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“L’indipendenza” faziosa e le inconcludenti ammucchiate con gli autonomisti

Leggiamo oggi un fondo livoroso e di parte contro Indipendenza Veneta scritto da tal Gianluca Marchi, ex direttore de la Padania, organo di partito della lega nord e oggi direttore de “l’indipendenza”, un giornale on line che si ispira a quella esperienza, tanto da aver pubblicato il numero uno proprio nell’anniversario del suo vecchio giornale di partito.

Ci fa un po’ specie notare l’abbondante uso di verbi, sostantivi e aggettivi per così dire “polarizzati” e certamente non imparziali (“riciclare”, “meschino”, “miserie umane” e via di questo passo) che questo signore fa nei confronti di Lodovico Pizzati e di tutta Indipendenza Veneta e ci fa pensare che l’animosità sia frutto del solito brutto vizio di confondere il destino del Veneto con quello di altre realtà di un nord, di una Padania che in realtà non esistono e non sono mai esistite.

Per quanto riguarda la cortesia che costoro avrebbero preteso in merito alla concomitanza tra il congresso costituente di Indipendenza Veneta e una convention padana da loro organizzata, Gianluca Marchi e il team dei suoi redattori avrebbero dovuto preoccuparsene un po’ prima, visto che hanno inscenato senza interruzione di sosta fin dl primo momento una campagna denigratoria nei confronti dello stesso Pizzati, di Alessia Bellon, di Alessio Morosin, del sottoscritto e di tutti coloro che si sono schierati senza paura a favore dell’indipendenza del Veneto e che ora probabilmente continuerà contro Indipendenza Veneta. Campagna d’odio e di disinformazione tra l’altro immotivata, se non da pretestuose ragioni personalistiche che paiono ridicole. Non siamo nati ieri e sappiamo molto bene in realtà le reali motivazioni politiche che si nascondono dietro all’ostilità di questo sito internet che si spaccia come l’organo di informazione degli indipendentisti. Salvo poi riclassificarli come “autonomisti”.

Non c’è stato un solo articolo da loro scritto nei nostri confronti che sia apparso imparziale, o in un qualche modo neutro. Mai, nessuno. E ora cosa pretenderebbero questi signori: un atteggiamento di imparzialità nei loro confronti?

Il fondo odierno di stile discutibile segue infatti un vero e proprio bollettino ideologico di qualche giorno fa pubblicato sullo stesso sito che non ci è passato inosservato, scritto da Gilberto Oneto (‘Il nuovo “contenitore” per ridare voce al nord’), cantore delle truppe padaniste depresse per la morte politica della lega nord. Le parole contano e non è un caso se il loro ideologo nel suo articolo – per la verità un pò nostalgico – ha parlato solo ed esclusivamente di autonomisti, ovviamente del nord, o padani che dir si voglia.

Questo equivoco ideologico voluto si nasconde anche dietro all’organizzazione della convention di Jesolo. In realtà se ci sono due posizioni inconciliabili sono proprio quelle degli autonomisti e degli indipendentisti. I primi prevedono un percorso che passa per decisioni del parlamento italiano. I secondi lo escludono a priori, in quanto impercorribile e concepiscono esclusivamente un percorso di autodeterminazione. Queste due posizioni alternative si sovrappongono all’incompatibilità tra il concetto di nord e il Veneto: abbiamo già provato sia la strada padana sia la strada autonomista che si sono dimostrate un fallimento e ora possiamo ben dire che perserverare diabolicum est!

In ogni caso non preoccupiamoci dell’odio che ci riserbano questi signori: noi non abbiamo bisogno infatti di un organo di informazione per gli indipendentisti del nord, o padani che dir si voglia.

Casomai abbiamo bisogno di un organo di informazione veneto. Ma per questo non ci servono gli ex direttori della Padania. Ci arrangiamo da soli, come abbiamo sempre fatto noi veneti. E con ottimi risultati come ci testimonia la storia passata e recente.

