Lettera aperta di Alessandro Storti ai Soci di VenetoStato
E’ la prima volta che scrivo una lettera aperta ai soci e ai dirigenti di VenetoStato. Io sono milanese e sono iscritto a VenetoStato dall’autunno del 2010, per ragioni di solidarietà politica, come ho sempre specificato. In altri termini, non partecipo alla vita del movimento, se non via internet a solo titolo di commentatore e non mi permetto di esprimere preferenze o voti nelle assemblee. Mi sento, nei confronti di VenetoStato, semplicemente un ospite e, se posso usare questo termine, un amico. Un grande amico, perché tale sono sempre stato dei Veneti come popolo e dunque non potrei non esserlo oggi di VenetoStato come insieme di persone finalmente coscienti di quanto va fatto per arrivare all’indipendenza veneta.
Ho una mia storia politica ormai piuttosto lunga e corposa alle spalle, che magari qualcuno conosce, e che mi ha portato in particolare, negli ultimi quattro anni, a testimoniare in ogni forma per me possibile l’istanza indipendentista, per la mia Lombardia e per il Veneto. Ho testimoniato questa idea soprattutto in mezzo a chi l’avversa, e ho scelto questa faticosa e talvolta dolorosa strada -non è mai bello prendersi insulti- perché fosse chiaro a quanta più gente possibile che tale idea esiste, è forte ed è degna di essere presa in seria considerazione. E tutto ciò nonostante altri soggetti politici, disponendo di potere, mezzi e visibilità enormemente più vasti dei nostri, sembrino fare di tutto per screditarla. Ma questa è un’altra storia.
Oggi sono qui a scrivere, perché il movimento politico, cui ho scelto di dedicare molta della mia attenzione e la gran parte delle mie speranze civiche, attraversa una crisi di rappresentanza interna potenzialmente devastante. Forse ciò si deve proprio alla crescente rilevanza pubblica che VenetoStato è andato conquistando nelle ultime settimane. O forse a fisiologiche e legittime divergenze di opinione su come debba essere organizzato al proprio interno questo partito e su come debba rapportarsi al proprio esterno, a cominciare magari da aspetti concretissimi come la gestione del proprio sito internet o la convocazione di manifestazioni. Se a qualche socio tali aspetti possono sembrare fondamentali, vorrei rassicurarlo: sono fisiologici. E’ normale litigare su queste e altre cose, esattamente come si litiga in una famiglia o in un condominio sui programmi da guardare in TV, le attività da far fare ai propri figli, la gestione dell’impianto di riscaldamento, la valutazione del lavoro svolto dall’impresa di pulizie.
Detto questo, rilevo con profondo rammarico che le divergenze sui contenuti sono diventate differenze sulle forme. La situazione è trascesa e ci troviamo di fronte alla prospettiva devastante di un doppio congresso convocato nello stesso giorno, alla stessa ora, in due luoghi diversi.
Per fortuna, dopo due giorni di incredibile stallo, si è aperta una terza via -mai risultò più felice questa abusata espressione-. Grazie all’autoconvocazione del congresso, o Maggior Consiglio che dir si voglia, promossa da Claudio Ghiotto e sottoscritta da parte di decine di soci, c’è la possibilità di ricomporre i dissidi attorno ad un’unica assise, nella quale resettare le dirigenze e il movimento stesso ad ogni livello e ricominciare così con un’investitura perfettamente democratica da parte di tutti i soci partecipanti. Con la possibilità, peraltro, di non trasformare questa assise in uno sfogatoio di malcontento, bensì in un degnissimo congresso generale in cui si confrontino più linee programmatiche e operative, nel nome dell’unico obiettivo: l’indipendenza veneta.
Con questa lettera, quindi, desidero esprimere anche il mio sostegno formale a tale iniziativa di auto convocazione. Ma desidero anche fare una serie di appelli personali, diciamo pure sull’onore, agli attuali massimi dirigenti del movimento, ai candidati che hanno presentato la propria candidatura alla guida di VenetoStato, e al principale leader giovanile.
