Dal 16 Dicembre scorso, ma purtroppo per noi che non abbiamo spulciato certe operazioni legislative romane lo sappiamo solo da un paio di giorni, Le Venezie non sono più territorio giurisdizionale della Repubblica italiana.
A stabilirlo il parlamento italiano, che ha approvato il decreto n.212 del 13 Dicembre 2010, noto con il nome di «decreto ammazzanorme» ed entrato appunto in vigore il 16 dicembre 2010, il quale abroga il Regio Decreto n.3300 del 4 Novembre 1866, con il quale «le provincie della Venezia e quelle di Mantova fanno parte integrante del Regno d’Italia».
Non è uno scherzo! Controllate con i numeri delle leggi menzionate.
Dopo che la notizia è apparsa sui principali giornali della penisola e che ha suscitato ovvio scompiglio, i vari addetti ai ministeri italiani hanno cercato di minimizzare, addirittura Calderoli, l’autore (e glie ne siamo grati) di tale opera, ha affermato che “non sarebbe stato abrogato per sbaglio” (E VAI!!! Questa dichiarazione resterà nella pietra!) “ma lo sarebbe perché superato dall’art. 131 della Costituzione italiana” (fonte: http://corrieredelveneto.corriere.it/veneto/notizie/politica/2011/9-febbraio-2011/ministero-annessione-abrogata-unita-garantita-costituzione-181428969304.shtml).
Ma questa (la questione che sarebbe superato dall’art.131 della Cost.) è una sciocchezza enorme, perché da un punto di vista squisitamente giuridico la Repubblica italiana non può avere potere senza una pezza che ne determini la titolarità. E’ simile al caso di ereditarietà in cui per poter dichiarare la proprietà di un bene occorre stabilirne la provenienza lungo l’asse ereditario. Se manca un tassello crolla l’impalcatura. Ed è la situazione in cui si trovano oggi Le Venezie, anche perché è bene abituarsi a non usare più i termini Veneto o Friuli per distinguere le attuali regioni istituite dalla Repubblica italiana nel 1971, in quanto decaduto quel decreto antecedente decade anche qualsiasi atto successivo e succedaneo.
Pertanto stante che chi negli ultimi cinquant’anni ha agito come se ne avesse la titolarità, dal 16 Dicembre, ha dato ufficiale rinuncia di esercitarne la sovranità attraverso il massimo organo istituzionale legislativo: il Parlamento e la firma del Presidente della Repubblica italiana, signor Giorgio Napolitano; senza ombra di dubbio oggi Le Venezie sono in un limbo giuridico dove certamente la Repubblica italiana ha fatto espressa rinuncia di sovranità.
Ma quali sono gli effetti di questa situazione? Fintantoché questo limbo esiste:
– ogni decisione, legge, norma, ordinanza, ecc. emanati dagli organi che si dichiarano essere dipendenti dalla Repubblica italiana non hanno valore alcuno;
– è illeggittima ogni assemblea stabilita a nome della Repubblica italiana, come ha già fatto notare Mariangelo Foggiato in consiglio regionale ieri;
– qualsiasi azione condotta dalle forze dell’ordine appuntate dalla Repubblica italiana sono condotte come un abuso, e di fatto costituiscono milizie armate straniere presenti sul territorio, come le truppe di occupazione, o come le milizie autogestite;
– quanto sopra apre la strada alla possibilità che si invochi la presenza dell’ONU a difesa dei cittadini inermi, poiché non si esclude la possibilità che si formino milizie armate di diverse fazioni senza che esse possano essere dichiarate illegali;
– le tasse riscosse sono abusive, ed i cittadini legalmente possono rifiutarsi di pagarle. Per esempio è possibile opporsi al pagamento dell’IVA, come pure al versamento (previsto per il 16 Gennaio prossimo secondo la legge italiana che però per effetto dell’abrogazione del Regio Decreto 3300 non è più valida);
– multe e sanzioni non sono esigibili;
– le polizie locali non hanno alcun potere di azione;
– non esistono più i pubblici ufficiali;
– gli atti notarili stipulati nel periodo che và dal 16 Dicembre scorso fino a data futura indefinita non hanno alcun valore poiché attestati mediante rappresentanti della Repubblica italiana (i notai) che non hanno alcuna giurisdizione nelle Venezie;
– i documenti e i certificati non hanno valore;
– i nati dal 16 Dicembre scorso fino a data futura indefinita non possono avere la cittadinanza italiana;
– i cittadini italiani residenti nelle Venezie: se si dichiarano cittadini italiani sono stranieri, altrimenti dichiarano di avere perso la cittadinanza e diventano apolidi fino alla costituzione di un nuovo stato riconosciuto a livello internazionale;
– l’immatricolazione di veicoli non ha alcun valore;
…potranno esserci altre condizioni esistenti, ma per ora mi fermo qui, e lascio ai commentatori eventualmente aggiungerne a completamento.
Questi effetti tuttavia sono reali da un punto di vista legale (ed io starei molto attento a fare passaggi di proprietà con atti notarili in questo periodo!) ma da un punto di vista pratico la situazione può essere un po’ confusa.
Ho oggi fatto un test. Ho dichiarato che non intendevo pagare l’IVA poiché la Repubblica italiana a cui andrebbe versata non ha più giurisdizione nel territorio delle Venezie. Oltre allo sbigottimento di chi mi guardava, credendo che scherzassi, dopo la mia spiegazione si percepiva l’ostruzione tipica di chi è incapace di capire oltre il quotidiano. Le risposte erano: si ma poi vengono da me a chiederla. Ed io: ma tu puoi opporti a loro dicendo che non hanno giurisdizione. E loro: beh ma se vengono e con la forza ti arrestano …poi sono solo spese di avvocati…
Nella pratica cioè le persone non riescono a concepire una situazione borderline che esce dagli schemi e si incagliano. Questo ironicamente produce l’effetto di avvalorare la forza degli agenti appuntati dalla Repubblica italiana o da suoi organi periferici (ricordo, miliziani stranieri alla data odierna) che de facto andrebbero a stabilire una condizione chiamata “principio di effettività”, cioè che ci si arrende di fronte all’evidenza dei fatti perché incapaci di opporvi resistenza. Una norma ben conosciuta nel diritto internazionale che sancisce l’esistenza de facto di stati.
Questo peraltro và a supportare la mia tesi che si opponeva ai legalisti i quali credono che con un decreto si possa ottenere l’indipendenza. Se dietro non hai la gente disposta a difendere i suoi diritti e i suoi interessi, non hai nulla. Ed infatti il Veneto avrebbe avuto migliaia di motivi per avere rivolte popolari, ma non è mai successo.