Gianluca Busato
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INDIPENDENZA VENETA: Convocato il Congresso Costituente

Oggi è stato convocato il congresso costituente di Indipendenza Veneta, che sarà celebrato il prossimo 27 maggio a Treviso, a partire dalle ore 9 presso l’hotel Maggior Consiglio.
La convocazione è stata fatta da Lodovico Pizzati, che è il legale rappresentante pro-tempore, dopo che ieri sera nello studio del notaio Franco a Padova si è tenuta la registrazione del nuovo soggetto politico, in attesa appunto del congresso politico con le decisioni dei soci.
Dopo la manifestazione di sabato 12 maggio che ha visto una grande partecipazione di persone, il nuovo soggetto politico prende quindi il via dall’evoluzione dell’esperienza che ormai possiamo definire conclusa di Veneto Stato. Il vecchio simbolo per qualche tempo sarà utilizzato da parte di una fazione di irriducibili che cercheranno comunque di usarlo nonostante le sabbie mobili in cui si trova a causa della querelle giudiziaria innescata dai golpisti del Viest.
Si apre ora pertanto una fase nuova e decisamente interessante per Indipendenza Veneta, che nel frattempo è cresciuta molto in termini di adesioni e che ora promette di dar seguito a una crescita esponenziale, almeno secondo gli auspici dei soci fondatori che si riuniranno a Treviso tra meno di due settimane.

Il crollo elettorale della lega, che in molte aree del Veneto ha subito un tracollo impressionante, unito al vuoto politico che si è creato grazie alla crisi irreversibile del sistema dei partiti italiani, apre infatti scenari fino a ieri impensabili per l’indipendenza veneta.
Al punto che lo stesso governatore del Veneto si trova nella non facile situazione di dover cercare di non farsi travolgere dall’onda indipendentista montante anche dentro il suo stesso partito.
Nel momento storico in cui l’Italia si appresta a vivere tensioni sociali inedite, con focolai di violenza che promettono di esplodere nelle aree metropolitane di Napoli e Roma, ma anche di Genova, Torino e Milano, il Veneto si trova di fronte all’opportunità storica di perseguire con estrema facilità la propria indipendenza.
Se c’è un momento in cui lo stato appare debole ed incapace di rispondere politicamente alla sfida storica dell’indipendenza veneta, possiamo ben dire che ci apprestiamo a viverlo, se già non è iniziato.
Vedremo cosa avverrà in queste settimane cruciali per il nostro futuro, per il quale finalmente da sabato scorso si è aperto uno spiraglio di grande speranza, nel nome e con l’obiettivo di Indipendenza Veneta.

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ESOPO: La LUPA e l’uccell-IMU

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Previsioni del tempo per sabato 12 maggio a Venezia, ore 15: Sole Sole Sole!

Vi riportiamo le previsioni del tempo per la manifestazione di domani a Venezia per l’indipendenza veneta, con partenza alle ore 15 dal ponte di Calatrava.

Come si può ben vedere, sarà una bella giornata di Sole, con temperatura piacevole. Un pò di pioggia ci sarà solo la sera, dopo le 21.

Ecco infine tutte le info sul percorso della manifestazione.

Cliccando sull’immagine, la mappa si ingrandisce.

Il ritrovo è alle ore 15 ai piedi del ponte di Calatrava (Piazzale Roma) che è facilmente raggiungibile da chi arriva in treno, chi parcheggia a piazzale Roma e chi arriva in bus dai parcheggi a Mestre-Marghera.

Per chi non ha bandiere di San Marco, ci saranno delle bandiere disponibili (10 euro) e dei cartelli con scritte riguardo il referendum per l’indipendenza veneta.

Da piazzale Roma andremo prima verso San Tomà, che è il campo più vicino alla sede della Regione Veneto. Qui spiegheremo il percorso referendario, l’importanza della raccolta firme, e i passi dettagliati per raggiungere l’indipendenza veneta come sta facendo la Scozia e come hanno fatto altri paesi negli ultimi anni in maniera pacifica e democratica.

