Oggi Unindustria Treviso organizza una protesta veramente clamorosa ed inedita.
Una marcia “silenziosa” di 2 km per la città per chiedere al governo un piano per lo sviluppo.
Gli Industriali, in migliaia, non i metalmeccanici!
Essendo socio di tale associazione, mi interrogo se questo possa essere a tutela dei miei interessi e di quelli del mio territorio.
Dobbiamo innanzi tutto interrogarci cosa significa – piano per lo sviluppo –.
Significa prevalentemente e nient’altro che un governo che usa risorse pubbliche e fa spesa e investimenti, utilizzando le tasse per fare opere pubbliche infrastrutture ecc., usando o non usando la leva del debito per finanziare l’operazione.
Nel breve termine questo può essere nel mio interesse, perché bene o male fa ripartire una economia asfittica e qualcosa migliora per tutti e se gli investimenti sono ben fatti hanno un ritorno anche.
Per esempio costruire centrali nucleari sarebbe stato tecnicamente una buona idea dal punto di vista economico (anche se impraticabile per motivi di sicurezza) , perché investi soldi per trasformare una cosa che vale di meno col lavoro per avere qualcosa che vale di più, per produrre e vendere ed inoltre fai lavorare le imprese e le persone nella costruzioni.
Peccato però che i finanziatori siano quelli che le tasse le pagano, ovvero le PMI del Veneto, tra cui ci sono io.
Quindi nel medio termine pago e paghiamo sempre noi, finanziando la grande impresa dei soliti noti.
La grande impresa organizza la marcia ed io dovrei parteciparvi come socio. Non so francamente ho dei dubbi e sono incerto sul da farsi.
Anche perché se vogliamo è come andare a chiedere l’elemosina a qualcun altro; non è bello andare a chiedere il permesso per essere liberi , proprio a quello stesso che ti mantiene in una situazione coloniale di sfruttamento ed al quale tutti noi diamo già decine di miliardi all’anno di euro senza risultati.
O chissà, magari è anche meglio partecipare perché una marcia così clamorosa contribuisce a creare quel clima prerivoluzionario utile a far cadere definitivamente un sistema che deve essere sostituito da nuovo modelli.
L’economia italiana è sempre stata dal 1945 in poi sovvenzionata in questo modo.
Adesso però il meccanismo si è rotto e non credo proprio che si potrà fare più nulla di quello che vogliono.
Sta di fatto che siamo con l’acqua alla gola, siamo all’ultima spiaggia.
Qualcosa sta per succedere.
E personalmente ogni giorno che passa mi convinco sempre più che non esistono più scappatoie e alternative ad un Veneto Stato Indipendente.
Gianluca Panto
If you liked my post, feel free to subscribe to my rss feeds
A mi veder ke ƚi industriài vaga criàr el morto daa mama/badante stato italia parkè ƚa ghe dae ƚe caramèe me fà na shciànta da ridare.
Un bocia co’l taca eser grando el và in serca de aver senpre manco a mama in mexo ƚi pie…
Ciao Gianluca, anca se sempre inutile finchè i nostri politici veneti i se ostina a farne restar en Italia, almanco i to coleghi ià protestà nela sò sità, mi personalmente me fa ridar vedar quando i nostri artigiani o esercenti i và xò a Roma a far proteste o cortei… non serve a ‘n casso. Anca mi giorno dopo giorno me acorxo sempre pì che l’ unica solusion a tuti i nostri problemi l’ è l’ indipendensa. Se proprio, quando el Veneto el sarà indipendente, i nostri artigiani o esercenti quando i gavarà en problema i narà presso la sede oportuna, Venesia, o adiritura davanti al’ asesorato dela propria provincia. WSM
Quello a cui serve in Veneto è una rivoluzione americana, non alla francese. Ma esiste il substrato culturale?
Per dire, oggi mi è capitata una cosa che mi ha sconcertato, ma è successa. Parlando con un vecchio compagno di scuola oggi negoziante, con riferimento agli aumenti del cacao e di altre materie prime affermava che occorreva tassare in funzione dell’aumento del prezzo. Non capito. Mi spiega meglio, dice, se i petrolieri si ingrassano gli attacchiamo una tassa progressiva con l’aumentare del prezzo: più aumenta il prezzo, più aumenta la tassa.
