Come saprete con il decreto “blocca solare” si sono scatenate le proteste delle imprese del settore, dalle quali parte un allarme di una crisi nera, con possibili chiusure e licenziamenti di un settore che impiega sui centomila lavoratori.
L’altra sera ho visto un pezzetto di un programma della tv italiana “le iene” in cui veniva proprio discusso questo tema. L’intervistatore, pur nel suo stile scanzonato di quel programma, aveva chiesto il parere ad alcuni operatori, i quali senza mezzi temini dicevano che sarebbero stati costretti a chiudere: senza incentivi nessuno acquista.
Nel breve filmato viene pure mostrato un impianto fotovoltaico installato in una villa a Roma, dove il proprietario afferma di non avere sborsato nemmeno un centesimo per quell’impianto in quanto finanziato dalle banche, e pagato nel tempo dagli incentivi. Un bel business dove lui ci guadagna energia e impianto gratis, ma che con questo decreto rischia di diventare un boomerang visto che la banca aveva già fatto richiesta di rientro immediato del capitale anticipato. Candidamente l’intervistatore mostra sul tetto della casa l’impianto mostrandolo come la cosa più simpatica e pulita del mondo. Altro che centrale di Fukushima!
A volere questo decreto sono due ministri, Paolo Romani e Giancarlo Galan. Che quest’ultimo sia un simpatizzante del nucleare non è una novità, vista la sua proposta di “offrire” il Veneto come terra per installare un nuovo impianto (per altro, quanto sono simpatici questi Leader Maximi che senza remore dispongono del territorio a loro piacimento, senza curarsi minimamente dei milioni di persone che ci vivono!), e quindi potrebbe suonare sospetta la sua posizione.
Ma da Paolo Romani leggiamo la dichiarazione (tratto da PMI.it): «Con questo decreto abbiamo finalmente dato inizio ad una stabilizzazione del mercato dell’energia da fonti rinnovabili. Eravamo entrati in una bolla che sarebbe esplosa al raggiungimento della quota Ue al 2020 di 8.000 mw da fotovoltaico, quota che siamo in grado di raggiungere invece in pochi mesi».
Dunque si parla di bolla speculativa, perché sì, inutile negarlo, tutto l’affare incentivi rinnovabili ed in particolare sul fotovoltaico, si è ridotto ad essere una bolla speculativa.
Prima di continuare però è opportuno chiarire alcuni punti, tra cui “l’inclinazione politica energetica” (diciamo così) di chi vi scrive. A me pare chiaro che l’uso di combustibili fossili sia un vicolo cieco, dannoso (basti pensare al disastro nel Golfo del Mexico dell’estate scorsa) ed anche un po’ miope, considerando che il petrolio è una fonte importante di componenti chimiche che hanno un pregiato impiego in ben altri settori che bruciarli stupidamente. D’altra parte l’alternativa nucleare, che tuttavia pone diversi grossi problemi di entità non minore di quelli posti dai combustibili fossili: lo smaltimento delle scorie, i costi destinati a salire molto del combustibile attualmente normalmente usato (uranio arricchito) dato che sono rari e incidentalmente quasi tutti concentrati in aree politicamente instabili, ed infine il vero problema, il più serio e che mi ha sempre dato da pensare, che pareva fosse assicurato da nuove tecnologie sviluppate ma che i tre recenti incidenti in Giappone hanno evidenziato: il rischio di fusione. Un rischio raro, ma che quando accade diventa un caso di pura fortuna il riuscire a contenerlo, in cui l’opera di contenimento dipende dal numero di morti che si vuole accettare e che sono disposti a sacrificarsi “per il bene di tutti” (e in questo caso la parola ha un reale valore).
Per il nucleare il caso giapponese sarà il banco di prova che ci dirà qual’è il limite di tale tecnologia, visto che quello giapponese è il sistema più accurato, più preciso, più sicuro al mondo. Se loro sono in difficoltà, figuratevi cosa accadrebbe con un impianto installato in Italia dove se c’è una goccia che esce da una pompa, prima si pensa a spaghetti e mandolino, e poi alla pompa.