Dopodiché continueremo verso Rialto e ci fermeremo in campo San Giacometo, la chiesa più antica di Venezia. Domani è anche un giorno importante per l’indipendenza veneta e qui avremo modo di rendere note le ragioni a favore dell’indipendenza veneta. Insomma, a San Tomà ci concentriamo sul COME, e a Rialto (il cuore di Venezia) sul PERCHE’.

Vi aspettiamo in tantissimi domani 12 maggio alle ore 15. E’ un appuntamento fondamentale al quale non si può mancare. Il nostro è un percorso democratico dove contano i numeri. Bisogna essere tanti a voler l’indipendenza veneta per accellerare questo percorso, perché non ci regala niente nessuno. A domani. Keep Reading »

Referendum per l’indipendenza veneta

La primavera veneta si fa calda. Dopo il sondaggio scientifico pubblicato a gennaio sul Gazzettino, arrivano in Regione Veneto 20 mila firme di petizione per indire un referendum per l’indipendenza veneta. Lodovico Pizzati, docente di economia a Ca’ Foscari e promotore della petizione spiega il percorso indipendentista.

Press News Veneto: Prof. Pizzati, il sondaggio scientifico che citate non pare combaciare con i risultati elettorali che invece premiano i grillini.

Pizzati: Tuttaltro, una cosa è il voto elettorale, un’altra è il consenso per l’indipendenza veneta in un quesito referendario. Il sondaggio commissionato a gennaio prevedeva un 4,5% per i movimenti indipendentisti, e questa è stata la media presa alle amministrative, 3 volte tanto il risultato del 2011. Il 53% a favore dell’indipendenza veneta è invece un consenso trasversale di tutti i veneti, e oggi in Regione Veneto abbiamo avuto conferma che questa previsione è avvalorata da altri sondaggi non resi noti al pubblico.

Press News Veneto: Oggi, giovedì 10 maggio, eravate in Regione Veneto assieme all’Avv. Alessio Morosin con quale obiettivo?

Pizzati: Dopo il risultato del sondaggio, abbiamo ritenuto essenziale supportare quel valore statistico con una raccolta firme per indire un referendum per l’indipendenza. Il successo è stato strepitoso, con file di cittadini che si fermavano a sottoscrivere la petizione. Abbiamo raggiunto 20 mila firme in pochi mesi.

Press News Veneto: Sabato 12 maggio avete organizzato l’evento di chiusura della petizione, ma a cosa serve se la consegna ufficiale verrà fatta martedì?

Pizzati: Le decine di migliaia di firme raccolte in questi mesi devono essere rafforzate da migliaia di cittadini in piazza. Partiremo dai piedi del ponte di Calatrava alle ore 15 di sabato 12 maggio e ci incammineremo prima verso la sede della giunta regionale (nei pressi di San Tomà), e poi nel cuore di Venezia di fronte alla più antica chiesa della nostra capitale, San Giacometo a Rialto. E’ un evento trasversale senza bandiere di partito, ma solo con le bandiere di San Marco, perché abbiamo avuto adesioni un po’ da tutti, specie da molti della base leghista.

Press News Veneto: Ma crede veramente sia possibile ottenere l’indipendenza veneta senza il permesso di Roma?

Pizzati: Ce lo sta dimostrando la Scozia che nel 2014 diventerà unilateralmente indipendente. In Veneto il consenso per l’indipendenza è addirittura più elevato che in Scozia, ma gli scozzesi sono stati in grado di incanalare questo desiderio in un consenso politico compatto. Lo Scottish National Party ha ottenuto la maggioranza assoluta con un programma elettorale che prevedeva l’indipendenza, ed ora hanno un diritto tutelato dalla comunità internazionale, e un dovere verso il proprio elettorato ad attuarlo. Per questo diventa cruciale far sentire sabato 12 maggio il nostro supporto per la via referendaria, appunto per accellerare i tempi.

Press News Veneto: Ma se la Lega non è riuscita ad ottenere nemmeno il federalismo, come pensate di raggiungere un obiettivo ancora più ambizioso?