All’attuale segretario Pizzati e al presidente Cherubin (non mi interessa affatto che egli abbia o meno presentato dimissioni effettive, perché non è certamente questo il punto), chiedo che ritirino formalmente le proprie convocazioni congressuali. E’ questo un atto di rispetto necessario e fondamentale, verso le decine e decine di soci che si stanno attivando, per far proseguire la vita di VenetoStato nel solco del pragmatismo e della continuità sostanziale con il proprio obiettivo politico, ovvero offrire una casa comune elettorale per l’indipendentismo veneto.
A Pizzati, cui va il mio sostegno fra i candidati alla segreteria, chiedo anche che si presenti comunque dimissionario al congresso autoconvocato dai soci, perchè non è questo il momento di restare fermi sulle proprie posizioni. E’ tempo di mostrarsi davvero diversi nelle prassi politiche, interne, pronti a riconoscere la massima fiducia ai soli “sovrani” di VenetoStato: i suoi soci. Lodovico, sei una persona preparatissima, umile -lo dicono i tuoi modi-, intelligente. Cogli l’attimo.
Ad Antonio Guadagnini e a Lucio Chiavegato, persone per cui nutro peraltro una grande stima e un profondo rispetto umano per le scelte coraggiose e impegnative cha hanno fatto, per il loro straordinario percorso, chiedo che dichiarino di voler presentare le proprie candidature soltanto al congresso autoconvocato dai soci in quel di Padova, disconoscendo qualsiasi altra convocazione. Anche in questo caso si tratta di un gesto di sostanza e buonsenso che va nella direzione di tenere insieme questa casa comune per l’indipendentismo veneto. A voi i miei migliori auguri per l’elezione a segretario: in entrambi i casi, se doveste prevalere su PIzzati, sareste certamente degli ottimi leaders.
A Giacomo Mirto, che ha scritto su queste pagine web proprio in merito a questi temi, difendendo la piena legittimità giuridica del congresso convocato dal Presidente Cherubin a Vicenza, dico questo. Da te, caro Giacomo, mi dividono molte questioni di natura politica, ma hai la mia stima e il mio massimo rispetto per quanto hai fatto e fai tuttora per l’indipendenza veneta, dai contatti che intrattieni a livello europeo, alle attività di quotidiana propaganda sul territorio, insieme agli altri ragazzi di Xoventù o nel tuo ruolo di militante di VenetoStato. Io sono felice che in Veneto si sia costituito un partito capace, magari un po’ a fatica, ma capace fino a prova contraria di tenere insieme persone che hanno visioni diverse del mondo che, nonostante questo, si sono date un comune obiettivo di portata epocale: l’indipendenza. Sono felice di essere iscritto allo stesso partito di cui fai parte tu, anche se abbiamo avuto modo di incrociare la penna su questioni ideologiche e anche se abbiamo formazioni diverse. Proprio per questo motivo, proprio perchè tu sostieni in Europa e qui un’indipendenza sostanziale e non limitabile da norme e costituzioni giacobine, proprio perchè tu sei il primo a comprendere bene la carica autoritaria delle dichiarazioni del Signor Napolitano, sebbene suffragate dalla lettera del testo costituzionale che egli difende; ecco, Giacomo, proprio per queste ragioni io mi chiedo come tu possa, in questo momento storico, in questo contesto statuale, in questa casa comune dell’indipendentismo veneto, sostenere le ragioni della pura forma (anche ammesso e non concesso che la “ragione” stia dalla parte del presidente Cherubin), fingendo di non riconoscere che esiste una divergenza sostanziale e numericamente devastante all’interno di VenetoStato sul doppio congresso e che tale divergenza va ricomposta a tutti i costi, anche a quello di rinunciare all’interpretazione delle norme statutarie e di scegliere invece una terza via fondata sulla democrazia sostanziale. Che non vuol dire, sia ben chiaro, darla vinta a qualcuno (si vedano le mie richieste di cui sopra), ma che vuol dire riconoscere la straordinarietà e la delicatezza del momento. Non serve la rigidità dei carri armati napolitani, serve l’elasticità propria dell’antica diplomazia veneta. Uno statuto rigido, che non possa piegarsi alle bufere come ogni buon albero sa fare, è destinato a spezzarsi. Rivedi la tua posizione, Giacomo, fa’ la cosa giusta.
