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Una giornata da dimenticare

foto presa dal gruppo “a son fiero de eser veneto” in facebook, raffigura l’istante dell’inno nazionale veneto all’apertura del congresso di Veneto Stato del 23 Ottobre 2011 a Vicenza


23 Ottobre 2011 – Oggi si è finalmente tenuta l’assemblea di Veneto Stato, ma a mio parere non è stata una gran giornata, anzi. Non era questione di essere a favore di una o l’altra parte, ma di metodo. In questo resoconto scenderò in qualche tecnicismo, non certo per annoiarvi ma per aiutarvi a capire cosa è successo, anche se la mia reale intenzione con questa lettera è giustificare la mia scelta di abbandonare Veneto Stato.

In un’atmosfera surreale, con uomini di security ai lati della sala, ed uno sul palco, non posizionati per garantire la sicurezza dei presenti ma per intimidire e tacitare i presenti (uno che aveva cercato di avvicinarsi a me l’ho avvertito che avrei chiamato il 113 e lo avrei denunciato per aggressione se avesse solo provato a sfiorarmi), si apre l’assemblea sotto la presidenza di Silvano Polo che la gestisce in modo a dir poco autoritario, respingendo ogni mozione d’ordine con la scusa che non era pertinente, neppure la mia che era relativa alla modalità di esecuzione del voto, in spregio allo statuto che assegna ai soci la sovranità:

Il Majior Consejio è sovrano, approva lo Statuto Costituzionale e sue modifiche; approva, modifica o propone i Regolamenti.

Cioè il regolamento come proposto dal presidente uscente, per rispettare lo statuto, avrebbe dovuto accogliere proposte alternative o di modifica a tale regolamento, quindi mettere il tutto ai voti.

E’ stata poi scelta una interpretazione dello statuto palesemente errata, tale per cui è stato imposto la costituzione di liste, in realtà una sola lista, come potete vedere dalla foto allegata, liste che non sono previste dallo statuto il quale invece recita che tutti i soci possono candidarsi e pertanto i candidati si debbono aggregare su un programma politico condiviso (ovvero più programmi in competizione) contestualmente al voto, e cioè in assemblea (ecco il relativo passo dello statuto: L’elezione del Presidente Nasional, del Segretario Nasional e del Minor Consejio, avvengono in maniera contestuale alla presentazione di un programma condiviso.)
Poiché io fui uno tra quelli che contribuì a scrivere uno statuto da cui venne copiato quello di Veneto Stato, credo di poterne essere un autentico interprete originale. E questo articolo suggerisce di presentare all’assemblea uno o più programmi politici, che su questi più soci possono candidarsi. Lo statuto inoltre precisa che tali candidature, come pure la presentazione del programma politico va fatta in assemblea, nella fase dell’elezione: contestualmente. Non è quindi richiesto (seppure permesso) di anticipare tali candidature e programmi prima della data dell’assemblea.

L’interpretazione tutta di parte (e a mio parere errata) dello statuto, ha così negato la partecipazione come candidati di Riccardo Zanconato e Gianluca Busato. Si è raggiunto il colmo del paradosso quando un socio di Brescia, Molinari Giacomo, è stato mantenuto come candidato ma gli è stato tolto il diritto di voto.
Situazione che, nel complesso, ha indotto l’avvocato Alessio Morosin a ritirare la sua candidatura a presidente, peraltro non consentendo all’assemblea di verificare se era ammissibile.
Molti soci disgustati hanno lasciato la sala, ho sentito qualcuno sbottare che abbandonerà Veneto Stato, un partito che ha sottratto la volontà dei soci, in violazione dello statuto, rifiutando che le mozioni e revisioni del regolamento della stessa assemblea potessero essere impugnate, discusse e votate dai soci, lasciando libero arbitrio ad un dispotico presidente di assemblea. L’esatto opposto di quello che è non solo lo spirito dello statuto, ma quello che vi è scritto nero su bianco: Il Maggior Consiglio è sovrano.

Ne esce un partito dalla voce unica, perché qualsiasi voce opposta è stata tacitata, per esempio con la non ammissione al voto dell’intera sezione di Brescia, e di quella di Venezia centro storico senza comunicazione preventiva ai soci interessati, e soprattutto senza che ciò fosse giustificato all’assemblea (la giustificazione è arrivata dopo solleciti e proteste, e francamente aggrappandosi a scuse e tecnicismi discutibili).

Una situazione che è difficilmente accettabile per chi crede nel primato della persona quale individuo, e si scontra con modi dai sapori nazisti, incluso il saluto a braccio teso con le tre dita aperte che sarà pure il messaggio di “veneto libero” come ha detto qualcuno, ma che richiama quei segni che unificano le masse calpestando qualsiasi dissidente e la cui linea de facto è dettata dal suo direttorio, e ben richiamati nel film Die Welle (qui sotto potete vederne una piccola parte, significativa)

Se questo è il partito che dovrebbe portare alla indipendenza del Veneto, con l’idea di pluralismo che hanno queste persone c’è solo di che preoccuparsi e spaventarsi.
E di certo la strada la farà senza il mio, seppur microscopico, contributo: io non intendo associarmi ad un partito di questo tipo.
Sono venuto all’assemblea sotto le pressioni di molti amici, ed è soprattutto a loro che devo questa lettera, mi è stato detto che chi è assente ha sempre torto, così ho cercato di essere presente, seppure avessi saputo da un po’ come era impostata la cosa, ma non ho votato: cosa mai avrei dovuto votare? Chi già era stabilito a tavolino?

Lo avevo già scritto tempo fa, quando le autoconvocazioni fallirono ed i soci accettarono di radunarsi a Vicenza. Dissi che Veneto Stato era morto. Non so quanti capirono cosa intendevo dire, ma qui lo ribadisco: non era morto il partito in sé, ma l’idea del diritto di autodeterminazione delle persone, di ogni singola persona, che questo partito avrebbe dovuto promuovere ed invece ha calpestato nei modi più beceri.
Il punto è nella percentuale decisamente elevata di persone che di questo diritto, prima di tutto personale, vorrei ricordarlo, poiché così richiamato nei diritti dell’uomo, non sa o non vuole far valere.
Una persona mi ha detto, che da questa assemblea doveva uscire qualcosa, non importava cosa, ma che VS doveva restare. Io obietto: se questo è lo specchio di quello che il Veneto potrebbe essere un giorno, è lecito chiedersi per cosa volerlo.
Qualche giorno fa un giovanotto un po’ fanatico ha scritto «Lo stato sopra tutto, lo stato sopra tutti. Veneto naturalmente.» Ecco, io di appoggiare una filosofia che permette ad un dirigente di imbavagliare altre Persone per vendicarsi che queste avevano osato sfidarlo, preferisco starne alla larga. Io non sono per lo stato, io sono per la libertà e la Persona, il resto viene dopo.
Questa non è la mia battaglia.
Io non voglio saperne di associarmi ad una simile organizzazione, avevo già intenzione di farlo qualche tempo fa, ma decisamente oggi si è superato il limite e da oggi io non voglio più avere niente a che fare con Veneto Stato.

 

Claudio G. H.

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