Pizzati: Il fallimento della Lega è dovuto al fatto che cercavano una riforma dello stato italiano tramite il parlamento romano. Potevano prendere anche il 100% dei consensi in Veneto e in Lombardia, ma sarebbero sempre stati una minoranza in parlamento italiano. Il nostro percorso indipendentista invece è sì più ambizioso, ma necessita solamente di una maggioranza di veneti. Questo è un diritto precostituzionale tutelato dalla comunità internazionale con diversi precedenti (Sud Sudan 2011, Groenlandia 2009, Montenegro 2006) avvenuti tutti in maniera pacifica e democratica.

Press News Veneto: Ma non è anacronistico parlare di Repubblica Veneta nel ventunesimo secolo?

Pizzati: Noi non guardiamo al passato. Due terzi dei paesi europei ha una popolazione tra i 5 e i 10 milioni di abitanti. Il Veneto avrebbe la stessa popolazione della Danimarca, della Finlandia, della Norvegia. Avrebbe una popolazione doppia della Slovenia, della Lituania, della Lettonia. Questi sono tutti paesi che offrono un servizio efficente ai propri cittadini e noi veneti siamo in grado di fare lo stesso. Questa è la vera riforma che ci farà superare la crisi, perché non si tratta altro che di una riorganizzazione amministrativa che non incide sul libero movimento di merci, persone e capitale all’interno dell’Unione Europea. Non ci saranno dogane con la penisola italiana, ma esporteremo un ciclo virtuoso che porterà benefici a tutti.

Press News Veneto: Ultima domanda, a quando l’indipendenza veneta?

Pizzati: Arriverà prima di quello che si può immaginare. Sarà inaspettata come la caduta di Berlino, il crollo dell’Unione Sovietica, la caduta del pentapartito. Gli avvenimenti storici quando avvengono, arrivano in fretta, e oggi stiamo vivendo una crisi economica catastrofica che accellererà l’arrivo dell’unica soluzione politica. Se siamo bravi e uniti con tutte le realtà venete, potrà essere già nel 2013. Keep Reading »

Beppe Grillo sarà travolto insieme all’Italia, solo l’indipendenza veneta ci salverà

La terza repubblica dei comici e dei pagliacci durerà lo spazio di un mattino

Le parole decisamente imbarazzate con cui il capo dello stato ha cercato di sminuire i risultati di Beppe Grillo pongono in grande rilievo una questione del tutto nuova per il sistema politico italiano.

I partiti dei ladri e dei malfattori sono dei pugili così suonati dal fenomeno Beppe Grillo che non riescono minimamente a contrastarlo politicamente.

Beppe Grillo e il suo Movimento 5 Stelle hanno inferto pugni su pugni ai partiti barcollanti sull’angolo e ormai in pieno ko tecnico. Al punto che essi si dividono tra coloro che fanno finta di nulla come Napolitano ormai prossimo alla pensione dorata e chi li ammira, come i leghisti (Gobbo: “sono come noi vent’anni fa”).

Se nessuno si pone l’obiettivo di porsi come avversario politico di Grillo, allora ci pensiamo noi indipendentisti veneti.

Beppe Grillo è destinato ad essere travolto assieme all’Italia, coperto dalle macerie fumanti di uno stato marcio e corrotto, che crollerà con lui e con le sue false promesse.

Dopo la prima repubblica dei ladri democristiani, dopo la seconda repubblica dei buffoni leghisti e berlusconiani, ora si intravede la terza repubblica d’Italia dei comici e dei pagliacci.

Andiamo infatti a vedere cosa propone Beppe Grillo nei suoi programmi elettorali d’avanspettacolo. Se andiamo a leggere per esempio cosa ha scritto il primo sindaco eletto nel comune di Sarego (Vicenza), scopriamo una serie di baggianate impressionanti. Una mentalità anti-impresa che farebbe impallidire rifondazione comunista. Sovvenzioni pubbliche ad attività improbabili, che causeranno solo spesa su spesa, tasse su tasse, per un emerito nulla.

Un vogliamoci bene tanto inutile quanto figo da vedersi. Una riproposizione dei buoni sentimenti della padania libera bossiana in ottica 2.0, ma solo di superficie. Sotto le cavolate in salsa buonista, nulla.

