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La nuova Repubblica Veneta si fonda su comunità locali e su persone fiere e responsabili

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L’anno che abbiamo appena trascorso non è un anno qualsiasi per l’indipendenza del Veneto. Grandi risultati sono stati ottenuti rispetto al recente passato. Il progetto indipendentista è entrato all’interno delle istituzioni regionali, grazie all’approvazione della Risoluzione 44/2012, al successivo insediamento della Commissione Regionale che ha l’obiettivo di pronunciarsi sugli aspetti giuridici legati alla convocazione del referendum di indipendenza e infine alla presentazione della proposta di legge regionale 342 del 2013 che prevede l’indizione del referendum di indipendenza per il 6 ottobre 2013.

I risultati ottenuti non sono frutto del caso o dell’improvvisazione. La concezione di una nuova via politica indipendentista, ben separata dal comodo orticello autonomista nel quale per vent’anni si erano riparate – e tutt’ora si riparano – forze politiche ignoranti, vigliacche e ben pasciute alla mangiatoia romana, era stata fatta propria fin dal 2006 da un gruppo di pochi visionari, che hanno avuto l’accortezza di mettere nero su bianco la loro visione, per evitare che nel tempo vi fossero diversioni dal percorso tracciato. Oggi si può dire che essere indipendentisti è un fenomeno che riguarda una parte importante di Popolo per impegno e addirittura maggioritaria per consenso, ma ciò è stato ed è possibile perché alcune persone coraggiose, capaci e responsabili hanno indicato la strada da percorrere e le modalità per farlo e hanno saputo percorrerla in mezzo a mille difficoltà e attacchi di ogni sorta, quando era scomodo esporsi, da un punto di vista anche personale e lavorativo.

Tra pochi mesi queste righe potrebbero essere state sorpassate dagli eventi che si succedono ad un ritmo che è impressionante per la grandezza dell’obiettivo politico che stiamo perseguendo. Esso nel presente appare lento quanto si dimostra frenetico agli occhi dell’osservatore paziente che osserva il mutare degli umani avvenimenti nel tempo.

Appare pertanto quasi pretenzioso voler fissare in un dato momento lo stato delle cose, ben sapendo che l’equilibrio è fortemente dinamico. Eppure rimane ancora da completare e forse per certi aspetti e sicuramente per molte parti del nostro territorio addirittura da iniziare una vera sfida che è cruciale per il nostro destino.

Che si vada verso l’indipendenza del Veneto è cosa ormai ovvia e scontata. L’alternativa è la morte civica nell’Italia reclinata su sé stessa e non esiste un insieme così grande di pazzi che voglia suicidarsi come topi nell’acqua. Il vero nodo gordiano da sciogliere è però quale Veneto noi vogliamo per il nostro futuro, anzi per il nostro presente prossimo. Ricostruire una piccola Italia significherà infatti dopo breve tempo ritrovarsi in una situazione uguale all’attuale e forse addirittura peggiore, perché si sarebbe sprecata la grande occasione della nostra storia.

Risulta pertanto fondamentale oggi completare – e forse per certi aspetti e sicuramente per molte parti del nostro territorio addirittura iniziare – una vera sfida che è cruciale per il nostro destino. Emerge infatti con sempre più forza la necessità di creare una nuova classe dirigente all’altezza del compito grande, ma obbligato, che ci aspetta: la costruzione di una nuova Repubblica Veneta, moderna, snella, tollerante, democratica e aperta all’Europa e al mondo e in grado di portare i Veneti nell’era moderna da protagonisti, come ci meritiamo. Alcuni scettici – sempre meno per la verità – dicono che sia un’impresa impossibile. Noi crediamo invece che sia impossibile continuare a restare sudditi di uno stato che ci sta separando dal novero dei Paesi che appartengono al mondo civile.

Se qualche anno fa tali parole sembravano quasi utopistiche, oggi sono di una drammatica e impellente concretezza e costituiscono di fatto l’unico progetto politico reale e percorribile esistente in Veneto, che sta interessando e coinvolgendo sempre più cittadini.

Noi abbiamo iniziato questo percorso attraverso la creazione di squadre di persone responsabili che si stanno presentando alle prossime elezioni amministrative. Il passaggio è fondamentale, perché il meccanismo del consenso si costruisce proprio dalla prima mattonella fondamentale di costruzione della nostra comunità, ovvero il comune, la frazione, il luogo dove viviamo.

La rivoluzione culturale che ci aspetta è proprio questa e l’esempio più fulgido è la candidatura di Alessia Bellon a sindaco di Treviso, che assieme a molte altre candidature presentate dagli indipendentisti veneti in diversi comuni del Veneto, deve rappresentare lo stimolo per creare l’anno prossimo 3-400 squadre di cittadini indipendentisti che si presentino alle elezioni amministrative che interessano la gran parte dei comuni veneti, senza scendere a compromessi con il sistema politico italiano. Questo aspetto è fondamentale sia che l’indipendenza sia già ottenuta l’anno venturo sia che il percorso debba ancora completarsi. Nel primo caso se non sapremo cogliere tale sfida costruiremo infatti una nuova piccola Italia, mentre nel secondo ci condanneremo ancora alla servitù chissà per quanto tempo ancora verso la vecchia grande Italia.

Per vincere la sfida che ci aspetta serve sacrificio, studio, preparazione, consapevolezza e assunzione di responsabilità. Serve una coerenza straordinaria. Serve la capacità di resistere alle sirene del facile compromesso con chi oggi gestisce il potere locale concesso dai nostri carnefici per mantenerci schiavi. Solo così saremo capaci di spezzare il meccanismo di servilismo politico che ha alimentato i partiti italiani, che tutt’ora mantengono una cappa di controllo che prima ancora che politica è culturale. Essa si fonda sulla paura di osteggiare i potenti, che sono l’immagine locale e brutale dell’Italia fallita. La rinascita del nostro Veneto non può che fondarsi invece sul riscatto individuale rispetto a questo meccanismo perverso che costituisce la prima e fondamentale mattonella su cui fino ad oggi si è fondato il più odioso tra gli stati occidentali.

Grazie a tale energia liberatrice, riusciremo ad agganciare le nostre città all’Europa e al mondo civile e a costruire una nuova Repubblica Veneta virtuosa della quale poter essere orgogliosi nel mondo.

Ricordiamoci che mai il mostro che si alimenta da parassita delle nostre risorse rinuncerà in modo volontario al suo privilegio basato sulla nostra arrendevolezza. Per tornare indipendenti e sovrani dobbiamo decidere di alzarci in piedi da noi stessi, senza paura, riconoscendoci tra fratelli.

Gianluca Busato

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