Prima di tutto ringrazio Press News Veneto per avermi concesso la pubblicazione di questa mia lettera indirizzata a tutti i soci di Veneto Stato.
Per il 16 Dicembre è convocato il maggior consiglio, ovvero l’assemblea di tutti i soci, di Veneto Stato per deliberare su una nuova bozza di statuto presentata di recente.
Mentre qualche mozione, per ritoccare qualche articolo, fare qualche proposta, sarebbe stata una scelta ragionevole, presentare un’intero statuto sostitutivo mi pare un’atto grave perché implica in un certo qual modo la sfiducia verso tutto quello che era stato fatto fino ad allora.
Peraltro non mi è ben chiaro ma pare che l’iniziativa sia partita dal minor consiglio in essere, e se così fosse il fatto mi piacerebbe ancor meno.
Ma entro subito nel vivo della proposta, discutendo le prime due sezioni: le finalità ed i principi fondanti.
Cosa porta una persona ad aderire ad una organizzazione politica se non le finalità che essa si dà? Ed inoltre, la scelta di aderire a tale organizzazione politica non può prescindere dai principi fondanti. Toccare questi temi significa scuotere l’edificio dalle fondamenta, dalle ragioni profonde per cui uno ha scelto o meno di aderire ad una certa organizzazione politica.
Revisionare le fondamenta di un edificio dopo che lo si è costruito ha il sapore del grottesco.
Ma ecco i punti. Perché mai dovrebbe VS preoccuparsi di specificare nelle finalità che persegue l’Europa dei popoli e non solo degli stati? Non c’è abbastanza di che preoccuparsi di casa nostra da dover inserire questo nelle finalità? Se questo implicasse l’effettuare scelte politiche favorevoli alla formazioni di stati nazionali in Europa, quali ad esempio la Catalonia o la Scozia, non sarebbe sufficiente sostenerne l’azione politica promossa dal minor consiglio o dal segretario? Non c’è nulla che lo vieti nell’attuale statuto, che bisogno c’è di andarlo ad aggiungere in questa proposta?
Ma vengo ai principi fondanti. Qui si inseriscono dei paragrafi che alla meglio sono tautologici rispetto alle finalità e alla peggio sono uno stravolgimento degli stessi principi.
Nel paragrafo 1 si dice che la causa del popolo veneto viene prima degli interessi di VS e degli stessi aderenti. Una frase piena del nulla: cosa significhi ed implichi esattamente è tutto da capire. Unica cosa che si capisce è che qualcuno dovrà decidere quale siano gli interessi di questa causa, e quindi questo qualcuno potrà assumere tutta la violenza che vuole nel calpestare gli interessi (leggi volontà) delle persone aderenti. Si tratta di un capovolgimento a 180 gradi di quello che sono i principi fondanti dell’attuale statuto, che vede invece la Persona come individuo al centro, infatti qualsiasi modifica dello statuto deve passare per i 3/4 del voto dei soci, che ne sono i veri sovrani e sono ben tutelati nei loro diritti individuali dall’articolo 5. Chi infatti dice che qualcuno un giorno non dica che “l’interesse della Causa del popolo veneto” non sia quella di manipolare lo statuto senza ascoltare gli interessi dei singoli membri? A me pare che questo articolo sia gravido di possibili arroganze e prevaricazioni.
Nei paragrafi successivi ci sono cose che non centrano niente con i principi fondanti, ad esempio il secondo paragrafo dove si citano gli appartenenti al popolo veneto, che cosa centri con i principi fondanti proprio è incomprensibile. Per di più potrei obiettare che l’appartenente al popolo veneto potrebbe essere chiunque si dichiari tale. Stesso discorso vale per i confini geografici, che peraltro potrebbero creare non pochi problemi il giorno in cui questo partito diventasse abbastanza forte ma non abbastanza da poter contare veramente (leggi difendersi), poiché qualche forza straniera potrebbe preoccuparsi e qualche ente di spionaggio che attua crimini di stato potrebbe colpire. Ritengo stupido fare il passo più lungo della gamba, e questo denota scarsissima vista in politica diplomatica.
Anche le parole “dovere” usate nel terzultimo paragrafo sembrano partorite da un dirigista e per niente rispettoso dei diritti delle persone, ed entrano in contraddizione (il dovere di usare il più possibile la lingua veneta) con uno dei VERI principi fondanti che sono i diritti della persona, qui relegati negli artt. 4.1 e successivi, ed in particolare collide con l’art. 4.2 (nell’attuale statuto è l’art.5.2):
el refuda ogni forma de discriminasion rasial, etnica, lengoistega, de convinsion rełigioxa e sesista;
I Soci. I soci in origine dovevano essere i veri sovrani, e se già nello statuto esistente trovo discutibile la differenziazione tra socio ordinario e socio sostenitore (ma al limite comprensibile distinguendosi tra i due solo la fattiva attività nell’organizzazione), nella nuova proposta è assolutamente da rigettare.
Un socio che si iscrive è un socio. Punto. Si avrà il mese di tempo per accoglierlo o meno, ma una volta accolto non vedo perché debba restare nel limbo a discrezione di 4 gatti eletti al minor consiglio perché possa diventare attivo.
Pare che chi ha forgiato questo nuovo statuto sia preoccupato di avere troppi collaboratori, che invece scarseggiano!
E a leggere gli obblighi di non assegnare più di una carica ad una persona (carica… che parolona, in genere si tratta di dover fare del lavoro!) è semplicemente ridicolo visto il numero ancora basso di iscritti (che anche fossero migliaia sarebbe ancora poco).
In pratica tutta la pappardella degli articoli 6, 7 e 8 di questa proposta sono a mio parere da rigettare in blocco.
Non vado oltre, mi pare che questa proposta non meriti di essere accettata per diverse ragioni, tra cui quella di avere la pretesa di sostituire l’intero impianto statutario sul quale i soci esistenti dopotutto hanno fatto fede nello spendere le loro attività e la loro fiducia.
Affinché tale fiducia non venga meno, affinché sia confermata la necessità di assicurare a ciascun socio il suo diritto di esprimersi con il voto senza discrminazione alcuna, affinché si ribadisca proprio il ruolo dei soci quale entità fondante di questa orgnizzazione, io, quale socio ordinario, ti invito a partecipare alla assemblea del 16 Gennaio prossimo, nella stessa sede in cui venne fatta l’assemblea costituente, per votare NO a questa proposta.
Grazie!
Claudio Ghiotto
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Non sono d’accordo con diverse obiezioni.
1) Credo che la citazione all’Europa dei Popoli sia un dovere inserirla come obiettivo. Credo che siamo tutti consci che un Veneto indipendente avrà successo se l’intera Europa diverrà quella del Small is beautiful, composta cioè dalle nazioni vere, che a ben vedere nessuna supera i 10 milioni di abitanti.
Forse si può rivedere la dicitura in quanto secondo me errata, dice infatti: “persegue l’Europa dei popoli e non solo degli stati” io penso vada corretta con “perseguire l’Europa dei Popoli e degli stati nazionali”. Il veneto sarà uno Stato nazionale, cosi come molti paesi nordici. Gli stati in crisi sono quelli multinazionali e non nazionali.
2) Per quanto concerne gli interessi sono in parte d’accordo, va scritta meglio. Credo però che il succo del discorso sia giusto cioè che gli interessi della Nazione Veneta devono essere il faro secondo cui il partito si muove. VS è solo un mezzo non il fine della mia e spero nostra attività politica.
3)Nel terzultimo paragrafo fai varie obiezioni: io ritengo sia fondamentale specificare per chi combattiamo. Credo che in questo momento non sia importante chi riteniamo essere veneto, nel caso lo specificheremo in sede politica ed elettorale (es: 10 anni di residenza). Ritengo fondamentale anche la specifica dei veneti nel mondo par coinvolgerli nel nostro progetto. Gli ebrei par fare Iraele hanno fatto così. Sui territori va chiarito: io metterei che il partito propone l’independensa dell’attuale territorio della regione veneto, in quanto competenza regionale, e auspica la riunificazione di tutti i territori facenti parte fino al 1797.
