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IL METANO DEL VENETO NON SI DEVE TOCCARE

di Gianluca Panto

L’argomento era fermo all’incirca da una decina d’anni.

Ma soffiando sulle paure degli italiani e sfruttando un presunto panico da imminente crisi energetica, che renderà l’Italia sola ed indifesa davanti a Gheddafi perché priva di materie prime e di gas ci riprovano.

Vogliono sfruttare il metano presente nei giacimenti sottomarini dell’Alto Adriatico.

Il rischio è sempre quello, lo spettro della subsidenza .

Senza neanche andare a fare tanti discorsi se valga o no la pena correlo tale rischio sarà bene fare subito quattro conti della serva.

Quanto metano c’è ?  30-40 miliardi di metri cubi, spannometricamente .

Detto così sembra un quantitativo enorme.

A quanto ammonta il consumo di metano in Italia ? Nel 2010 siamo a 82,3 miliardi di metri cubi.

Ci facciamo si e no mezzo inverno , e scarso anche .

Supponiamo che lo consumiamo solo noi . Ci facciamo 3-4 anni di consumi nazionali veneti e poi puff, Venezia sprofondata .

Ergo, il gioco non vale la candela, troppi rischi a fronte di poco metano.

Sul rischio subsidenza si potranno fare certo molte valutazioni di impatto ambientale per prevedere tutto il prevedibile , come sempre.

Ricordo che 25 anni orsono all’Università di Padova sono stato allievo del prof. Gambolati.

(Bravissimo ricercatore, a mio avviso, ed eccellente docente , avendo tempo di approfondire nella sua opera si può trovare molto su tali argomenti http://www.dmsa.unipd.it/~gambo/publications.html )

Succedeva che negli elaboratori universitari del tempo girava un modello ad elementi finiti con il quale stavano tentando di prevedere la subsidenza della città di Ravenna a seguito dei prelievi di acqua ed idrocarburi dal sottosuolo.

Ricordo bene l’algoritmo risolutivo detto del “rilassamento” e quello del “gradiente coniugato modificato” che studiai a lungo per riuscire a scopiazzarli un po’ ed usarli  per scrivere il software della mia tesi di laurea su un più lento PC .

Nel fare questo entrai un po’ in confidenza con un assistente che mi fece vedere delle belle cose.

La città di Ravenna non stava proprio bene in termini di abbassamenti .Cioè sprofondava e non di centimetri , bensi di decine di centimetri, in alcuni casi fino a due metri.

Il prelievo di falda era la voce preponderante ma vidi che anche l’asportazione di idrocarburi, se non considerata opportunamente poteva dare contributi che non sono lineari.

Cioè se li sommi ad altri eventi le cose possono amplificarsi inaspettatamente e tutto d’un tratto , nell’avvicinarsi troppo ad un certo limite la situazione può diciamo così “ sfuggire di mano”.

Poi metteteci anche in conto il fatto che questi sono conti teorici, fatti con modelli sofisticati del sottosuolo, dove non tutto è sempre prevedibile perfettamente .

Spero di avervi convinto e dopo questa mia leggera chiacchierata autobiografica tra amici , converrete con me che si deve lasciare il metano adriatico dove si trova .

Sottoterra.

Gianluca Panto
Responsabile Energia Veneto Stato

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