Per amore della libera espressione, riceviamo e pubblichiamo il seguente articolo, anche se ci guardiamo bene dal seguire il consiglio riportato.
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Premetto che non faccio il promotore finanziario e parlo solo per esperienza personale, che potrebbe non essere ripetibile.
Visto che tutti gli indipendentisti si stanno schierando dalla parte di coloro che non compreranno BTP, mi diverto a fare il Bastian contrario. Perché?
Perché secondo me negli affari conta solo il risultato finale, ovvero il massimo profitto possibile, con il minor rischio possibile.
Per questo motivo non sono d’accordo con quell’imprenditore leghista che consiglia di acquistare BTP per orgoglio nazionale o per comprarsi la serenità, mentre contestualmente non disdegno l’opportunità che una speculazione sui titoli italiani potrebbe dare: in fondo, chi conosce questo mercato meglio di noi, e se dobbiamo rimetterci per colpa della crisi, è anche lecito rifarsi per colpa della crisi, perché na alta e na basa fa na gualiva.
Detto questo andiamo avanti nel ragionamento.
Senza rischio, non c’è profitto, mentre non è affatto detto che rischiando il profitto ci sarà.
Anche questa è una affermazione logica, ma allora cosa fare, compriamo o non compriamo.
Mi capitò in anni non lontani di acquistare titoli di stato della Russia, con tassi del 9%, durante la nota tempesta che coinvolse quel paese.
Ho atteso che scendessero ad un valore di 40 e poi incrociando le ho incassate a scadenza dopo 3 anni a 100 più le cedole di interessi. A questo si sommò un ulteriore vantaggio sul cambio euro-dollaro che mi fece alla fine circa triplicare il capitale investito.
Con l’Argentina ci riprovai. Attesi anche qui pazientemente un valore intorno ai 50, ma poi lo stato fallì.
Fortunatamente avevo incassato una cedola di interessi ed aderendo al concordato che restituiva il 33% del valore iniziale di facciata portai a casa il 90% del capitale e quindi feci una quasi-patta.
Dunque secondo me, in questi scenari di pre fallimento, giocandosi bene le proprie carte si possono fare buoni guadagni, rischiando di rimetterci meno di quello che si potrebbe pensare.
Con l’Italia stimo che in caso di default un concordato potrebbe attestarsi intorno al 70-80% del capitale iniziale, con cancellazione dell’eccedenza od eventuale rinegoziazione “di facciata” a lunga scadenza della parte non rimborsabile mediante l’emissione di altri titoli molto più lunghi.
Attualmente credo che acquistare sia un po’ prematuro e che le quotazioni possano scendere ancora.
Certo che fa un certo effetto vedere oggi titoli a scadenza 2020 quotati a 85!
http://www.soldionline.it/quotazioni/azioni/btp-1mz20-4-25-IT0004536949.html
Comprare a circa 70-75 un BTP a scadenza triennale sarebbe l’ideale, o a 50 uno a scadenza lunga. In tal caso se l’Italia fallisse in un modo o nell’altro si potrebbe rientrare di tutto o di una aliquota soddisfacente.
Nel frattempo si portano a casa interessi di tutto rispetto non reperibili altrove.
Quindi aspettate ancora e non cedete per ora alle lusinghe delle banche che vorrebbero piazzarvi i loro titoli in portafoglio ancora sopravvalutati.
Se invece il valore scende ancora, sulla base anzidetta , si aprono delle opportunità.
Se poi miracolosamente l’Italia non fallisse, ci sarebbe un considerevole apprezzamento del valore che potrebbe risalire a 120-130 (oltre alle cedole ricche), permettendo di uscire con una bella presa di beneficio, per ripagarsi delle draconiane misure che prevederanno comunque di pescare dalle vostre tasche, a suon di patrimoniali e quant’altro.
Naturalmente vale la regola di differenziare e considerare la faccenda come territorio di forte speculazione con rischio alto.
Infine è sempre opportuno fare le operazioni via trading e in gran velocità.
Inutile fare code allo sportello e prendere ordini dal solito furbacchione di turno.
Cominciate a studiare le quotazione di quello che vi interessa e state pronti ad agire.
I titoli saranno soggetti a forti oscillazioni nel valore anche intra-day.
Al massimo fate sempre tempo a cambiare idea, non è vergognoso rivendere il giorno dopo al 5% di meno. Di fare stop-loss capita anche ai più bravi.
Gualpertino da Coderta
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insoma, ti te si uno che vede l’onda rivare, e invese dela cariola te ciapi su la tavola da surf
Deso che vardo l’onda coanto alta che la xè forse xè mejio se sta volta sto casa kieto.
Beh no, te ghe’ raxon, uno che xe veloce el fa na barca de schei volendo, ma uno che sparagna e investe a lungo termine ga da scanpar verso l’alta quota co che riva on tsunami de ste dimensioni.
Ricordo all’autore dell’articolo, che il disastroso fenomeno argentino dei titoli di stato spazzatura, partiva proprio dalle premesse che lui ha citato.
Sarei quindi cauto a speculare in un momento così incerto per l’economia italiana.
Sono trascorsi i tempi dei governi Goria e dei ministeri Marcora, per chi ha lunga memoria.
Al tempo gli interessi pagabili sui titoli di stato erano a due cifre, ma la nazione italiana aveva una sicura solidità strutturale economica.
Personalmente sono nei contanti immediati e in vincolo e nei solidi non quotati a rendimento e crescita garantiti .
Oltre a qualche fondo comune e speculazione azionaria.
Non sono un economista, ma suggerisco di variare il pacchetto.
In tal modo, quando una speculazione scende, le altre compensano.
PS: Cambia pseudonimo.