headermask image

header image

Guerre cibernetiche e potere informativo

L’inferiorità antropologica degli stati occidentali rispetto ai nuovi domini digitali

La sfida tra WikiLeaks e alcune, se non tutte, tra le diplomazie mondiali è solo l’ultima e più clamorosa vicenda che apre scenari di un nuovo mondo, le cui regole ed equilibri sfuggono alla comprensione della maggior parte delle persone.

Gli elementi alla base del nuovo equilibrio mondiale in fieri e della difficoltà di comprenderne le relative posizioni sono oggi, più che mai nel passato, di carattere culturale.

La cultura scientifica e tecnologica sta aprendo la strada a una nuova era anche nell’ambiente umanistico, come è già avvenuto altre volte nella storia dell’uomo. WikiLeaks, l’ascesa del Partito dei Pirati in Svezia e nel mondo occidentale, la vittoria elettorale di Obama, le grandi manifestazioni dell’opposizione politica in Iran, sono tutte conseguenze di un gap culturale che sta facendo emergere nuove classi dirigenti, più abili nell’utilizzare i nuovi media.

Nella battaglia tra i poteri, il cambio di natura del potere informativo è la chiave del successo dei nuovi uomini forti che si affacciano alla ribalta del pianeta.

Julian Assange potrà anche essere privato della libertà, torturato, o ucciso, ma gli effetti dell’azione del gruppo da lui rappresentato sono già nei fatti. I governi potranno monitorare le reti sociali per cercare di monitorare l’andamento e la propagazione di informazioni “scomode”, ma il loro è uno sforzo vano. Potrebbero riuscirci solo ed esclusivamente attraverso lo spegnimento delle stesse reti sociali, in primis Facebook e Twitter. Ma non possono farlo, perché perderebbero de facto la battaglia per la propria sopravvivenza economica. Facebook e Twitter, per non parlare di Google, o Apple, sono più potenti di uno stato occidentale medio. Sono la prima evidente espressione del sorpasso dei domini economici rispetto ai domini politici, quelli degli stati occidentali decadenti.

E in fin dei conti la cosa non ci dispiace, perché noi preferiamo di gran lunga la forza e la vitalità di giovani magari inconsapevoli della portata delle loro azioni come Mark Zuckerberg, piuttosto che della presunta saggezza di vecchi bavosi come Berlusconi. La loro giovinezza perlomeno ci dà speranza per il futuro.

Facebook stessa, o Twitter, sono di fatto degli “stati”. E gli stati politici faticano a controllarli. Le reti sociali dimostrano di essere a un livello generazionale di evoluzione superiore e di molto rispetto ad altri colossi della rete come Amazon e PayPal che invece si sono dovuti piegare alle pressioni del mondo politico.

Già Google nel recente passato aveva dato dimostrazione di forza in tal senso, opponendosi agli ordini dei governi occidentali di aprire i loro archivi informativi alla “santa” inquisizione statale per scopi politici.

Google, Facebook, Twitter, Apple, WikiLeaks, le reti anarchiche peer-to-peer e altre forme e architetture nascenti di distribuzione e condivisione delle informazioni di fatto detengono il più importante tra i poteri moderni. La loro forza e indipendenza economica è frutto della loro forza e indipendenza informativa, che le rende impermeabili alle capacità di controllo degli stati. E sono profondamente democratiche e basate sul consenso, perché alla base hanno community estremamente preparate sul piano culturale, che sono il loro primo motore, ma anche tecnicamente in grado di riparare a distorsioni, o a reagire ad attacchi esterni, come quelli di questi giorni degli stati occidentali e delle loro intelligence contro WikiLeaks.

I servizi segreti degli Stati, da sempre il loro sistema immunitario più potente, sono colpiti dal morbo della trasparenza di WikiLeaks, ma soprattutto sembrano incapaci di competere organizzativamente con il nuovo potere digitale che avanza: ci sembrano un po’ come l’Homo Neanderthalensis di fronte all’Homo Sapiens.

I sistemi verticistici e gerarchici sono intrinsecamente inferiori rispetto ai sistemi orizzontali e a rete: condividono e distribuiscono infatti le informazioni con una capacità e una velocità minore di diversi ordini di grandezza. Ecco perché al mondo occidentale serve assolutamente fare un passo in avanti da subito anche nel modo in cui si organizza politicamente, per non soccombere di fronte alle organizzazioni terroristiche come Al-Qaida che invece tali concetti li hanno fatti propri da tempo.

Ecco perché gli stati per come li conosciamo oggi, in particolare gli stati occidentali rimasti senza più nemici, sono destinati a soccombere di fronte alle nuove organizzazioni nascenti. Speriamo solo che lo capiscano prima di fare troppo danni e si avviino nel cimitero della storia dell’umanità, in pace. Altrimenti le guerre cibernetiche di questi giorni potrebbero essere solo l’antipasto amaro di forme di guerra civile del tutto nuove e inedite.

Gianluca Busato

Press News Veneto

If you liked my post, feel free to subscribe to my rss feeds