Non come accade in certe regioni del sud della penisola, dove le persone sono molto più reattive e pronte a fare azioni di massa, come abbiamo ben visto nei mesi scorsi.
Non solo, ma dove esiste la mafia (o altre organizzazioni analoghe) esiste di nuovo una condizione de facto di “effettività” in cui non è la Repubblica italiana a controllare il territorio ed esercitarvi la sua giurisdizione, ma le organizzazioni, che le autorità italiane chiamano “criminali” ma che non sono per nulla diverse da una qualsiasi polizia di certi paesi a governo tirannico.
I Veneti hanno subito umiliazioni e predazioni a non finire, stanno vedendo l’ascesa di organizzazioni politiche corrotte (vedi i casi di tangentopoli veneta di recente denunciati nei giornali, o il caso di dirigenti della Agenzia delle Entrate italiana e della Guardia di Finanza italiana corrotti e concussi emersi a partire dal caso “dirty leather”), eppure continuano a voltare la testa dall’altra parte come muli.
Non aspettatevi dai Veneti, da questi Veneti, una capacità di essere indipendenti. L’indipendenza deve essere reale ed esercitabile, non chiacchiere.
Ma esistono anche Veneti coriacei e tenaci. I membri del LIFE ci hanno dimostrato la loro energia, ma molti altri, senza farsi notare allo stesso modo, possono essere allo stesso modo tenaci, e coscienti delle potenzialità della situazione attuale.
In realtà è necessario catalizzare queste persone affinché da questo limbo che si è venuto a creare siano capaci di organizzarsi per stabilire una propria indipendenza. Oggi hanno gli strumenti giuridici in mano per poterlo fare.
Non si parla di azioni eclatanti, ma anche di semplici e miti azioni personali, come quella per esempio di chiedere asilo e cittadinanza ad un’altro stato per avere perso la cittadinanza in forza del decreto del 13 Dicembre 2010.
Azioni che potrebbero risultare molto utili in futuro, dato che il limbo non può durare a lungo.
Invito i lettori a commentare e a dare le loro opinioni, e idee. Ne abbiamo bisogno tutti!
Cogliere l’attimo!
Claudio G.
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Ciao Claudio.
Bell’articolo.
Allora, ho letto di qualcuno che ha detto che ci si deve dichiarare Francesi, dato che prima di diventare territorio italiano la Repubblica di Venezia era stata donata dagli Austro-Ungarici ai Francesi.
Inizialmente mi ero convinto della cosa e stavo preparando una lettera da invire a Sarkozy per chiedere la cittadinanaza francese, il rilascio di un passaporto francese e l’annessione di casa mia (in Veneto) alla Francia…
Poi ci ho pensato e ora direi che non può essere così, perché se è vero che l’Italia ha rinunciato ai territori della Venetia, è anche vero che la Francia aveva ceduto i territori veneti e questa cessione, dalla parte della Francia, non è stata abrogata.
Quindi, i territori della Repubblica di Venezia sono liberi e non vincolati ad altri Stati, mentre i veneti sono cittadini apolidi di nazionalità veneta.
Purtroppo non potrò farlo ne domani ne dopodomani, ma sicuramente i primi giorni della prossima settimana passerò al Ministero dell’Interno lussemburghese per chiedere la cittadinanza lussemburghese in qualità di cittadino apolide di nazioanlità veneta.
Proverò a chiedere anche il riconoscimento dei territori veneti come territori liberi e sovrani o, nell’eventualità di non poter riconoscerne una sovranità su tali territori, chiederò di annettere casa mia al Gran Ducato del Lussemburgo.
Vi terrò informati.
Ciao, Andrea
Chiedendo asilo ad altro Stato verrebbe pure richiesta
la dichiarazione di Nazionalità e/o Cittadinanza…
quindi citando quella delle Venetie,
come si comporterebbe quello Stato?
Oppure a richiedere asilo potrebbe essere un folto gruppo di Veneti, questi potrebbero scegliere uno Stato più equo, giusto, forse opportuno…
Quale Stato potrebbe dunque scegliere un Veneto?
E compiuto questo passo quali
sarebbero pro e contro?
@claudio: gran be£a idea cuesta de dimandar £a sitadinansa.
Me penso che no sipie el cazo de fosi£izarse sol “a chi che semo in man” (FR,AU, nialtri stesi) che par movimentare £a cuestion gavarisimo da dimandarghe a pì paezi posibi£i (ben se£esionài, oviamente), par ativare £e dipromasie.
In pì, ciapo l’ocazion par mandarte ‘sto link de un artico£o che go postà ieri in presa sol nostro sito par métare i pontini sora £e “i”, parché la fonte in realtà no £a ze el RD 3300/1866, ma £a so leje de conversion! http://www.doveneto.org/index.php?option=com_content&task=view&id=62&Itemid=45&lang=it_IT
Penso che saria el cazo de riunir tuti cue£i che i ga conpetense jurideghe (no parlo solche de Veneto Stato, che mi no ghe ne faso parte) e chi che ga responsabi£itàe po£iteghe par rajonar insieme (va£utar tuto el posibi£e juridego) e dopo eventualmente ciapar na pozision comune.
Mi oviamente do disponibi£ità
Sinceramente, mi no ndarìa vanti co ste idee parché me par che la fasa far la figura de “strambi e folkloristici” ai independentisti. Proclamarse indipendenti parché par sbajo i ga abrogà na lege del 1866 me par na barzeleta; bela e che la serve par farse on poco de publicità, ma morta lì.
Come che te ghe dito ti, el principio de efetività el fa in modo che gnente se canbiarà parché nisuni qua in Veneto el se sente indipendente.
E anca se ghe fuse on bel grupo de persone che’l vol portare vanti sta richiesta, penseo che i altri stati de la UE i ne daga raxon par on sbajo da mone e voltandoghe le spale a lo stato italian?
Par mi l’unico metodo l’è senpre coelo de el consendo popolare atraveso i metodi democratici e le elezion.
Per dare modo di cambiare qualcosa, bisogna farlo sapere alla gente, facendo manifestazioni in piazza, anche dai piccoli centri facendole organizzare dalle sezioni; se la gente non sa di questa notizia è perchè se ne parla troppo poco e nei network sbagliati! Internet ed alcune tv locali non è abbastanza! Bisogna raggiungere le tv nazionali (che comunque non succederà mai perchè censureranno tutto da roma) e i quotidiani!
sensa popolo no se va da nesuna parte! va ben movare le acque ma stemo atenti a queo che se fà! calma ! WSM
Grazie a tutti per le repliche, che spero continuino. Voglio dare dei contributi.
