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Obblighiamo i politici veneti a indire il referendum per l’indipendenza

Veneto Stato, ora o mai più!

Aiuta anche tu a raccogliere le firme per l'indipendenza del Veneto

Ora sappiamo che l’indipendenza avverrà. Quando infatti la maggioranza assoluta dei potenziali elettori veneti si esprime a favore di un Veneto indipendente, ciò significa che di fatto nella testa dei veneti siamo già uno stato indipendente.
È chiaro che l’indipendenza non ci verrà concessa per grazia ricevuta, ma dobbiamo ottenerla, votando sì al referendum per l’indipendenza.
Un referendum vero, non simulato. Un referendum che sancisca oltre ogni ragionevole dubbio la decisione sovrana del Popolo Veneto di creare un nuovo Veneto Stato.
Per arrivare al referendum serve una decisione della classe dirigente che guida l’attuale Regione Veneto. Al momento il governatore Zaia si è espresso sul tema, in modo sprezzante e noncurante della volontà popolare, affermando che la “secessione” è illegale. Ricordiamo a Zaia che la secessione è il termine dispregiativo con cui i nemici dell’indipendenza la classificano. In realtà i veri secessionisti sono proprio coloro, come Zaia, che vogliono tagliar fuori i veneti dal mondo civile, mantenendoci all’interno dello stato italiano che occupa gli ultimi posti del mondo occidentale nella classifica di quasi tutti gli indici economici, sociali e civici.
Risulta pertanto chiaro a tutti quale sia ora il momento. Non è più, o almeno non più solo il momento di convincere i veneti delle ragioni dell’indipendenza. I veneti sono già convinti di ciò.
Il momento quindi è quello di convincere la classe dirigente al potere in Veneto della necessità dell’indipendenza e quindi dell’indizione di un referendum in tal senso.
L’indipendenza serve ora, non fra un anno. Sarebbe troppo tardi per il nostro tessuto economico, per le nostre famiglie, per le nostre imprese, per i nostri giovani.
Allora, dato che la classe dirigente al potere è corrotta dall’esercizio dello stesso e da tanti anni di servilismo verso la casta dei partiti italiani, non possiamo pensare che per convincerla basti il ragionamento o un’azione di semplice pressione informativa.
Dobbiamo travolgere i nostri governanti in regione da una massa di sottoscrizioni alla petizione popolare per indire un referendum di indipendenza, organizzata da Veneto Stato.
Il 16 giugno 2012 l’ufficio del governatore del Veneto, Luca Zaia, deve essere sommerso da decine di migliaia di firme di veneti, che gli impongano l’indizione di detto referendum.
I veneti sono già convinti e determinati. I politici veneti invece no, perché sono ancora troppo impegnati a sbafarsi alla mangiatoia romana del potere.
Diamo loro una scossa, facciamo loro sentire il fiato sul collo del Popolo Veneto.

Veneto Stato, ora o mai più!

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Le minacce del Viest Stato sono respinte al mittente

La sala del Viest conta 200 soci, ma gli organizzatori ne dichiarano 400

In merito alle parole del giovane Mirto, che inaugura il nuovo corso del partito etnico Viest Stato con minacce alla mia persona, debbo una veloce quanto doverosa replica e scelgo di farla da qui, per non impegnare il sito di Veneto Stato con questioni che non meriterebbero nemmeno di essere menzionate, ma che non si possono far passare sotto silenzio per evitare che abbia il sopravvento il detto “diffama diffama che poi qualcosa resta”:

