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La lega e il suo odio verso il pensiero e gli intellettuali

Tra i vari danni che la lega nord ha portato finora nel quadro politico veneto, il più grande è stato un’avversione generale per il pensiero, nella più profonda delle sue accezioni.
Tale aspetto è ben rappresentato in particolare dall’odio che spesso viene rivolto anche e soprattutto a livello personale verso gli intellettuali. L’odio si manifesta a volte invece con forme abiette di guerra al pensiero, quali la censura, o la disinformazione, che manifestano l’incapacità di argomentare da parte di chi le esercita e che quindi tentano di vincere il confronto per loro impari attraverso un’autentica violenza culturale.
Intendiamoci, io non mi ritengo proprio un intellettuale, magari lo fossi! Però nutro una profonda stima verso chi ha sacrificato anni della propria vita allo studio e alla passione per le arti liberali, per la scienza, per l’umanesimo, per la filosofia e per ogni aspetto dell’umana sete di sapere.
Un partito che invece rifiuta a priori l’apporto del pensiero è destinato a morte certa, oppure, peggio, al controllo di altri centri di potere occulti che lo possono usare come taxi per il raggiungimento dei propri obiettivi difficilmente confessabili. 
Molti mi accusano di citare la lega troppo spesso, oppure dicono che sembro avercela con quel partito in modo esagerato. In realtà, la mia constatazione è che noi veneti viviamo in una condizione di schiavitù economica, sfruttati come e più della più sfruttata tra le colonie africane. La motivazione di tale oppressione è da cercarsi sicuramente in una componente culturale indotta dallo stato centrale, che attraverso il controllo ferreo dell’istruzione e dell’informazione finora ha avuto buon gioco a manipolare le giovani (e le vecchie) menti al patriottismo di plastica, mai così evidente come in questi ultimi anni, in cui l’ubriacatura tricolore ha raggiunto punte ridicole toccate solo dal ventennio fascista.
Ma è altrettanto evidente che lo strumento operativo attraverso il quale ciò è possibile è il controllo dell’opinione pubblica e in particolare del voto. Esso avviene per mezzo dei partiti e in Veneto per mezzo della lega nord. Il motivo per cui diventa fondamentale non perdere occasione per svergognarli è proprio questo: far sapere ai veneti che il mezzo attraverso il quale si esercita la propria schiavitù è proprio quel partito, che guarda caso è impermeabile all’influenza degli intellettuali, perché solo così può essere controllato e addomesticato dai poteri forti che ci derubano quotidianamente.
Tale sforzo di denuncia comporta alcuni effetti collaterali, tra i quali l’avversione di alcune persone che sono affettivamente e comprensibilmente legate alla lega e ai suoi esponenti locali. Ma l’avversione cade di fronte alla proposta politica di Veneto Stato che è incommensurabilmente superiore.
Se ciò è stato possibile è perché, nella creazione del progetto, i padri fondatori del pensiero politico veneto moderno hanno saputo e voluto coinvolgere proprio gli intellettuali, aprendosi al pensiero e dotando così l’organizzazione politica indipendentista degli anticorpi fondamentali per resistere al controllo di organizzazioni esterne.
Grazie all’identificazione di principi base e fondanti, abbiamo quindi potuto fissare e cementare la base solida e ferma su cui poi si sarebbe svolta l’azione politica indipendentista. Non temiamo più nessuno e niente, oggi.
A livello organizzativo abbiamo saputo inoltre concepire una struttura reticolare e non verticistica che ci assicura una resilienza unica.
Tale struttura è addirittura indipendente dalla stessa sopravvivenza di Veneto Stato. Se forze centrifughe ad esempio un domani dovessero emergere, esse avrebbero poca fortuna, perché non distruggerebbero il pensiero e le idee da un lato né scardinerebbero l’esistenza stessa di un’organizzazione a rete che può tranquillamente sostituire un nodo con un altro, o anche sostituire un supernodo, come un partito, se necessario.
Questa è la ragione fondamentale per cui un Veneto Stato indipendente potrà eventualmente ritardare di qualche tempo la propria comparsa, di fronte ad avvenimenti particolari, ma farà senz’altro la sua comparsa nel proscenio degli stati del mondo, in un tempo più breve di quanto si possa immaginare.

Gianluca Busato
Press News Veneto

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