4) discorso soci: mi pare che il presente statuto sia forse fin troppo permissivo. Noi siamo abituati a ragionare in piccolo, lasciatemelo dire. Io inizio a ragionare in grande perchè se tra 2-3 anni i numeri aumentano anche i caregari e politicanti aumenteranno. La distinzione tra sostenitore e ordinario è fondamentale. Un sotenitore è uno che non lavora molto, sostiene il partito lo vota e stop. Questo non può avere pretese ne di essere candidato ne di imporre decisioni, vista la sua poco collaborazione. Quello ordinario invece è uno che collabora, partecipa agli incontri e da una mano: questa si chiama democrazia. Se tu non ti fai mai vedere non pretendi nulla e alla elezioni e agli organi dirigenziali non vai mi pare una cosa ovvia. Altrimenti se cosi non fosse, succederebbe come in lega o come successo nei micropartiti venetisti: arriva il fighetto di turno con 50 tessere entra nei distretti locali li comanda e poi arriva al maggior consiglio e lo pilota. Questo con i due livelli associativi non succederebbe perchè è impossibile che una persona faccia tesserare un alto numero di persone e tutte collaborino attivamente fino ad essere accettati come soci ordinari.
Ci sono di sicuro dei piccoli cambiamenti ma non credo siano cosi radicali da annullare tutta la proposta.
Giacomo Mirto
@Claudio : capisco alcune delle tue preoccupazioni, anche se le altre non le condivido. E ti scrivo anche in qualità di ex-componente della Comissione Statuto, che ha aperto i contatti con IVeneti (tra l’altro, fu mia la proposta dello scambio degli Statuti e di concentrarsi su quelli per trovare un accordo iniziale). Lo Statuto del vecchio PNV, modificato in piccola parte con qualche mozione prima della fusione con I Veneti e diventato succesivamente lo Statuto di VS lo si è letto di frequente negli ultimi mesi … Già da Aprile/Maggio 2010.
Il grosso problema dello Statuto attuale è che non è lo Statuto di un Partito/Movimento Politico Indipendentista, specie i primi articoli che sembrano più la Carta Costituzionale di uno Stato che non esiste e che si fonda su una ideologia specifica.
Non sto dicendo che la bozza di statuto proposta sia migliore dell’attuale, ma di certo il vecchio va cambiato. Specie se si vuole tener conto di tutte le sensibilità portate da tutti i soci dell’attuale VS, non più costituito solo da ex-PNV.
@Giacono, concordo con buona parte del tuo intervento, che mi sembra sia stato abbastanza chiaro e conciso.
Non condivido per niente il tuo punto 4… Forse il più importante di tutti, e probabilemente è pure il punto cardine.
Se domani un qualche famoso industriale veneto ti dirà “mi iscrivo a VS e ci aggiungo un milione di Euro, però non mi accontento di _votare_e_stop_ voglio essere parte attiva fin da subito e quindi essere da subito inquadrato come socio ordinario e non solo come sostenitore” io sono sicuro che gli si dirà di sì, specie se si tratta di qualcuno che si sa essere indipendnetista … Anche se, (riprendendo le tue parole) fino a quel momento “non avrà lavorato tanto”.
E se dopodomani qualche veneto di un certo calibro, non dico per forza famoso, ma almeno conosciuto (potrebbe essere uno scrittore, un attore, un intellettuale in vista, un ricercatore che ha lavorato su qualcosa di importante e che viene apprezzato e rispettato dall’opinione pubblica, un politico conosciuto che fulminato sulla via di Damasco si riscopre indipendentista, ecc ecc) si iscrive, ma a condizione di iniziare da subito a fare vita politica attiva (da socio ordinario), sono pronto a scomettere che verrà preso subito come socio ordianario, senza chiedergli la “gavetta”.
Poi, se prendo le tue parole “non può avere pretese ne di essere candidato ne di imporre decisioni”, questo non ha nulla a che vedere con l’essere socio ordinario.
A mio avviso, anche se uno è socio ordinario, ma “impone le sue decisioni” dovrebbe essere espulso da subito e invitato a varcare la porta di uscita a pedate sul di dietro.
E, se uno “pretende di essere candidato”, IDEM… dato che i candidati negli organi interni vengono sempre decisi dal Maggior Consiglio, mentre i candidati a cariche esterne (sindaci, Governatore di Regione, Presisenti di provincia, ecc) dovranno anche questi passare per l’approvazione del Maggior Consiglio, non vedo dove possa essere il problema a volersi candidare ad una carica e chiedere il consenso del Maggior Consiglio.
La soluzione migliore, come dice Claudio è quella di avere dei soci. Fine.
Poi, a seconda delle possibilità, dei tempi e delle proprie capacità, ognuno prenderà la propria posizione all’internto del Movimento.
Tieni conto che vi possono essere persone che vogliono poter aiutare e fare, ma che in un momento specifico per X motivi non possono farlo… Immagina se nel momento nel quale vogliono e possono fare qualcosa si sentono rispondere “spiacente, grazie lo stesso, ma non sei socio ordinario, quindi paga la quota di iscrizione, votaci e ciao ciao” … Capiterà che quando avrai bisogno di quella persona riceverai una risposta simile.
Caro Giacomo, come ho detto in apertura alla mia lettera io dico che sarebbe più ragionevole elaborare singole mozioni, e non il rifacimento dell’intero impianto, perché ripeto questo significa gettare nel cesso tutto quello che finora è stato.
Sui punti che menzioni ci sono parti che potrebbero essere consierate, poiché riformulate in modo più ragionevole. Tuttavia di tutte queste c’è proprio bisogno di metterle in statuto? Io dico di no.
Lo statuto è uno strumento che disegna nei limiti ben precisi le finalità, i principi, lo scopo e gli obiettivi del partito, oltre naturalmente alla struttura organizzativa e modalità attuative di tale struttura.
Fine. Altrimenti si snatura quello che dovrebbe essere la carta suprema di chi si ispira e ripone la sua fiducia in questa organizzazione.
Coerente con questo approccio potrebbe essere per esempio una mozione che inserisca il diniego a partecipare alle elezioni politiche per il governo e per il senato italiano, mettendo quindi in chiaro che il target è solo e soltanto il Veneto.
Citare riferimenti alla nazione veneta come diaspora può essere altrettanto accettabile se indicato nel modo che dici tu, ma andrebbe in preambolo con articolo a sé (come lo è nell’attuale statuto dove si parla di tradizioni).
Sui soci abbiamo una visione molto diversa e cercherò di argomentare per convincerti sulla bontà di quanto affermo.
Prima di tutto, tieni presente che lo statuto esistente già adesso stabilisce una distinzione tra socio ordinario e socio sostenitore, e leggendolo non si vede altra cosa che li differenzi se non l’attiva partecipazione, che dunque dipende direttamente da loro e non da altri.
Così com’è non mi piace perché è poco chiaro (nella definizione del Maggior Consiglio si dice che vi fanno parte tutti i cittadini veneti iscritti al partito e in regola con il tesseramento, nessun riferimento quindi all’essere soci ordinari o sostenitori), ma al di là di fantasiose interpretazioni quella data sopra è quella più diretta e immediatamente recepibile dalla sua lettura.
Nella nuova formulazione questo cambia in modo tale che sia il mC a decidere (ma già adesso il mC decide, ma si dà un tempo ragionevole di 1 mese e non 1 anno).
C’è una paura folle di avere “caregari” che entrano o che fanno il giochetto di impossessarsi del partito.
Ma questo è possibile solo se si stravolge lo statuto, poiché oggi il 10% dei soci potrebbe convocare un’assemblea per sfiduciare (e fare decadere) chiunque sia stato eletto a qualsiasi organi, presidente e segretario inclusi.
La mia stessa lettera è la dimostrazione di come anche un solo membro dell’assemblea dei soci possa avviare un processo che può far perdere la voglia ai “caregari”.
Peraltro i rischi di un impossessamento del partito ci sono di più fino a che il partito ha pochi membri (al contrario di quello che tu credi), lo dice la matematica: è facile trovare una trentina di persone disposte a collaborare per un takeover del partito quando esso è formato da un centinaio di membri.
Molto diverso è se è formato da migliaia di membri poiché in quel caso dovresti avere numeri molto più grandi, e un tesseramento di massa che comunque dovrebbe passare il filtro di accettazione del mC che già adesso esiste.
Ulteriori paranoie restrittive sono a mio parere solo dannose.
