L’indice di penetrazione mafiosa (IPM)2.
La maglia nera del territorio provinciale più permeabile ai tentacoli della criminalità organizzata va alla provincia di Napoli, con un punteggio pari a 68,9. A seguire, la provincia di Reggio Calabria (60,4 punti), Palermo (41,9), Catanzaro (33 punti) e Bari (32,6). Preoccupante il posizionamento nell’IPM relativo al territorio calabrese: ben tre province si collocano nelle prime 8 posizioni. Il primato negativo di Napoli è dovuto principalmente ai reati assimilabili alle associazioni mafiose (ben 219,5 ogni 100.000 abitanti), ai 44 Comuni sciolti per infiltrazioni mafiose dal 1991 al 2007 e agli atti di terrorismo pari a 218 dal 1999 al 2005.
Le regioni a rischio. Nel 2005, in Italia, si sono verificati 109 omicidi per motivi di mafia, camorra o ’ndrangheta. In Campania, se ne contano 67, ovvero il 61,5% del dato complessivo nazionale degli omicidi riconducibili alle guerre interne alle diverse organizzazioni criminali. A seguire la Calabria, la cui quota di omicidi è pari al 21,1% del totale nazionale (23 gli omicidi legati a motivi di ’ndrangheta). Infine la Sicilia e la Puglia rispettivamente con 11 e 7 omicidi. In generale, soltanto in queste quattro regioni si è consumata nel 2005 quasi la totalità degli omicidi legati alla mafia, mentre nel resto delle altre regioni la quota di tali delitti non supera l’1%.
Un omicidio su 5 è ascrivibile al crimine organizzato. Considerando l’incidenza degli omicidi per mafia sul totale degli omicidi volontari commessi, in Italia nel 2005 quasi un omicidio su cinque è ascrivibile al crimine organizzato. In Campania più di una morte violenta su due è di matrice mafiosa, in Calabria tale quota scende ad un terzo del totale, mentre in Puglia e in Sicilia le uccisioni di stampo mafioso rappresentano più o meno un quinto degli omicidi volontari commessi, dunque, tendenzialmente in linea con l’andamento nazionale. A livello provinciale, il territorio che fa registrare il più alto numero di omicidi per mafia è quello partenopeo: ben 61 morti solo nel 2005. Seguono in graduatoria due province calabresi e un’altra campana, Reggio Calabria (11), Catanzaro (8) e Caserta (5). Le denunce sporte per questo tipo di reati non rispecchia in modo veritiero la situazione generale, appare emblematico che, laddove la presenza delle cosche è particolarmente radicata nel territorio – Calabria e Sicilia –, il numero delle denunce risulta inferiore.
Nell’analisi dell’incidenza dei reati più diffusi nel nostro Paese non si può evitare di fare riferimento anche ai tanti casi di omicidio. Nella graduatoria per frequenza rispetto alla popolazione, sono presenti ben quattro delle cinque città calabresi, ma la maglia nera per numero di delitti commessi va a Napoli (con 97 omicidi), seguita da Milano (con 41 casi) e Roma (con 38). La città in cui le azioni criminali sono complessivamente molto diffuse è Napoli (42,1%).
In Italia sono impiegati a garantire l’ordine pubblico [/b]quasi 350mila uomini e donne, tra Carabinieri, Polizia e Guardia di Finanza[/b], senza contare che lo Stato destina ogni anno il 2% del Pil (pari a 480 € per ogni cittadino) per la sicurezza, collocandosi al di sopra della media europea. Eppure niente di tutto questo sembra essere sufficiente.
2 Questo indicatore elaborato dall’Eurispes misura la permeabilità dei territori al crimine organizzato. È stato predisposto a questo scopo un sistema di attribuzione dei punteggi sulla base di alcuni indici che scaturiscono, come premesso, dalla valutazione oggettiva e, per lo più, quantitativa di alcune variabili socio-economiche che caratterizzano un’area territoriale (tasso di disoccupazione, reati commessi ed assimilabili alle associazioni mafiose, casi di Amministrazioni comunali sciolte per infiltrazioni mafiose, nonché atti di terrorismo politico e numero di intercettazioni effettuate).