Ci restano le cosidette rinnovabili, che per adesso in molti casi sembra un ritorno a cavallo e carrozza.
E’ un bel dilemma, che alla fine io sono convinto porterà al miglioramento delle tecnologie per la cattura di energia naturale (nelle sue varie forme alla fine riconducibili al sole), e per lo sviluppo di soluzioni alternative al nucleare di oggi (ma sempre sul principio della estrazione di energia dall’atomo), ma sarà dura.
E’ quindi importante poter sviluppare sia tecnologie legate al solare, sia tecnologie autoestinguenti legate all’atomo. Per questo è necessario sostenere l’industria che vi opera?
Eccoci di nuovo a tema. Gli incentivi averebbero avuto la pretesa di sostenere l’industria che produce sistemi basati su energia rinnovabile, nella speranza che evolvesse in soluzioni tecnologiche più adeguate. Ma che cosa si è ottenuto? Una banale bolla speculativa.
Affermare le cose così tanto per battere le dita sulla tastiera non è utile. Con gli incentivi realizzati dal governo italiano e non solo, altri stati europei hanno perseguito la stessa (o simile) via, con risultati più o meno comparabili, si è in sostanza alimentata una speculazione. Per capirlo prima di tutto guardiamo cosa è stato maggiormente incentivato: energia eolica ed energia fotovoltaica, a grande distanza troviamo l’energia termosolare.
Quest’ultima ha avuto meno incentivi perché in realtà è l’unica che ha un bilancio economicamente positivo.
Quando parliamo di economia, nel campo dell’energia, dobbiamo considerare diversi fattori, che per il nucleare ad esempio sono (colpevolmente) omessi. Questi fattori sono sia il costo di produzione dell’impianto, sia il costo del combustibile ed il suo trattamento, trasporto e stoccaggio, sia il costo di pulizia e smaltimento, ivi incluso quello relativo alla decontaminazione in caso di incidenti o per uso normale (si pensi al problema del piombo nella benzina, costato la sostituzione con altri composti e relativi catalizzatori di abbattimento).
Poiché l’Italia è piena di santi, predicatori e gente che in genere si impiccia di questioni umane, parlare di economia a volte suona come blasfemo di fronte alla “sacralità” dell’essere umano e della sua salute.
Ma invero è proprio l’economia che ci indica un metodo razionale e misurabile con cui fare i conti proprio con quegli elementi che prima o poi possono incidere su quell’aspetto umano. Per cui ai lettori italiani consiglio di non trascurare per niente l’aspetto economico. Economia è anche il costo di avere persone malate che invece di contribuire al progresso della comunità devono essere assistite (o anche brutalmente si volessero gettare, come fossimo a Sparta, si avrebbe una decurtazione della popolazione attiva), è quindi il costo di dover rendere salubre e sicuro l’ambiente in cui esseri umani, animali e vegetali vivono in simbiosi.
L’economia dei sistemi che sfruttano energia derivata dal cosmo (vento, onde, energia solare diretta, correnti di marea, invasi idroelettrici…) non hanno tutti lo stesso livello di risultati. I sistemi eolici hanno un buon bilanco economico se installati in aree dove il vento c’è ed è abbastanza frequente. L’Olanda arriva ad avere un eccesso di produzione di energia grazie al vento, la Danimarca copre il suo fabbisogno energetico. Pare che in Italia non si riesca a cavare fuori molto con il vento. Nel sud della penisola sono stati fatti molti impianti, ma viene riportato che le pale spesso sono ferme. Là il business non era la produzione di energia, ma la vendita dei terreni.
Tuttavia il grosso dell’affare lo ha giocato il fotovoltaico. Centinaia di pannelli solari sono stati posati su tetti di abitazioni e capannoni industriali, e perfino sui campi, ma rigorosamente fuori dai centri storici delle città: “che sia mai che la bellezza venga sacrificata sull’altare della funzionalità!” Si son detti, con grande senso umanistico, negli uffici tecnici comunali.
