Il finto diverbio Napolitano-Bossi è funzionale al mantenimento dello status quo
Oggi il capo dello stato italico ha dato inizio alle celebrazioni ufficiali per i 150 anni dell’unità statale. Al di là del giudizio sulla festa in sé (ognuno festeggia ciò che gli pare), fa specie che Giorgio Napolitano abbia dedicato più tempo a criticare la lega nord che non a mettere l’accento su eventuali positività di un’unificazione, simboleggiata proprio dal tricolore “concepito” a Reggio Emilia il 7 gennaio 1797. È insomma curioso che ITA celebri il suo vessillo ideato dall’allora dalla Repubblica Cispadana, contestando il lider màximo della presunta Padania. È significativo perché rivela che l’ideale di ITA come stato unito è privo di una propria identità caratteristica e forte e si rispecchia solo nel contrasto con altre cose. Ciò non sorprende a ben guardare, perché oltre che in poche e sparute élite intellettuali, la nascita di ITA fu in realtà concepita in altre capitali, in primis Parigi e quindi Londra. In chiave, va detto, squisitamente antitedesca e contraria alla Mitteleuropa.
ITA in realtà non esisteva politicamente e non era mai esistita prima se non in qualche poesia utopistica e qualche quadro, soverchiati per numero da molte altre opere che invece esaltavano, quello sì, il valore artistico, umanistico, civico degli Stati preunitari, che spesso eccellevano per benessere in Europa, come nel caso della Serenissima Repubblica di Venezia.
ITA ha conquistato il proprio status unitario artificiale grazie alla violenza dei gruppi terroristici ideologici che la idealizzavano e al finanziamento e al supporto di gruppi di interesse stranieri che li hanno favoriti nella realizzazione di un Iraq del 1800.
Così come oggi l’Iraq è uno stato artificiale in preda alla lotta intestina di almeno tre realtà inconciliabili come gli sciti, i sunniti e i curdi, allo stesso modo, ITA oggi è il frutto malriuscito di un esperimento geopolitico analogo di un secolo e mezzo fa, che cercava di mettere assieme realtà diverse e non armoniche.
I risultati si vedono. E anche gli effetti collaterali. Ovvero un equilibrio politico possibile solo nel nome di finte contrapposizioni tra ITA e la lega nord, che in realtà sono due realtà complementari e parassite l’una dell’altra ed entrambe dei poveri sudditi di ITA, che non possiamo certo definire “cittadini”.
Questi due parassiti, ITA e Padania, vivono in una simbiosi strana eppur efficace, almeno fintantoché i sudditi capiranno che è giunta l’ora di passare oltre, di gettarsi il passato ammuffito alle spalle e di entrare nel mondo moderno, con stati più piccoli, più efficienti e più rispettosi dei propri cittadini, che non devono più essere sudditi.
L’unica soluzione politica per riprendere il cammino e ritrovare uno spirito positivo, di crescita culturale, morale, sociale, scientifica ed economica è quindi quello di ritrovare l’orgoglio e di dare vita a nuove realtà statuali, più vicine a noi e che facciano il nostro interesse e non quello delle bande criminali al potere in ITA.
E per quanto ci riguarda, i primi che hanno il dovere morale di alzarsi in piedi e intraprendere il cammino verso la libertà siamo proprio noi Veneti, che abbiamo anche la fortuna di assistere a queste celebrazioni artificiali da spettatori esterni, dato che 150 anni fa il Veneto non era ancora stato annesso ad ITA.
Per esserne parte suo malgrado, dovevano passare ancora 5 anni e si è dovuta aspettare una delle tante sconfitte militari di ITA, che era entrata in guerra per attuare la sua politica migliore, poi perfezionata da Mussolini e dallo stato fascista: la strategia dello sciacallo.
E allora cari Veneti, scrolliamoci di dosso la polvere di ITA e perseguiamo con determinazione il percorso legale, democratico e pacifico verso la completa indipendenza politica, sostenendo e aderendo a Veneto Stato, la formazione politica unitaria che sta costruendo il consenso popolare e una classe dirigente veneta nuova e preparata per permettere una transizione di velluto verso la Venetia libera.
Solo così da sudditi diventeremo veri cittadini, di uno stato che ci rispetta e ci tutela.
Gianluca Busato
Press News Veneto
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