Qualche giorno fa annunciavamo la nascita di una nuova stella che illumina il firmamento della politica veneta. Questa stella si chiama Veneto Stato, il movimento politico guidato dal segretario Lodovico Pizzati e dal presidente Alessia Bellon, che sta dando dimostrazione di grande e impetuosa crescita in tutta la Venetia.
Parlo di Venetia e non di Veneto volutamente, perché il fenomeno comincia a innescarsi anche nel bresciano e nel pordenonese, nelle aree delle Terre di San Marco che erano più vicine all’attuale regione Veneto e che nella propria conformazione geografica è il frutto malconcepito di un disegno coloniale italiano, atto a indebolire l’entità nazionale più temibile che poteva porre fino a uno stato nato da un aborto della storia.
In ogni caso è chiaro che questa stella politica oggi è ben visibile a tutti. Perché la luce del Veneto Stato dia nel tempo più breve la speranza e la realizzazione concreta al nostro ideale è però importante che emerga la qualità del progetto di indipendenza del Veneto Stato e la preparazione di chi ambisce a presentarlo.
Mi ricordo un ragazzo che mi fece una domanda molto acuta in un incontro pubblico, ancor prima che nascesse Veneto Stato. La domanda, più o meno, era questa: “ora voi parlate di indipendenza perché l’Italia va male economicamente, ma se andasse bene, sareste ancora per l’indipendenza e per un Veneto Stato?”
La domanda è geniale, perché se è ben chiaro a tutti che l’attuale congiuntura di crisi economica facilita il passaggio di persona in persona del nostro messaggio, è altrettanto chiaro che l’indipendenza non è solo fattore di soldi. E chi non capisce la sottigliezza del passaggio, di sicuro non è in grado di portare avanti un messaggio indipendentista.
Mi riferiscono che un politico che oggi ha abbracciato l’indipendentismo dopo aver frequentato molti altri partiti ha risposto no a tale domanda, in occasione di un incontro pubblico. È un grave errore. Ditegli che sbaglia, per carità!
Veneto Stato non vuole l’indipendenza per un mero fattore economico. Noi vogliamo un Veneto Stato perché ambiamo a vivere in un ambiente più sano, in uno stato più giusto, moderno e tollerante. Noi vogliamo un Veneto Stato che si inchini di fronte ai suoi cittadini e non il contrario: e per fare ciò saremmo anche disposti a pagare!
Indipendenza significa la rottura delle catene della schiavitù. E la schiavitù non si sostituisce con altre catene, di altro colore, di altra forma. Il Veneto Stato che nascerà sarà in prima istanza uno stato leggero e che darà ai propri cittadini la leva diretta del comando, eliminando fin dalla propria nascita le condizioni che hanno portato alla creazione dell’odiosa partitocrazia italiana.
Se abbiamo un riferimento cui ispirarci esso è proprio la Serenissima Repubblica di Venezia, che ha rappresentato un esempio di civiltà riconosciuto in tutto il mondo. E se dobbiamo invece trarre ispirazione da un esempio contemporaneo, ci riferiamo alla Svizzera, che permette ai propri cittadini di decidere il proprio destino, attraverso strumenti di democrazia diretta. E quando l’ultima domenica di aprile il semicantone di Appenzello Interno prende una decisione per alzata di mano dei suoi cittadini riuniti in piazza per la Landsgemeinde (l’assemblea generale), non c’è Berna che tenga!
Certo, oggi con la crisi economica dello stato italiano disteso sul letto di morte sappiamo bene che per noi è più facile raccogliere consensi e portare a compimento il nostro progetto di creazione di un Veneto Stato indipendente, ma ciò non toglie che questo è possibile perché qualcuno ha concepito il progetto quando pareva impossibile ai più la sua realizzazione. Utopia, ci dicevano! Mentre utopistico era il disegno di uno stato elefantiaco che a mò di leviatano soffocava le istanze nazionali di cui artificialmente voleva essere la sintesi.