Durerà lo spazio di un mattino questa proposta politica, travolta da tutto.

I debiti vanno pagati. Anche dai comici e dai pagliacci della terza repubblica italiana.

Solo l’indipendenza veneta ci salverà dalla catastrofe di Roma fumante.

Gianluca Busato Keep Reading »

Cloud-party: la lezione è chiara, vince il partito-nuvola

I movimenti politici del futuro sono aperti e reticolari

Le elezioni amministrative 2012 rappresentano un momento importante, poiché segnano le crepe indelebili della partitocrazia italiana. Oltre alla crisi dei partiti, che assume i propri segni più evidenti a destra con la frantumazione del pdl e la debacle della lega, queste elezioni hanno però rappresentato anche la crescita di nuovi modi di far politica.

Risulta infatti evidente che ai partiti per vincere non basta più il furto assistenzialista con il finanziamento pubblico che si sono decretati in barba alla sovranità popolare che con un referendum lo aveva abolito. I soldi (anche perché spesso vengono drenati privatamente) non sono più sufficienti a colmare il vuoto politico che si è creato.

In questa situazione vince Grillo, ma non tanto, o non solo perché porta un messaggio che gli avversari definiscono populista e io invece reputo civico. Ma anche perché Grillo ha disegnato una forma-partito che si pone su gradino evolutivo più alto rispetto ai partiti ladri italiani, il cloud-party, il partito-nuvola, per mutuare un termine in voga nella tecnologia informatica.

Pur con un lavoro di preparazione di diversi anni, il Movimento 5 Stelle è nato nel 2009, tre anni fa. E oggi si cominciano a vedere i risultati di un lavoro che è stato possibile grazie a un’organizzazione snella e aperta e che da un lato non permette ai boiardi locali di creare feudi impenetrabili e dall’altro non è ostaggio di una gestione centralista lenta e inefficiente.

I sistemi a rete, anzi a nuvola, con processi di formazione continua e sistemi di verifica all’ingresso permettono da un lato di aprire le organizzazioni politiche alla società civile, integrandosi al meglio con essa attraverso un processo di osmosi e dall’altro evitano il rischio di vedersi infiltrare da vecchi politicanti e signori delle tessere. Essi richiedono un investimento in termini di tempo da dedicare all’attività di volontariato e nella predisposizione di un sistema informativo interno che sia integrato alle nuove reti digitali, per consentire la condivisione delle informazioni e la viralizzazione dei contenuti.

Parto da queste considerazioni per tornare alle questioni di casa nostra, ovvero l’evoluzione che a mio parere deve interessare anche l’indipendentismo veneto.
Veneto Stato è un simbolo che con queste elezioni ha fatto la propria storia, date le vicende giudiziarie che lo hanno interessato e che tutt’ora lo interessano e per anni lo renderanno uno strumento nelle mani dei giudici italiani. Eppure, nonostante una lotta intestina senza quartiere tra le anime che si sono dimostrate incompatibili e che pure solo a settembre 2010 lo avevano creato, è riuscito a ricavarsi uno spazio elettorale interessante a dimostrazione del fatto che l’indipendenza veneta sta facendo passi in avanti a ritmi sostenuti.

Negli ultimi tre anni l’indipendentismo veneto è raddoppiato due volte, quindi si è quadruplicato.

Ora per ambire a ricoprire il vuoto politico che si è creato dobbiamo assolutamente sviluppare una forma-partito che ci permetta di crescere al ritmo necessario. Questa forma non può e non deve essere uno scimmiottamento dei vecchi partiti italiani. Deve assolutamente consentire una crescita ancor più rapida di quanto già non stia avvenendo e al tempo stesso una condivisione dell’esperienza politica da parte dei neoiscritti e una maturazione politica costante dei vecchi iscritti che permetta la naturale espansione ed emancipazione del soggetto politico che è chiamato a far attuare il progetto legale, pacifico e democratico per l’indipendenza veneta.