Chiudo con una considerazione che è anche un aneddoto.
Ieri pomeriggio, sabato, ho partecipato ad un incontro riservato fra una trentina di imprenditori, professionisti, giornalisti, intellettuali e politici lombardi, attorno al tema della secessione e delle sue prospettive concrete. L’estrazione politica dei partecipanti era quanto mai varia, paradossalmente l’unico partito a non avere cittadinanza fra gli intervenuti era la sola Lega Nord. Tutti conoscevano VenetoStato, che ha avuto più volte l’onore di essere citato, con grande interesse e un certo rispetto. Solo alcuni, però, erano a conoscenza della crisi interna, e con grande preoccupazione si sono consultati con il sottoscritto, che gode di una certa considerazione in questi ambienti. Una considerazione che mi sono conquistato dimostrando la mia totale imparzialità quando ci sono contese personali e la mia determinazione nel propagandare le istanze separatiste e nel costruire reti di persone che sostengano il raggiungimento di tale obiettivo. E proprio io, che ho una formazione politica libertarian e che per questo motivo potrei dire che VenetoStato è di chi lo rappresenta o, al più dei suoi dirigenti, dico invece che VenetoStato è dei suoi soci e, in definitiva, dei Veneti. Ormai VenetoStato non è più una creatura di cui si possa disporre in modo rigido, un club privato in cui ci si possa prendere la libertà di fare a meno di qualcuno, con la stessa leggerezza con cui lo si potrebbe fare se la posta in gioco fosse soltanto la partecipazione ad un campionato di calcio o di rugby. Qui non si può dividere la squadra. Qui si va avanti tutti insieme, nonostante i fisiologici dissidi, oppure tutto finisce. La mattina del 23 ottobre tutto può finire. O tutto può continuare. Il mondo, è il caso di dirlo, vi guarda.
Pizzati, Cherubin, Guadagnini e Chiavegato: voi quattro avete in mano il destino di questa casa comune, di questo condominio politico che deve saper tenere dentro di sè tutte le anime dell’indipendentismo veneto: per diventare un grattacielo, non per restare un rissoso quartiere di villini in cui detestare il vicino e guardare sempre al colore della propria erba.
Dalle vostre scelte e dal vostro coraggio dipende tutto. Sappiatelo, in molti vi osservano.
Se fra trent’anni, in uno stato italiano malauguratamente ancora unito dalla Venetia alla Sicilia, le cronache dovessero raccontare di quando, all’inizio degli anni Dieci, i Veneti diedero ennesima prova di divisione, disperdendo sul nascere il significativo patrimonio di visibilità e consensi per l’indipendenza raccolto nei mesi precedenti, saranno i Vostri nomi a corredare quelle nefaste cronache. Una storia simile la conoscete già tutti, e molto bene. Non v’è alcun bisogno di ripetere un triste copione. Quello che metterete in scena la mattina del 23 ottobre, invece, non è ancora stato scritto. A Voi l’onere di intingere la penna nell’inchiostro migliore. Sappiate che se tale penna verrà intinta invece nel veleno che abbiamo visto scorrere in questi giorni, ciò non porterebbe solo alla morte del proprio “nemico” interno, ma a quella di tutti.
A voi la scelta. Artefici del proprio destino, mai come adesso.