Allora vediamo di fare i conti su questa fantastica cosa che è l’energia ricavata dalla luce del sole. Prima di tutto un breve cenno su come funziona. Il sole se fate attenzione è luminoso! La sua luce è costituita da particelle prive di massa e di pura energia chiamate fotoni, essa quando colpisce una superficie su cui sono depositati dei cristalli di silicio drogato con arsenico tale da formare un dipolo N-P, avviene che il fotone apporti un fattore energetico agli elettroni che orbitano attorno ai nuclei degli atomi di silicio per cui uno o più elettroni sfuggono dall’orbita e saltano di atomo in atomo tale per cui viene a formarsi una corrente elettronica che si presenta ai capi della piastra (chiamata cella fotovoltaica) dotata opportunamente di questi terminali, ricavando così energia elettrica.
Tra il dire e il fare c’è di mezzo una serie di fattori per cui il rendimento, cioè quanta energia colpisce la cella e quanta la cella ne eroga, sia ben lontano dall’ideale ma impossibile 100%. Le celle migliori dieci anni fa avevano un rendimento intorno al 13…14% (dati della Q-Cells tedesca), oggi siamo sul 16%. Cioè in dieci anni non è cambiato quasi niente!
Sono state annunciate anche altre tecnologie, il “film sottile” e “vernici” fotovoltaiche, ma o hanno rendimenti più bassi (anche se con costi di produzione minori deve ancora essere chiarito se il bilancio costo produzione/energia prodotta nell’arco di vita è positivo) o sono utili solo per speciali applicazioni dove contano altri fattori, non la resa; e di fatto non sono quelle largamente offerte nel mercato che resta ancora vincolato alla cella al silicio.
Il problema nasce dal fatto che queste celle per farle richiedono lavorazioni molto laboriose e molto affamate di energia! L’energia richiesta per costruire una cella e quella che tale cella genera nell’arco della sua vita di funzionamento a malapena viene coperta con questi rendimenti. In altre parole, essendo tanto basso il rendimento, l’energia richiesta per realizzare la cella sarà a malapena restituita dalla cella nell’arco di tutta la sua vita: 25 anni!
Vi chiederete ora che razza di affare sia questo, no? Ed in effetti l’affare è un bluff. Se l’affare fosse un affare le celle fotovoltaiche sarebbero economicamente convenienti, si venderebbero da sole come si vende la benzina, ma si dà il caso che siano molto costose, e l’impianto per il loro sfruttamento lo sia ancora di più introducendo di sovrappiù perdite dovute all’energia dispersa per resistività delle connessioni, dei cavi di collegamento, della riflettività e opacità del vetro di protezione (per non parlare dello sporco che si deposita nel tempo), e soprattutto dell’inverter, l’apparecchio elettronico che trasforma l’energia elettrica a corrente continua generata dai pannelli in corrente alternata a tensione e frequenza adeguata a fare funzionare tutte le utenze elettriche normalmente usate, per un totale di perdite di circa il 15% nel migliore dei casi.
Perché questo genere di impianti diventasse accettabile occorreva un aiuto. Un incentivo appunto, che solo lo stato può permettersi di fare agendo come medium parassitario nel sistema economico di un paese. Esso viene ricavato succhiando danaro dalle bollette elettriche e in parte da tassazione (sempre delle bollette)
Ah, visto che ci siamo, anche i sistemi economici hanno rendimenti. Poiché un sistema che succhia danaro deve essere gestito da qualcuno che dovrà essere pagato, il sistema di tassazione ha sempre un rendimento inferiore al 100%, e siccome in genere si tratta di danaro che non ha una relazione diretta do-ut-des, è usuale vedere chi se ne approfitta ed operando da intermediario nei sistemi di tassazione ne succhia una parte agendo da parassita del parassita.
Gli incentivi qui sono stati tali che l’affare profumava di sfruttamento, così ci si sono buttate imprese che offrono consulenza, calcoli, burocrazia e naturalmente le banche, facendo lievitare il costo del 100%.