Giovedì scorso 16 febbraio a Scorzè, in provincia di Venezia, al confine con le province di Treviso e Padova, a un incontro pubblico di Veneto Stato si sono riunite più di 200 persone. Tre anni prima, nello stesso posto ci eravamo trovati in 5. Ma senza quelle 5 persone che portavano avanti il progetto di indipendenza anche quando era impopolare e la crisi economica appariva una questione lontana, oggi non ci sarebbe la valanga indipendentista che si sta formando.
Non è un caso, questo successo. Il fattore economico, la crisi è solo il cerino che accende il fuoco sempre vivo del progetto di indipendenza del Veneto Stato, che è immanente alla nostra condizione di veneti fin dal primo giorno in cui abbiamo perso la nostra indipendenza il 12 maggio 1797 nei confronti di Francia, Austria prima e Italia poi.
Più di 200 persone a Scorzè, 180 a Resana, quasi 400 a Canizzano sono la dimostrazione fisica che all’indipendenza del Veneto si stanno avvicinando tutti i veneti, uniti in un solo Popolo.
Gianluca Busato
Press News Veneto
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Calma, calma con la visione sempre positiva e ottimistica dell’amico Giane.
Basta entrare nel blog del mio comune, http://www.listacivicafeston.it, per rendersi conto di quanto sia stata annacquata la nostra cultura e la nostra storia e di quanto i Veneti non abbiano coscienza del male inferto dall’italia e dagli italiani.
Dobbiamo, a mio modo di vedere, renderci conto che i Veneti sono da “ricostruire”, perchè se è vero, come è vero, che siamo ancora in grado di ritrovarci attorno a valori fondamentali come il lavoro, l’onestà, l’altruismo, il volontariato ecc. ecc. non è altrettanto scontato che si riesca a ricollegare tutto questo al nostro passato, alla nostra storia che hanno forgiato modi estremamente originali di concepire la società.
Molti Veneti, e l’amministrazione del mio comune ne è un chiaro esempio, percepiscono l’indipendentismo come una sorta di egoismo, la volontà di chi sta meglio di fregarsene di chi sta peggio.
Eppure sono persone che hanno un lavoro, una famiglia e che del futuro dovrebbero preoccuparsene, se non altro per il ruolo che, nell’ambito del paese, hanno scelto di svolgere.
Con fatica Monica è riuscita a coinvolgere l’assessore alla cultura e a organizzare tre incontri di cultura Veneta ai quali raccomanderei la massima presenza di quanti hanno a cuore la Venetia, se non altro per affrancarci e cercare di colmare le lacune della scuola italiota.
Siete tutti caldamente invitati a partecipare:
– VENERDI’ 24 FEBBRAIO C/O LIBRERIA DA FEDERICO E LAURA VIA MARTIRI DELLA LIBERTA’ ORE 20.45 SERATA DI LINGUA VENETA
-GIOVEDI’ 15 MARZO C/O SALA CONSILIARE MUNICIPIO DI ZERO BRANCO ORE 20.45
IL PROF. BORSETTO CI PARLERA’ DELLE ORIGINI DELLA CIVILTA’ VENETA
-GIOVEDI’ 29 MARZO C/O SALA CONSILIARE MUNICIPIO DI ZERO BRANCO ORE 20.45
IL PROF. BORSETTO CI PARLERA’ DELLA CADUTA DELLA SERENISSIMA E DI QUELLO CHE CI HA LASCIATO IN EREDITA’
Volevo sottolineare che l’amministrazione credendo che queste serate non trovassero l’interesse della cittadinanza, aveva proposto di effettuarle in una piccola sala e che solo dopo l’isistenza di Monica hanno accettato di effettuarle in sala consiliare, è pertanto di fondamentale importanza che vi sia un afflusso di partecipèanti importante. Se non altro a sotegno dell’ottimo Borsetto.
W SAN MARCO
xe vero. no xe el primo che co ghe parlo de xente che vol l’indipendensa de el “veneto”, prima el verxe i oci e po el me dixe: sono ribelli!
oro par i tre incontri, se ghe vol storia venetiana a tapeo. coesto doavrìa essar el conpito de i movimenti indipendentisti.
grasie pa l’nformasion.