriere.it/cronache/10_novembre_09/veneto-conto-danni-sopralluogo-berlusconi-bossi_966da200-ebd7-11df-8ec2-00144f02aabc.shtml) e sono rimasto a bocca aperta.
pensavo che i veneti dopo una forte batosta come l’alluvione avessero capito qualcosa verso l’italia, ma a quanto pare chiedono addirittura al berlu di resistere e continuare.
apocalittico.
pur sapendo che ci sono gli italeneti ogni volta mi sorprendo della loro esistenza.
devo ammettere amaramente: popolo bue.
bisognerebbe passare ad un’altro piano.
magari quello già citato: indipendentisti riuniti in un loro territorio.
forse è più facile ottenere l’indipendenza in quanto veramente uniti e solidali nello scopo.
e che straltri i se range.
bah! voglio leggere qualche altro commento.
xe fassiè parlar de indipendensa quando a magioransa dea zente non capisse gnaca come che funsionael stato italian come chel se gà formà ,no ze quea identità nazionae ma ze quela dea nazionae dea baon dea poitega parassiataria de stronsade de uncuò , a verona i ga aplaudio bossi a padova riva el vecio (napolitano)e i ghe fà l onore de casa ,el punto xe che esare indipendentisti ze na bruta roba in italia e in veneto ze na roba da rassisti e provisiai tutto xe stà drogà daea lega ,se voemo fare calcossa ghemo da vedare come che i fà in catalogna invesse vardemo sempre con un ocieto cossa el fà l ebete de bossi e i so accoliti…mi digo w indipendensa ma uncuo no ghe ze purtropo i veneti ..w san marco!
vianeło e alberto, ve quoto in pien, a me ghè leto nel pensier!
el primo nemigo dei veneti xe propio sti “diversamente veneti” ma cossa voì farghe, se tuti semo cresiùi co na istrusion filotaliota, ghe xe chi ca xe stà fortunà a inparar nas’cianta decentemente la storia veneta e a inamorarse del propio popolo e chi invese no ghi ne frega un’ostia e dopo se lamenta, ghe xe quei che i xe fioli de meridionali vegnùi qua che i xe logicamente filotaliani e posso capirlo, quee e le lore origini, ma i veneti fioi de veneti da venti e pasa generaxion che i dixe de sentirse taliani sentirse orgojosi de un popolo inventà 150 ani fa(fatta l’italia bisogna fare gli italiani, sta frase no la go inventà mi) con 150 ani de governi ladri a me manda in desperasion.
Queo de riunirse tuti in unico posto saria da far suìto, al manco se vive con xente che ga la to stessa idea de patria
dai catalani la prima roba che ghe ciaparia esenpio xe quela del studio de la propia storia, se te ghe fe studiar ben la storia veneta ai butei o toxetti cuando che i farà un confronto con quea taliana coale credì che la ghe piaxa de pì? 150 ani de itaglia i perde in partensa anca contro solo 1 mese de quei dea serenisima
De mama ghi nè sol che una: Venesia! e el Veneto xe el babo!
Credo che il modo di dialogare che state usando provochi l’effetto contrario di ciò che vorreste.
Usare il veneto scritto causerà, secondo il mio modesto parere, un cerchio chiuso.
Se volete trasmettere pubblicamente il “messaggio”, secondo me sarebbe più costruttivo farlo con una lingua comprensibile a tutti. Vi ricordo che da una città all’altra, pur rimanendo in veneto, il dialetto cambia, quindi magari qualcuno non capisce… 😉
Ciao
Condivido quanto scritto nell’articolo da Luca Schenato. Riguardo però all’articolo di Caldarola (che non dice “arrangiatevi” ma dice “avete bisogno dell’italia”!?) apparso sul Riformista osservo che, dopo una lunga e livorosa introduzione (non so se si possa parlare di “odio etnico”… per gente come Caldarola c’è un’unica etnia nello stato italiano), e prima di una stupida e retorica conclusione, c’è un passaggio interessante quando dice che i veneti si son meridionalizzati. In quel passaggio c’è della verità: vedere Zaia che va ad elemosinare quattrini (nostri) in TV, vedere Bossi (con Trota) e Berlusconi che promettono soldi dopo un breve giretto in elicottero… Sono scene “mastelliane” che mi fanno ripensare alla responsabilità individuale di cui parla questo articolo (non è solo un problema del meridione ma anche di tanti veneti).