Ecco, questo è un negoziante, certe cose dovrebbe capirle perché è matematica dell’1,2,3 intuire che le tasse le pagano alla fine i consumatori, ma lui no, lui è convinto che lo scotto lo paghino loro, i petrolieri & Co. benché abbiano sede legale all’isola di Man o alle Kaiman, ma và lo stesso anche se fosse Londra.
Gli ho anche fatto l’esempio dell’IVA. Quello un negoziante dovrebbe capirlo al volo. Visto che per te negoziante l’IVA è una voce trasparente, che sia del 10, del 20 o del 30% non ti cambia niente nei tuoi ricavi, certo forse con IVA al 30% vendi di meno perché ti vedi aumentato artificialmente il prezzo del bene, ma alla fine hai sempre la possibilità di compensare nella fattispecie del caso in cui tale aumento risulti di larghissima scala e controllato centralmente come lo può essere una tassa (ed una materia prima importata!) Ma non è che questo mio ex compagno di scuola sia uno stupido, in realtà sono convinto che molti come lui ci credano, come credono alle favole della tassazione sulle rendite da capitali, il ché a guardare di fino vorrebbe dire tassare due volte i guadagni di chi investe per fare impresa, generare occupazione e produrre ricchezza! Il punto è che c’è un esercito di persone (non dico rigorosamente italiane, perché il padre della madre degli imbecilli deve essere stato un marinaio) che è riuscita a fare il lavaggio del cervello a sempliciotti che si sono bevuti le mediocrità da loro sbrodolate.
Ecco, questo esempio di base è indicativo di come si ragioni anche a livelli diversi, non per sillogismo, ma per empirica rivelazione!
Concordo con le osservazioni e i dubbi di Gianluca, ma concordo anche con Claudio. Purtroppo la verità è che abbiamo a che fare con una marea (ripeto: una marea) di persone sufficientemente istruite, emancipate, attive e nordiche del tutto incapaci di liberarsi dal condizionamento mentale statal-fascista per cui, in fondo, è sempre colpa del sistema capitalistico demo-pluto-giudo ecc. ecc.
E quindi giù con richieste di tassare questa o quella categoria, aumentare questa o quella regolamentazione, limitare questo o quel mercato ecc.
In fondo Grillo si alimenta di questo pubblico, che non è strettamente di sinistra, è semplicemente fatto di persone con le fette di salame sugli occhi (e magari anche troppa invidia nell’animo).
Come ha scritto un giovane libertario pugliese sul suo blog, mentre in America si marcia CONTRO l’invadenza dello Stato, in Europa si marcia A FAVORE di un maggior intervento dello Stato. Il dramma è che in questo magma popolare spesso si inseriscono le categorie produttive del Nord, che ben farebbero, semmai, a bere un po’ più di the. Anzi, un po’ più di tea. Tea Party, per l’esattezza.
Non è un caso che Gobetti definisse il fascismo come l’autobiografia della nazione. E forse è questo maledetto virus che ci tiene veramente uniti da Nord a Sud.
Per carità di patria padana sorvolerò sul ruolo demoniaco avuto dalla Lega nel trasformare una protesta di massa molto liberty-oriented in una massa di beoni pronti a sostenere il salvataggio di Palermo/Catania/Roma/Alitalia/Rai/Inps/StatoItaliano/Grecia ecc. ecc.
Ciononostante, andiamo Avanti.
Alcuni mesi orsono avevo scritto questa :
https://www.pnveneto.org/2010/10/vardanega-piange/comment-page-1/#comment-5921
Ora sono molto soddisfatto per il risultato della marcia dei 2900 organizzata da Vardanega ieri 27 Maggio a Treviso.
A posteriori non posso che compiacermi per il suo cambio di rotta.
Ora aspettiamo che si renda definitivamente conto della irriformabilità dello stato Italia, preludio dello scarico definitivo.
Magari già lo pensa, ma anche lui deve pur agire per steps.