Primo. Qui NON E’ QUESTIONE di Veneto Stato (il partito), fossilizzarsi su questo sarebbe estremamente stupido. Chiunque si senta legato alla causa ha il diritto di parlarne e farne parte.
Secondo. Luca dice che si corre il rischio di essere presi per folkloristici e bizzarri. Si, è quello che pensa la gente quando gli prospetti una situazione inusuale, a cui non è abituata e che non riesce a concettualizzare.
E allora?
Il mio articolo aveva due intenti. Uno era di esaminare la questione sulle possibili implicazioni, e l’altro era quello di capire cosa NOI IN PRIMA PERSONA E PER NOI possiamo fare. Qui non credo ci siano le condizioni per dichiarare uno stato nuovo. Qui ci sono solo le condizioni di un buco che può essere sfruttato.
Poi sulla questione “errore” non andrei leggero. E’ come se per ERRORE gli Stati Uniti d’America avessero restituito la Luisiana alla Francia!!! Ma siamo impazziti? Non è una cosa che può essere concepita come un errore, non da persone normali, non può un parlamento, un senato e poi il presidente di una repubblica, per quanto bananifera, approvare e firmare un decreto e poi dire “ci siamo sbagliati” …anche perché è lo stesso Calderoli che ha detto che non c’è nessun errore. Poi che tecnicamente la sua giustificazione sia inconsistente, sono problemi suoi.
Terzo. Qui si stà ragionando, ma certamente presto bisogna stabilire che cosa fare.
Quarto. Albert, senza un popolo non si và da nessuna parte, l’hai detto. E’ quello che ho detto anch’io proprio con questo articolo, in cui il tanto auspicato annullamento dell’annessione del 1866 sbandierato dai legalisti alla Palmerini o Quaglia che hanno portato a Strasburgo una causa proprio su questo punto. Beh, eccoli accontentati.
Siamo forse indipendenti adesso?
La tua idea del parlamento, delle elezioni e dei rappresentati è bella, ma dovrebbe spogliarsi di tutto il background dell’APV, per partire da capo. Ecco, si, quella è una bella iniziativa. Ed ora ci sarebbero le condizioni legali per farlo (okay, dobbiamo approfondire la cosa, ma pare così).
Infine, io credo sia utile stabilire un modo per dichiararsi di nazionalità veneta.
Non accetto l’anagrafe ideata da APV, che implica la sottomissione alla loro organizzazione. L’idea lanciata da Morosin, di fare una autocertificazione mi pare migliore.
La farei semplice e senza complicazioni. E ne posterò una bozza.
Vi prego, continuiamo la discussione, invitate altri a leggere e discutere. Grazie.
@claudio: e allora ste robe no le conta on caso come no le conta on caso le manade de palme e dei altri doxento autogoverni parché vivemo inte la realtà indove i conta i raporti de forza. co gavaremo on seguito inportante se podarà pareciar el referendum par l’autodeterminasion.
se mi deso me paro davanti a un veneto e ghe spiego el percorso referendario, l’è xà dificile che’l no’l me ciapa par mato. se me paro davanti e ghe digo che semo xà indipendenti par on sbajo de lo stato italian…
ripeto, la strada “legalista” par mi l’è na perdita de tenpo parché
1) l’è percepìa dai veneti fà stra-stranba
2) a level internazional me par che la gavia poche chance
3) i raporti de forza i’è a favor de lo stato italian
El consenso popolare lo se otien andando in piaza e faxendose conosare,magari anca faxendo la figura dei pelegrini, non basta solo farse conosare su internet e continuar a publicar notisie (gò dito non basta no non serve), non semo in america che tuti usa internet.
Ghè bisogno de azioni che faxa smovare i media, e stasendo sentà davanti a nà tastiera non se smove gnente……..
Lè ora de finirla de aver paura de quel che dixe la gente, BISOGNA ANDAR IN PIAZA……..
O ghemo paura metarghe la facia ?
Mi no non gò paura e son stufo de ciacole…..
“CON LE CIACOLE NON SEW IMPASTA FRITOLE”
Par mi ga raxon Luca… Ła zente no ga percepìo sta notisia cofà “inportante” o in grado de cambiare qualcosa… purtroppo
Luca, credo che ci sia una incomprensione. Ti prego di rileggere l’articolo: io non dico da nessuna parte che con questa situazione giuridica siano cambiate le cose da un punto di vista effettivo, ma semmai sollevavo proprio questo problema. Ciònondimeno resta il fatto che dal punto di vista formale ora manca un mattone fondamentale a poter tenere in piedi tutta la costruzione del diritto delle autorità italiane sul territorio delle Venezie.
Ne parlo in un nuovo articolo che metto oggi.
Concordo con il tuo articolo Claudio. La gente non riesce a credere neanche alla verità, ghe par imposibie….
bisogna difondar el pi posibie a notizia
[…] Nell’articolo che avevo scritto ieri avevo messo in evidenza la situazione venutasi a creare con l’abrogazione del Regio Decreto sabaudo n.3300 del 1866, e la successiva conversione con legge n.3841 del 1867 (ringrazio Alex per avere spulciato anche questa perla) ad opera del ministro Calderoli, con decreto della Repubblica italiana n.212 del 13 Dicembre 2010, approvato dal Parlamento italiano, dal Senato della repubblica, e firmato dal presidente della repubblica signor Giorgio Napolitano. […]
I massmedia non ne parlano nemmeno…….c’è qualcuno che sta portando avanti petizioni o quant’altro?
@claudio
“Ma questa (la questione che sarebbe superato dall’art.131 della Cost.) è una sciocchezza enorme, perché da un punto di vista squisitamente giuridico la Repubblica italiana non può avere potere senza una pezza che ne determini la titolarità.”
L’interpretazione della Costituzione da parte di Calderoli è invece tecnicamente corretta. Un principio legale universalmente riconosciuto è che la legge nuova sostituisce la legge vecchia. La Costituzione italiana, nell’affermare la sovranità italiana sul Veneto, sostituisce il Regio decreto del 1866. L’abrogazione del regio decreto non ha alcun effetto, dato che il suo contenuto è già stato sostituito da una nuova legge. L’abrogazione del regio decreto avrebbe avuto un effetto solo se fosse intervenuta prima della Costituzione.
(Anzi, solo se fosse intervenuta prima di una qualunque altra legge interna fatta applicare dal Regno d’italia nel Veneto: ogni legge fatta dal Regno d’italia o dalla Repubblica italiana e fatta rispettare in Veneto è un’affermazione di sovranità sul territorio veneto).