Dobbiamo metterci in testa una cosa: o impariamo fin da subito ad avere rispetto dei soci (che un giorno potrebbero essere i cittadini soci) o si imbocca fin da subito una via macchiata di dirigismo e despotismo.
Quando un socio si iscrive, secondo la nuova formulazione, deve attendere anche fino ad anno prima di poter passare a diventare un socio attivo, e questo è questo è un grave ostacolo alla crescita del partito, e lo è ancor più proprio in un momento in cui occorre avere la massima partecipazione attiva per sostenere le iniziative (non pretenderai che uno che entra come socio lavori per l’organizzazione senza diritto di voto, no?)
Metterle nel limbo i nuovi iscritti significa demotivarli.
E’ soprattutto per questo, e per la questione di principio secondo la quale ogni uno ha uguali diritti degli altri, che io ti invito a riconsiderare la tua posizione e valutare positivamente l’impianto attuale, semmai aggiustando quelle incertezze che ancora sussistono ma in senso non restrittivo.
Ricordati infine che è molto più semplice la manipolazione dal centro che dalla periferia, e gli esempi che porti paradossalmente al tuo intento ne sono proprio la dimostrazione. Tu menzioni la Lega, che in realtà ha una struttura verticista e dispotica, non ci sono mai state scalate e neppure decisioni assunte dalla base, tutto quello che la Lega è e fa (incluso lo stravolgimento dei suoi obiettivi statutari) sono frutto della sua direzione che infatti è immutata da vent’anni.
Meglio non c’è per dimostrare che è bene che vi sia decentramento, che siano i soci ed i gruppi territoriali, autonomi, che possano influenzare attivamente sia la politica perseguita dal partito sia la stessa permanenza di soci eletti a certe qualifiche, segretario e presidente inclusi.
Ribadisco pertanto quanto avevo detto nella lettera. Si potevano considerare singole mozioni specifiche atte a migliorare l’attuale statuto, ma non un nuovo statuto e soprattutto sono da rigettare le disposizioni che limiterebbero la possibilità di un ampliamento della base dei soci del partito perché
– essi sono fondamentali alla sua crescita
– essi sono indispensabili per il supporto all’azione politica
– essi sono necessari a dare forza all’assemblea, autentico garante della missione e dello scopo del partito.
Chiedo scusa per gli errori di ortografia e ripetizioni, la finestra dei commenti mi appare troppo stretta per rileggere e correggere.
Andrea ha aggiunto un commento che vedo solo adesso, e mi pare abbia portato ottimi argomenti di ordine pratico che sostengono quanto affermo io.
Sulla questione che l’attuale statuto sia poco ornamentato di frasi e dichiarazioni da partito indipendentista, beh, come dicevo si poteva proporre una mozione di estensione dell’attuale articolo 4, e formulate in modo giusto potevano anche essere ragionevolmente accettate.
…anche se io preferisco le forme semplici e brevi, e poi avere uno statuto che allude ad una *possibile* costituzione, non è nemmeno male poiché si dice chiaro a chi si iscrive, vota e sostiene VS dove andrebbero a parare, che non mi sembra poco!
in tel ponto 3 de giacomo se lexe:
“Credo che in questo momento non sia importante chi riteniamo essere veneto, nel caso lo specificheremo in sede politica ed elettorale (es: 10 anni di residenza). Ritengo fondamentale anche la specifica dei veneti nel mondo par coinvolgerli nel nostro progetto.”
me par de capir na roba forse me sbajio:
se no se riconosemo tra veneti come xe pusibie movar i primi pasi?
on por homo el pol esser veneto co 1 ano de rexidensa? 10? 30?
o invese el xe veneto parchè el se sente integro coi so veneti?
e par coei veneti che i xe nati, cresui, (de jenerasion vecie) in veneto ma i combate a vantajo de l’itajia (no i vol l’indipendensa), indove se li mete? in tel purgatorio? (ma veneto par carità!)
el ponto macabro (dal me ponto de vista: blasfemo) el xe metar na norma so el sentimento (de identità e fradelansa DRENTO el popolo veneto. el popolo veneto el xe in tuto el mondo. tuti i pol rinpatriar se i se sente “ciamai”).
se on veneto de dalmasia el vol spostarse in coa, par mi el ga tuti i diriti.
i eberi ca i fasa coel ca i vol. nialtri semo veneti no ebrei.
la serenisima ga altri fondaminti.
e pò cosa se intende co “riteniamo essere veneto” a difarensa de “veneti nel mondo par coinvolgerli nel nostro progetto”?
cosa xèe do rasse? do popui? gavemo el baston del comando par “ritenere” o xudicar l’identità, el sentir de… chi?
soi confini gavarìa calcoseta da dir me xe massa longa par scrito.
sol fato del “socio sostenitore e ordinario”:
par lojica vien da dir ca chi che laora de pì el gà pì diriti in tel partito (me par jiusto). però no poso a far de manco de pensar ca chi che laora de pì deso, podaria esser par oportunixmi o intaressi (anca futuri).
magari el gà da de pì ala cauxa veneta (intendo de onestà e bona dedision) on socio sostenidor o un veneto coalsiasi (neanca iscrito) ca invese on che el fa on polvaron del… o par el diol (no ponto el deo contro nisuni).
no so se claudio el intendeva coesto cofà “far el paso pì longo dela ganba”. mi lo gò intexo cusì, defati tuto el porta so el ponto 2:
“VS è solo un mezzo non il fine della mia e spero nostra attività politica.”
la me riflesion sarìa che co se e drio far na caxa no se buta xo le “leji” de coando se abitarà. par mi xe coa el sbajio.
deso VS xe on ponte o on mexo par pasar da l’itajia a la serenisima. no ghe xe leji: chi che VOL pasar (rexidense!?) chel pase.
el laoro xe riusir tacar na insegna so el “mexo VS” par catar i veneti ca i va torxio sercando coalcossa par pasar de là.
VS (ma anca staltri moviomenti indipendentisti) el se fa da paserela, da ponte, da serbatoio (ciapa de coa par pò molar de là) e basta.
dopo, e solo dopo l’indipendensa, gà senso darse na regolada parchè ghe xe on popolo ca el se ga libarà da na jestion presedente e el xe pronto a scoltar i so probabili raprexentanti (e coesti oltimi i dovarà, par forsa de robe, slargar ben le recie e essar boni servidori dei veneti, ris-cio… tuti danovo soto itajia).
no so drio spuar so coel ca gavì fato. apreso molto el laoro fato fin deso lo gò dito altre volte. ghe vol corajio e inpegno… gnente da dir, ansi gò inparà coalcoseta.
xe che coalche volta el pensier ne fa corer masa vanti e se perde coela ca la xe la strada de deso.
azzipicchia…
coanto si veloci.
a ghe jiera solo che giacomo prima 🙂 .
allora mi sento di rispondere all’obiezione primaria.
SOCI: mi pare che i ragionamenti fatti siano un po troppi ottimistici e da mondo delle favole. Voglio dire che non serve avere il 40% per diventare, agli occhi di alcuni, un buon mezzo per far carriera e sistemarsi. Con i primi eletti si aprirà un mondo che penso nessuno, neanche io, si immagina. Le guerre intestine per le carege, ci sono state nell’invisibile LVR che aveva un solo consigliere prov..figuriamoci se inziamo ad avere più consiglieri sul terriotorio.
Io resto dell’idea che la separazione tra chi solo sostiene e chi contribuisce attivamente nel movimento ci debba essere e credo sentendo in giro che il MC si esporrà in tal senso.
Il pensare che siamo tutti santi che lottiamo epr la PAtria ecc va bene finchè ci sonosciamo tutti, ma se iniziassero a entrare anche 5 perosne nuove per prov. al mese le cose cambierebbero.
