Riceviamo e volentieri pubblichiamo.
L’annientamento della dittatura dei partiti politici italioti è sicuramente una ragione più che valida, in mani agli indipendentisti veneti, per operare con le numerose tecniche della nonviolenza.
È necessario, tuttavia, prendere precauzioni meticolose per prevenire l’ascesa di un nuovo regime oppressivo dalla confusione che seguirà al collasso della partitocrazia. I leader delle forze indipendentiste e democratiche venete devono elaborare in anticipo una transizione ordinata verso la democrazia. Le strutture del regime dittatoriale partitocratico vanno smantellate, mentre bisogna erigere le fondamenta costituzionali e legali e stabilire i parametri comportamentali per una democrazia duratura, Nessuno dovrebbe credere che, con la caduta di una dittatura, all’improvviso emergerà una società ideale. Lo sgretolamento del regime italiota rappresenta solo il punto di partenza, in condizioni di libertà potenziata, per gli sforzi a lungo termine volti a migliorare la società e a rispondere alle esigenze della popolazione in modo adeguato. Per anni continueranno a presentarsi seri problemi politici, economici e sociali la cui soluzione richiederà la collaborazione di individui e gruppi. Il nuovo sistema dovrebbe garantire misure e opportunità alle fasce più variegate della popolazione per continuare a sviluppare costruttivamente politiche adatte ad affrontare i problemi futuri.
La minaccia di una nuova dittatura
Aristotele ci ha messo in guardia molto tempo fa: «La tirannide si muta ancora in tirannide». [Vedi: Trattato dei governi, Libro VIII, cap. XII.] La storia ci fornisce prove inconfutabili: in Francia (i giacobini e Napoleone), Russia (i bolscevichi), Iran (gli ayatollah), Birmania (la giunta militare dello Slorc/Spdc) e, altrove, il collasso di un regime oppressivo ha costituito per alcuni gruppi o individui l’opportunità di subentrare al potere. Le ragioni possono essere diverse, ma i risultati sono spesso identici. La nuova dittatura può rivelarsi anche più crudele e assoluta di quella precedente.
Anche prima del crollo della dittatura, i membri del vecchio regime possono tentare di abbattere la lotta nonviolenta per la democrazia attraverso un golpe, ideato per prevenire la vittoria della resistenza popolare. Possono anche dichiarare di spodestare la dittatura, ma cercano soltanto di imporre un modello rinnovato del precedente regime.
Fermare un golpe
Esiste comunque la possibilità di evitare e sconfiggere un golpe in una società appena liberata. A volte, la conoscenza preventiva dei mezzi di difesa può essere sufficiente a impedirlo. E la preparazione produce la prevenzione.
Subito dopo l’inizio di un golpe, i suoi organizzatori necessitano di una legittimazione ufficiale, ossia del riconoscimento del loro diritto morale e politico a governare. Il primo principio basilare per difendersi da un golpe è quindi negare questa legittimità. Una delle prime battaglie che gli indipendentisti veneti debbono affrontare è proprio quella della delegittimazione del regime partitocratico del paese di Arlecchino e Pulcinella.
Inoltre, per essere efficace, un golpe richiede che i leader civili e la popolazione lo appoggino, siano essi confusi o semplicemente passivi. Ai golpisti serve la collaborazione di specialisti e consiglieri, burocrati asserviti, amministratori e giudici per consolidare il loro controllo sulla società. E in Italia i collaborazionisti della partitocrazia non mancano. È necessario che tutti coloro che operano nel sistema politico, nelle istituzioni, nell’economia, nelle forze dell’ordine e nell’esercito si sottomettano e svolgano le loro solite funzioni in base agli ordini e alle direttive dei golpisti.
Il secondo principio fondamentale attraverso cui difendersi da un golpe è quello della resistenza attraverso la non collaborazione e la ribellione politica. In pratica, gli stessi strumenti utilizzati nella lotta contro la dittatura dei partiti possono essere rivolti contro la nuova minaccia, purché siano applicati tempestivamente. Se legittimità e collaborazione vengono negati, il golpe muore di carestia politica, lasciando spazio a una società democratica.
Stesura della costituzione
Il nuovo sistema necessita di una costituzione che ponga le basi per sviluppare un governo
La costituzione deve indicare gli scopi del governo, i suoi limiti, le modalità e le scadenze elettorali attraverso cui saranno scelti i rappresentanti del governo e i legislatori, i diritti della popolazione e il rapporto tra il governo nazionale e altri organismi amministrativi minori.
Nell’ambito dell’amministrazione centrale è necessario marcare una netta divisione di autorità tra il ramo legislativo, esecutivo e giudiziario. Devono essere previste serie limitazioni alle attività di polizia, servizi segreti e forze armate per proibire ogni eventuale interferenza politica.
Nell’interesse di preservare il sistema democratico e impedire tendenze dittatoriali, la costituzione deve preferibilmente istituire un sistema federale con importanti prerogative riservate all’amministrazione governativa a livello locale, regionale e statale. In certi casi, si può prendere come modello il sistema cantonale svizzero, in cui regioni relativamente piccole conservano prerogative fondamentali pur restando parte della stessa nazione.
Il che è esattamente quello che è stato fatto con la stesura (da parte di un gruppo di studio che al momento desidera la riservatezza) di una Costituzione per un futuro Stato indipendente del Veneto.
Tuttavia tale Costituzione ha valore puramente morale e indicativo, poiché in ossequio a quanto scrisse Thomas Paine (considerato l’ideologo della rivoluzione americana) in «Rights of Man», il 22 febbraio 1791:
«Una costituzione non è l’atto di un governo, ma l’atto di un popolo che crea un governo: un governo senza costituzione è un potere senza diritto …Una costituzione è antecedente a un governo: e il governo è solo la creatura della costituzione»
I redattori sono stati molto cauti nell’inserire nella costituzione promesse che in seguito risulterebbe impossibile esaudire, oppure servizi che necessitano di un apparato governativo fortemente centralizzato, poiché in entrambi i casi si facilita l’ascesa di una nuova dittatura.
La lingua con cui è stilata la Costituzione non poteva che essere facilmente comprensibile per la maggioranza della popolazione, e non sfoggia termini complessi o ambigui che possono essere appannaggio esclusivo di giuristi o altre élite.
Gli indipendentisti democratici veneti hanno ora uno strumento attraverso il quale dimostrare la loro superiorità morale, ma anche per prendere altre importanti decisioni. Per esempio se rifiutare l’€uro, sapendo che prima dovranno evitare di chiedere l’ammissione all’Unione Europea, trasformatasi oramai in un’euroburocrazia antidemocratica. Si confronti l’intervento dell’ex-dissidente sovietico Vladimir Bukowski: “L’Europa sulla via della dittatura?” http://www.diavolineri.net/ospitalieri/l%E2%80%99europa-sulla-via-della-dittatura/
Dovranno poi agire capillarmente sul territorio. Organizzare conferenze, dibattiti, convegni dove illustrare capitolo per capitolo i vantaggi della nuova carta costituzionale. Raccoglierne le critiche del pubblico. Elaborare, se del caso, degli emendamenti. Insomma, far conoscere a priori in quale organizzazione statale gli indipendentisti democratici vogliono traghettarci.
lì, 4 gennaio 2012
Enzo Trentin
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