tólto da DOVENETO.org
de Alessandro Battistel
In Veneto vi è chi tende a credere che -se l’indipendenza fosse “a portata di mano”- si scatenerebbero scenari apocalittici: militarizzazione del territorio, facili carcerazioni e così via. In altre parole, una sorta di guerra civile.
Al fine di verificare la fondatezza (o meno) di questi timori ho trattato in questo paper tale questione da più profili, supportando con dati ed informazioni documentate le argomentazioni da me poste.
Riporto in questo articolo la tabella riassuntiva e la premessa, mentre per leggere e/o scaricare il paper completo (formato pdf) cliccare qui.
Uno degli aspetti che caratterizzano le genti Venete è una certa “timidezza” politica dovuta alla natura essenzialmente pacifica, non-violenta e moderata dei Veneti che li porta a sopportare piuttosto che impuntarsi e far valere le proprie ragioni.
Vari e solidi sono i motivi che portano molti Veneti ad essere favorevoli all’indipendenza, ma nonostante la quantità e la validità delle tesi indipendentiste, il fenomeno indipendentista veneto trova un ostacolo in quella timidezza politica cui accennavo e nella spesso quasi-conseguente rassegnazione di alcuni di fronte alla struttura giuridico-politica del pachiderma statale italiano, il quale ha tutta la convenienza economica a tenerci sotto. Secondo questa visione pessimistica, i due fattori citati farebbero sorgere degli impedimenti percui se si procedesse verso un percorso indipendentista veneto (qualunque esso sia) ci si troverebbe prima o dopo nel bel mezzo di invasioni militari italiane, carcerazioni dei “traditori della patria italiana” e simili, atte a far cessare le revendicazioni indipendentiste.
In questo paper mi occuperò di dimostrare come queste argomentazioni siano in realtà delle paure ampiamente ingiustificate.
Analizzando razionalmente il contesto politico, giuridico ed economico attuale si può notare che per diversi motivi lo Stato italiano semplicemente non può permettersi di intraprendere attività di repressione politica con mezzi diretti.
Ringrazio Alessandro Mocellin per aver elaborato la tabella riassuntiva di questo paper.
Alessandro Battistel
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Potrebbero provarci, ma sarebbe una situazione alla quale verrebbero immediatamente a conoscenza tutti gli stati ONU, l’Italia farebbe una figura di merda, economia bloccata, sanzioni internazionali….no è difficile che ci”invadano” ma di sicuro proveranno a ostacolarci
Credo (e temo) che se (per ipotesi) fra un anno dovessimo essere indipendenti più che un invasione italiana dovremmo temere atti di violenza (in “stile” BR) da parte di nostalgici (ad esempio gli attuali abienti neo-fascisti) estremisti della occupazione italiana
Solo un anno? Magari…
Una domanda: nel caso di una dichiarazione unilaterale di indipendenza, mettiamo anche sia supportata da un referendum largamente favorevole, gli altri paesi ci riconoscerebbero? Non c’è il rischio di vederci ignorati da tutti quei paesi che hanno al loro interno dei movimenti indipendentisti (Francia Spagna uk) e da quelli che hanno interessi economici forti con l’Italia?
Pensandoci bene, molti governi occidentali supportano dei sanguinari dittatori per questioni di real politik
questo è il mio più grosso pensiero.
è l’inghilterra l’america la francia che hanno finanziato “l’unione” italiana perchè sono loro l’hanno voluta. in special modo l’inghilterra (e drioman la merica). temeva l’espansione russa verso il mediterraneo (dai dardanelli). se i russi fossero entrati avrebbero trovato un’italia frammentata e in subbuglio quindi l’anello debole d’europa. così si orchestrò quello che tutti conosciamo e vediamo oggi a insaputa dei popoli di quel tempo naturalmente (ma ancora oggi moltissimi lo ignorano).
risolvere la nostra dominazione confrontandoci solo con l’italietta secondo me è troppo semplicistico.
oggi tutti i “grandi” delle nazioni d’europa hanno il piatto già pronto. perchè gettarlo via? (pensano loro).
secondo me la cosa va osservata e studiata da un punto di vista più globale (internazionale) perchè è da lì che è nato tutto questo casino.
x una domanda:
Non vedo perchè non dovrebbero. è vero come dici tu che c’è il rischio che non lo facciano, ma non tutti i paesi hanno movimenti separatisti, e soprattutto i legami economici vengono dopo. Anche perchè l’Italia dovrà essere il primo paese a riconoscerci, e va inoltre sottolineato che l’Italia dipende dai paesi esteri, che motivo avrebbe per esempio la Russia, alla quale l’Italia serve solo per le esportazioni di non riconoscerci?