Alessandro Storti
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Alessandro,
non sono arrivato alla fine della tua lettera. Io non do le mie dimissioni perche’ sarebbe una scelta irresponsabile e scellerata. E’ stato un errore insistere nel voler rifare le cariche in questo momento cruciale per la crescita di Veneto Stato, anziche’ aspettare 10 mesi per la fine del mandato di tutte le cariche. Io non mi dimetto, e affronto serenamente un voto di sfiducia/fiducia dai soci. Se mi e’ data la fiducia continuo come un carroarmato verso l’indipendenza come ho fatto finora, se non mi e’ data la fiducia, allora saltero’ sul mio cavallo e andro’ al galoppo verso il tramonto all’orizzonte. La parola dimissioni deve stare nella bocca di chi non apprezza il mio operato, opinione che non condivido ma che posso rispettare.
La fiducia o la sfiducia sarà misurata in assemblea e saranno i soci a stabilirla. Ma se sei corretto accetti questa richiesta sovrana e vieni all’assemblea autoconvocata, perché qualsiasi altra sede sarebbe una violazione dello Statuto.
Presentarsi all’assemblea significa rimettere il proprio mandato nelle mani del voto dei soci, ciò è doveroso. Non è chiedere le dimissioni, né darle, ma è accettare la verifica elettorale.
Credo ben, ghe mancaria altro.
“non sono arrivato alla fine della tua lettera.”
E vabeh, Lodovico, allora vuoi essere anche tu parte del problema e non della soluzione. Pazienza.
In momenti straordinari servono atti straordinari e per compiere atti straordinari ci vogliono uomini straordinari. E’ un club, quello degli uomini straordinari, al quale ci si può sempre iscrivere, sei ancora in tempo a farlo.
Naturalmente vale lo stesso per Cherubin e Guadagnini.
A voi la scelta di entrare nella storia o finire nella cronaca.
Buone cose,
Alessandro Storti
p.s. Come ho già scritto a commento del suo post pubblicato sempre su PNV, considero Chiavegato fuori dall’elenco di dirigenti e candidati a cui mi sono rivolto, in quanto non si è effettivamente candidato alla segreteria. Resta comunque valido, per lui come per Mirto, l’appello personale a sottoscrivere i contenuti della mia lettera aperta.
Post Scriptum: grazie alla redazione di PNV per aver pubblicato la mia lettera aperta, naturalmente.
Saluti separatisti lombardi, Alessandro Storti
Congresso si, Congresso no, Pizzati si, Pizzati no, Fiducia si, Fiducia no,PNV si PNV no.
Quando ci si siede a tavola in famiglia e c’è un problema, ci si confronta sul da farsi e si cerca il modo migliore per affrontarlo.
Qui, per quanto mi è dato capire dai flussi di notizie, sembra che il problema sia stato, ed è che il Papà e la Mamma non danno alcun peso a ciò che i ragazzi esprimono, alle loro incertezze alla loro voglia di fare, seppur magari sbagliando.
Non si può pretendere che la via da seguire sia una sola, magari ignorando volutamente, anche se per la “Causa” un mondo di testoline che vogliono fare e dire la loro.
Nel mio caso, vorrei che nello Statuto venisse citato con chiarezza che noi come Veneto Stato non ci presenteremo alle Amministrative Romane, è una mia richiesta maturata soprattutto dal fatto, che sino ad oggi, troppi hanno cavalcato la politica per la “Caregheta Romana”.
Una scelta coraggiosa come questa eliminerebbe una volta per tutte la paura degli elettori di venire per la millesima volta usati.
Vi ringrazio per avermi dato la possibilità di esprimere ancora una volta il mio pensiero.
Viva San Marco e Veneto Stato
Caro Alessandro. Rinnovo la stima reciproca. Dico solo due cose per non fomentare nuove e sterili polemiche.
1) Non si può chiedere il rispetto dello statuto solo quando fa comodo. A Febbraio un socio di Treviso ha minacciato di andare per vie legali se non avessimo annullato il MC. Tutto questo per un vizio di forma. Ora, data questa esperienza non possiamo ignorare lo statuto e il codice civile vigente. Siamo un partito non 4 amici al bar.