@Antonio: No. Prima di tutto la Costituzione italiana è un documento redatto da una entità, la Repubblica, che si dichiara sovrana su un territorio e lo fa perché vi perviene ereditandone il titolo dal Regno d’Italia. Senza di questo la Repubblica sarebbe abusiva. Secondo, l’art.131 parla di “regioni” e non è un atto sostitutivo, né esplicitamente, né implicitamente. Per di più la “regione veneto” menzionata nell’art.131 potrebbe essere un picco dolomitico disabitato.
Ma per capire bene la cosa occorre scavare più a fondo. Perché mai il Re Vittorio Emanuele II dovette emanare un decreto, il n.3300 appunto, e la sua conversione in legge, la n.3841 (anch’essa abrogata con il decreto n.212/2011)?
Il motivo è che nessuno può affermare di avere titolo su un territorio senza che vi sia uno o più dei seguenti:
a) conquista militare riconosciuta, e accettata con un tattato di pace;
b) acquisto (esempio, lo stato della Luisiana);
c) annessione spontanea (sarebbe il caso delle Venezie).
Poiché il Regno d’Italia nel 1866 aveva perso combattendo contro gli austro-veneti, ma aveva vinto solo in virtù dell’alleanza con la Prussia, nel trattato di pace l’Austria non cedette le Venezie ai Savoia, ma le consegnò alla Francia affinché procedesse a consultazione popolare che doveva decidere l’annessione al Regno dei savoia.
Tale consultazione avvenne dopo l’effettiva invasione italiana delle Venezie e avvenne con estesi brogli. Ma attraverso indimidazioni i pochi contestatori vennero messi a tacere (un po’ come i “serenissimi” dieci anni fa).
Il Re, dovette quindi formalizzare l’atto di annessione, scrivendo quel decreto oggi abrogato.
Quindi non centra la sostituzione di leggi vecchie con leggi recenti, perché 1) la Costituzione non è un documento che formalizza una annessione; 2) l’atto di formalizzazione dell’annessione era stato fatto da chi poteva averne titolo (Re Vittorio Emanuele II) e nessun altro; 3) tale atto certifica e testimonia la titolarità della Repubblica italiana in virtù dell’ereditarietà degli stati, l’esercizio della sovranità sulle Venezie e la prov. di Mantova; 4) l’abrogazione dell’atto costituisce atto di rinuncia da parte della Repubblica italiana di disporre del titolo di tale sovranità; 5) poiché un atto può essere distrutto, ma non è possibile ricostruirlo senza disporre dei titoli necessari, oggi l’Italia è impossibilitata a ricostituire tale decreto abrogato.
Tutto questo de jure. Almeno io la vedo così, ci saranno esperti meglio di me che potranno esprimersi in merito.
Sulla questione de facto, è un’altro discorso. Il fatto di fare rispettare leggi non conferisce implicito titolo di sovranità, se non temporaneo all’esistenza di forze capaci di esercitare tali funzioni. E’ come la presenza dell’esercito USA in Iraq, che faceva rispettare le leggi stabilite dall’esercito in terra iraqena, pur non disponendo di alcun titolo di sovranità. Come l’esercito esce, tale effetto decade.
P.s. Sul precedente punto 5 ho qualche incertezza.
1) la Costituzione non è un documento che formalizza una annessione;
Giusto. Però riafferma uno stato di fatto. E tutti i territori precedentemente sotto la sovranità dei Savoia passano sotto la sovranità della Repubblica.
(secondo la legge italiana del tempo il Veneto citato dall’articolo 131 era determinato come l’insieme delle 7 province che conosciamo, non come un picco dolomitico)
2) l’atto di formalizzazione dell’annessione era stato fatto da chi poteva averne titolo (Re Vittorio Emanuele II) e nessun altro;
Giusto.
3) tale atto certifica e testimonia la titolarità della Repubblica italiana in virtù dell’ereditarietà degli stati, l’esercizio della sovranità sulle Venezie e la prov. di Mantova;
Errato. La titolarità della Repubblica italiana su Mantova e Veneto dipende dal territorio su cui il Regno d’italia esercitava la sovranità nel 1946, non su decreti del 1866. (“in virtù dell’ereditarietà degli Stati” è una definizione impropria: la Repubblica italiana non è erede del Regno d’italia, bensì E’ il Regno d’italia, ma con una diversa forma di governo e denominazione).
4) l’abrogazione dell’atto costituisce atto di rinuncia da parte della Repubblica italiana di disporre del titolo di tale sovranità
Errato. La Repubblica, e prima il Regno, hanno ribadito più volte la propria sovranità quando hanno redatto ed applicato le proprie leggi interne (Costituzione compresa) in Veneto e a Mantova.
5) poiché un atto può essere distrutto, ma non è possibile ricostruirlo senza disporre dei titoli necessari, oggi l’Italia è impossibilitata a ricostituire tale decreto abrogato.
Qui non so che dire. Il successore di V.E. II è il popolo italiano, che però non ha alcun interesse a riaffermare la propria sovranità sul Veneto, dato che già la esercita sua e nessun altro sovrano la contesta.
Il decreto è, come tu giustamente pensi, la prima affermazione di sovranità del Regno d’Italia sulle province venete e mantovana: sta a significare che da quel giorno in poi quei territori verrà applicata la legge interna del Regno d’Italia e non più un regime di occupazione militare (che doveva essere francese, ma poi di fatto fu italiana).
Il punto è che ogni decreto o legge o costituzione redatta ed applicata sulle Province venete o mantovana sono ulteriori affermazioni di sovranità. E, anche se venisse a mancare il primo atto in cui si afferma la sovranità, tutti questi decreti o leggi o costituzioni sarebbero internazionalmente riconosciute come continue e ripetute affermazioni di sovranità (sovranità = fare le leggi e farle rispettare).
Un problema del genere è stato sollevato ad esempio in Scozia. Le leggi di devoluzione di Tony Blair hanno abrogato alcune provvisioni del Trattato di Unione fra Inghilterra e Scozia del 1707 (il Trattato approvato dai Parlamenti sovrani di Scozia e Inghilterra determinò la cessione della sovranità di questi al nuovo Parlamento britannico – e al Re britannico, che in GB è parte del Parlamento). Alcuni indipendentisti scozzesi argomentarono che venendo meno il trattato fondativo britannico tra Scozia e Inghilterra, l’Unione fosse da considerarsi sciolta. In realtà non è così, perché la cessione della sovranità al nuovo Parlamento britannico creò un nuovo sovrano sulle terre inglesi e scozzesi, e quest’ultimo, in quanto sovrano, può fare tutte le leggi che vuole, senza dover tener conto dei sovrani passati, né di come sia arrivato alla titolarità della sovranità su quei territori: è un sovrano e su tutto quello che ha sotto mano fa quel cavolo che gli pare. Sennò che sovrano è?