Nel paper ho affrontato la questione “invasione” più che altro da un punto di vista pre-indipendenza. Alcuni spunti per comprendere anche degli scenari durante e post indipendenza ci sono, anche se non sono stati analizzati e approfonditi. Anche su questa tematica ci sarebbe molto da dire e molto da approfondire, ma mi limiterò a rispondere “a braccio”.
@TheVenetist
Proveranno sicuramente ad ostacolarci, ma lo stanno già facendo da molto tempo in realtà (seppur non sempre con la stessa “intensità”). Il punto è che lo stato italiano non può permettersi di “far scenate”, perché attirerebbe l’attenzione sulla questione e non ha le forze per mantenere il controllo di una situazione di quel tipo.
@Diego
Per quanto riguarda eventuali terroristi unionisti, non è da escluderne la nascita soprattutto nei primi anni di indipendenza, ma dubito che troverà supporto popolare. L’impopolarità deriverebbe più che altro dalla violenza con cui opererebbero (se non fossero violenti non sarebbero terroristi), aspetto che i Veneti ripudiano particolarmente.
@Una domanda e vianelo
I riconoscimenti di solito avvengono in maniera quasi automatica (vedi caso del Kosovo) e la presenza di movimenti indipendentisti in altri Stati non dovrebbe essere un problema perché i precedenti esistono già e sono per di più recenti. E’ molto difficile che in ambito europeo si creino situazioni di mancato riconoscimento, in particolare per alcuni motivi presenti anche nel paper. Un territorio economicamente e culturalmente rilevante come il Veneto non è paragonabile con il Sahara occidentale o la Transnistria o il Nagorno-Karabakh e non converrebbe a nessun membro dell’euro che una delle zone più produttive d’europa entrasse in una situazione politicamente ambigua con probabili conseguenze sul piano economico e finanziario: se non veniamo riconosciuti (ma siamo indipendenti de facto) chi ce lo fa fare di assumerci la responsabilità di dare man forte al pagamento di una quota del debito pubblico italiano? Una reazione simile scatenerebbe una crisi economica di proporzioni inimmaginabili e nessuno spera di trovarsi in una situazione simile.
Quello che gli Stati esteri ricercano è prima di tutto stabilità politica ed economica, dunque le condizioni necessarie affinché uno Stato non venga riconosciuto de facto è che non abbia abbastanza forza da mettere qualche Stato forte politicamente a gambe all’aria. Noi questa forza ce l’abbiamo.
Per quanto riguarda la questione storica, gli Stati non hanno una linea coerente: le alleanze e gli intenti cambiano al cambiare delle prospettive. Non credo che all’inghilterra gli interessi molto se lo Stato italiano si frantuma. Le minacce oggigiorno sono a qualche migliaia di km ad est da noi.
Mentre le azioni di ostacolare il processo indipendentista in realtà sono già in atto da tempo (io sono convinto che la Lega Nord sia diventata proprio uno dei principali stumenti a questo fine), per la questione riconoscimento oltre a concordare su alcuni punti di Battistel osservo altri aspetti.
Prima però una nota. Sui punti citati da Battistel, in particolare quello della leva finanziaria, e pure su quelli che andrò poi a menzionare, tutto dipende da chi sarà al governo delle Venezie indipendenti. Ci vorrà grande capacità strategica oltre che amministrativa per riuscire a mantenere in piedi la cosa, ricordando che uno stato può essere indipendente anche senza il riconoscimento di alcuno al mondo (con ovvie innumerevoli difficoltà).