I pannelli fotovoltaici sono poi finiti tutti in Cina, oggi il principale produttore di celle e pannelli fotovoltaici. Per esempio, la Q-Cells, premiata da Khol in Germania nel lontano 1999, ha delocalizzato i suoi impianti in Cina così come lo ha fatto la BP, si proprio la British Petroleum, uno dei principali produttori di celle fotovoltaiche. Tutto questo made in china ha fatto si che invece di investire nello sviluppo della tecnologia migliorando i rendimenti sia invece stato concentrato nel ridurre i costi, e possibilmente guadagnarci di più alle spalle dei lavoratori cinesi che tanto loro con una ciottola di riso mangiano.
Quanto costa un pannello fotovoltaico? Acquistando da diversi produttori (i cinesi sono artisti nel copiare, e sono proliferate le aziende più o meno wannabe) i pannelli per un impiando tra 3KW costano circa 2000 euro. Si, lo so, a voi ve ne chiedono 20000, ma ora spiego il perché. Oltre al pannello ci vogliono dei supporti di metallo, che siccome sono fatti in Europa costano uno sproposito, se fossero fatti in Cina costerebbero meno di 100 euro in tutto. Poi serve un inverter. Costo 200 euro. Ma a voi lo vendono sui 3500, ah già, anche perché è dotato di un dispositivo di distacco omologato che da solo (colpa dell’omologazione) costa un migliaio di euro, il resto finisce in tasca. Poi vi serve il cablaggio e chi fa la posa, e qui siamo sull’onesto, probabilmente 500…1000 euro. Infatti per questo lavoro vengono sfruttati gli elettricisti che sono pure felici perché almeno lavorano. Ma la cosa più importante è la burocrazia, altrimenti come fate a sfruttare gli incentivi e la banca come fa a prestarvi i soldi senza rischiare un centesimo, il tutto alle spalle dei pagatasse che finanziano tutta questa giostra?
Non stupitevi, il costo della burocrazia è circa il 15/20% del costo dell’impianto. Se poi aggiungiamo i costi parassitari “inivisibili” della tassazione sulle bollette arriviamo a fare costare un impiando fotovoltaico 10* 2 volte il costo che avrebbe avuto.
Ma tanto a voi non interessa, come quel signore di Roma intervistato dal tizio “delle iene”: tanto paga la banca e poi si paga da solo con l’incentivo assicurato. Un meccanismo meraviglioso per alimentare una macchina mangiasoldi che alimenta sé stessa, una specie di mutui subprime del fotovoltaico.
Da non credere? Come fa un intero comparto industriale a strapparsi i capelli e dichiarare il rischio chiusura e fallimento senza incentivi? Significa che è stata costruita una industria parassitaria, che vive di tasse.
Voi italiani dovreste esserne avezzi, buona parte dell’economia italiana funziona in questo modo, mica per niente il debito pubblico continua a crescere. E’ come in Grecia, dove tutto è pagato dalle tasse, e siccome non è possibile farlo si fa debito pubblico all’infinito e oltre. Questo è il destino dell’Italia, perché non solo deve alimentare i 20mila forestali calabresi, i portaborse, i corazzieri e le 600mila auto blu, ma ora è arrivato a finanziare addirittura l’industria, e questo caso ne è una schietta testimonianza.
Claudio G.
*Errata corrige: avevo erroneamente digitato 10 confondendomi con il 100% di incremento (approssimativo) che in effetti corrisponde ad un raddoppio. Mi scuso per l’errore di battutura.
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Bravo , hai centrato il problema.
A Giugno in Italia si dovrebbe arrivare a 7000 mW di potenza fotovoltaica globale installata.
Mica roba da poco , tipo 6 o 7 centrali nucleari di potenza media !
Il 15% del fabisogno elettrico di picco nazionale che però funziona solo d’estate con il bel tempo e di giorno .
Mi sa che ci siamo spinti un pò troppo avanti.
Sviluppare il fotovoltaico va bene, ma passare da zero totale a un quantitativo enorme da un giorno all’altro , senza controllo..
Adesso si dovranno tirar fuori 3 miliardi/anno di incentivi .
Lo stato non paga nulla, pagano i contribuenti con costi aggiuntivi in bolletta .
Anzi lo stato ha incassato le tasse dalle imprese che hanno realizzato profitti, questo gli interessava , una una tantum di due-tre anni per poi mollare ognuno al proprio destino.