Citi l’esempio dell’eredità di un proprietario: l’analogia non è valida. Il proprietario deve sempre rendere conto dei propri titoli a chi ha concesso e tutela il diritto di proprietà (lo Stato sovrano), il sovrano non deve rendere conto a nessuno (se non ad altri sovrani esistenti, non estinti).
ciao a tutti.
io penso che l’italia non sia così miope da darsi la zappa sui piedi abrogando un decreto del genere.
anzi è molto furba (e arrogante aggiungo vista la modalità usata per la propria “creazione”).
quel decreto era la prova vivente di un’illegalità. abolendolo è un pò come dire “scurdammose o passato” eliminiamo l’illegalità fatta dal re così ora è tutto a posto perchè ora siamo in una repubblica che da poco (1947) ha fatto una sua costituzione dove nessuna regione è stata forzata o imbrogliata per l’unione.
poi c’è un’altro fatto: l’italia venne fatta con la complicità delle grandi nazioni che (secondo me) usarono la megalomania dei savoia. ora credo che tutto passi sempre da queste grandi nazioni (le basi militari straniere ne sono solo un esempio). quindi l’eventuale indipendenza di un territorio avrebbe delle ripercussioni nell’ambito dell’unione europea. per ridurre al minimo le “rogne” sarebbe preferibile che le grandi nazioni restino tali altrimenti tanti piccoli territori risulterebbero difficilmente gestibili (interessi comuni tra pochi a discapito di altri, alleanze sottobanco o altro) oppure, essendo maliziosi, difficilmente manipolabili.
per ultimo (forse a garanzia di questo ultimo punto) è stato creato: Gruppo europeo di cooperazione territoriale (GECT) che include anche una personalità giuridica. se noi veneti dovessimo essere indipendenti, credo che si ripeta quello che i nostri padri avevano passato nei secoli scorsi: l’invidia e gelosia di tutta europa (italici inclusi).
ricordate in quanti volevano vedere la cancellazione del nome “venezia”?
la differenza è che allora la serenissima era davvero indipendente e poteva mostrare il culo persino al papa, oggi, essendo dentro GECT non può sgarrare pena le sanzioni… sarebbe, in conclusione, un’indipendenza a metà (già subiamo le normative europee ora, dopo crediamo di esserne esenti solo perchè siamo indipendenti?).
forse scapperemo dal sorxe italia dentro le fauci del gato europa.
tutto questo è ovviamente detto da me, e conta ben poco. ci vorrebbero spiegazioni di uno che se ne intende per bene e che fosse sincero e onesto (cosa veramente impossibile visto l’atteggiamento e le intenzioni europee nei nostri confronti sia nel 1866 e 1947).
noi siamo un pericolo per gli intrighi europei, noi abbiamo rappresentato da sempre una modalità di governo che per saggezza e diplomazia aveva dalla sua parte la stragrande parte della popolazione (perchè questa si sentiva protetta e quindi restituiva il favore alla repubblica stessa con la dedizione), cosa invidiata dagli stati europei perchè inconcepibile. loro usavano la forza per mettere il popolo “sotto” con la conseguenza di guerre intestine oppure se lo accattivavano con la scusa del patriottismo.
@claudio
par favor dove podaria vardar par saverghene de pì so la autosertificasion veneta de morosin?
se podaria xa destacarse on fià da l’itajia, par exenpio usar scriver so l’indiriso de na letera:
toni scavesà, via xxxxxx, trevixo, serenisimo stato venetie (o on nome ca i veneti i deside mejio).
cioè gavemo da pasar ai fati xà dale robe picoe… ma i fati i ghe ga da essar (pì che altro par desmisiar i veneti insonai).
on pan xe fato de fregoe 😉
Io do ragione per 1/3 a Claudio e per 2/3 ad Antonio.
Il fatto che se ne discuta così approfonditamente e nei dettagli mi piace e mi appassiona.
Questo grande interesse indica che la questione della sovranità è una cosa seria e che i Veneti ci stanno pensando non più per gioco ma sul serio.
Dunque essi non sono più alla fase 1 , quelle delle semplici domande, delle ipotesi , delle chiemere ma sono già alla fase 2 , quella in cui si studia il percorso più rapido per ricostituirla.
Se non addirittura alla fase 3, quella di attuazione.
@antonio:
1) la Costituzione non è un documento che formalizza una annessione;
> Giusto. Però riafferma uno stato di fatto. E tutti i territori precedentemente sotto la sovranità dei Savoia passano sotto la sovranità della Repubblica.
Improprio, la Costituzione non menziona in alcun punto questioni di sovranità ma esprime mere questioni politiche ed amministrative. Ergo non è un atto che sancisce una sovranità.
E ciò si evince anche dalla contraddizione in cui cade la tua replica antecedente, in cui affermando che “… i territori precedentemente sotto la sovranità dei Savoia …” implicitamente riconosci la necessità di una connessione con i regnanti che avevano formalizzato l’annessione. Se tu getti nel cesso tale documento hai rotto l’anello di congiunzione da cui ti perveniva il diritto di sovranità.
Ho visto che Alessandro Mocellin ha preparato una interessante analisi, che fatalmente coincide con quanto vado a dire e con molti più spunti di diritto di me. Guarda l’articolo qui.
3) Mi contesti la “ereditarietà”, in effetti hai ragione: la Repubblica italiana coincide con il Regno d’Italia solo in diversa forma amministrativa. A maggior ragione poiché abroga un decreto che sanciva l’acquisizione di Venezie e Mantova, ha espresso manifestazione di abdicazione di sovranità. E qui vengo al 4) poiché il dichiarare leggi ed anche il farle rispettare imponendo una sovranità di fatto non equivale alla sovranità di diritto percepito mediante uno dei mezzi possibili per poter disporne: trattato di pace con cessione di territorio, annessione spontanea (ora per rifare il decreto occorrerebbe la riconta dei voti del 1866, come suggerisce Alex Mocellin), linea ereditaria di titolarità. Tutto il resto è illegale. Puoi farlo, ma è illegale secondo i termini dei trattati internazionali.
Sul punto 5 ero incerto. Ora posso dire che effettivamente potrebbe rifarlo, ma ci sarebbe una colletta di gente pronta a fare causa e chiedere la riconta dei voti! La faccenda si fa dura.
