Nessuna speranza di tenuta dell’Italia, diamoci da fare subito per un Veneto Stato indipendente!
Ecco, ora si conosce qualche particolare in più della manovra da “lacrime e sangue”. Il governo del premier che aveva promesso di non mettere le mani nelle tasche degli italiani stasera le ha messe, ravanando per bene.
Tra tasse inique che colpiscono il ceto medio produttivo, con particolare accanimento come sempre verso i lavoratori autonomi, e minori servizi sociali per le famiglie, passando per altre amenità di vario tipo possiamo dire che ce n’è per tutti. Non si farà invece il prelievo forzoso dai conti correnti di tutti, come fece Amato nel 1992. Per ora, aggiungiamo noi.
La decisione di colpire il ceto produttivo è in ogni caso in forte contraddizione con l’esigenza di stimolo alla produttività del sistema-Italia, che resta il grande e reale handicap di questo stato, che non cresce economicamente con un ritmo decente da ormai 15-20 anni.
Da un punto di vista economico, però per le famiglie forse andrà ancora peggio, dato che dalle prime stime i tagli ai servizi sociali erogati dagli enti locali comporteranno spese in più per almeno 500-1.000 euro a famiglia, a voler essere conservativi.
Sul fronte delle decisioni in tema di enti locali poi, in Veneto spariranno due province su sette: guarda caso quelle che forse avevano più ragion d’essere in virtù della propria condizione economico-sociale. Non crediamo proprio che i bellunesi e i rodigini possano essere soddisfatti di essere accorpati a Treviso e Padova. Dalla richiesta di autonomia su cui si erano illusi, la realtà servita fredda dalla lega di governo è il centralismo regionale più bieco. E a poco servirà avere qualche pappagallo locale che farà finta di fare opposizione al governo.
I problemi sono solo rinviati, tra l’altro, perché non c’è un solo punto tra quelli nevralgici che costituiscono la polpa grassa dei costi vergognosi di questo stato che viene affrontato con la dovuta attenzione. Scarsissima l’attenzione, ad esempio, sulla privatizzazione dei mostri delle furono partecipazioni statali, Eni, Enel, Ferrovie, Rai, Poste, oltreché alle varie aziende pubbliche locali, spesso pollaio di spartizione di potere politico dei boiardi locali e di spreco di denaro pubblico. A parte pochi fugaci accenni, manca finora una parola chiara su uno dei punti più spinosi dell’invasione dello stato negli ambiti che non sono di propria competenza.
Insomma, l’effetto doping del QE della BCE (spiegato dal segretario di Veneto Stato Lodovico Pizzati in questo articolo), potrà sì servire per tamponare un pò l’assalto alla diligenza finanziaria italica, ma non certamente ad evitare i grossi problemi futuri di tenuta dello stato, tenendo conto che gli spread tra btp decennali e bund tedeschi rimane elevatissimo e promette di durare diverso tempo, con ciò aumentando la quota di interessi sul debito che lo stato sarà chiamato a pagare.
L’intervento della Banca Centrale Europea è inoltre un aspetto non secondario e non previsto da molti, considerato il ruolo non politico finora assunto dalla BCE. Scommettendo sulla tenuta dei sistemi di Italia e Spagna, la BCE rischia seriamente di perdere l’autorevolezza necessaria che restava e non sappiamo se resterà ancora la sua arma finale per coordinare al meglio le politiche monetarie europee. Anche perché l’azione continuata di intervento più o meno diretto sui mercati, come è avvenuto questa settimana, con almeno due momenti notevoli per calmare i mercati in panico, finirà senz’altro per logorarne e anestetizzarne l’effetto. Insomma, la tanto decantata vittoria degli interventisti della BCE potrebbe essere anche un annuncio fin troppo prematuro, almeno fintantoché i nodi di debito pubblico elevato e crescita zero in Italia resteranno irrisolti, come la manovra bis li lascia con fin troppa evidenza.
L’Italia resta “too big to save”, troppo grande per essere salvata. E i veneti faranno bene a darsi da fare quanto prima per costruire il Veneto Stato indipendente!
Gianluca Busato
Press News Veneto
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