Una prima mia osservazione. Non è solo questione finanziaria a sollecitare l’interesse dei paesi europei per un riconoscimento delle Venezie, ma potrebbe esserlo anche il rischio di uno scivolone geopolitico.
Io non mi limito a fare ragionamenti e scribacchiare su Internet, ma sono un cultore di relazioni, ed ho il polso di alcune forze che oggi contano niente, ma che in una situazione di rivoluzione (tale sarebbe l’indipendenza delle Venezie) potrebbero influenzare le scelte di governo, e so per certo che forze molto ben vestite sarebbero pronte a fare patti con la Russia ed addirittura paesi islamici piuttosto estremisti nel caso l’occidente voltasse le spalle. Non devo certo dirvi io poi quanta gente vede di buon occhio le basi americane, no?
Ecco, le basi americane probabilmente avrebbero una chance se da quella parte arrivasse una grossa spalla.
Però a questo aggiungo anche una osservazione di segno opposto. Se le Venezie hanno un peso, geopoliticamente parlando la penisola italiana ne ha uno ben più grosso. Il nodo cruciale stà proprio nel fatto che le Venezie dovrebbero assicurare che il resto della penisola rimanga controllabile.
La rivoluzione araba che un po’ ha sorpreso tutti, ha delle correnti insidiose che si contrappongono al filone di ispirazione liberalista, democratico e progressista (nel senso di avanzamento nelle scienze e tecnologie) che ha contribuito o ne è stato il principale propulsore (la cosa non mi è ben chiara). Tali correnti insidiose sono l’alleanza trasversale dei Fratelli musulmani. Ma non basta, all’interno la corrente shiita (filo iraniana) è oppositrice di quella sunnita (filo saudita). Ho pure cercato di contattare il leader della rivoluzione egiziana, per ricavare qualche impressione diretta, ma senza successo.
Ebbene, tutto ciò non può essere trascurato per una lingua di terra che si protende verso l’Africa del nord, quale è la penisola italiana.
Come Veneziani abbiamo la necessità di impedire una destabilizzazione della penisola, se non addirittura della stessa Italia, ma per il momento non siamo veneziani, e tutto è in partita aperta, anzi i pezzi sono ancora ben da schierare sulla scacchiera.
@Alessandro Battistel
premetto che spesso nei miei commenti faccio la parte del diavolo non per contraddire l’articolo o gli utenti, ma preferisco vedere le cose nel modo più obbietivo che mi è possibile.
io sono per l’indipendenza al 1000% ma prima di fare un passo voglio esaminare bene il campo di battaglia e le motivazioni del nemico (in base alle mie capacità).
“E’ molto difficile che in ambito europeo si creino situazioni di mancato riconoscimento, … Un territorio economicamente e culturalmente rilevante come il Veneto non è paragonabile con il Sahara…”
questo è vero ed è anche dimostrato nella storia della nostra terra. la serenissima è sempre stata tenuta in considerazione e temuta perchè economicamente potente, anche militarmente ma soprattutto diplomaticamente.
un territorio così piccolo come il nostro aveva retto le voglie le invidie gli interessi delle grandi nazioni-dominazioni sia dell’occidente che dell’oriente.
però oggi non siamo la serenissima. credo che sia possibile un riconoscimento europeo (anzi mondiale) solo se ci avviamo da soli verso una NOSTRA economia, governo… e difesa territoriale (non propriamente militare, anche se ci vuole, ma di cultura e amor proprio verso il proprio popolo e terra -chiamiamolo patriotismo-).
per quello che riesco ad osservare mi pare che oggi manchi una cultura di base veneta nei veneti.
“se non veniamo riconosciuti (ma siamo indipendenti de facto) chi ce lo fa fare di assumerci la responsabilità di dare man forte al pagamento di una quota del debito pubblico italiano?”
non riesco a capire cosa intendi. forse perchè sono fissato che non potremo mai essere indipendenti senza riconoscimento internazionale (a meno che tu non intenda “un’indipendenza interna” nostra anche se legati alla costituzione italiana).
