Nel 2008 è successo qualcosa di cui ancora non ci rendiamo conto. La “crisi”, l’eterna parola, talmente abusata da aver perso significato, è arrivata, si è insediata e non ci molla più. Ma cos’è questa crisi?
Quando non capisco io leggo, leggo e studio, in questo caso economia, storia dell’economia, poi rifletto e scrivo quel che mi è parso di capire, così ho scritto questa storiella.
“Sono un pastore in un antico paese del Mediterraneo, Italia? Spagna? Grecia? Fa lo stesso. Sto per conto mio e pascolo il mio gregge. Dicono che è il 1933 ma a me non cambia granchè il saperlo.
Oggi viene uno con il camioncino, dicono che è americano perché è tornato dall’America e vuole comprare 20 pecore, io gli dico “perché no?”
Lui parla, parla, dice che mi dà venti dollari e mi fa vedere due pezzi di carta verde pieni di scritte, io rido e dico che non sono così pazzo da dargli delle pecore per della carta, lui strabuzza gli occhi, mi dice “leggi qui, guarda qui, sono 20 dollari! Questo è il presidente degli Stati Uniti, la sua firma!” Io niente, dico che non so leggere e non mi smuovo.
Allora lui capisce, mi fa salire nel camioncino e andiamo in città alla banca. Alla banca l’americano dà all’impiegato i suo biglietti verdi, l’impiegato gli dà una moneta d’oro e l’americano me la mette in mano, io la soppeso: è un’oncia d’oro e mi sta bene. Torniamo all’ovile, l’americano si prende le pecore e io la moneta.
Siamo ne 1944, siamo andati alla banca, come sempre l’americano è venuto ma questa volta ha dato 4 biglietti verdi, lui dice “35 dollari”, l’impiegato gli ha dato la moneta, lui l’ha data a me, come sempre.
Siamo nel 1960, ho imparato a fidarmi, ho continuato a vendere le venti pecore a 35 dollari. Per risparmiarci il viaggio alla banca adesso accetto i biglietti e invece di cambiarli in oro li spendo. Compro cose “moderne”, che una volta non c’erano, ma mia moglie dice che sono utili.
1980, sono vecchio, ieri sono andato alla banca per togliermi lo sfizio di farmi dare una moneta d’oro come ai vecchi tempi. Ho mostrato all’impiegato i miei 35 dollari, (ho imparato a contarli) lui è rimasto perplesso e ha chiamato il suo capo, hanno parlottato e si sono messi a ridere, poi quello più vecchio, il capoa, mi ha detto, “vai a farti un giro nonnino, va a farti una mangiata …”
Questa è la storiella, ha un senso e lo spiego sotto, vorrei solo dire che io mi sento un po’ come quel pastore, fregato in ogni caso, ma con qualcosa in meno e qualcosa in più, ed è questo qualcosa in più che vorrei condividere. Il qualcosa in meno è il senso della realtà e la sana diffidenza che un pastore, pur analfabeta, aveva mentre guardava con sospetto la banconota, e io, vissuto da sempre nel mondo cartaceo virtuale, non ho mai avuto: per me una banconota è sempre stata denaro. Il qualcosa in più, oltre a saper leggere da sempre, è la possibilità di conoscere i meccanismi della complessità in cui ci siamo precipitati e di diffondere la conoscenza. Curiosamente, il pastore è rimasto fregato quando ha imparato a leggere, io, pur sapendo leggere da sempre, non sapevo trovare le informazioni giuste, che, per ovvi motivi, non vengono propalate ma ci sono.
Perché il pastore è rimasto fregato? La moneta d’oro che, secondo lui, era sua e sarebbe bastato esibire il “pezzo di carta” per averla, nel 1980 non gli è stata data e non gli sarebbe stata data per nessuna somma. Il motivo è che, a sua insaputa, altri hanno deciso le sorti della sua (e della nostra) “roba”, senza avvertire nessuno. Questo modo di agire si chiama “inflazione”, ed è la causa dell’aumento dei prezzi che erroneamente viene chiamato così. L’inflazione è la “malattia primaria”, la causa di tutti i problemi in economia, ma non ci è piovuta in testa dallo spazio. Se c’è è anche perché tutti noi, informati o meno, con il nostro voto accettiamo che ci sia. In effetti non ho spiegato un granchè, solo trovato una causa ed una parola, ma la storia è piuttosto lunga e per ora aggiungerò qualche dato e qualche data.
Nel 1933 una banconota era convertibile in oro, 20 dollari un’oncia (31,1 gr.). C’era proprio scritto sulla banconota.
Nel 1944 a Bretton woods si riunirono i “grandi” per pianificare il futuro dell’economia e decidere che da allora in avanti, il dollaro, sempre convertibile, ma 35 dollari per oncia, sarebbe stato la valuta di riferimento per tutto il mondo.