Inoltre, poiché l’esercizio di sovranità nel passato, anche se manifestato in molte occasioni, è sopprantato dalla volontà di rinuncia e di abdicazione che la Repubblica italiana ha manifestato con approvazione del suo parlamento, del Senato della repubblica e firmato dal presidente della Repubblica.
La questione del cosidetto “popolo italiano” non collima con la dizione “popolo veneto” che peraltro è riconosciuto dalla legge n.341 del 1971, che recepisce lo statuto del Veneto (art.2), ed in ogni caso non attiene alla abdicazione, visto che la Repubblica italiana agisce in “nome del popolo italiano”, qui ora e per sempre io posso affermare che sono erede, seppure non esclusivo, della Repubblica Veneta e intendo fare esercizio della Sovranità sul territorio delle Venezie.
Un erede almeno c’è e dunque è meglio che la Repubblica italiana inizi a farci i conti.
La questione scozzese dovrebbe essere studiata più a fondo, ma come ho detto qui è il sovrano attuale, la Repubblica italiana, che ha fatto atto di abdicazione, e poiché si tratta di una terra su cui vi sono delle rivendicazioni gli eredi ci sono, vivi e vegeti, ed essi sono i nativi veneti a cui il Maggior Consiglio nel 1797 cedette la sovranità.
Ed io quale nativo veneto di genitori veneti da generazioni non sono ancora estinto 🙂
“Improprio, la Costituzione non menziona in alcun punto questioni di sovranità ma esprime mere questioni politiche ed amministrative. Ergo non è un atto che sancisce una sovranità.”
La Costituzione afferma chiaramente che la sovranità spetta al popolo (italiano, ovviamente), e che questo è vincolato dalla Costituzione. Se pure l’articolo 131 definisce “mere questioni amministrative”, sancisce chiaramente su quali territori queste questioni vadano applicate. Al momento (e questo è fondamentale: al momento!) la Repubblica (senza Costituzione) esercitava la sovranità su di una terra che essa stessa chiamava “Veneto”. Quando approva la Costituzione e tra le ripartizioni amministrative scrive “Veneto” è chiarissimo a che territorio si riferisce. Il nostro. E il suo. Ed il popolo che vi abita, e, al momento, soggetto alla sovranità della Repubblica, risulta quindi vincolato dall’articolo I, quello sulla sovranità che appartiene al popolo (italiano). E pure da quello successivo, quello “dell’una ed indivisibile”.
“E ciò si evince anche dalla contraddizione in cui cade la tua replica antecedente, in cui affermando che “… i territori precedentemente sotto la sovranità dei Savoia …” implicitamente riconosci la necessità di una connessione con i regnanti che avevano formalizzato l’annessione.”
Certo che vi deve essere una connessione tra Repubblica e Savoia! Ma questa connessione sta tra la mezzanotte tra il 1° e il 2° giugno 1946 (o tra il 2° e il 3°, non ricordo), non tra il 1946 e il 1866… O tra il 2010 e il 1866.. Continuità, basta quella.
“poiché il dichiarare leggi ed anche il farle rispettare imponendo una sovranità di fatto non equivale alla sovranità di diritto”
Certo che corrisponde, se nessun altro sovrano reclama il titolo! Il giorno d’approvazione di quella legge il Savoia è diventato sovrano del Veneto: qualche altro sovrano l’ha contestato? No. Beh, allora il Veneto è suo, fintanto che non lo cede a qualche altro sovrano (esistente o nuovo, in caso di autodeterminazione) o semplicemente se se ne va. Se ne è andata l’Italia dal Veneto? No. Se l’Italia ritiene sufficiente la propria Costituzione per stabilire la propria sovranità, basta questo. Vuoi fare ricorso in qualche tribunale internazionale? Se ti danno ascolto ciò che puoi ottenere è che l’Italia si presenti e dica: “Secondo il nostro diritto interno quella abrogazione non coincide con l’abdicazione alla nostra sovranità”. Fine. Perso il processo. Prepara il portafoglio per le esorbitanti spese processuali. Contro i sovrani è dura vincere.
“Inoltre, poiché l’esercizio di sovranità nel passato, anche se manifestato in molte occasioni, è sopprantato dalla volontà di rinuncia e di abdicazione che la Repubblica italiana ha manifestato con approvazione del suo parlamento, del Senato della repubblica e firmato dal presidente della Repubblica.”
Il parlamento italiano ha rinunciato ad un pezzo di carta, non alla sua sovranità. La sua volontà di non cedere la sovranità è data dal fatto che le leggi italiane continuano a venir applicate in Veneto esattamente come prima, i dipendenti pubblici, le forze militari e di polizia, tutto funziona come prima. Nessuna volontà di abdicazione.
“La questione del cosidetto “popolo italiano” non collima con la dizione “popolo veneto” ”
Il popolo italiano è quello che conta ai fini della sovranità (il suo governo in campo internazionale). Il popolo veneto c’è, ma non è sovrano.
“qui ora e per sempre io posso affermare che sono erede, seppure non esclusivo, della Repubblica Veneta e intendo fare esercizio della Sovranità sul territorio delle Venezie”
No. Non puoi reclamare la sovranità di uno stato estinto. E’ estinto. Basta, non esiste più. Può nascere un sovrano nuovo, ma uno morto non resuscita più (al massimo può reincarnarsi tipo Dalai Lama: muore in un corpo e lo spirito rinasce in un altro corpo…).
P.s.
non conosco il sig. mocellin, ma secondo me non comprende il concetto di sovranità. Infatti scrive: “Sentiamo le parole della legge, all’art. 1: «Sono estesi alle provincie della Venezia e di Mantova, aggregate al regno d’Italia colla legge del 18 luglio 1867, n. 3841: [segue serie di estensioni legislative]”. Pertanto, POICHÉ RICHIAMA L’ANTECEDENTE LEGGE 3841/1867 PER BASARSI SU DI ESSA, ALLORA LA LEGGE 129/1871 CITATA DA CACCIAVILLANI NON È IL PILASTRO DI VIGENZA DEL DOMINIO ITALIANO in Veneto”
Egli sostiene cioè che la legge successiva del 1971 non è da considerarsi valida se viene abolita la legge precedente su cui si basa. In realtà la nuova legge, una volta approvata, è legge. Il venir meno della legge su cui si basa, non fa venir meno il valore di una legge. La legge precedente al massimo può essere necessaria per l’approvazione della legge successiva, ma quando quest’ultima è approvata, basta: è legge. E la legge precedente si può anche abrogare.
@Antonio: Premessa, io non sono un esperto di diritto, quindi non spingo oltre la discussione. Tuttavia nutro delle perplessità sul concetto di sovranità da te espresso e pure sulla questione di stato (e relativi diritti) estinto.