“Quello che gli Stati esteri ricercano è prima di tutto stabilità politica ed economica, dunque le condizioni necessarie affinché uno Stato non venga riconosciuto de facto è che non abbia abbastanza forza da mettere qualche Stato forte politicamente a gambe all’aria. Noi questa forza ce l’abbiamo.”
condivido quello che dici ma solo nel concetto, manca l’atto concreto. forse la forza ce l’abbiamo ma all’europa questo non basta, lei vuole le garanzie (non parlo solamente in merito ai membri della comunità europea. se l’italia non ne facesse parte sarebbe sempre una nazione che fa gola dal punto di vista militare-strategico-territoriale).
e poi, l’economia viene dal territorio, cioè la forza di un popolo (quella che tu dici) deve essere libera di esprimersi e creare… ha bisogno quindi di una sua terra (propria e libera). l’italia ultimamente ha detto che i veneti i chiamano così perchè sono solo gli abitanti di una regione italiana che si chiama veneto (l’italia si fa forte d’avere il territorio poi il popolo lo adatta sopra. pazzi completi ma furbissimi).
“Per quanto riguarda la questione storica, gli Stati non hanno una linea coerente: le alleanze e gli intenti cambiano al cambiare delle prospettive”.
questo è ottimo. allora dobbiamo trovare alleanze. anzi dobbiamo prima di tutto recuperare e sviluppare una buona diplomazia (la nostra storica efficiente perduta diplomazia) e farci gli affaracci nostri verso altri stati. come fossimo già indipendenti. dobbiamo cambiare noi la storia.
“Non credo che all’inghilterra gli interessi molto se lo Stato italiano si frantuma”.
anche questo è vero (almeno oggi come oggi).
quello che avevo riportato spora erano infatti le paure e intenzioni della metà 1800.
oggi l’inghilterra non ha più l’india, quindi non teme nemmeno l’invasione russa giù di lì, ma le grandi nazioni hanno comunque una paura folle di essere ridotte territorialmente da altre. di solito è il pesce grande che si mangia quello piccolo. invece molti piccoli hanno difficoltà di organizzazione e intesa (interessi divergenti) nel caso volessero coalizzarsi contro quello grosso (la storia è piena di piccoli territori assoggettati ai grandi e non viceversa).
l’inghilterra non è più quella potenza dell’800, adesso ci sono altre nazioni.
comunque in tutto questo garbuglio, non desisto. io spero che i veneti tornino ad essere indipendenti. volevo solo far conoscere il mio modo di osservare la situazione veneta nel contesto mondiale. siamo tutti in una barca purtroppo e dobbiamo fare i conti con tutti. specialmente al giorno d’oggi che i tempi delle comunicazioni e spostamenti hanno messo gomito contro gomito il mondo dell’est e quello dell’ovest.
Parlando di situazione internazionale… Sono più arrivate notizie interessanti dal (speriamo ex) Belgio?
Scusate la domanda un po off-topic
E’ chiaro che la presenza di una popolazione ostile in Veneto (e non più di “mansueti contadini”, come venivano descritti i Veneti subito dopo l’annessione) porterebbe un costo per l’Italia in termini di stabilizzazione e repressione.
Ma il punto è un altro, ed è quello fondamentale: per ogni euro che l’Italia dovesse spendere per mantenere il controllo del Veneto, un altro euro dovrà essere speso dai Veneti per poter contrastare la presenza italiana.
Bisogna vedere non tanto quanti euro l’Italia è disposta a spendere, ma a quanti euro i Veneti sono disposti a rinuciare per investirli nell’indipendenza…
Commentante pure liberamente senza alcuna remora, nessuno al mondo (né tantomeno io) ha la verità in tasca e quindi benvengano anche critiche ed osservazioni a cui tenterò di rispondere con molto piacere.
Durante e dopo aver raggiunto l’indipendenza, le abilità politiche dei nostri rappresentanti avranno un grosso peso sulla buona riuscita del processo indipendentista.