Incentivi, fatti con i soldi degli altri, per incassare tasse .
Contribuenti spennati e imprese utilizzate come strumento usa e getta, utile al raggiungimento dello scopo.
Si doveva ammortizzare meglio la faccenda , magari in un decennio, per dar tempo alle tecnologie anche di migliorarsi .
Così mentre l’Europa continuerà ad andare avanti e tra dieci anni installeranno i pannelli di ultima genertazione, noi ci ritroveremo un parco solare vecchio inefficente e costosissimo.
Oramai l’hanno fatto . Prepariamo il portafogli.
Bravo , hai centrato il problema.
A Giugno in Italia si dovrebbe arrivare a 7000 mW di potenza fotovoltaica globale installata.
Mica roba da poco , tipo 6 o 7 centrali nucleari di potenza media !
Il 15% del fabisogno elettrico di picco nazionale che però funziona bene solo d’estate con il bel tempo e di giorno dalle 10 alle 14 .
Mi sa che ci siamo spinti un pò troppo avanti.
Sviluppare il fotovoltaico va bene, ma passare da zero totale a un quantitativo enorme da un giorno all’altro , senza controllo..
Adesso si dovranno tirar fuori 3 miliardi/anno di incentivi .
Lo stato non paga nulla, pagano i contribuenti con costi aggiuntivi in bolletta .
Anzi lo stato ha incassato le tasse dalle imprese che hanno realizzato profitti, questo gli interessava , una una tantum di due-tre anni per poi mollare ognuno al proprio destino.
Incentivi, fatti con i soldi degli altri, per incassare tasse .
Contribuenti spennati e imprese utilizzate come strumento usa e getta, utile al raggiungimento dello scopo.
Si doveva ammortizzare meglio la faccenda , magari in un decennio, per dar tempo alle tecnologie anche di migliorarsi .
Così mentre l’Europa continuerà ad andare avanti e tra dieci anni installeranno i pannelli di ultima genertazione, noi ci ritroveremo un parco solare vecchio inefficente e costosissimo.
Oramai l’hanno fatto . Prepariamo il portafogli.
Segnalo un altro caso di parassitismo mascherato da mercato, in quanto imposto da leggi pubbliche al solo scopo di incentivare le professionalità cosiddette “green”.
Sto parlando degli Attestati di Certificazione Energetica (ACE) che da alcuni anni a questa parte sono andati progressivamente espandendosi, in forza di obblighi normativi sempre più cogenti ed estesi.
Gli ACE (e assimilati, a seconda del periodo e del contesto geografico) sono schede tecniche con cui viene assegnata la classe energetica alle unità immobiliari, sul modello di quanto accade per gli elettrodomestici.
Attualmente qualsiasi compravendita immobiliare deve essere accompagnata dall’ACE, pena la nullità dell’atto o il rischio di pesanti sanzioni.
Peccato che tale obbligo, di per sè magari discutibile ma non del tutto irrazionale, sia stato esteso dal legislatore a qualsiasi tipo di unità immobiliare (anche a quelle con dieci-quindici anni di vita e più, ovviamente tutte rientranti nell’ultima classe, la G) e persino alle locazioni, per le quali l’obbligo ha ben poco senso, in quanto le eventuali modifiche strutturali per migliorare il rendimento energetico delle unità immobiliari locate non competerebbero comunque all’inquilino. Senza contare il fatto che, anche nel settore delle locazioni, anzi soprattutto in questo settore, la stragrande maggioranza degli immobili locati appartiene alla classe G.
Si noti che espresse disposizioni normative e/o regolamentari impediscono di autodichiarare l’appartenenza alla classe G a proprietari e venditori, con l’effetto di obbligarli comunque a far redigere degli ACE che non fanno altro che affermare quanto già si sa, ovvero appunto che quelle unità immobiliari sono nell’ultima classe energetica. Si noti altresì che in tale classe, ribadisco l’ultima, si situa almeno il 90% del patrimonio immobiliare, per evidenti ragioni anagrafiche e tecnico-costruttive.