Non possiamo più essere ostaggio dei giudici italiani né dei fantasmi del passato e tantomeno della paura di crescere. Per poterci liberare dall’abbraccio mortale della magistratura italiana dobbiamo fare il grande passo andando oltre l’esperienza che con ieri si è chiusa e senza timore di dar vita a una struttura politica moderna e adeguata a colmare il vuoto politico che oggi è sotto gli occhi di tutti.

Chi vuole restare ostaggio del passato può sempre farlo, ovviamente. E chi vuole tornarsene a casa anche. Noi procediamo, consapevoli che si è aperta la finestra storica per l’indipendenza veneta e che la dovremo percorrere in un tempo che sarà breve.

Il primo passo è per sabato prossimo 12 maggio alle ore con 15, con partenza dal ponte di Calatrava, per consegnare in Regione Veneto il primo blocco di firme della petizione popolare per indire il referendum per l’indipendenza veneta.

Non mancare, passaparola!

Gianluca Busato Keep Reading »

Riflessioni a San Marco

Mi sono per caso imbattuto la settimana scorsa, nella biblioteca comunale di Montebelluna in un libro dal titolo “Unità e diffusione della civiltà Veneta”, libro del 1974 creato a partire dalle relazioni e comunicazioni avvenute durante un convegno dell’associazione degli scrittori Veneti. Il primo capitolo di Luigi Lanfranchi è dedicato alla “funzione nazionale ed europea della Repubblica Veneta”. Riporto alcuni passaggi significativi che ho il piacere di condividere con voi: “Solo che a Venezia, per le ragioni sopra dette, non è il comune tumultuante e fiammante di mezza Italia, ma piuttosto la Città dei Maestri Cantori, con i suoi ordinati istituti, che, nel loro meccanismo intimo, spesso complicato, sono pur sempre tutela di libertà. L’opposizione al tiranno è quindi, per Venezia, un sentimento naturale… e continua poche righe dopo :“Questo patriziato locale, attivo e perciò mutevole nel numero e nelle attribuzioni singole è, in fondo, agli antipodi della nobiltà feudale”… e ancora, citando la libertà mercantile: “Venezia è centro di pace operosa e di libertà costruttrice”. “Petrarca, uomo libero che ben si adegua ad ambienti di vita diversi, non è più un esule lontano dalla patria e trova in Venezia una fonte di vita perfetta, lui, uomo moderno fra gente moderna, fra gente che giorno per giorno elabora la sua libertà, che costruisce quell’equilibrato e pur prezioso confine fra spirito e corpo, fra religione e potere temporale dello stato, in una mirabile sintesi di istituti e di pensiero, che, pur non toccando il dogma, alimenta teorie filosofiche nuove.

In chiusura riporto le conclusioni finali del capitolo “Questo è il significato più profondo della storia politica veneziana: il creare un nesso tra genti diverse offrendo un modello di vita da tutti accettabile. La costruzione di questo nuovo tipo architettonico su una società multiforme per razze e per religioni, per interessi e per passioni si può affermare sia in buona parte riuscita, soprattutto perché Venezia, pur avendo leggi proprie, sa rispettare le leggi, consuetudini ed usanze altrui. Tutto ciò ha una radice unica: la Libertà.

Queste frasi, da me rilette ieri, giorno di San Marco, mi hanno toccato profondamente. Non conosco bene la storia Veneta, le sue istituzioni, la cultura, però, ne sono stato sempre intimamente attratto, interiormente affascinato. Ogni lettura successiva alla nascita di questo sentimento innato lo conferma e lo rafforza. In Venezia c’è qualcosa di grande, di trascendente, di eterno. A volte, passeggiando per Venezia mi chiedo che cosa pensavano, che cosa sentivano, che visioni avevano del mondo coloro che hanno potuto creare un simile capolavoro artistico. Studiando Venezia, o parlando di Venezia ci si ferma spesso alla superficie, all’effetto finale: il capolavoro artistico, il meccanismo istituzionale perfetto, le leggi per l’epoca futuristiche. Noi però, nuovi abitanti di queste terre e del mondo, non dovremmo replicare quelle opere, quelle leggi, quelle istituzioni, ma dovremmo coglierne i valori ed i sentimenti sottostanti. Dobbiamo farci ispirare da quei sentimenti e pensieri elevati per modellare il mondo in cui viviamo con le nostre capacità creative adattate al contesto in cui viviamo. Questo patrimonio di umanità non è solo Veneto, appartiene a tutti e dovremmo avere il piacere di condividerlo. Molti grandi artisti, si rendono conto che la loro ispirazione è quasi “involontaria” arriva e si esprime con o senza la loro volontà. Analogamente, Venezia, sembra essere un artista che si è fatta veicolo di ispirazione di un agente superiore. In Venezia convivevano la difesa della libertà e la necessità di far prevalere il Bene Superiore, che non è a mio avviso necessariamente lo stato come istituzione ma piuttosto un insieme di valori, sentimenti, principi in cui ogni essere umano, riesce, se pienamente libero di esprimersi, a riconoscersi.