Che io sappia il passsaggio sostenitore-ordinario può avvenire anche in tempi rapidi, ben prima di un anno. I singoli distretto infatti comunicheranno al Consiglio dei X i nomi di chi parecipa e si merita di divenire ordinario. (sono anche convinto che il COnsiglio dei X potrà svolgere tale compito ora ma non in futuro quando i numeri aumenteranno)
Secondo me la distinzione tra i due è anche una legittima difesa dei singoli distretti: se nel mio distretto mi arriva uno con 30 soci che lo sostengono, questo molto “democraticamente” può farsi eleggere candidato sindaco o altro, non avendo le nostre idee. Se alle decisioni possono partecipare solo gli ordinari (i quali hanno fatto militanza, partecipato a riunioni, banchetti ecc) questo non può avvenire. In piccoli partiti, non li cito per non essere querelato, 2 settimane prima dei congressi si faceva tesserare in massa amici e parenti, portandoli a votare e condizionando le votazioni.
Non vedo sinceramente dove stia il problema: credo che se una persona si iscrive lo faccia perchè ci crede. A quel punto lui sa il tempo che puo dedicare alla causa e capire che non possiamo esssere in balia di chi arriva con più sostegno di gente mai vista. In pochi mesi che lo separano dal diventare ordinario sono una palestra per capire se gli interessa o meno proseguire l’attività politica. A noi servono politici seri, preparati e coinvolti..i politici elettoralsitici li lasciamo agli autonomisti.
Infine sulla domanda in merito al socio milionario rispondo cosi: ben venga, entra partecipa alle riunioni, espone le sue idee (perchè non è che un sostenitore debba tacere e stare all’angolo..tutt’altro) e dopo i mesi rchiesti diventa ordinario. Nessun favoritismo all’italiana.
Condivido le obiezioni di Claudio. A me questa proposta di modifica sembra talmente “italiana” che mi ricorda la Costituzione del 1946: piena di norme specifiche, regolamenti e postille che, seppur (magari) dotate di un buon intento hanno la pretesa di voler organizzare e regolamentare ogni cosa e risolvere qualsiasi possibile problema possa insorgere in futuro. E’ così che nasce la burocrazia. Si creano degli interminabili pistolotti che dicono il tutto ed il contrario di tutto che poi, necessariamente “vanno interpretati” con l’effetto che nessuno li prende sul serio, eccetto quelli che siedono sulle careghe a cui, guarda caso, spetta il compito di decretare qual’è l’interpretazione ortodossa (quella che dà loro maggiori privilegi).
Accettate un consiglio: se dovete modificare lo Statuto, non ampliatelo, piuttosto riducetelo ai minimi termini. Scrivete solo qualcosa su cui tutti gli indipendentisti Veneti possono essere d’accordo senza tema di smentita. Lasciate i soci liberi di operare come meglio credano per raggiungere l’obiettivo dell’Indipendenza dello Stato Veneto. Non sottovalutate le idee che possono sfociare da una mente libera e che possono aver le ali tarpate da regole, anche se di “buon senso”.
Scusate, ma stiamo parlando di uno statuto di 6 pagine scritto largo…non di 150 pagine. Credo che meno di cosi non si possa fare.
Leggendolo i distretti sono praticamente indipendenti…massima autonomia decisionale. Voglio dire siamo un partito non un’associazione di 10 iscritti. Le regole possono sembrare tante adesso..ma senza di quelle non riusciremo a strutturarci e a crescere. DObbiamo uscire dalla nicchia e dal provincialismo politico. DObbiamo diventare forza territoriale di maggioranza con migliaia di iscritti.
Revardo l’UE, mi credo che, se propio, bionja véndar cara £a pe£e, e no rajonare a sconpartimenti izo£ài.
Co £a zente me dimanda se vujo el Veneto in Europa, ghe digo che se l’Italia £a se desfa, ghe ze tute £e carte parché se desfe drio man anca l’UE. In onji cazo, ‘Talia o no ‘Talia, £a prima roba da fare na volta in man l’indipendensa no l’è de seguro de rega£arghe tochi de sovranità a nesuni, UE conpreza (ansi, par seconda, dopo l’Italia).
Penso anca che pensar de canbiare l’UE da rento sipie conpanjo de pensare de canbiar l’Italia da rento.
Stante che almanco par i primi 3-5 ani in UE bionja no entrarghe (se no co zà in scarse£a £e “dimision” firmàe), se po£e avere i mèdemi benefisi de l’UE sensa i conpromesi che ocor par star in UE. Se po£e fare negosiasion bi£atera£i co Stati amighi e visini (tipo Austria, Zvisera e Zloenia; anca £a Baviera se £a Zermania £a ghe £asa) par fare na area lìbara de comersi, scanbi, e incontri de merce, capita£i e parsone.
L’Europa dei Popo£i te £a fè se te trè zò l’Europa dei Stati, e l’Europa dei Stati te £a trè zò fazendoghe concorensa, cavandoghe capita£i (fasi£e asè), deventando ponto de riferimento de pì de £ori (‘bastansa fasi£e) cavandoghe consensi (miga fasi£e) cavandoghe Stati (difisi£e). Ma col tenpo maùra anca £e suche.
Giacomo mi puoi spiegare questa frase?
«Secondo me la distinzione tra i due è anche una legittima difesa dei singoli distretti: se nel mio distretto mi arriva uno con 30 soci che lo sostengono, questo molto “democraticamente” può farsi eleggere candidato sindaco o altro, non avendo le nostre idee.»
Come cavolo fa uno entrando in un gruppo territoriale a farsi eleggere sindaco? Se è vero che se uno arriva con 30 fedelissimi in un gruppo territoriale che magari ha altrettanti soci può farsi eleggere a coordinatore, ma poi si ferma lì. In ogni caso questo sarebbe un problema connesso alla impossibilità di avere più gruppi per lo stesso comune. Invece un gruppo dovrebbe poter esistere indipendentemente da spazi geografici, in tal modo chi entrasse con i suoi fedelissimi per fare il suo gioco come parassita si ritroverebbe con un pugno di mosche.
Infine per il problema di quelli che tesserano i fedelissimi per destabilizzare una votazione, basterebbe stabilire che ogni tesserato a meno di 2 mesi da una votazione non ha diritto di voto. Cioè un passaggio automatico e non dipendente dagli umori di qualcuno.
Anche le osservazioni fatte da Vianelo e da Ja non sono male, e tra l’altro dimostrano che ogni persona apporta nuove prospettive e nuove idee.
In fondo i nuovi iscritti per la maggior parte non possono che essere persone di buona volontà, poiché è facile individuare quelli che sono stati spalla di qualche professionista della politica dato che tali figuri li conosciamo già. E già adesso esistono due norme: quella della incompatibilità con la iscrizione ad altri partiti e la possibilità del diniego all’accettazione di un socio da parte del mC (minor consiglio).
(NB. per vedere lo statuto di adesso visita http://www.venetostato.com / .org in alto c’è il link)
@Amox: infati, a la fine contaria le aleanse co i stati pì simili e visini: Austria, Slovenia, Sud Tirol, Svisera ma anca altri de simili dimension. In Europa a ghe xe solo 5 pachidermi multinasionali: IT, DE, UK, FR, SP; par el resto i xe tuti nasionali o stati de pari dimension come el BE (ma no mancarà tanto ca el se desfe in WAL e FLA).
Par coesto mi la vedo come na miopia diplomatica inserir na dichiarasion come coela, ma par carità se pode discutere e magari zontarla al art.4.
Insoma, se se faxeva singole mosion se podeva discutarle, propor emendamenti, invese cusì el xe o tuto o gnente, e alora mi digo gnente: el statuto el ghe xe za e no me pare ca ghe sipia seri problemi par coelo, quando invese a ghe xe da motivar de pì i soci e far si ca i sipia pì ativi.
allora due cose: come possono esistere due distreetti in un solo comune? Cioè la vedo come un’opzione impraticabile…cioè al momento delle elezioni cosa fanno? corrono separatamente? Altro conto è avere un distretto con varie commissioni di lavoro…
A verona abbiamo creato una struttura che al massimo grado avrà 98 distretti (98 sono i comuni della provincia) ognuno con un portavoce e un direttivo per coordinarlo (tutti eletti dai soci ovviamnete).
Non capisco la tua obiezione sul sindaco…chi dovrebbe scegliere i candidati e il sindaco? I soci presumo.