Il mercato dei certificatori energetici, generato e cresciuto in modo abnorme esclusivamente in forza di legge, rappresenta uno dei tanti ambiti di lavoro non realmente produttivo e, spiace dirlo, parassitario. Spiace dirlo perchè per lo più si tratta di giovani geometri, ingegneri e architetti che avrebbero ben diverse ambizioni. Ciò non toglie che essi siano di fatto complici di un sistema che redistribuisce forzosamente denaro senza produrre ricchezza: gli ACE non servono a nulla e costano centinaia di Euro.
Ciao,
è vero che il settore energetico del fotovoltaico fa fatica a “sopravvivere” senza gli incentivi statali, e che tali incentivi sono in bolleta ai consumatori. C’è da dire però che è così con tutte le forme di energia!
Nel 2007 un rapporto dello UNFCCC, l’organo ONU che si occupa dei cambiamenti climatici, ha stimato che ogni anno carbone, gas e petrolio ottengono sussaidi pubblici per un totale di 200 miliardi di dollari, pari al 64 per cento della spesa pubblica (sì, PUBBLICA) globale destinata all’energia, mentre i sussidi per le rinnovabili sono ferme al 3,2 per cento, pari a 10 miliardi di dollari.
In Italia, continuiamo a pagare il prezzo della bonifica dei siti nucleari chiusi dopo il referendum del 87.
Gli Italiani hanno pagato, da allora, IN BOLLETA, un costo di 600 milioni di euro, ed è previsto che per i prossimi venti anni verranno presi altri 3 miliardi di euro a questo propostito.
Inoltre, per finanziare la produzione di elettricità da combustibili fossili sono stati prelevati direttamente dalle bollete, SOLO NEL 2006, oltre 4 miliardi di euro!
Dal 2000 le industrie ad eleveati consumi di gas ed elettricità godono di una riduzione in bolleta per un totale di oltre 7 milliardi di euro.
In più, gli incentivi per il conto energia vengono dal CIP6, che è una delibera del Comitato Interministeriale Prezzi con cui sono stabiliti prezzi incentivati per l’energia elettrica prodotta con impianti alimentati da fonti rinnovabili e “assimilate”.
In conseguenza della delibera “CIP6”, chi produce energia elettrica da fonti rinnovabili o assimilate ha diritto a rivenderla al Gestore dei Servizi Energetici a un prezzo superiore a quello di mercato.
Peccato però che in questa delibera siano compresi le fonti “assimilabili” come l’energia prodotta dagli incineritori dei rifuiti, per cui, allo stesso modo che il signore intrevistato alle iene ottiene rimborso dall’energia consumata in base a quella prodotta, così i famosi termovalorizzatori anch’essi ottengono gli stessi incentivi, che ci vengono adebitati in bolleta.
Capisco che alla gente non piacia essere presa per il culo, e credere di avere energia a costo zero mentre gli incentivi gli paghiamo tutti con la bolleta, però che sia chiaro, che in diversi modi, diversi tipi di incentivi vengono dati AD OGNI TIPO DI ENERGIA, così come verranno dati al nucleare per garantire i costi di ricerca, di smaltimento delle scorie, di bonifica delle centrali alla fine del periodo di vita e, il costo più grande, quello dell’assicurazione in caso di incidente nucleare.
Tutti questi costi non vengono coperti dai gestori o dalle aziende private (anche se le aziende oggi operative sono a maggioranza di capitale pubblico) di produzione di energia nucleare, ma dei sussidi pubblici che paghiamo noi consumatori. Tanto è che negli Stati Uniti con la liberalizzazione del mercato elettrico non si è costruita una nuova centrale in trent’anni; il governo ha introdotto nel 2005 nuovi forti incentivi (circa 18,5 miliardi di dollari fino al 2011) e di conseguenza attualmente c’è UNA centrale in costruzione. Se fossi più conveniente per i privati, non credi che ne avrebbero costruite altre, anche senza incentivi?
Se lo stato deve sussidiare ogni tipo di energia, mi chiedo io, non è meglio che incentivi le energie rinnovabili?