2) Io credo che alla fine il congressoo unitario ci sarà e ne usciremo più uniti di prima.
giusto mirto, non solo quando fa comodo.
tipo luglio.
1) La mancanza del numero legale non mi sembra un “vizio di forma”.
2) Alla fine il congresso unitario ci sarà, perché i soci autoconvocati sono già vicini all’essere la maggioranza.
@Luciano Boscolo: Questa non è una famiglia dove i figli (i soci) sono minorenni. E’ proprio il contrario: i soci sono gli unici titolari del partito, e tutto il resto viene al rimorchio.
Pertanto, se vogliamo essere precisi, anche con lo statuto vigente qualora chi è messo a dirigere il partito avesse la malsana idea di pensare di correre per le politiche romane, i soci possono autoconvocarsi e silurare i dirigenti.
Lo Statuto diche chiaro che a) i soci sono i sovrani; b) il 10% dei soci può indire una autoconvocazione.
Poteva essere fatto meglio, non lo nascondo, e ci sono altri problemi nello statuto, ma già questo basta direi.
Caro Giacomo,
come probabilmente ben comprenderai, pur rispettando il tuo punto di vista, non posso dichiararmi soddisfatto della tua posizione. Io so per certo che tu hai capito perfettamente il senso delle mie parole e del mio ragionamento; mi dispiaccio, e molto, che tu non lo voglia fare tuo, perchè sei un leader dell’indipendentismo veneto e il tuo parere ha molto peso. Pazienza, ne prendo atto.
Mi conforta comunque il tuo ottimismo sul congresso unitario, probabilmente sai cose che io non so.
Consentimi però di puntualizzare che io non sto affatto chiedendo il rispetto dello statuto. Io sto invocando una rivoluzione interna, una scelta di democrazia sostanziale in un momento di crisi altrettanto sostanziale. Se le istruzioni di una medicina dicono che si deve assumere una pillola al giorno, ma tale dosaggio risulta chiaramente insufficiente, il medico si prende la responsabilità di non rispettare la posologia fornita dalla casa produttrice e ne dà due, o tre, di pillole. Se l’alternativa è una probabile morte per consunzione, meglio rischiare una cura da cavallo, sebbene eccezionale nelle forme e nei tempi. E qui mi pare che l’unico medico, cioè l’unica cura possibile, sia il congresso autoconvocato dai soci, pur con tutto il rispetto per le posizioni formalistiche del Segretario e del Presidente -alla bontà di tali posizioni concederei peraltro un eguale beneficio del dubbio, dato che, come sai, esistono i conflitti di giurisdizione, quindi non è mica detto che la ragione sia per forza dell’uno piuttosto che dell’altro-.
Con immutata stima,
Alessandro
Tutte ste discussioni si sarebbero evitate se all’inizio di tutto non ci fossero stati accordi verbali, che per il fatto di essere verbali non lasciano traccia e sono contestabili. Anche le dimmissioni del presidente continuano ad essere un mistero, possibile che alle sedute del Minor Consiglio non venga redatto un verbale? Nel caso dov’è finito questo verbale?
In ogni caso è opportuno che le riunioni del Minor Consiglio d’ora in poi vengano comunicate ai soci, in modo che ognuno possa partecipare come uditore e che redatto il verbale esso venga prontamente inserito in una sezione del sito dedicata.
Pizzati el ga raxòn: “xe da criminal ndar a elesion deso e se ga da rispetàr el statùto”. Propio deso ca el VS e Pizzati insieme a altri valoroxi i xè drìo navegar i media co ascolti d emilioni de parsone ca tìfa par lòri.
Xe autolexionista interonpar sto suceso, xe solo l’invidia e el filoleghixmo ca vol interonpar sti sucesi. Me apelo al statuto e ripeto digo ca el secretario el se rielexe fra 10 mìxi. St’altra olta metilo pa iscrito pa tuti i soci co se rielexe le carghe.