Se io (faccio esempio con me stesso) abito a Verona, 4 mesi prima delle elezioni entro nel partito con 40 amici e parenti. Dopo un mese avvengono le votazioni per scegliere i candidati e il sindaco. L’intero distretto a 100 soci, io con i miei 40 avendo un pacchetto compatto che mi garantisce la maggioranza relativa (visto che sarà difficile che gli altri 60 abbbiano tutti la stessa idea) impongo i miei giochetti e candidati. Mi pare una cosa più che plausibile quando inzieremo a crescere. Il consiglio dei X non potrebbe intervenire perchè se non esiste la “militanza obbligatoria” per divenire ordinario, non ha violato nessuna norma da statuto. Il problema base è questo.
Rimango dell’idea di non vincolarsi troppo. Chi lo sa cosa succederà domani? Potrebbe essere che il metodo migliore per scegliere i candidati sia quello delle primarie aperte a chiunque si registri come “elettore” come avviene in Usa. Oppure potrebbe risultare più opportuno concedere totale autonomia di scelta dei candidati ai singoli distretti. Se c’è una cosa che mi sembra manchi nell’attuale statuto è il principio di sussidiarietà, cioè “non si faccia in grande, ciò che può essere realizzato in piccolo”. Che è uno delle motivazioni per cui si può sostenere l’indipendenza del Veneto e che però suggerirebbe di cercare di limitare al più possibile le “norme generali”.
Credo che tutti abbiamo il desiderio nascosto di imporre attraverso delle regole come dovrebbe essere il partito dei nostri sogni, poi però bisogna rendersi conto che ogni specificazione in più è un pericoloso annacquamento della missione principale: l’indipendenza del Veneto.
Personalmente ritengo superfluo nell’attuale statuto anche il riconoscimento della Proprietà Privata, (proprio io, che ritengo la Proprietà Privata un diritto SACROSANTO!), eppure razionalmente penso ad un Comunista duro e puro che volesse sostenere l’Indipendenza del Veneto, e non vedo perchè non dovrebbe poter supportare Veneto Stato.
Ho il timore che Veneto Stato diventi un facile approdo per comunisti avariati o riciclati di altri partiti? Se ho questo timore vuol dire che non credo abbastanza nella forza delle mie idee ed è meglio che lasci perdere.
Ho il timore che un giorno arrivi un riccone con 400 tessere di parenti e pretendere di essere candidato? Ok, potrebbe essere un “pericolo” reale. Ma cosa si fa per evitarlo? Si permette ad una gerarchia del partito di decretare chi è un magnate mosso da nobili scopi e chi un bieco cacciatore di poltrone? Costruite un sistema del genere e vi ritroverete il classico partito baronale italiano dove chi ha potere farà di tutto per impedire la concorrenza di chi potrebbe sottrarglielo.
Ma poi, è veramente un pericolo reale? Siamo convinti che l’elettorato non sappia distinguere un buon candidato da un candidato farlocco?
Anche per questi motivi è necessario che la statuto e soprattutto la “Mission” del partito sia la più chiara ed inequivocabile possibile, ogni fronzolo in più è un alibi concesso a chi non ritiene l’Indipendenza del Veneto un fine, ma un mezzo per i suoi fini.
ma non si vuole creare nessuna gerarchia…questa la crei se si pemetterà a chiunque di entrare e imporre la sua volontà. Il partito deve essere nelle mani di chi dimostra di lavorare e impegnarsi per la causa.
L’elettorato è in grado di far tutto tranne che valutare la bontà dei candidati..e la situazioni politica attuale ne è il limpido esempio. Vanno avanti i politicanti con soldi e visibilità, le menti eccelse che magari non hanno una gran visibilità restano a casa.
La questione della nomina di un candidato sindaco è una tua idea che non stà scritta da nessuna parte. Se si considera l’autonomia del gruppo territoriale allora potrebbe essere il caso che dici tu. In questo senso avere due (o più) gruppi territoriali per comune potrebbe essere utile per proporre forme di concorrenza che andrebbero arbitrate dal mC.
Comunque ammetto che su questo punto manca una definizione. Di certo non le lascerei nelle mani del mC la decisione di chi deve essere candidato, e allora l’idea delle primarie mi sembra una cosa giustissima, ed anzi direi che deve essere il metodo di riferimento.
In questo caso chiunque si candidasse per essere candidato (mi si scusi il gioco di parole) dovrebbe vincere il voto di tutti i gruppi territoriali di un comune (nel caso di sindaco) o, perché no, di tutti i soci.
A me sembra poco costruttivo che uno per farsi eleggere sindaco entri in un partito con 40 fedelissimi dove il gruppo territoriale ha 100 membri. A quel punto uno fa una lista civica e fa prima.
La cosa è diversa se la candidatura è per le provinciali o per le regionali. Allora è evidente che il voto primario investe un’ampio numero di soci, e lì non è facile passare la cernita degli elettori.
Ed infine, io avrei un po’ più di fiducia sui nostri soci, che sono anche elettori delle primarie. Non ci vuole molto che un socio possa essere critico verso un candidato per esprimere le sue ragioni ad altri soci, formando così un gruppo di opinione verso quel candidato.
In fondo, cosa sto facendo io adesso?
Semmai vedo importante che siano pubblici gli elenchi dei soci, o almeno un sistema che permetta ad ogni socio di raggiungere tutti i soci (esempio attraverso una mailing list o una sms-list) …e che funzioni.
Un’altro punto. Sempre per via dei 40 che entrano a sostegno di un furbacchione, si pensa che gli altri 100 sarebbero pronti ad aiutare questa squadra per vincere le elezioni?
Il consenso è questo: convincere gli *attuali* soci a sostenere un candidato.
Il caso dei 40 sarebbe un fallimento per il partito e per il candidato. Certo, potrebbe essere una mossa creata per destabilizzare il partito. Ma anche per questo caso le primarie generali sarebbero la soluzione, il filtro che viene deciso dai soci.
a venesia ghe jera poche lexi respeto staltri stati europei.
co la xe ndada xo, i veneti se gà meravejià de el fotio de lexi fransexi, striache e incora de pì tajiane (l’itajia la gà portà pì lexi de tuti):
“l’arena de verona 9-1-1868
fra mille ragioni per cui noi aborrivamo l’austriaco regime, ci infastidiva sommamente la complicazione e il profluvio delle leggi e dei regolamenti, l’eccessivo numero di impiegati e specialmente guardie e gendarmi, di poliziotti e di spie. chi di noi avrebbe mai atteso che il governo italiano avesse tre volte tanto di regolamenti, tre volte tanto di personale di pubblica sicurezza, di carabinieri, ecc…?”.
forsi i jera veneti de naltra pasta coei dela serenisima (coesto lo creo de seguro).
ancùo semo tajianixai fin drento la suca e xe difisie rendarse conto par destacarse. le elesion, dixemo, direte, cioè coele fate voto=eleto (co la preocupasion de chi che porta on mucio de teserai el “dovaria” pretandar candidature), no me par na bona via apunto par le coestion xa dite da altri serenisimi sora. lasemo sta modalità a l’itajia e ciapemo spunto da l’elesion inte la serenisima:
no se se fermava a na prima elesion (che magari i votava anca i “pagai”), ma le elesion le se ripeteva so na selesion de votanti defarenti (dele volte se votava anca i votanti) e coindi i eleti gaveva da pasar filtri su filtri.
coindi i voti de coei 400 teserai de ancùo no i contaria pì gnente par el sioroto pien de skei ca el gà “portà” 400 tesare par ciapar potere.
xe difisie par nialtri veneti “moderni” torse danovo el bon senso de la guida de na volta… ma podemo sforsarse par pò andar fora dei schemi tajiani.
comuncoe, me ripeto, lo vedaria on problema da ciapar in man in futuro no deso parchè no gavemo nisun popolo e tera libari da goernar.
permeteme deso, taco coa soto on testo foravia par farghe magnar el fangasso ai tajiani ca i fa festa dei 144 ani de braghe calae a 90 de nu.
lo gò meso in tajian cusì lo pol lexar anca on tajian (el xe direto a tuti coei ca i se sente tajiani).
che i cognossa la bela inculada (coesta la xe la la festa par lori) ca i ne gà da xa dai primi ani de “unjon” ca nisuni ghe gà dimandà:
di BERTO BARBARINI, anno 1875 da “i va in merica”
Fulminati da un fracco di grandine,
L’erba del prato è per metà appassita.