@ Sandro de Basan:
Se połe diventar independentisti anca sensa savere ła istoria de ła Serenisima. Come se połe restar itałiofiłi pur conosendo l’istoria nostrana.
Cosa intendito co “se te ghe fe studiar ben ła storia veneta”? Ghemo da insegnar n’istoria romanxà cofà fa i itałiani co’l risorjimento o n’istoria vera co baxi sientifeghe (capełe e tramaci Venesiani incluxi… tipo co i ga copà i Da Carara…)?
Te dixi anca “ghe xe quei che i xe fioli de meridionali vegnùi qua che i xe logicamente filotaliani”. No so d’acordo. I fiołi de łi meridionałi łi dovaria esar “meridionałisti/siciłianisti” (o se i vołe anca “venetisti” visto che i xe nati qua… magari i parla anca in veneto). Par mi no xe normałe che uno el pense de esare itałian, anca se’l vien da altre latitudini…
@ Tiziano Massella:
Non vedo dove sia il problema, le varianti venete sono mutuamente comprensibili (anche le più estreme come il belumat). Può essere vero che il veneto scritto causi un cerchio chiuso, ma quale lingua non lo causa? forse l’inglese…
esistono varianti della stessa lingua che è quella veneta,magari si facesse come in catalogna dove si sono messi intorno ad un tavolo e si sono dati un modo di scrivere capibile ed usufruibile da tutti,senza ovviamente dannegiare i vari dialetti del catalano nelle diverse zone della regione.Esempi di scrittura veneta e di normalizzazione ce se sarebbero ,sull’argomento sono stati pubblicati interessantissimi libri (ad esempio “parlar veneto”),basterebbe solo che vi fosse la volontà di qualcuno di proporre una simile proposta la quale sicuramente verrebbe osteggiata e derisa dalla maggioranza dei politici veneti come folcloristica e “leghista”,lo sò che è spiacevole da dire ma la lingua veneta oggi è considerata rozza e tipica degli ignoranti anche tra noi veneti a differenza di quello che avviene nel sud del brasile dove i i veneti emigranti hanno difeso la loro lingua la quale oggi viene riconosciuta da alcuni stati brasiliani del sud.
speremo che qualche veneto tra un laoro e n’altro e tra un applauso e n’altro al primo leghista che verze a boca i cata el tempo de pensar.
@ Tiziano Massella
premetto che forse il mio commento potrebbe risultare un po’ scontroso ma questo viene dal mio modo poco ortodosso di esprimermi. 😉
mi chiedevo se lei fosse un italiano interessato, o comunque incuriosito, dagli articoli e commenti di questo sito veneto, oppure se fosse un veneto di una particolare zona (potrebbe essere anche brescia p.e.) e avesse difficoltà a capire alcune “sfumature” venete.
ma a pensarci bene questo conta ben poco.
quello che volevo dire:
è vero che il cerchio è chiuso. è chiuso ai soli veneti non per esclusivismo ma perchè vogliamo comunicare tra noi veneti per riunirci e ottenere l’indipendenza dei territori della serenissima dall’italia.
poi, quando sarà il momento, parleremo con l’italia in italiano (visto che il contrario non è posibile in quanto l’italia si è dimostrata non curante verso la nostra storia cultura lingua valori, palesando così ignoranza verso un popolo che pulsa al “suo” interno).
nell’eventualità che un utente, mettiamo di rovigo, non comprenda qualche termine dialettico, all’interno della nostra lingua, espresso da un’altro utente di belluno, non fa altro che chiedre chiarimenti. ma non è mai successo.
nel nostro popolo ci sono scambi di ogni tipo oltre che di lavoro, quindi abbiamo avuto modo, da almeno tremila anni, di scambiare pareri concetti e termini senza mai trovarci in difficoltà.
certo che se lei invece intendeva consigliarci di “rompere” questo cerchio per far conoscere la nostra realtà anche ad altri popoli, sono d’accordo (in questo caso forse la lingua più divulgata e quindi appropriata è l’inglese).
se non sbaglio qualche articolo è stato fatto.