Tu stesso dichiari che le energie provienienti da combustibili fossili sono “un vicolo ceco” ed il nucleare è pericoloso. La fregatura c’è comunque, solo che adesso c’è a chi conviene dire che è soltanto per il fotovoltaico, per pararsi le chiappe ed avere un giustificativo per togliere gli incentivi per le fonti rinnovabli ed utilizzarli per finanziare il nucleare.
Oppure spegniamo tutte gli impianti di produzione energetica sussidiati dallo stato e rimaniamo al buio?
per più info:
http://risorse.legambiente.it/docs/Sussidi_che_fanno_male_al_Pianeta_dic2008.0000000217.pdf
Signora Maria Copca, credo abbia fatto un po’ un minestrone.
Punto primo. Se legge bene io non parlo di incentivi buoni o cattivi, semplicemente affermo che l’industria del fotovoltaico è una bufala che stà in piedi solo per merito dei sussidi. In definitiva non sono favorevole ad alcun incentivo.
Punto secondo. Lei mischia incentivi con fondi destinati a pagare i costi di esternalizzazione che le diverse fonti producono. Lei capirà che un conto è una quota prelevata per pagare un costo che si verifica nell’atto del consumo, un’altro conto è una quota prelevata per finanziare un certo tipo di industria per una attività futura.
Preciso che questa dicotomia ha un valore a prescindere dalla efficacia e dalla onestà di come viene gestito il danaro. So benissimo che poi tutto và a puttane in Italia grazie alla mancanza sia di efficacia che di onestà.
Punto terzo. Lei menziona la costruzione di centrali in USA, che essendo affidate ai privati nessuno costruisce. Ha omesso di specificare che si tratta di centrali nucleare, e non centrali di altro tipo. La ragione è semplice: nessuna assicurazione al mondo copre contro il rischio di fusione nucleare, poiché si tratta di una reazione autoalimentante che non può essere arrestata se và fuori controllo (o almeno questo è quanto sanno gli assicuratori).
Siccome in USA, paese dove se sbagli paghi, non si scherza allora nessuno rischia di rimetterci le mutande.
Aggiungiamo che non è nemmeno economicamente conveniente la produzione da energia nucleare, e il quadro è completo: nessun privato, unico sistema economicamente efficiente e funzionante, farà mai centrali nucleari, ma lo fanno solo gli statalisti-dirigisti che rischiano con il culo degli altri.
Punto quarto. Vedo che alla fine del suo commento và alla deriva e lascia intendere di avere interpretato il mio articolo come se fosse a favore delle centrali nucleari.
Errato.
Se lo rilegga, e vedrà che semplicemente denuncio un malcostume ormai ampiamente diffuso nella penisola del mandolino: quella di essere ingessato in un ecosistema in cui il governo tassa, nessuno può contestare (a norma costituzionale), prende i soldi letteralmente come un rapinatore, decide cosa farne per ricavare previlegi alimentando chi gli fa comodo che in questo modo si trasforma volentieri in un vassallo del potere, ed il circuito si chiude. Una spirale nella quale sono coinvolti prima di tutto i comandanti della baracca: il governo, i sindacati politicizzati (credo tutti), e via via tanti altri: gli operai delle grandi imprese, le grandi imprese, gruppi di protetti (una miriade di persone) che in vario modo parassitario vivono su questo letamaio.
Ogni uno ha la sua fetta più o meno grande di meschinità.
Conclusione. Non può esistere una industria fondata sui sussidi. Punto. Un incentivo potrebbe essere quello equivalente ai certificati verdi: chi consuma da fonti non pulite paga, e quello che paga và nelle tasche di chi sceglie fonti pulite (creandosele). In questo modo i pionieri sono quelli che ci guadagnano di più, pur rischiando di più.
Ma un incentivo non può arrivare a coprire l’intero costo di un impianto.
Inoltre sottolineo il fatto che per colpa di controllori, carte bollate, autorizzazioni, persone iscritte ad albi tanto per dar loro un senso alla vita, resta aperto il fatto che il costo reale di un impianto fotovoltaico da 3KW è di 6000 euro, in Italia di 20000, e come ho detto TUTTO il materiale arriva dalla Cina.