Riporto, con il permesso della redazione, il giuramento di Perasto, chiaro esempio, dei sentimenti elevati che ispirava Venezia. Non si può sicuramente esagerare negli elogi. Alcuni storici hanno opinioni divergenti, visioni diverse sulla Repubblica Veneta. Non so quale sia la piena verità, ma parole così ispirate e piene d’amore cosa possono riflettere se non sentimenti della stessa natura?

Ivano Durante

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Senza il Veneto Indipendente Andrea Palladio non sarebbe mai esistito

Il mondo continua a parlare dei veneti. Lo scorso 31 marzo ad Oxford sono stati presentati disegni inediti del maestro: Andrea Palladio.

La notizia è stata riportata sui giornali e l’articolo si dilunga spiegando le vicende legate alla perdita dei fogli palladiani, molti dei quali non sono ancora stati pervenuti. Il passo più interessante è però il motivo per cui ogni notizia su questo architetto fa scalpore e desta l’attenzione del mondo: Andrea di Pietro della Gondola (soprannominato poi dal Trissino Palladio, nome che richiamava la sapienza della dea Pallade Atena), nato a Padova nel 1508, ha modificato il panorama del mondo anglosassone. Nel primo ‘600, dopo che Inigo Jones porta i disegni del maestro, l’Inghilterra abbandona lo stile Tudor e sposa lo stile del Palladio. Nel ‘700 anche gli Stati Uniti si fanno palladiani, la Casa Bianca non può nascondere la sua impronta.

Vi è però un errore: egli viene più volte definito “l’architetto italiano”. Italiano? Voglio citarvi un passaggio della monografia su Andrea Palladio dello storico americano James Ackerman: “La sua formazione avvenne in uno dei momenti più intensamente creativi della storia dell’architettura, e non al centro degli avvenimenti, dove egli avrebbe corso il rischio di diventare un altro dei tanti maestri della scuola romana o fiorentina, bensì nell’unica regione periferica in cui stesse sorgendo un’età dell’oro: la Repubblica veneta. Nessun altro fra i grandi architetti della sua generazione nacque e si formò nel Veneto perciò solo Palladio riuscì a far propria la fantasia bizantina o la radiosa levità dell’architettura veneto‐provinciale del primo Rinascimento. La sensuosità dello stile veneto fu il catalizzatore che rese possibile la combinazione degli elementi eruditi e intellettuali di Palladio nell’architettura più umana del suo tempo”.

Ciò significa che Palladio, se non fosse stato veneto, non avrebbe potuto essere Palladio. Un’edifico nasce e prende forma in base alla cultura, alle necessità e al gusto del luogo in cui verrà a sorgere. Un bravo architetto non progetterà mai un qualcosa fine a sé stesso, il risultato sarà tanto migliore quanto più il nuovo manufatto sarà integrato nel sito. Palladio non era certamente come le moderne “archistar” che seguono un estro momentaneo producendo un qualcosa di totalmente estraneo, basato esclusivamente su gusto personale e che determina una stonatura all’immagine di quel luogo. Egli faceva nascere i suoi progetti dalle esigenze della committenza veneta, infatti, tra le diciannove ville superstiti e la ventina di progetti noti dai Quattro libri dell’architettura o da disegni, ben pochi sono i casi di ripetizione, non esiste una villa palladiana “tipica”.