Dice bene Claudio quando afferma che anche uno Stato non riconosciuto può essere indipendente, seppur con molte difficoltà ed è quello che volevo dire quando ho scritto (con qualche errore che forse mi è costato la comprensibilità della frase) “se non veniamo riconosciuti (ma siamo indipendenti de facto)”. Al posto di “ma siamo indipendenti de facto” avrei dovuto scrivere “ma fossimo comunque indipendenti de facto”.
Sulle basi americane ho personalmente evitato volutamente di affrontare tale tematica, perché molto contorta e delicata. Non è solo una questione di presenza e linea di governo degli USA, ma anche di problemi interni agli USA stessi. La storia e la logica ci aiutano a capire che quando uno Stato ha grossi problemi al suo interno, l’impegno in politiche estere si tende a ridurre. Dunque, la questione delle basi americane è sicuramente una carta da tenere presente, ma bisognerebbe approfondire e valutare ogni singolo aspetto di tale questione, cosa sicuramente non facile.
Che lo Stato italiano abbia un peso significativo nel mondo è vero ed è per quello che parlavo di “assumerci la responsabilità di dare man forte al pagamento di una quota del debito pubblico italiano”. Sarà nostro interesse che l’economia italiana non vada allo scatafascio perlomeno nei primi anni di indipendenza.
La cosa migliore per noi sarebbe uno smembramento spontaneo dello Stato italiano e un riassetto generale delle economie ora soggette allo Stato italiano.
Per quanto riguarda gli appoggi esterni è da quando sono attivo nel mondo dell’indipendentismo veneto che premo verso un’apertura in tal senso, ma sono pochi e neanche buoni quelli che seguono più o meno assiduamente questa linea.
Sulla questione dei costi posta da antonio vorrei fare delle considerazioni. Prima di tutto non è detto che la relazione sia di parità “se ita spende 1, allora il veneto deve spendere 1” e dubito fortemente che tale relazione sia lineare che implicherebbe un rapporto costante nel tempo. E’ molto più probabile che il rapporto muti anche considerevolmente in funzione dell’evolversi della situazione.
Cmq credo che il costo che i Veneti dovranno affrontare sarà più un costo in termini di tempo e rischio, che non in termini monetari.
Per quanto concerne la situazione belga, hanno fatto il record (superano l’Iraq) di giorni senza governo. Se il Belgio si divide bisognerà prendere la palla al balzo e premere il piede sul accelleratore.
avete sentito dei boati sul fadalto?
un euro, mezzo euro, dieci centesimi. Quello che è. Quel che è certo è che l’euro che spende, l’Italia cercherà di recuperarlo anche in veneto. imprese che chiudono, lavoratori per strada. ma i veneti sono pronti ad affrontarne il costo?
è chiaro che per il veneto economicamente sul medio lungo periodo l’indipendenza conviene, ma nel breve? l’italia è sull’orlo del fallimento, solo lombardia, veneto ed emilia romagna la tengono in piedi. se una di queste se ne va, crolla tutto. l’italia non ha nulla da perdere a portare con se il veneto nel dirupo. dare una pedata alla ben più grossa, ma vacillante, italia potrebbe voler dire per il veneto solo farsi trascinare giù.
Quel genere di spesa ha degli “effetti indesiderati” sulla capacità dello Stato italiano di stare in piedi: grossi problemi a recuperare capitali sui mercati, riduzione della base imponibile fiscale, malcontenti (minor spesa pubblica e/o maggior prelievo fiscale e/o espropri). Tradotto, la tempistica entro la quale lo Stato italiano si ritroverebbe in una situazione in forti tensioni di liquidità sarebbe così stretta che per quanto si sforzasse di gestire la situazione non avrebbe vie di fuga.
Questa situazione riguardarebbe non solo noi Veneti, ma anche Friulani, Liguri, Siciliani, Napoletani, ecc e la situazione non andrebbe a genio a nessuno, politici italiani compresi (perderebbero le poltrone e anche le facce). E’ una questione di calcolo di convenienza.
E’ vero che il Veneto è un pezzo da 90 economicamente parlando, ma questo non implica che con l’indipendenza l’Italia sarebbe destinata per forza alla bancarotta immediata.