Sono più esplicito: pannello solare da 380W costo euro 280, zanche di sostegno costo euro 15 per pannello, cavo 100 euro, inverter da 16A 250V a IGBT e microprocessore (non omologato in Italia, ma funziona benissimo in tutto il mondo) costo euro 350 (completo di distaccatore di sicurezza). (prezzi primavera 2010)
Non guardi dunque alla punta del dito, ma dove il dito punta.
Caro Claudio, ho per mesi tentato di divulgare ciò che tu scrivi così esaurientemente nel commento di cui sopra.
Ho dovuto far sbiancare di vergogna diversi funzionari di banca che, sbagliando tutte le unità di misura e lanciandosi in apologetiche declamazioni di futuro energetico, tentavano di vendere mutui ventennali per installazioni fotovoltaiche a paltee di contadini scontenti delle rendite del granoturco.
Ho verificato di persona le premurose attenzioni degli organizzatori e i loro inviti ad occuparmi di altro.
Non c’è nessuno disposto a togliere il velo di falsità che circonda tutta l’operazione solare ed eolica in Italia.
Ho sentito con le mie orecchie il Prof. Coppi del MIT di Boston, luminare della fisica mondiale e padre del nucleare a fusione, ricordare ad una platea di ammutoliti ecologisti della domenica che, purtroppo,vento e sole non ci aiuteranno nella discesa dal peak-oil su cui stiamo allegramente seduti in questi anni, salvo poi verificare che il giornale locale scriveva incredibilmente che il Prof. era contro il nucleare.
Da non credere.
La lobbie è fortissima, in giornali, partiti, associazioni culturalie professionali, dirigenze scolastiche, università e camere di commercio.
Naturalmente continua il martellamento su tutti i media che ci dice: “no al nucleare si al solare”, senza che nessuno dica che è una emerita imbecillità, ma in una nazione dove parlano di energia personaggi come Di Pietro e Grillo, possiam aspettarci di tutto.
Dear Riccardo, non so se il solare (e con questo intendo qualsiasi fonte naturale che declina la sua energia, in modo diretto o indiretto, grazie all’irraggiamento solare) sia una tecnologia che ci porterà o meno fuori dal peak-oil, ho scoperto anche che il peak-oil è un fattore che può spostarsi nel tempo proprio grazie all’intervento di tecnologie accessorie che abbattono il consumo di olio.
Attualmente l’energia solare irraggiata è discretamente sostenuta, il problema è che non siamo ancora in grado di convertirla in altre forme con un rendimento adeguato (intendo almeno sopra il 50%). L’unica tecnologia che si avvicina è quella del solare termico per uso domestico e forse (sottolineo forse) le centrali sperimentali ad acqua marina (quella sperimentata da C. Rubbia, per esempio).
Dunque non mi azzardo ad affermare con un taglio netto che quella sia una tecnologia incapace di risolvere o mitigare i problemi energetici. Il nucleare in sé non è neppure una soluzione, se è per quello, visto che ci vorrebbe un numero enorme di centrali per coprire il fabbisogno (esempio come in Francia) con un costo di gestione piuttosto elevato perché oggi il combustibile fissile ha un costo che dipende dal numero relativamente piccolo di centrali in essere, ma vi è una projezione di prezzo se le centrali aumentassero del 10% che porterebbe ad annullare la convenienza contro le centrali a gas. Inoltre c’è il serio problema della sicurezza, sia per via del militare, sia per via del trafilamento da incidente (il caso Fukushima è esauriente mi pare).
In ogni caso il punto della questione è: credete voi che sovvenzionando la filiera commerciale del fotovoltaico (ma anche eolico) si sviluppi tale tecnologia? Se qualcuno pensava di Si un tempo, oggi deve recidere.
Così come non è accettabile qualsiasi altro tipo di sovvenzione perché non si fa altro che sostenere l’equazione: sovvenzione=sostegno_a_tecnologie_inefficienti+parassitismo
Chi sostiene le sovvenzioni è solo un poeta o un pittore, che non ha capito come funziona il mercato.
Bisognerebbe dare più fiducia alle energie rinnovabili come il fotovoltaico e non prendere più in considerazione il nucleare una volta per tutte.