Il motivo sta appunto sul fatto che le esigenze e ovviamente il sito variava caso per caso. Palladio seppe risolvere egregiamente le richieste di gentiluomini che, spostandosi dalla città alla campagna per controllare da vicino la produzione agricola, volevano portare con sé la magnificenza delle loro dimore cittadine. La nobiltà capitalistica veneziana necessitava anche di riunire in un solo complesso la dimora padronale e gli edifici destinati ai servizi, le cosi dette “barchesse”. Furono i tempi a formare l’individuo, tempi in cui si lasciavano le città per il cambiamento dell’economia, per la modifica degli stili di vita, per l’evolversi delle necessità sul territorio veneto. Fortunatamente questo individuo era un genio, capace di edificare in modo grandioso ma allo stesso tempo economico e funzionale.

Il veneto Andrea Palladio soddisfò le richieste di una esigente committenza veneta, facendo sorgere le sue opere sulle campagne venete. Senza Veneto, non senza italia, il massimo esponente dell’architettura del ‘500 non sarebbe mai esistito.

Anna Durigon Keep Reading »

Verona, a rischio la validità delle elezioni comunali

In seguito alla sentenza del consiglio di stato che ha escluso dalla competizione elettorale la lista di Veneto Stato con candidato sindaco Giuliomaria Turco, si apre una prospettiva del tutto inedita che ora pone a grave rischio l’intero procedimento elettorale.

È stata infatti in questa occasione per la prima volta storicamente applicata una norma del nuovo codice del processo amministrativo che è palesemente incostituzionale e gravemente lesiva dei diritti della difesa da parte del candidato sindaco Giuliomaria Turco e di tutti i candidati consiglieri di Veneto Stato che non hanno potuto difendersi in sede di processo in quanto non hanno ricevuto alcuna notifica del ricorso in atto.

Per tale ragione Veneto Stato ha deciso di ricorrere presso il Tribunale Amministrativo Regionale, impugnando l’esito finale dell’elezione e della proclamazione degli eletti, atto nel quale si ripercuotono tutti i vizi del procedimento elettorale a monte.

Il codice del processo amministrativo non ci consente infatti di rimediare a un grave errore giudiziario. Non abbiamo potuto difenderci né in sede di 1° giudizio presso il Tar di Venezia (dove tra l’altro Giuliomaria Turco aveva vinto nel merito) né di 2° grado, perché non abbiamo avuto nessuna rituale notifica dei ricorsi, delle udienze e proprio di nulla, a meno che non voglia considerarsi tale la definizione lesiva del diritto di difesa che viene adottata.

Da un punto di vista giudiziario resta solo la strada di impugnazione della proclamazione degli eletti.

Tra l’altro, mentre i ricorrenti hanno avuto a disposizione il termine previsto dalla legge elettorale per presentare un contrassegno alternativo, a noi non è stata data tale possibilità con grave lesione dei diritti di partecipazione politica, pur ammessi dall’ufficio preposto.

L’atto del ricorso al Tar dei ricorrenti è stato pubblicato sul sito del comune il 12/4 e il 13/4 alle ore 9.30 si è tenuta l’udienza, senza che potessimo costituirci tutelando i nostri diritti. Idem per quanto riguarda l’udienza del consiglio di stato

Veneto Stato è inoltre consapevole che il proprio caso costituisce un clamoroso inedito che dimostrerà l’assoluta incostituzionalità delle norme previste dal nuovo codice del processo amministrativo che probabilmente verrà impugnata presso la Corte Costituzionale.

In ogni caso la sentenza di ieri è una notizia positiva perché fa chiarezza rispetto alla confusione degli ultimi mesi e segnerà il via a un processo di emancipazione del movimento indipendentista veneto dalle frange che occhieggiano pericolosamente per metodi e pensiero al nazional socialismo in salsa venetista.

Ufficio stampa
Veneto Stato Keep Reading »