Rinsecchite le viti dalla malattia
che non permette ai contadini far giammai festa;
avendo ipotecato tutto ciò che restava,
con il frumento che non vale niente,
ogni paese ha la propria agonia
e le famiglie un pellagroso a testa!
Morta la vacca che ci dava il formaggio,
morta la moglie partorendo la propria figlia,
con le cambiali dal notaio protestate,
una Domenica, al chiuso dell’osteria,
sbattendo un gran pugno sul tavolo
“PORCA ITALIA”
bestemmiano “ce ne andiamo”…
quello da capire è: ogni distretto si può munire di un prorpio regolamento (diciamo approvato alla sua nascita dai soci presenti in quel momento)? Perchè se è cosi, nel regolamento ogni distretto puo autorgolamentarsi anche sulle candidature, ma in questo caso il mC non può metterci becco. SOlo il consiglio dei X potrebbe intervenire in caso di violazione dello statuto.
Onestamente, Giacomo, non ho capito bene la cosa, però siccome non c’è specifico regolamento, e si dice che i gruppi territoriali hanno autonomia, beh direi che effettivamente dovrebbero avere la facoltà di autoregolamentarsi. E in quel caso, come ho detto due interventi fa, sì sarebbe come dici tu, potrebbero decidere la candidatura.
E sì, il consiglio dei X sarebbe l’unico a poter intervenire in caso di violazioni dello statuto.
Allora se è sentito il problema del rischio dei 40 fedeli (ma potremmo ribattezzarla la sindrome dei 40 ladroni 🙂 ) basta che i gruppi territoriali, da subito, si stabiliscano dei regolamenti per le candidature. Regolamenti da inviare per conoscenza al mC, ma decisi autonomamente.
Ed io suggerirei caldamente di adottare la misura delle primarie universali (cioè i candidati devono essere accettati da tutti i soci), e poi eventualmente un secondo turno tra gli eventuali sfidanti nello stesso gruppo.
Una specie di caucus, dove non solo è lecita la propaganda a favore di un candidato, ma anche quella esplicitamente contraria (del tipo “io ritengo quel candidato non degno di essere votato per questi motivi… e vi invito a non votarlo”), ricordando che ogni socio può condurre in proprio una campagna pro o contro.
Ciao a tuti,
onestamente non capisso stà contrarietà al novo statuto in toto.
El me someja bastansa conpleto, ansi, secondo mi ghe xe anca massa pochi paletti.
Lè stà fatto da persone che le vegnea da entranbi i partiti e stà roba gà permesso che sia formà un statuto che tegnesse conto dele eventuali diverse vixion.
Un brao ai nostri conpagni de VS che me pare gabia fato un bel laoro, calibrà e preciso.
Contesto assolutamente la vision super libertaristica dei regolamenti.
Se sà che se el nostro partio cressarà gavaremo gravi problemi e controllar che non entra sabotatori, xe ovvio che le regole scrite non le podarà eliminare el riscio, ma un picolo scudo lo gavaremo.
In stò momento de partensa xe meio dotarse de un statuto pì restrittivo in maniera da darghe na diresion al partio, faremo senpre tenpo dopo a modificarlo.
Toxi, non femo cassade, rivedemo serti punti ma non tornemo indrio ca perdemo tenpo.
BEXON LAORARE SUL TERITORIO, FAR BANCHETI, RIUNION, MANIFESTASION, NO BUTARSE IN TEORICHE E FUORVIANTI DISCUSSION SUL SESSO DEI ANGELI.
PAR CHIARESSA SON D’ACCORDO CO GIACOMO E INVESSE SON ABBASTANSA CONTRARIO A METARE IN STATUTO EL DIVIETO DE PARTECIPAR A ELESSION PAR EL PARLAMENTO ROMAN, NON SCRIVARIA GNENTE E GHIN DISCUTARIA DE OLTA IN OLTA.
Ciao e sani.
Marco Bicego.
Caro Marco Bicego, el statuto ca existe deso el xera vegnesto fora da na comision formà da entrambi i partiti, e gaveva impiegà diverso tempo par la elaborasion.
No son mi ca penso al seso dei angeli contestando la sostitusion de el statuto, ma xe coeli ca se ga studià on novo statuto coeli ca ga perso tempo e pensà al seso dei angeli!
El statuto el ghe xe xa e no ghe xera nisuna necesità de metarghe man.
Pensito davero ca dar inte le man de el minor consejo el poder de decidare se e quando on socio deventa idoneo a votare el limita el riscio de la “sindrome da 40 ladroni”?
E xe chi ca decide le nomine a candidatura? (el problema solevà da Giacomo) Uncò lo decide el mC.
No xe forse pì semplice manipolare 10 persone (el minor consejo) ca sentenari de soci?
Alora mi ghe go pensà e go acetà sta oservasion solevà da Giacomo e go proposto uncò na mosion ca la zonta al statuto de deso le modalità de acetasion dei candidati.
Coelo xe el vèro punto nevraligico e là se và a agire.
“super libaristico”? Se par super libaristico se intende consegnare la decixion ai soci, si, xe ben ca lo sipia, o ti preferisito eser comandà da coalkeduni? Ti sito in sto partito parché a te vol eser protagonista de el to futuro o eser na marioneta de el to futuro?
Mi co la mosion ca go prexentà in sostansa propongo coesto:
Modalità par le candidature
Chiunque socio può candidarsi alla nomina per la corsa elettorale. I soci candidati alla nomina saranno votati da tutti i soci per essere accettati ed eventualmente nominati in una elezione primaria. Ogni socio può sostenere o contrastare un candidato, ogni argomento contrario deve essere motivato e reale, e promuovere l’opposizione o il sostegno cercando consenso con altri soci, per questa missione ha il diritto di disporre dei mezzi per comunicare con tutti i soci.
Dall’apertura della campagna elettorale, fino al termine delle elezioni i nuovi soci non hanno diritto di voto.
Co coesta mexura, sensa stravolgere gnente, se asecura co on sistema eficace e respetoxo de la volontà dei soci, ca no posa esarghe predatori o parasiti ca se intrufola par deviare la mision de el partito.
A te invito a pensarghe Marco. E dopo lasemo da parte sto statuto ca el xe la garansia e la motivasion par cui tanti ghe ga posto la so fiducia.
salve a tutti,
Sono iscritta a Vs e fin dall’inizio mi son documentata sullo statuto e la nuova bozza… Ho letto articoli, seguito trasmissioni ed interviste.
Molti ragazzi miei coetanei (20-25) non hanno alcuna identità e di conseguenza neppure alcuno stimolo ad interessarsi delle loro sorti.
Benchè ciò sia forse imputabile a poca informazione e presenza tangibile sul territorio (per ora), percepisco l’importanza di quanto si sta discutendo e mi sento parte attiva nel farmi l’opinione sulle varie mozioni che voterò alla prossima assemblea.
Devo osservare che, pur essendo veneta da generazioni, non mi è piaciuto ed ho faticato a leggere lo statuto in dialetto. Tantomeno ”dovere” riferito all’uso dello stesso.
Conosco il dialetto, e lo comprendo.
Ma parlo italiano e non ho mai scritto in dialetto.
Penso sia importante conservare l’identità di un popolo, specialmente la sua lingua.
Ma trovo futile sottolineare il ”carattere” dello statuto scrivendolo soltanto in dialetto. L’ho trovato quasi ”estremista” dal momento che non è stato possibile trovare una versione in italiano.
Erika
Caro Claudio, mi vojo far parte de un Partio che gabia regole ben precise e che renda ciaro dove se vol rivare e come se vol rivarghe.
Son convinto che par rivare a stò risultato grando e difisile che xe l’independensa, ghemo bisogno de na struttura che sia IN STO MOMENTO, monolitica.
Le regole de come se laora le gà da essar ciare a tuti senò risciemo che par erori de chalchedun, ghe rimeta tuto el Partio.
Te ricordo che nialtri non ghemo un segretario all’italiana che decide tuto lù, ghemo un minorC fato da 10 teste (elette dal Magior consejo) che decide, me someja pì che abastansa come pluralità.
Se dopo, ste diexe teste le sbajarà linea poitica, dopo 2 ani ghe sarà posibilità de canbiarle e metarghene altre, una te podarissi essar ti anca.