Basterebbe proporre dei piani di riordino dei conti come quelli che l’UE, la BCE e l’IMF stanno applicando con Grecia, Portogallo e Irlanda a seguito dei grossi problemi di sostenibilità dei loro debiti.
Credo che alla fine dei conti anche all’Italia convenga stare tranquilla e accettare un po’ di austerità post-indipendenza veneta e non dare vita a conflitti che non gioverebbero proprio a nessuno.
Non c’e’ UE, BCE, IMF (o risparmiatori cinesi) che possa salvare lo stato italiano. Gli interventi su Grecia e Portogallo sono possibili perche’ si tratta di economie piccole. Nel caso della Grecia si e’ trattato di assicurare un terzo del loro debito (100 miliardi) per cercar di tranquillizzare la situazione. ITA ormai ha quasi 2000 miliardi di euro in debito. Nel casso andasse sull’orlo del default ci vorrebbe un buon samaritano con perlomeno 800 miliardi di euro da dare come garanzia. Non credo che la BCE sia disposta a “creare” 800 miliardi.
Il debito pubblico italiano è sicuramente ingente e non è gestibile come quello greco o portoghese, sono d’accordo.
Però, il punto che volevo sollevare è che per i mercati sarebbero più scioccati da una notizia di Veneto bloccato economicamente da azioni di repressione italiane piuttosto che da un processo di indipendenza pacifico, che segue delle tappe intermedie da distribuire durante un arco di tempo ragionevole (in base anche alle condizioni di mercato presenti in quel periodo), intermediari adeguati e magari garanzie sulla stabilità delle finanze delle istituzioni coinvolte.
Senza ombra di dubbio lo Stato italiano dovrà affrontare tempi duri, ma questo va anche al di là della nostra indipendenza, non a caso la BCE ogni tanto fa i suoi appelli (in particolare all’Italia) a mettere in ordine i conti. Il nostro ruolo potrebbe essere quello di garantire un determinato piano di acquisti di titoli di Stato italiani insieme ad altre istituzioni (BCE e IMF in prima linea, e non è da escludere interventi dei cinesi dato il loro impegno in titoli portoghesi: http://www.reuters.com/article/2010/12/22/portugal-china-idUSLDE6BL0TY20101222) in modo tale da garantire un certo periodo di maggiore serenità, a patto che vengano fatte determinate manovre politiche: privatizzazioni, liberalizzazioni, tagli alla spesa e volendo anche la creazione di una moneta italiana che potrebbe dare maggiore respiro attraverso le svalutazioni.
In ogni caso credo sia meglio valutare la prospettiva che se ci stacchiamo noi Veneti è molto probabile che lo Stato italiano si sgretoli. Se lo Stato italiano si sgretolasse il debito si distribuirebbe secondo criteri da concordare sui nuovi Stati e date le nuove dimensioni delle economie, le situazioni in difficoltà sarebbero più gestibili che non in una situazione di stato unitario.
Alessandro, non ci siamo. Concordo che per l’Italia mantenere ilm controllo su di un Veneto recalcitrante sarebbe un costo insostenibile. Ma anche l’indipendenza del Veneto avrebbe un costo insostenibile per l’italia. Per l’italia non si pone alcun vero problema.
Il problema si pone per i Veneti: un aumento della conflittualità col governo centrale può fare molto male all’economia veneta. Nella storia della Repubblica italiana in 65 anni il Veneto ha avuto per più di 55 anni un Governo che aveva la maggioranza dei consensi in Veneto, e sai benussimo quali problemi si sono avuti nei brevi periodi in cui la sinistra italiana (che non capisce il nostro nsistema produttivo) è andata a potere. Immagina cosa succederebbe alla nostra economia con un governo italiano in conflitto con i Veneti.