E’ ovvio che tutta la questione non sarebbe mai sottoposta ad un tribunale italiano: sarebbe come chiedere all’oste se il vino è buono. Ma essa a mio parere mantiene valore sul piano internazionale, ammesso che sia verificata la tesi esposta.
Sulla sovranità mi pare di capire tu la intenda come esercizio di una codizione di forza, che è certamente effettiva, ma non risolutiva in caso di controversia con una eventuale forza contrapposta.
Mi pare che l’impostazione sia vista come se fosse una questione civilistica, quando invece ha una diversa dimensione che riguarda i diritti degli stati e dei popoli.
Ma come ho detto, non insisto, e lascio la parola a Mocellin rinviando al suo articolo.
mi pare di capire che antonio la pensa come me:
“Certo che vi deve essere una connessione tra Repubblica e Savoia! Ma questa connessione sta tra la mezzanotte tra il 1° e il 2° giugno 1946 (o tra il 2° e il 3°, non ricordo), non tra il 1946 e il 1866… O tra il 2010 e il 1866.. Continuità, basta quella.”
il referendum per la scelta tra monarchia e repubblica nel ’46 rese tutto legale perchè nessun popolo italico venne imbrogliato (come nel 1866 per noi). tutti votarono per la repubblica e quindi è implicito il ritenersi “italiani” (così come il plebiscito burla avrebbe voluto dimostrare la volontà veneta di “essere” italiani).
poi la costituzione messa su carta nel ’47 (come dicevo più sopra) ne avvalora le intenzioni dei popoli italici.
nemmeno io me ne intendo di diritto, ragiono solo per logica in base ai fatti della storia e mi auguro di sballare totalmente.
se si volesse ottenere l’indipendenza in questo campo, si dovrebbe dare tutto in mano ad avvocati con le contropalle per vedere se ci sono scappatoie tra le pieghe della costituzione, ma ho grossi dubbi.
non sottovaluterei comunque il volere in ambito internazionale (che è quello delle grandi nazioni e che ci ha portato fino a questa situazione):
per loro è tutto più controllabile se ci sono solo grandi territori, soprattutto in campo economico (vedi euro).
io spero sempre nell’indipendenza, ma voglio essere anche realista. sperare di ottenere l’indipendenza portando petizioni o firme anche di un popolo intero, mi pare un pò ingenuo.
a meno che, in ambito italiano, non si muovano per l’indipendenza tutti gli stati italici insieme.
Non facciamo confusione tra “de jure” e “de facto”. Fino a quando si trattava di far saltare la connessione legale cercando di ottenerlo tramite tribunali, lo ritenevo un esercizio inutile, ma dato che la situazione è questa sfruttarla per il suo rilievo legale non mi pare tanto sbagliato.
Io non sono d’accordo sul discorso del voto repubblica/monarchia del ’47. Con quel voto non si erano chiamati i cittadini a votare per la costituzione, né per stabilire se volevano far parte di una unica repubblica, ma furono chiamati a votare tra due sistemi amministrativi. Un atto che è simile a quello di votare i partiti politici.
Per la stessa ragione qualsiasi colonia del mondo non avrebbe avuto alcun diritto alla sua indipendenza poiché anche là si votava per il governo locale (India, per esempio, con i limiti del caso).
Come fa ben notare Enzo Trentin nel suo documento di bozza di “dichiarazione di indipendenza” (vedi articolo in questo blog), la Costituzione è un atto antecedente un qualsiasi altro atto amministrativo, e quella italiana non fu mai votata dal popolo.
Chiarisco meglio la questione repubblica/monarchia (referendum del 1947). Con quell’atto non si sceglieva se o no fare parte di uno stato. Lo stato già c’era: era il Regno d’Italia. In realtà la continuità è la chiave che permise di realizzare un atto amministrativo come quello. Per questo trovo che la cancellazione del RD3300 e legge n3841/1867 sono la rottura con una continuità che permetteva la leggittima affermazione dello status di terre annesse alle Venezie, per cui oggi la Repubblica italiana possiede questo status per tutti gli altri territori su cui ella afferma sovranità, meno le Venezie a cui viene a mancare quel supporto giuridico.
Claudio, il popolo italiano votò per l’Assemblea Costituente, e anche il popolo veneto la votò con percentuali di astensione bassissime. Votare per una Costituente significa riconoscerle il potere di creare e far applicare la Legge fondamentale di uno Stato, cioè di riconoscerle la sovranità.
“per cui oggi la Repubblica italiana possiede questo status per tutti gli altri territori su cui ella afferma sovranità, meno le Venezie a cui viene a mancare quel supporto giuridico”
Continui a fare confusione tra il concetto di proprietà e quello di sovranità.
Un proprietario deve possedere i titoli di proprietà perché, nel caso vi fosse una contestazione tra proprietari, egli può fare appello al sovrano affinché quest’ulitmo, applicando le sue leggi, difenda i titoli del legittimo proprietario. E i due proprietari in lite devono poi adeguarsi alla decisione del sovrano.
Il sovrano invece non ha bisogno di titoli per esercitare, perché non c’è nessuno che li difenda: deve difendere da solo il proprio dominio. Non ci sono titoli “legali”.
Tanto più che la sovranità può essere descritta proprio come il potere di comandare e fare leggi che si basa su un fatto politico per il quale non è necessario che vi sia una giustificazione legale (al contrario della proprietà: l’imprenditore che dà ordini ai lavoratori affinché usino determinati macchinari deve giustificare legalmente con quale diritto si arroghi il potere di dare ordini ad altre persone -il contratto di lavoro- e di utilizzare come vuole determinate cose -i titoli di proprietà).
La cosidetta sovranità “de jure” invece si crea:
– quando un sovrano annette il territorio di un altro sovrano senza il consenso di quest’ultimo (e questa situazione esiste solo da dopo la seconda guerra mondiale, da quando le guerre d’annessione sono state dichiarate illegali dall’ONU); ad esempio si ha Timor Est (dove sia indonesia che portogallo rivendicavano la sovranità de jure), o il Sahara Occidentale (sovranità de jure rivendicata sia da Marocco che dalla SADR)
– quando un territorio è sottoposto ad occupazione militare; ad esempio la Palestina (in questo caso la sovranità de jure non è contestata, essendo riconosciuta agli Arabi anche dagli israeliani, ma de facto è esercitata da Israele), o quella dell’Italia sul Veneto fino alla legge d’annessione, o durante la seconda guerra mondiale con i governi in esilio: questo tipo di sovranità de facto è riconosciuta essere “provvisioria” anche da parte di chi la esercita
– quando uno Stato non rispetta un trattato di confine con un altro Stato (ad esempio al confine tra Egitto e Sudan)
– quando uno stato affitta il suo territorio ad un altro stato (piazza San Pietro, Guantanamo: in quest’ultimo caso la Corte Suprema Americana ha stabilito che prevalgono le leggi dello Stato che esercita la sovranità de facto)
Non me ne vengono in mente altre. Ma sono tutti casi in cui sono coinvolti due sovrani che contestano le rispettive autorità.