Te parlo anca de regoe lora,
nel Partio ca go in mente mi, non saria stà posibile che SOLO A TI fusse stà dà la posibilità de mandar el to “manifesto anti novo statuto” a tuti i soci.
Ti te gavarissi dovudo prexentar la to mossion come tuti i altri e con lo stesso spassio dà ai altri.
Questo non xe successo, come sucede in Italia, dove spesso gà spassio solo che che gà in man le TV.
Mi non me interessa essar CO-PARON del Partio, me basta essar uno de quei ingranaggi che permettarà a sto Partio de cressare e rivar al risultato.
E come nel mondo del laoro, le ditte che và vanti le xe quele organixà in cui tuti i sa quelo che i gà da fare, quele dove ghe xe ruoli poco ciari, le xe quele che và in casin.
Ciao
Sto sito el xè un spasio libaro e tuti i pol scrivar le so opinion. El xè sta concepìo proprio par permetar la difuxion dele idee e gnente e gnisuni podarà canbiar sta linea editorial, che la xè cuea del so fondator, overo mi.
Se uno no ghe sta ben, el pol ndar a lexar altri siti, parché ki, fintantokè i taliani (e in particolar i leghisti) noi aplicarà la so sensura, kuesta la restarà la linea.
E anca cuando chei taliani (e in particolar i leghisti) i riusirà a sensurarlo, sercarò de verxar sto sito al’estero, almanco finkè noi me coparà.
Se cualcuni no ghe sta ben cuel ke vien scrito su sto sito, el xè senpre libaro de domandar spasio par espor, in modo sivil e sensa ofexe personai, le so opinion: el pol esar sicuro che vegnarà publicà el so intervento.
Ciao Erika,
la versione in italiano dello statuto esiste, e non sei la prima a richiederlo. Con la versione nuova del sito sara’ disponibile, ma siccome ormai siamo in ritardo di settimane adesso provvederemo a metterlo anche nel sito attuale di venetostato.
Lodovico
Marco, cosa te poso dir, par chi vien fora da el scuro de la caverna anca el lume de na candela el orba fà el sole.
Traduco e continuo in italiano, anche per chi non capisce il veneto scritto (e non certo per colpa sua):
Marco, cosa ti posso dire, per chi esce dal buio dalla caverna anche il lume di una candela abbaglia come il sole.
Tu sei un soldato, hai bisogno di comandanti da seguire, e ti basta quello. Confondi la chiarezza di obiettivi con la rigidità e la concentrazione del controllo.
In realtà sono i partiti monolitici quelli che seguono percorsi inattesi da parte della base che li aveva inizialmente sostenuti. Di esempi ce ne sono a iosa.
Ma francamente mi deprime vedere tale mancanza di fiducia nel prossimo, nei tuoi pari, nei tuoi soci (ed evidentemente nei tuoi concittadini).
Per via delle regole tu hai una gran confusione in testa. A me solo sarebbe permesso di pubblicare una lettera? Ma tu hai provato a mandarne una per dire quello che dici? E poi, sarei io padrone di Internet? Vuoi dirmi che non potresti anche tu inviare un messaggio a tutti i soci che conosci?
Non puoi accusarmi di essere capace, solo perché tu non ci hai provato.
@Erika: Hai ragione, lo statuto come tutti i documenti ufficiali devono essere disponibili in due lingue almeno.
Sono iscritto a VenetoStato da poche settimane, nonostante ne abbia seguito la gestazione da due anni, insomma dai tempi di PNV da un lato e “area Veneti” dall’altro.
Sto seguendo adesso questo dibattito e lo trovo molto utile e istruttivo. Dà l’idea di cosa vuol dire essere realmente democratici e aperti al confronto. Anche se ci sono toni a volte un po’ bruschi, il dibattito in corso dimostra di per sè che VenetoStato è ben altra cosa rispetto alle formazioni politiche cui siamo abituati.
Personalmente mi sento di condividere lo spirito delle critiche mosse alla bozza di nuovo statuto, pur rispettando la legittima opinione dei proponenti la bozza stessa. Non penso che con il nuovo statuto VenetoStato verrebbe snaturato, però credo che perderebbe alcune potenzialità che finora ha mostrato di avere.
A proposito di modifiche statutarie, sbaglio o nessuno ha pensato all’idea di permettere la partecipazione online alle votazioni? Non mi riferisco a teleconferenze, ma semplicemente alla possibilità di esprimere un voto (e quindi anche una presenza virtuale) tramite e-mail -o magari semplice delega scritta per chi non avesse accesso al computer-. Se ne parla ormai persino per le società quotate, per non dire dei normalissimi condominii. Forse sarebbe il caso, per un partito molto forte in rete, prevedere questa possibilità.
Una nota finale per Marco Bicego: il tuo ultimo intervento ha proprio sbagliato obiettivo. Oggi la politica si fa in questo modo, dialogando con i più svariati mezzi, a cominciare da quelli tecnologici, non certo rivolgendosi agli organi di partito per averne l’approvazione. Il partito moderno è un flusso di energie, persone, idee, non più un blocco monolitico che racchiude al proprio interno una massa di militanti sottoposti alla guida di un conclave di “illuminati”. Un conto è la lealtà giuridica verso le decisioni prese dalla maggioranza da parte di chi, pur dissentendo, decide di restare a far parte di un partito (e quindi ad esempio non si mette a raccogliere firme per un candidato sindaco avversario, per ipotesi); ben altra cosa è il processo di formazione delle idee e di valutazione delle proposte, che invece può essere gestito a tutto campo con i mezzi che ognuno riesce ad attivare (blog, siti, e-mail, manifesti, volantini, ecc.)
In conclusione: viva VenetoStato, ma viva anche PressNewsVeneto e tutti coloro che attorno a VenetoStato coltivano idee di libertà per il Veneto.
Signori, non entro in altre discussioni sul niente, lascio al LUME di Ghiotto indicarci la via per l’indipendenza.
Io sono solo un soldato, non ho le capacità informatiche e di successo comunicativo del nostro Claudio.
Alessandro e Claudio, a Vicenza già da dicembre stiamo organizzando banchetti informativi nei mercati, finora non ho avuto la possibilità di farne con voi in quanto non avete partecipato (non lo sapevate o eravate impegnati?), spero che, passata questa stagione di teoria, possa vedervi sulle piazze.
Internet è importante, ma lo è di più parlare alla gente dal vivo, sulle nostre strade.
Vi aspetto.
Ciao.
na picola parentexi ca la me spissa:
erika,
“Devo osservare che, pur essendo veneta da generazioni, non mi è piaciuto ed ho faticato a leggere lo statuto in dialetto”.
hmmm… coesto el xe el rexultà de l’ABITUDINE al tajian (cofà mi 😉 ).
capiso e respeto le exijiense ca le xe defarenti intra de nialtri, ma solo par un tocheto.
no xe coestion de estremismi, na lengoa mare no se pol incantonar.
pò saria anca on bon exercisio lexarla par ciapar da novo coel ca l’itajia la ne gà cavà.
mi no so relijioxo ma ghe xe robe scrite ca le me fa pensar mucio:
all’inizio era il verbo…
cioè la raixa la xe la parola, el modo de comunicasion parchè la xe creativa.
defati da la parola nase la cultura l’arte i raporti la storia… tuto.
par inverso, stropando la parola se sèra popoli intieri (richese intiere).
tieni vivo l’italiano se vuoi ma le tue radici, nella loro interezza, non devono essere trascurate o addirittura recise… nemmeno una spuntatina (parere mio).
come dice claudio, i documenti ufficiali devono (o “sarebbe meglio?”) fossero redatti in diverse lingue.
però spero che questo “duplicato foresto” non venga realizzato per aggirare l’ignoranza verso la propria lingua madre, ma sia solamente un mezzo utile a quei STRANIERI che ne fossero interessati.
@ Marco Bicego
Mi spiace che tu la butti un po’ sul polemico.
Premetto che ho un grande rispetto per chi “batte le strade” (concedimi la battuta 🙂 )
Io stesso, in mezzo ai miei amici indipendentisti predico le stesse precise cose: non sono un fanatico dell’azione politica su internet, perchè in effetti bisogna seminare in mezzo alle persone comuni, quelle che, sul web, oggettivamente ci vanno poco. E poi se esisti nelle strade esisti per davvero, altrimenti resti virtuale.