Pongo la domanda: a me, imprenditore veneto, nel breve-medio periodo MI CONVIENE che aumenti la conflittualità con lo stato italiano, che si militarizzi il territorio, che le tasse aumentino per finanziare la stessa repressione? E a me, lavoratore, che nel breve-medio periodo vengo licenziato perché il mio padrone rifiuta la giurisdizione italiana, mentre il mio vicino di casa continua a lavorare perché il suo padrone è italianofilo: con chi mi incazzo? col mio padrone venetista che vuole liberarmi dal giogo italiano oppure con lo stato italiano che pretende che tutti rispettino la sua legge?
per i Veneti nel lungo periodo non vi è dubbio che l’indipendenza sia conceniente, ma nel breve? conviene lottare per l’indipendenza e subirne le conseguenze? o le risorse necessarie per una tale lotta sarebbero insostenibili per una regione ricca come la nostra?
per questo dico che l’indipendenza è un investimento.. nel breve periodo sono necessari molti sacrifici economici (come minimo): quanti Veneti sono disposti a sopportarli?
Questo è il problema e io sono convinto che, a fdiferemza dei giovani e poveri libici che scendono in piazza e muoiono nela speranza di costruire una libia senza gheddafi, la gran parte della ben più vecchia e ricca popolazione venieta non ha alcuna intenzione di sacrificarsi nel breve periodo per un futuro che non vedrà mai.
Diverso è per l’Italia, per la quale, nonostante tutto, nessun problema si pone: sia nel breve che nel lungo periodo l’indipendenza del Veneto non le conviene, e quindi le conviene giocare non tabto sulle proprie, ma sulle convenienze dei Veneti…
Mi scuso per il ritardo, ma non avendo notifica di risposta via mail o simili devo controllare manualmente e leggo solo ora la risposta.
La posizione che io sostengo è che se l’italia si trovasse a decidere tra “bastonarci” oppure lasciarci andare, si troverebbe essenzialmente tra una morte pressoché certa ed immediata (repprimerci) oppure affrontare grosse problematiche (lasciarci andare pacificamente) che seppur includerebbe un rischio non trascurabile di default per l’italia, questo rischio sarebbe sicuramente minore in una scelta di autodeterminazione pacifica che non rispetto ad uno scenario da guerra civile o comunque di forti disordini.
Il punto è quindi non tanto tra “Veneto fuori” o “Veneto dentro”, ma tra la quasi certezza di fallire subito (e per subito intendo nel giro di qualche settimana, al massimo qualche mese), oppure accettare di dover assumersi le proprie responsabilità e prendere le misure necessarie per sopravvivere (quindi, non si esclude il fallimento, ma se avverrà, non sarà immediato perché in casi come questi si prendono in considerazione manovre straordinarie che permettono di stabilizzare la situazione per un breve periodo di tempo).
Dunque, all’italia non conviene reprimerci perché sceglierebbe la strada più pericolosa per la sua stessa sopravvivenza.
Se accadesse che decidesse di reprimerci, nessuno ha detto che l’imprenditore indipendentista deve tenere chiusa l’azienda. L’unica cosa che l’imprenditore deve fare è quella di non versare neanche un centesimo al fisco, il che è molto diverso dal non lavorare.
Non nego che ci sono dei costi immediati che devono essere sostenuti per permettere la transizione, ma da qui a dire che non sono sostenibili, beh, è tutto da vedere. In ogni caso, essi dipendono molto da cosa farà l’italia e se non vorrà fare la masochista, per noi è una strada in discesa o quasi. Se invece vuole tentare la via della repressione, allora le cose si complicano perché bisogna valutare come si muoverebbero in un secondo momento gli altri Stati e le organizzazioni internazionali (guardare il caso libico per capire cosa succede quando non c’è (per ragioni diverse) un governo stabile e la caduta di un sistema politico intero). Per come la vedo io (e come ho anche parzialmente scritto nel paper), non vedo molte possibilità che l’italia segua la strada della repressione e le chances dell’italia di sopravvivere sono più alte se ci lascia andare tranquillamente (perché protetta da condizioni di maggiore stabilità internazionale, economica, ecc) piuttosto che in una situazione di, perdona il linguaggio, casino generale.
tanto pì, deso co sto afar de la libia, me sa ca la coestion veneta no la fasa comodo a le grande nasion. l’itajia la xe na baxe masa comoda par lori e se la fuse framentada i perdaria potere de controlo.
par mi no xe solo l’itajia ca la ne parmetarà de destacarse.