Poi però vai a lavorare per vivere, perché lo stipendio non te lo paga più nessuno
ti scrivo queste righe dopo la tua due giorni di dichiarazioni che ha rivelato un astio forte verso chi maggiormente contribuisce, tra l’altro, a pagarti lo stipendio (che, mi dicono, è un tantino esagerato, specie in tempi di austerity e anche raffrontato ai tuoi colleghi capi di stato in giro per il mondo). Tu hai studiato per qualche anno anche a Padova, mi pare, in quella terra veneta che ora vorresti considerare un tutt’uno per l’eternità con lo stato italiano, che in vero è abbastanza giovincello rispetto alla Venetia, nazione storica tra le più ammirate nel mondo e nei tempi.
In questi due giorni hai detto un sacco di banalità, che per la maggior parte manifestavano odio e probabilmente impotenza verso un pensiero politico indipendentista moderno e anche – consentimi – una qual certa ignoranza in temi economici e geopolitici.
Tornando a ieri, hai iniziato parlando di stato lombardo-veneto e già qui ti sei sbagliato di grosso, perché gli indipendentisti moderni sanno bene che l’indipendenza la ottiene ogni popolo a casa propria e per quanto ci riguarda questa la identifichiamo appunto con il Veneto Stato indipendente. Ciò grazie alla lezione che abbiamo imparato da tutti gli stati che negli ultimi anni hanno conquistato la propria sovranità, che si sono ben guardati dal creare inesistenti Italie o Padanie.
Hai poi detto che un piccolo stato non potrebbe competere con Cina, Russia, Brasile, Stati Uniti, India. Beh, consentimi di dirti che noi indipendentisti veneti moderni lasciamo a te e agli eredi del comunismo internazionale la voglia matta di dominare il mondo come superpotenza. Noi più banalmente ci accontentiamo di vivere come cittadini in un piccolo e moderno stato che ci permette il benessere senza derubarci con tasse sprecate, ci rispetta nei nostri diritti umani e civili e ci permette di essere cittadini competitivi da un punto di vista civico con i cittadini del mondo che primeggiano in tal senso. Te lo dico dopo essere appena tornato da un viaggio di affari in India, nella regione più benestante di quello stato, dove, oltre alla presenza di picchi tecnologici molto interessanti, ho anche visto un oceano di persone dormire per terra lungo le strade, senza neanche uno straccio di cartone e in doppia fila, senza soluzione di continuità.
Se la tua ambizione è quella di vederci in quella condizione, io più banalmente preferirei vivere come uno svizzero, come uno svedese, come un olandese, o come un danese, che, al di là dei rispettivi modelli socio-politici che ciascuno di tali stati persegue, si vedono tutti riconosciuti quei basilari e fondamentali canoni di benessere cui auspico. Ti consiglio pertanto di leggerti “The Size of Nations” di Alberto Alesina e Enrico Spolaore (credo tu conosca l’inglese e se non lo conoscessi potresti farti promotore della traduzione in italiano, magari vendendo una delle tanto auto blu di cui disponi e che magari ti capita di usare meno).
Continuando, hai poi detto che non esiste una via democratica alla “secessione”. A parte che ti consiglio di modernizzare il tuo lessico, perché la parola secessione denota violenza e noi siamo pacifici (anche se non deficienti) e quindi la definiamo indipendenza.
Poi ti faccio presente che è assai improbabile che lo stato di cui sei capo possa un giorno dire “no” alla nostra indipendenza ottenuta in modo democratico, a meno di una deriva antidemocratica italiana. È chiaro allora che se tu hai in mente di fare come Gheddafi o Milosevic faresti bene a dirmelo da subito chiaramente, perché in tal caso anch’io ti direi subito che proprio non voglio stare nello stato presieduto da te. Vade retro, dittatori! Scusa la franchezza, ma in tal caso mi verrebbe il dubbio che forse non hai ancora del tutto imparato la lezione da quando più di 50 anni fa salutavi come provvidenziale l’intervento dei carri armati sovietici contro i poveri cittadini ungheresi che si sollevavano per la propria libertà e il tuo compagno di partito Togliatti poco dopo votò a favore dell’impiccagione di Imre Nagy (ma solo dopo si fossero tenute le elezioni italiane, per non impressionare i compagni di casa nostra).
In ogni caso, ti ricordo che il diritto internazionale prevede il ricorso del Veneto in una sede neutra e, comunque sia, l’autodeterminazione del Popolo Veneto è una riforma legale.
Infatti, il principio di autodeterminazione dei popoli è una norma di diritto internazionale generale ed inderogabile che produce effetti giuridici (diritti ed obblighi) per tutta la Comunità degli Stati. Esso è entrato in vigore da noi con Legge statale n. 881 del 25 ottobre 1977 (ratifica ed esecuzione del patto di New York), secondo cui “Tutti i popoli hanno il diritto di autodeterminazione. In virtù di questo diritto, essi decidono liberamente del loro statuto politico e perseguono liberamente il loro sviluppo economico, sociale e culturale”.
Il Popolo Veneto trova poi definizione legale secondo l’art. 2 della Legge statale n. 340 del 22 maggio 1971, che recita “L’autogoverno del popolo veneto si attua in forme rispondenti alle caratteristiche e tradizioni della sua storia”.
Grazie alla Legge statale n. 85 del 24 febbraio 2006, è consentito esprimere opinioni e compiere atti democratici e non violenti per ottenere l’indipendenza di territori attualmente inglobati nello stato di cui è parte il Veneto.
Vale a dire che noi possiamo agire in modo democratico e pacifico per portare avanti l’autodeterminazione del Popolo Veneto e ottenere in modo non violento l’indipendenza del Veneto.
In base ai precedenti dei paesi baltici, della Repubblica Ceca e della Slovacchia e di moltissimi altri paesi, possiamo dire che non c’è alcuna ragione che impedisca al Veneto di diventare uno stato indipendente se sceglie di esserlo.
Dopo averti detto questo, ti rivelo anche che, nel mio piccolo, come molti altri veneti, mi sto adoprando per ottenere l’indipendenza del Veneto in forma appunto democratica, pacifica e legale. Di più, ho attuato e attuo strategie – anche in forma virale e non convenzionale – per ottenere tale obiettivo in tempi i più rapidi possibili, perché sono un pò stufo, per la verità, di lavorare ogni anno da gennaio fine a settembre inoltrato esclusivamente per pagare lo stipendio a te e a tanti tuoi amici, colleghi e connazionali che vivono senza lavorare, sfruttando il mio di lavoro.
Te lo dico, per farti sapere che io e tanti altri veneti che militano nel partito indipendentista Veneto Stato siamo passati alle vie di fatto per ottenere l’indipendenza e dato che hai evocato parole durissime contro chi lo faceva, fino ad evocare il carcere, invito anche te, se sei un uomo di parola, a passare alle vie di fatto e ad arrestarmi quanto prima.
Dopo però, senza le nostre tasse, sappi che ti toccherà andare a lavorare per guadagnarti lo stipendio che io e tanti veneti oggi ti paghiamo ogni mese. E immagino che alla tua veneranda età sia dura iniziare a lavorare dopo tanti anni di politica.
Se non lo farai, noi continueremo a portare avanti il nostro progetto di un Veneto Stato indipendente, moderno, tollerante, civile e aperto all’Europa e al mondo.
Quanto sopra è detto con osservanza e con il dovuto rispetto, si intende.
Gianluca Busato
Veneto Stato – Treviso
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