Ciò non toglie che il web sia uno strumento fantastico di possibile aggregazione, soprattutto per chi vuole anche approfondire le tematiche e per chi vuole coordinare le forze. In effetti, senza il web, anche VenetoStato sarebbe un po’ meno efficace.
Io l’ho conosciuto in rete.
Sai com’è, sono di Milano (!)
Comunque a Vicenza ho una carissima amica, magari prima o poi ci vengo…
Saluti separatisti lombardi.
@Marco
@Alessandro
Marco, se ai banchetti che tieni a Vicenza troverai qualcuno che si avvicina e non ti guarda come un marziano, forse è anche perché un piccolo contributo l’ho dato anch’io sfondandomi le corde vocali nel promuovere il concetto indipendentista. Non voglio con questo prendere lodi che non ho, ma è per dire che ogni uno dedica il tempo e lo spazio che ha a disposizione nel momento in cui lo ha. In questo momento io ne ho poco a disposizione, ma ti assicuro che una domenica la dedicherò, e se non avessimo perso tempo per rimettere mano a uno statuto che già funzionava poteva essere questa stessa domenica!
In ogni caso quando ci incontreremo ti offro una birra, e spero che di persona ci capiremo meglio.
P.s. Che io sappia Alessandro non vive in Veneto…
Alessandro, tu dici che la nuova proposta di statuto non snaturi quello esistente, beh, io penso invece che quando si apre lo spiraglio alla sottrazione del potere ai soci-sovrani per darlo ai rappresentanti eletti si commette un grave passo, per quanto piccolo possa apparire.
Anche questo, anche il considerare seriamente una piccola mutazione, fa la differenza con la mentalità della politica italiana che ormai è indifferente alle più luride nefandezze.
E’ una questione di principi.
Io ho capito i timori che ad esempio aveva espresso Giacomo, e li ho seriamente presi in considerazione. Per questo ho preparato una mozione che per dare sicurezza a questo rischio rafforza ulteriormente il potere dei soci, stabilendo nero su bianco che essi siano gli unici a poter approvare le candidature elettorali (unica ragione d’essere dei predatori della politica).
Vianelo,
Ho anche scritto che è importante mantenere le radici del proprio territorio, soprattutto la lingua (quando parlarlavo di identità).
Conoscendo il dialetto (senza praticarlo) mi sento ugualmente ricca di un bagaglio culturale che inorgoglisce chi lo usa abitualmente.
Ma il mio discorso è più generale, non si riferiva a ”STRANIERI” o all’abitudine dell’italiano che ha ”ciavà” o all’ignoranza del ”veneto” non conosce il dialetto.
Non mi sento di ”incantonar” la lingua madre se non la parlo-scrivo. È un valore aggiunto che rimane ugualmente e che mi fa sentire veneta quanto mia nonna.
Tuttavia considero poco invitante il dover fare un ”ripassino forzato” al dialetto scritto.
Perchè se volevo leggere lo statuto, o lo facevo in dialetto, o altrimenti lasciavo stare (dal sito internet). Ecco l’estremismo di cui parlavo.
E questa non è propriamente una libertà di scelta. Soprattutto in un momento così delicato dove Vs si deve far conoscere a tutti.
Lo statuto si rivolge a tutti i veneti, giovani e meno giovani, di tutti i livelli sociali, culturali etc… Che parlano dialetto, ma che spesso non lo parlano, immigrati residenti da tempo ma che magari scritto non lo comprendono proprio bene bene…
Se da un lato si vuole rimarcare l’identita anche attraverso questo modo, benvenga… ne siamo felici.
Ma dall’altro vedo il rendere disponibile la versione in italiano come:
-libera scelta su come preferire leggere;
– mezzo di garanzia per tutti, e non soltanto a quei ”stranieri interessati”.
Per tutti perchè il dialetto cambia da una parte all’altra del territorio, può avere varie flessioni, commistioni con altri dialetti confinanti. E se per una parola nascesse un problema di interpretazione? O se soltanto una parola non fosse compresibile a chiunque voglia avvicinarsi al partito?
Insomma, la disponibilità della versione in italiano è il ”male minore”, e non mi sento meno veneta nel poter scegliere la traduzione perchè come ogni documento ufficiale deve essere chiaro e preciso -per tutti i veneti e veneti ”italianizzati”.
Ringrazio Ludovico per la precisazione.
Ciao
@ erika
voevo precixar, ca me xero desmentegà, ca no voevo farte na lesion 🙂
scrivo coesto solo e pò sero parchè so fora articolo (pardòn claudio).
sarà che a mi l’itajia la me xe fin massa fora dale recie. sarà che no vedo problemi se mi parlo-scrivo solo la me lengoa inte la me tera (ca no la xe itajia) verso la me xente.
sarà ca tuti i stati i ga le so lexi e statuti inte la so lengoa (par ovi motivi)…
sarà coel che sarà, mi gò volesto dirte la mia solo par catarne fora de l’ABITUDINE TAJIANA (se ti noti, xà inte ste picoesse pararia ca l’itajia la gapia fato on bon laoro de discrepansa intei veneti e no solo).
xe ciaro ca no la gò su co ti ansi, capiso el to punto de vista, e forsi ti a ti xe pì tolerante de mi no digo de no, ma mi no ghe la faso. de ogni roba tajiana vojio darghe on tajio s-cieto. forsi xe on problema mio.
el tajian lo so anca mi ma solo par parlar coi foresti tajiani (cofà l’inglexe par parlar coi foresti inglexi).
inte la me testa l’itajia la xe cofà el ghana… foresti. fradei ma foresti.
so d’acordo ca tegner na porta verta a coei ca no ne capise xe na otima sielta oltre ca respeto, e xe na GENTILESSA, no on dover nostro ca lori i se speta, ‘ndarghe incontra (cofà in sto caxo co na tradusion).
coel ca me rode a mi xe ca far massa i veneti “permissivi” se gavemo ridoto a essar dei veneti mone (la storia delle tre occupazioni ci ha insegnato questo -specialomente l’ultima-).
si te me cati on fià duro so el scrito xe par la rabia de come ne gà ridoto l’itajia, no par xe par ti 😉 .
Credo che effettivamente la questione lingua stia derivando fuori tema. Io la vedo in questo modo semplice:
a) a nessuno è stato insegnato il veneto scritto
b) non è colpa loro quindi se si trovano in difficoltà con un testo scritto in veneto
c) è pure scorretto insistere a parlare di “dialetto” poiché il dialetto, per definizione, è una variante di una lingua, mentre il veneto è una lingua a sé e preesistente all’italiano che fu inventato peraltro attingendo anche al veneto (ma non alla sua grammatica).
So d’accordo co Amox e el so comento del 7 gennaio.Star fora dall’Europa par un pochi de ani , anca se go paura che subiremo ricati.E fora dll’asssoeuta e assurda libertà economica che a se drio imporne. Almanco a l’Europa occidentae ga da imporre dasi ai cinesi e compagnia.Almnanco Europa occidentae, nord america, giappone australia etc. ga da costituire un mercato a se. AI Cinesi asemoghe libertà nei paesi poveri.
Finalmente uno che parla ciaro
Concordo con il commento di Claudio G sulla lingua. Voglio solo aggiungere due cose:
@ erika:
pur concordando sulla libertà di scegliere in che lingua leggere osservo che i problemi di interpretazione ci sono anche se il testo è scritto in italiano (non per niente esistono degli organi giuridici appositi per interpretare le leggi…)
@ vianeło:
(in vec) te trati l’itałian cofà el fuse na lengua nasionałe… inveçe el xe na lengua sora-nasionałe (come fransexe, inglexe, todesco, spagnoło…)! ITA no ła existe, ła xe na “mera espresion giografega”.
(in it) tratti l’italiano come fosse una lingua nazionale… invece è una lingua sovra-nazionale (come francese, inglese. tedesco, spagnolo…)! ITA non esiste, è una “mera espressione geografica”.
Fine OT.
Su’l statuto no go gnente da dir (no xe afari mii, no so iscrito a VS). Digo soło che in xenerałe so d’acordo co łe oservasion de Claudio su i soci, ma capiso anca łe preocupasion de Giacomo.
@Paolo Pero
no xe ca te snobo, ma te respondarò so on articolo adato.