Il presente testo è tradotto in lingua italiana, si scusa per il eventuale scarso qualità di italiano.
Quando il potere vuole inchiodare chi cerca di contenere tale potere, invia pressioni affinché venga opprimere chi tende a ribellarsi a questo potere. Un po’ come nella saga di Robin Hood. E di solito in questi casi i primi ad allinearsi al potere, poco importa che tale potere sia leggittimo o meno, sono quei ratti meschini che già si distinguono per la loro condotta ai limiti delle convenzioni di correttezza. E così che contro Wikileaks si è scagliata la diplomazia internazionale, a partire da quella più chiacchierona costituita dall’italiano Frattini che ha associato impropriamente all’11 settembre il rilascio dei cablogrammi diplomatici “opinabili”, fino alle pressioni discrete della Francia e degli US nei confronti della Svizzera, che almeno per ora sembra voler tenervi testa mantenendo finalmente un po’ di quella indipendenza e neutralità che la dovrebbe distinguere.
E’ così che ieri non solo i server residente in US sono stati staccati fuori, ma il ratto PayPal ha anche congelato il conto intestato a Wikileaks, il conto nel quale i donatori versavano danaro che serviva a Wikileaks a mantenere in funzione il servizio. Definire “ratto” il servizio di PayPal non è casuale. PayPal è sotto il obiettivo da molto tempo per condurre pratiche illecite nella gestione dei conti, facendo ritardi nei prelievi e congelando i conti. Illecito perché quando PayPal stabilisce che un conto è non conforme alle sue politiche contrattuali, essa trattiene il danaro, ma questo trattenimento è una complicità di illecito e una appropriazione indebita, soprattutto perché le sue politiche contrattuali sono molto vaghe sulla concezione di lecito e illecito. Ecco alcuni websiti che presentano fatti e prove contro PayPal: http://paypalcomplaints.org/ , http://www.paypalwarning.com/ , http://www.consumeraffairs.com/online/paypal_02.html , http://www.paypalsucks.com/ (qui anche opzioni alternative a PayPal). E molti altri possono essere trovati ricercando le parole “paypal complaints” con i motori di ricerca, da cui si capisce che è bene stare lontani da PayPal e non usarlo come strumento per ricevere pagamento.
Julian Assange, il fondatore di Wikileaks, ha più volte dichiarato alla stampa che se muore tutto sarà pubblicato in Wikileaks. Evidente è il messaggio che Assange vuole dare a chi tramasse di assassinarlo, nel più classico degli schemi di difesa quando si possiede informazioni bollenti. Ma questo gioco di roulette russa che esito porterà? Quale il termine ultimo della strategia?
Il rischio reale che Assange, e i suoi collaboratori con Wikileaks stesso, corre è che la sua missione sia incompleta e incompiutibile, perché non potrà combattere contro chi ha grande potere fino alla vittoria. Il vero merito di Wikileaks è quello di portare la verità e l’informazione vicina al popolo. E per questo è utile che il popolo si attivi, come dalla Svizzera dove dalla voce di Denis Simonet, presidente del partito pirata svizzero che ha registrato il nome wikileaks.ch, Switch, il registrante del dominio, ha assicurato che non sarà spento il server. E’ un dovere civico che coinvolge chiunque ha a cuore la libertà, e il diritto di essere informati è la chiave fondamentale per poter esercitare la propria consapevolezza per garantire la propria (e di altri) libertà.
Non certo sull’esempio di website come Amazon che hanno tirato in basso i server per wikileaks sotto le pressioni del presidente del comitato di sicurezza territoriale del senato US, signor Joe Liberman. Un davvero cattivo esempio contro la libertà dei cittadini di informarsi, e di dubbia legalità costituzionale, che si aggiunge ad attacchi di Negazione del Servizio commessi da ignioti che hanno costretto i server di EveryDNS.net, che ospitano i traduttori dei nomi in indirizzo di wikileaks.org, di spegnere il servizio per non compromettere altri 500,000 websiti. Azioni che Julien Assange ha definito “privatizzazione della censura di stato”.
Ma la Internet fu nata per resistere all’attacco nucleare, e per spegnerla occorre spegnere tutto o niente si ferma. E’ impegno civile di ogni cittadino allora affiancarsi a wikileaks nel nome del diritto di informazione e fare da specchio duplicando tutto il contenuto.
I.P.P. / UK – more stories on www.guardian.co.uk
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so daccordo!!!