Invece tra i metodi riconosciuti dal diritto internazionale (che ricordo non è una legge imperativa come quella cui sono sottoposti i sudditi di un potere sovrano, è un insieme di accordi e consuetudini tra sovrani per evitare di rompersi le scatole a vicenda) come validi per l’acquisizione di sovranità vi è la prescrizione: chi esercita ed afferma la sovranità su di un territorio per un po’ di tempo, senza che altri sovrani lo contestino, diventa sovrano di quel territorio e gli altri sovrani non possono più contestarlo.
A quel punto il sovrano può rinunciare alla propria sovranità, ma deve dimostrare agli altri sovrani di avervi rinunciato. Come? In due passi: prima smettere di far rispettare le proprie leggi agli abitanti di quel territorio, poi riconoscendo ad un altro sovrano questa facoltà. Questo proprio perché il diritto internazionale serve per evitare incomprensioni (che potrebbero portare a guerre) tra sovrani. L’abrogazione di leggi interne senza la notifica di rinuncia di sovranità agli ambasciatori degli altri sovrani non vale niente in ambito internazionale (l’unico ambito in cui la sovranità può essere contestata).
Quanto ai tribunali: un tribunale internazionale non riceverebbe le tue proteste. Ti risponderebbe dicendoti che gli stati godono di un’imminutà, chiamata immunità sovrana, che non permette di sottoporli ad un qualunque giudizio senza il loro consenso. Inoltre la gran parte dei tribunali internazionali (tutti, tranne il tribunale penale internazionale e la corte europea dei dirtti umani, che comunque basano la loro giurisdizione sul permesso accordato loro dagli stati membri), risolvono solo dispute tra sovrani, e tu non sei un sovrano. Tanto che le autorità kosovare, non riconosciute sovrane dell’ONU e dalla maggioranza degli Stati, hanno potuto accedere al giudizio di una Corte internazionale solo per l’intercessione dell’Assemblea Generale dell’ONU (che è un’assemblea di sovrani). Quindi: se fai ricorso contro l’Italia in sede internazionale, per prima cosa ti dicono che non sei un sovrano, per seconda ti dicono che l’Italia lo è e che se non vuole farsi processare è un suo diritto.
In realtà, se la tua interpetazione dell’abrogazione della legge fosse giusta, il tribunale italiano sarebbe il posto migliore dove far valere i tuoi diritti. Il tribunale italiano infatti deve applicare la legge italiana per quello che è. Per cui, se veramente la legge Calderoli che abroga la legge del 1866 consistesse nella rinuncia dell’Italia alla sovranità sul Veneto, il giudice italiano dovrebbe semplicemente darti ragione: rigettare la causa per incompetenza giurisdizionale ed andarsene a casa. Il giudice italiano invece ragionerebbe così: “se veramente quell’abrogazione consistesse nella rinuncia della sovranità, il governo mi avrebbe dato l’ordine di sbaraccare: non me l’ha dato, quindi non ha rinunciato” e ti darebbe una multa per lite temeraria.
p.s.
“Per la stessa ragione qualsiasi colonia del mondo non avrebbe avuto alcun diritto alla sua indipendenza poiché anche là si votava per il governo locale (India, per esempio, con i limiti del caso).”
Questo non c’entra niente: gli indiani, così come i coloni americani 150 anni prima (“no taxation without representation”), non votavano per il parlamento britannico sovrano. Inoltre, nel caso dell’India, la Gran Bretagna nemmeno esercitava la sovranità, ma la supremazia.
forse uno dei modi per uscirne è trovare falle nella costituzione o nella sua creazione.
non so se può essere utile sapere questo è vevvhiotto di 1 anno fa:
http://www.palmerini.net/blog/?p=43
Quel link è utile solo a dimostrare una cosa: l’ignoranza di Palmerini che non sa che prima della Costituente la provincia di Udine faceva parte del Veneto e non della Venezia Giulia… Uno che si propone leader dei Veneti dovrebbe saperle queste cose, altrimenti può darsi alla coltivazione del mais (in effetti dubito che anche Zaia lo sappia, ma ho una zappa pronta anche per lui).
Non importa, ai fini della sovranità, che per la Costituente non abbiano votato i Giuliani, i Dalmati e i Tirolesi. Il sovrano era Umberto II e se a lui non interessava il parere di questi sudditi, sono affari suoi (un sovrano è un sovrano, cribbio!). La Costituente italiana, che ha assunto la sovranità dopo il referendum e l’abdicazione del Re, ha esteso la sovranità anche a questi sudditi, vincolandoli, nello stesso tempo, alla Costituzione repubblicana.
Ricordo tra l’altro che nè la Venezia Giulia nè la Dalmazia, nè il Tirolo, sono stati annessi dall’Italia nel 1866, ma al termine della grande guerra.
beh, non intendevo aprire un giudizio su palmerini.
non vogliatemene ma io mi devo dissociare. non è per prendere la sue difese ma è un veneto che combatte (a differenza di zaia), e noi tutti (movimenti compresi) ne beneficiamo.
poi si sa, nessuno ne sa abbastanza di tutto, ma tutti uniti ne sappiamo molto di più 😉
forse mi sono spiegato male, la mia intenzione era quella di proporre solamente (come esempio o riferimento) una possibile “direzione” se tornasse utile. quindi non sul contenuto ma sul tipo di strada da intrapprendere.
capisco il fatto “legale” della sovranità e ho “sostenuto” il valore che viene dato a livello internazionale (non da me condiviso), ma quando giro la scacchiera dalla parte “veneta” devo trovare, come dice claudio, un modo per risolvere la questione.
Scusate, ho avuto impedimenti a seguire la discussione.
Ho letto l’ultimo commento di Antonio. Per ora mi limito a dire solo un paio di cose.
La prima: non sono così ingenuo da non intendere la questione sovranità come la esprimi tu, Antonio, anzi. Quindi nessuna confusione tra “proprietà” e “sovranità”, ma forse un malinteso, che cercherò di chiarire in una prossima occasione.
La seconda: Sono sostanzialmente d’accordo sull’argomentazione che hai dato nell’ultimo commento, anche se l’ho letto in fretta.
Conto di tornare qui presto.