Sindrome da default e paure da contagio
Una nuova estate finanziaria calda sembra avvicinarsi in Europa. L’epicentro della crisi è la Grecia. Vissuta per anni sopra le proprie possibilità, con una vergognosa falsificazione dei propri dati di bilancio e l’addomesticamento degli istituti nazionali di statistica, oggi il debito greco che pare insostenibile assume però una luce sinistra per l’intera Europa.
I maggiori quotidiani finanziari internazionale e le borse di tutto il mondo parlano infatti senza mezzi termini di un “contagio” che può partire dalla Grecia, che pare ineluttabilmente avviata verso la bancarotta, ma che si paventa possa trascinare nel gorgo del fallimento statale sotto i colpi della speculazione internazionale altre economie europee, Portogallo e Irlanda in primis, ma anche Italia (oggi lo spread tra bund decennali tedeschi e btp italiani ha superato la soglia dei 200 punti!), Spagna e Belgio. È quindi l’intera area euro ad essere in crisi.
Si comprende come uno scenario di tale portata sembri incredibile e per certi versi inedito.
Nessuno sa di preciso cosa potrà avvenire nel breve e nel medio periodo. Certo è che la stagione degli stati spendaccioni sembra per sempre conclusa.
Molti di questi stati non potranno più garantire posti di lavoro statali, pensioni, servizi sociali e dovranno attrezzarsi per smagrirsi vendendo aziende pubbliche, partecipazioni statali, patrimoni. Il dramma greco assume quindi valenze sinistre proprio perché rompe in modo definitivo il meccanismo di politiche clientelari, di cui qualcosa in Italia forse ne sappiamo, che finora ha retto anche l’equilibrio politico e la pace sociale di tanti stati europei.
Senza la corruzione di larghe fasce della popolazione protette da politiche pubbliche dissennate, non potranno più sussistere i relativi partiti politici che su tali leve si reggevano.
L’aspetto sociale più grave è che tali fasce di popolazione entreranno a breve da un limbo di protezione politica garantita dai partiti dell’assistenzialismo alla dura realtà della dequalificazione e dell’emarginazione dal mondo del lavoro.
Euro a due velocità, dollarizzazione (o eurizzazione che dir si voglia), uscita dall’euro di alcune economie, o cosa diavolo dobbiamo aspettarci non lo sappiamo. Ciò che è certo è che chi non sa competere nell’economia globale, sia esso stato azienda o individuo, dal prossimo futuro avrà una vita ancora più difficile.
Per noi veneti si avvicina sempre più il momento drammatico in cui dovremo scegliere da quale parte stare.
Per restare nel mondo civile, la scelta è una sola: la costruzione di un nuovo Veneto Stato indipendente, leggero, moderno, tollerante, aperto all’Europa e al mondo.
Gianluca Busato
Press News Veneto
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Pienamente d’accordo, dalla prima all’ultima riga.
Io ho la sensazione che entro tre anni queste scene le vedremo anche qui, in Italia intendo, non so in Veneto. Furia vera, non generica indignazione.
Federico dice “furia vera” riferendosi chiaramete alla reazione violenta che in Grecia sta assumendo la popolazione.
Anche in Spagna sarà così? Anche in Irlanda?
Non ne sono tanto sicuro. La Grecia è un caso particolare da studiare. E’ come se il meridione dell’Italia di adesso fosse uno stato sovrano, forse solo con l’assenza di una criminalità organizzata tanto perniciosa.
Su come funziona la Grecia ha già detto Gianluca B. nel suo articolo qui sopra, ma l’Irlanda non mi pare una economia drogata dal partitismo, e gli irlandesi per quanto gente notoriamente focosa, non sembrano tanto ciecamente incoerenti come lo sembrano essere i greci. L’incoerenza è quella di non rendersi conto di vivere in un contesto parassitario, che non si può reggere.
Ricordo che anche i paesi ex USSR avevano avuto tensioni e rivolte popolari perché il loro mondo stava crollandogli addosso. Chi ricorda le oceaniche folle attorno a Yeltsin?
Ecco arrivo allora al punto di sollevare un dubbio. Sebbene l’evidenza a chi è dotato di normale raziocinio porterebbe a supporre che, vista la situazione, occorrerebbe abbandonare il meccanismo che favorì se non proprio sviluppò ed alimentò il parassitismo, nella percezione popolare questo non appare chiaro. La replica che spesso si da è la contrapposizione verso le banche (e qui magari qualcosa ci potrà anche stare :), la globalizzazione -implicando la competizione- e per finire a dare contro all’euro e alla BCE, l’Europa dei banchieri, delle multinazionali, e via delirando.
Sia chiaro, il problema di una Europa lontana dal popolo è reale, senza dubbio, ma con la questione specifica che la Grecia, ma in maggiore estensione anche altri paesi europei stanno affrontanto, non è certo dovuta a quelle ragioni.
Tuttavia la popolazione, nella sua maggioranza, pare ignorarlo, e pare orientata quindi per assurdo a dare maggiore credito proprio a coloro che del parassitismo sono gli apologi principali.
Allora vado a chiudere quanto vado a suggerire con il mio dubbio: non è che con questa storia, dato il grado di convinzione della popolazione su false verità, ci andremo a ritrovare una qualche strana forma di neocomunismo?
semo xà in pieno neocomunixmo, ghe xe pì libartà in tuto l’est ca chive
la Gresa la strasina l’Europa e ghe xe sul serio sto riscio ca on mucio molarà l’Euro. te faso na dimanda: “ma fra tignir l’euro o la sovranità, cosa crìdito ca farà i stàti e tuto el so entourage?”
El prinsipio fondante dei stati nasionalisti del 1800 el xe chel li de l’integrità (indissolubilità). I molarà l’euro, li reintrodurà nove valute fin ca crolarà tuto da novo e ghe sarà on cànvio jeopolitego verso stàti pi piceneti e frasionaminti. L’economia la ga le so regole el nasionalixmo italiota, chelo spagnol li ga on sistema nasional antieconomego, e xe i nomari ca comnda fin de la fiera
ciao
@gaxeta: dubito che el euro el vegna descargà. E i me dubi so el “neocomunismo” i xe relativi a la reasion popolare, no de quela governativa, che invese la ga la pèca social-fasistoide.
Ma me concentro so la valuta, el euro. Mi dubitavo de on posibile default, e difati se sta verifegando quelo che prexumevo: la Grecia la ga sigà e minacià, ma par otegner le mejo condision e far fronte a la opoxision interna (che la vive so Marte) e le presion europee. Ga vinto la Grecia: europei e in particolare tedeschi pagarà el conto.
Masa riscio far saltare de le banche co 20 mld de euro de boni greci. La cura la sarà simile a quela doparà in USA: na slippery slope de ateragio morbido che insieme la porta la insidia de na dequalificasion de la valuta.
A pensavo a la posibilità de na solusion difarente, on tàconamento temporaneo fin che se podese inviare na nova formula de valuta secondaria al euro, ma la prexensa de Draghi in BCE fa cambiare le prospetive: no xe plauxibile che on mason, inpegolà co on governo paramafioxo, el posa lasar fora la principale mina vagante inescà e pronta a sciopare intorno al 2013. Questo cambia le prospetive.
Deso xe i tedeschi in ostagio de la moneda, deso xe luri che restarà incatejà e data la so situasion debitoria no i podarà gnanca tirarse indrio.
Mi no vedo teremoti valutari al horizonte, e xe on bon momento par specularghe sora. In fine Luglio-Agosto a ghe sarà altri sgorloni forti, e sarà el momento bon de crompare o vendare al ribaso se se xe boni de star descoverti.
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