Nel 1960 Milton Friedman, guru del liberismo e futuro premio Nobel per l’economia, dichiarò che, la convertibilità del dollaro in oro non aveva più senso. In una economia avanzata, dove tutti si fidavano del dollaro (moneta fiduciaria), il valore dell’oro, questa “reliquia barbarica”, era sostenuto dal dollaro, vero pilastro invincibile intorno al quale ruotava l’economia del mondo moderno. Disse che l’oro doveva finalmente perdere il valore che pure ha sempre avuto, ridiventare la “materia prima per anelli” che altro non era, e che, lasciata a se stessa, si sarebbe stabilizzata sui 6 dollari per oncia. Ma quanto si fidavano allora gli americani delle loro banconote? Non ce n’erano troppe in giro?
Nel 1971, lungi dal dare retta alle farneticazioni di un premio Nobel, e senza avvertire i pastori, Nixon si affrettò ad abrogare la convertibilità del dollaro in oro e salvò la Federal Reserve dal tracollo, infatti, se tutti i possessori di banconote americane avessero preteso di cambiarle in oro, l’oro presente sarebbe stato sufficiente per una minima parte. Immediatamente la quotazione dell’oro andò oltre i 200 dollari-oncia. Nixon salvò la Fed ma inguaiò il resto del mondo, perché? Qui si fa lunga la storia.
Nel 1980 la quotazione era 850 dollari-oncia. Ecco perché il pastore fu mandato a farsi una mangiata (con 35 dollari, in effetti, ci si faceva una buona mangiata)
Oggi 29-01-2012, per un’oncia d’oro ci vogliono 1770 dollari e nessuno sa dove e quando la corsa si fermerà. Ah, non me ne intendo, ma forse oggi con 1770 dollari, una oncia d’oro, si potrebbero comprare venti pecore?
So di averla presa alla larga, di aver suscitato più dubbi che certezze, eppure sono convinto che tutto venga da molto più lontano, nel tempo e nello spazio, di quello che pensiamo ed è lì che bisogna andare a cercare. Come diceva Curchill “Più indietro si riesce ad andare nella storia e più avanti si riuscirà ad andare con le previsioni”.
Resta un dubbio fondamentale che è la domanda basilare in economia: Che cosa è il denaro? Ne consegue: Cosa è questa “crisi”? Cosa sta succedendo ai nostri soldi e di conseguenza alla nostra vita? Io continuo a leggere e a studiare, magari, se a qualcuno interessa continuo anche a scrivere qualcosa.
Alberto Veneziano
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Co 1200 euri te cronpi justo 20 piegore in Bosnia e anca da naltri e anca in Armenia, anco 2012!
El problema el xè da naltra parte.
Ghe xè paradosi e contradision fra sistemi politeghi e economeghi. I stati pretende sovranità e suditansa ma li ga sciaixà el popolo sensa pi sentirse responsàbili de dàr calcosa in contracànbio. In tuti i rejimi tradisional on paron el gheva dei doveri verso i suditi. Eco i stati moderni no li xè pi in gràdo de asolvere alcun dover, parchè l’asentramento el ga deresponsabilixà le perifarie e el steso sentro.
Se ga da canviàr struture jeopoliteghe e ridistribuir le risorse oltre a le responsabilità.
ciao
no me xero inascorto de sto articolo.
mi no ghe ne capiso gnente de economia ma sarìa ben che ghe ne fuse ancora de sti articoi. semo masa gnoranti so sto punto e le grande nasion (ansi le banche) i ne tien soto.
mi digo la mia che la vien solo da coel che rieso a rajonar. no so se xbajo, ma me par che co xe nate le banche on fià ala volta l’oro el xe stà tirà soto tera (cavò) fin rivar al dì de ancùo, e a nialtri i ne gà meso in man “carta”.
la carta la xe pì fasie da controlar, l’oro no.
co la carta ti pol far debiti, co l’oro no (p.e. se no basta l’oro par pagar na spexa, se fa on toco de carta par garantir el pagamento… nantra maniera par far debito).
i grandi dele banche i vol che le nasion le gapia debiti cusì le banche le pol ver el controlo. el debito el xe “oro” par lore (in poche parole i te tien par le redene). co le ga controlo so el debito de le nasion le sa de ver soto controlo i popui.
no conta se mi no gò debiti e coalche scheo sparmià, parchè el controlo su de mi i lo gà isteso.
vendo el controlo del debito, i te jira come che i vol lori. no i te lasa vegnerghene fora parchè na nasion rica la gà “indipendensa” economica (inte’l caxo nostro i verxe ben i oci vanti de lasarne “indipendensa sociae” se no i gà garansie che se tiremo drio man debiti).
la xe on tipo de tortura: i speta che ti vadi soto acoa (debito) e pò lori i te tien soto. pò i te lasa vegnir fora pena pena, e pò i te ricasa xoxo… e ti co on pocheto de aria no te ghe ne vien fora mai.
co la grecia el xe ciaro e s-cieto (ma xe on toco che i va drio al terso mondo).
le goere no i le fa pì co i s-ciopi (forsi par oltimo, co i popui i se desmisia e i se revolta).
coesto el me par el mecanixmo dito da un elementare cofà mi.