Come Gorbaciov in Urss, oggi Napolitano non potrà fermare il disfacimento del regime italiano
Mentre tutto sembra crollare, aumenta in modo sostanziale la sensazione di vivere il crepuscolo di un regime. Nessuno sa di preciso quale sarà il nuovo equilibrio politico, ma anche sociale ed economico, da qui anche a soli pochi mesi. Il sistema è in fibrillazione sotto i colpi della più grave crisi dello stato italiano dal dopoguerra, ma forse persino dalla sua nascita.
Le consorterie di palazzo si apprestano forse a scaricare Berlusconi, caprio espiatorio e puzzone da bruciare, nella tradizione italica, come Craxi e Mussolini, per cercare di allungare la vita di uno stato nato morto, dove ormai tutto puzza di cadavere. Non c’è un partito, non c’è un leader politico, niente di niente che la possa salvare. Non c’è neanche il becchino, per citare Montanelli.
Certo, esistono bravissime persone che ogni giorno si danno da fare per tenere in piedi la baracca, ognuno nel suo ruolo (a parte i politici italiani, ovviamente). Ma ormai le brave persone nulla possono, contro l’acqua che sta gonfiando la barca.
Io non voglio unirmi al coro di chi fa il tifo per la bancarotta dell’Italia. Non lo voglio fare, perché immagino cosa potrebbe significare. Anni di impoverimento spaventoso, di disoccupazione endemica, probabilmente. Aumenteranno fenomeni come la prostituzione femminile, per la sopravvivenza. Cresceranno la criminalità e il disagio sociale. Da questi traumi non si esce alla leggera, essi toccano il tessuto sociale in profondità. Purtroppo però l’orchestrina del Titanic è troppo impegnata a suonare la solita musica e anche i nuovi orchestranti che la vogliono sostituire conoscono solo che gli spartiti della partitocrazia, del centralismo burocratico e della cultura anti-imprenditoriale.
Ora l’intellighenzia, guidata da Giorgio Napolitano mira a cambiare il manovratore improponibile e acciaccato dagli scandali sessual-giudiziari, per sostituirlo probabilmente con un governo tecnico, guidato da un qualche economista italiano. Qualcuno potrebbe pensare che la motivazione profonda sia proprio dovuta a una ritrovata virtuosità della classe politica italiana e del capo dello stato, il loro massimo rappresentante. La realtà è invece che questa coalizione di governo ha fatto una fatica immane a partorire gli aborti della prima manovra finanziaria seguita quindi dalla manovra bis, tra mille contraddizioni, retromarce e figure barbine. Ora è impensabile che questi figuri possano approvare in tempi rapidissimi (metà ottobre?) la terza manovra finanziaria che si rende necessaria perché nel frattempo è continuato l’incendio del debito pubblico e degli interessi sempre più alti che maturano grazie allo spread elevatissimo tra btp italiani e i bund tedeschi decennali. Ecco che serve una figura “al di sopra delle parti” (Mario Monti?) e un governo tecnico per approvare tale manovra. Che, sia ben chiaro, sarà sempre e solo una manovra di tasse, perché in Italia le riforme sono impossibili, data la compromissione di molta parte del tessuto sociale parassitario assistito che non la farebbe mai passare.
La situazione italiana è in realtà molto simile alla situazione dell’Unione Sovietica prima del proprio crollo. E, per ironia della sorte, tocca proprio all’ex comunista Napolitano recitare il ruolo degli Andropov e dei Gorbaciov che non poterono che assistere impotenti al crollo dell’impero sovietico marcio come oggi marcio è il regime italiano.
Noi veneti possiamo e dobbiamo fare come le repubbliche baltiche, Lituania, Lettonia ed Estonia.
E come loro assumerci la nostra responsabilità di nazione storica, conquistando la nostra indipendenza.
E fin d’ora assicurare all’Italia che solo un Veneto Stato indipendente avrà tutto l’interesse ad evitare che la tragedia dello stato italiano si concluda con una bancarotta dagli esiti sociali drammatici. Il Veneto indipendente, libero dalle catene fiscali e burocratiche italiane, ha tutte le risorse per garantire ai propri cittadini il benessere oggi scomparso e anche per erogare prestiti allo stato italiano sull’orlo della bancarotta, ovviamente legati alle riforme che l’Italia dovrà approntare e che non la Germania, non il Fondo Monetario Internazionale, non l’Unione Europea, ma solo il Veneto può conoscere con cognizione di causa, avendone subito le storture come colonia produttiva.
Certo ci vorrebbe un governatore del Veneto non compromesso con il sistema. Noi al momento come governatore, purtroppo, non abbiamo Lodovico Pizzati di Veneto Stato, ma Luca Zaia della lega nord. La lega che con il marciume italiano ha stretto un patto del diavolo.
La situazione è talmente compromessa però che gli equilibri stanno cambiando in grande fretta. E lo dimostra la grande crescita di visibilità che sta avendo proprio Veneto Stato e lo rivela il fatto che molta parte della stessa base leghista delusa dalla lega sta entrando nel nuovo partito indipendentista guidato da Pizzati, oltre a tantissimi altri cittadini veneti che finalmente ritrovano una speranza politica.
Ecco quindi il grande compito che ora aspetta proprio Veneto Stato e la sua classe dirigente in formazione. La capacità di assumersi le proprie responsabilità storiche come nuovi esponenti che possano guidare il Veneto alla propria indipendenza.
Il compito è difficile, da far tremare i polsi. Ma l’unica alternativa è emigrare.
Gianluca Busato
Press News Veneto
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