La Silicon Valley nel cuore della Venetia
Tratto da facebook (articolo pubblicato su La Repubblica Affari & Finanza del 20/12/2010)
VENEZIA. Dalle finestre di H-Farm, il campanile di San Marco è uno scatto che rompe la linea dell’orizzonte. Ma quel simbolo della grandezza di Venezia non è un oggetto inerte. Riccardo Donadon, che parla di seed capital per chiarire la genesi di H-Farm, usa pure il seme della gloriosa Serenissima per attirare attenzione, investimenti, menti. Ma ora che ha quasi concluso un aumento di capitale da 4,5 milioni di euro e sta lanciando un prestito obbligazionario di pari entità con un equity value attorno a 25 milioni, ora che sta iniziando a discutere della quotazione di H-Farm, il suo distretto di piccole imprese internet, Donadon oltre al mito di Venezia declina agli investitori e agli stake-holders del territorio essenzialmente la storia di questa bizzarra iniziativa, i suoi progetti di sviluppo, i suoi primi sorprendenti successi.
Iniziativa bizzarra in Italia, poiché davvero atipica, incubatore di innovazione e venture capitalist di stampo americano dislocato in due antiche e grandiose case coloniche ai margini della laguna di Venezia e in una tenuta agricola immensa, in un luogo di raro fascino e in pari tempo perfetto dal punto di vista logistico (a 5 minuti dal Marco Polo, dalla stazione di Mestre, dalla rete autostradale). Dal prospetto informativo emerge come H-Farm nei suoi primi 5 anni di vita ha realizzato investimenti per 9,5 milioni su 22 aziende start-up, ha attrezzato 4 uffici (la tenuta di Ca’ Tron, Seattle, Londra e Mumbai), 3 aziende sono già state vendute e altre 3 saranno cedute nel 2011, investirà nei prossimi 5 anni altri 9,5 milioni su una trentina di progetti, seleziona poco meno di 10 investimenti all’anno su 200 e più proposte, dà lavoro complessivamente oggi a 200 giovani, l’investimento ha un arco di 36-48 mesi e poi l’azienda viene ceduta. “Aspiriamo a un rendimento medio su ciascuna azienda che sia multiplo di 5-6 volte rispetto al nostro investimento ma finora è stato di molto superiore”.
Il caso di successo più interessante si chiama H-art, web-agency innovativa creata da zero nel 2005, in grado di fornire strategie di e-business e design di interfacce “high-end”. Inoltre è in grado di accompagnare il cliente per diffondere e valorizzare il brand nei social network. H-Farm ha ceduto la quasi totalità del pacchetto azionario di H-art al gruppo Wpp a febbraio 2009, tenendo una quota pari al 9%. Quando è stata ceduta fatturava 4,5 milioni di euro, quest’anno attorno agli 8 milioni. H-art attualmente impiega circa 90 persone e ha un parco clienti che comprende Alessi, Telecom Italia, Allianz, Armani, Unicredit Group, Barilla, Dainese, Diesel, Gruppo Generali, e molti altri.
Merita scorrere la lista dei clienti di H-art perché molti nomi ricorrono pure nei rapporti commerciali delle altre aziende accolte nell’incubatore. “I rapporti con clienti potenziali di grande rilievo e prestigio – sottolinea Donadon – è uno dei valori che poniamo a fattor comune. Quando un ragazzo viene a presentarci la sua idea, oltre a finanziargliela, gli mettiamo a disposizione una rete fatta di servizi finanziari, di comunicazione, di logistica. Lui deve solo sviluppare la sua idea, dentro a una casa che contiene tanta gente come lui, gente con la quale condivide mensa, spazio caffè, spesso l’abitazione. E dunque l’inseminazione incrociata è continua”.
A questa idea del fondatore di E-Tree hanno creduto, in sede di aumento di capitale, imprenditori come Lauro Buoro (Nice), Andrea Bosio (Telsey), Thomas Panto (Antenna3 e Panto Serramenti). Alcuni di loro hanno già deciso di sottoscrivere pure il nuovo prestito obbligazionario, cui hanno aderito pure nomi blasonati dell’industria nordestina e una banca di rilievo nazionale. “Agli investitori diciamo poche cose semplici – aggiunge Donadon – e cioè che abbiamo chiuso i primi 5 anni in attivo, che stimiamo di ricavare almeno 12 milioni dalle prossime 3 cessioni e che lasceremo quei soldi in cassa, che non distribuiremo dividendi nel 2011 e nel 2012, che certifichiamo i bilanci in vista di una possibile quotazione o dell’ingresso di un primario fondo. Noi ci crediamo, perché tutti gli indicatori che ci arrivano dagli Usa parlano di un mercato in fase esplosiva”. Nota a margine: in capo al riassetto del capitale, Riccardo Donadon e il suo socio storico Maurizio Rossi manterranno comunque la maggioranza assoluta, e accanto a loro una quota attorno al 10% l’avrà il management.
Delle tre aziende in fase di cessione (Wishpot, H-umus, Zooppa), la storia più forte la racconta forse l’ultima della serie, che difatti interessa a un paio di big mondiali del settore. Zooppa è plasmata sui principi del crowdsourcing e sulle dinamiche dei social network: propone una formula interattiva di creare la pubblicità, definita user generated advertising, dove sono i consumatori stessi a immaginare la pubblicità per i brand. Gli utenti vincitori dei contest si aggiudicano premi in denaro. Zooppa.com è presente in Italia, USA, Brasile ed in Europa.
Non sarà per caso che a questa possibile Silicon Valley affacciata a Venezia hanno voluto far visita personalmente, oltre ai ministri Sacconi e Brunetta, al governatore Zaia, agli ambasciatori americani Spogli e Thorne, a Kerry Kennedy (figlia di Bob), pure Martin Sorell. Il padrone di Wpp, prima di comprare H-art è andato a vedere Ca’ Tron. Donadon gli ha mandato un motoscafo a Rialto, e con questo Sorell ha attraversato la laguna, ha risalito un tratto del Sile, sulle cui sponde Ca’ Tron ha un approdo. Business is business, ma pure il quadro d’assieme ha il suo fascino.
di Paolo Possamai (articolo pubblicato su La Repubblica Affari & Finanza del 20/12/2010)
If you liked my post, feel free to subscribe to my rss feeds