  • Le parole “gira al largo” non sono belle da scrivere in un comunicato ufficiale e consiglio a chi le ha scritte di controllare il proprio linguaggio perché qualcuno meno comprensivo di me di fronte a simili espressioni potrebbe in futuro creargli problemi di natura legale; in ogni caso respingo al mittente tali minacce puerili che hanno l’unico effetto di rendermi ancora più determinato nel proseguire il percorso democratico, pacifico e legale per l’indipendenza del Veneto;
  • la frase “il Veneto fa chi il Veneto è” è una frase proprio del giovane Mirto e non me la sono inventata io; essa stravolge il significato di un libro straordinario la cui lettura ha fatto entrare molti soci in Veneto Stato e ha un significato squisitamente nazional socialista; pertanto ad offendere i soci di Veneto Stato con simili stupidaggini è proprio l’autore di quella frase; spero che il nuovo partito Viest Stato non si faccia travolgere da tale visione intollerante che sicuramente nuoce alla costruzione del consenso attorno al percorso di indipendenza del Veneto;
  • il sottoscritto non ha sottratto nessun sito al partito. Il sito www.venetostato.com era di proprietà del sottoscritto, che lo aveva lasciato in gestione a Veneto Stato e nella fattispecie al suo legale rappresentante, che è Lodovico Pizzati. Posso però comprendere la stizza di chi non accetta il principio della proprietà privata;
  • In merito infine alla riunione di oggi, la capienza della sala è di 200 persone. Per quanto ve ne fossero molte in piedi, è chiaro a chiunque che esse non sono altrettante di quelle sedute: erano forse appese al soffitto le rimanenti comunicate delle 400 comunicate?
  • Rispetto al paragone con l’assemblea di Venezia essa è del tutto fuori luogo, perché nel frattempo Veneto Stato ha praticamente raddoppiato i propri soci. Se si vuole fare un paragone, basti prendere il congresso organizzato a Canizzano giovedì scorso in cui c’erano veramente 400 soci ad ascoltare il segretario Lodovico Pizzati e il presidente Alessia Bellon.

Pertanto credo che il nuovo partitino nato oggi al Viest debba decidere se consumare le proprie risorse fisiche ed economiche nel tentativo di sottrarre il nome Veneto Stato a chi lo possiede legalmente. È una scelta che debbono fare loro. Pizzati e Bellon il proprio mandato ad andare avanti lo hanno già ricevuto.

Gianluca Busato
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Alessia Bellon (presidente VS): “il Veneto è già uno stato indipendente nella testa dei cittadini veneti”

Intervista al Presidente di Veneto Stato sullo storico risultato del sondaggio sull’indipendenza del Veneto

Alessia Bellon (presidente Veneto Stato)

Ieri sera 19 gennaio, a Canizzano (frazione di Treviso), circa 400 persone hanno partecipato alla presentazione dei risultati del sondaggio scientifico sull’indipendenza del Veneto commissionato da Veneto Stato e realizzato da MPS Marketing Research.

I numeri non lasciano spazio a dubbi. I veneti in un referendum per l’indipendenza del Veneto voterebbero per il sì, con una maggioranza del 53,3%.

Abbiamo voluto sentire l’opinione del presidente di Veneto Stato, Alessia Bellon, che ci ha rilasciato un’intervista.

Press News Veneto: Presidente, qual è il significato politico del sondaggio che in un eventuale referendum, vede la maggioranza assoluta di dichiarazioni di voto favorevoli all’indipendenza da parte dei veneti?

Alessia Bellon: Parafrasando Ernst Renan, il quale diceva che una nazione è un plebiscito di tutti i giorni, possiamo dire che il Veneto è già uno stato indipendente, di fatto, nella testa dei cittadini veneti.

Press News Veneto: Eppure non si registra un uguale consenso per Veneto Stato

Alessia Bellon: saremmo sorpresi del contrario. La voglia di indipendenza dei veneti esiste a prescindere da Veneto Stato. Noi siamo solo lo strumento politico per facilitare il raggiungimento di tale obiettivo, che è l’obiettivo della maggioranza dei nostri concittadini. In ogni caso è un dato veramente notevole il fatto che ci voterebbe un veneto su 5 di coloro che sanno della nostra esistenza. Vuol dire che abbiamo un potenziale già oggi, a poco più di un anno dalla nostra nascita, del 20% di consensi. Siamo convinti che tale potenziale stia aumentando molto velocemente.

Press News Veneto: Come cambia ora lo scenario politico?

Alessia Bellon: l’Italia si sta decomponendo, i segnali  sono evidenti. Il Veneto ha la fortuna di avere tutte le carte in regola per passare a un nuovo equilibrio istituzionale in tutta tranquillità. I veneti sono persone responsabili e senz’altro in breve tempo otterremo l’indipendenza, dato che ormai è diventata una questione di dovere civico. 

Press News Veneto: cosa farete ora?

Alessia Bellon: prima di tutto dobbiamo farci conoscere, per cui dobbiamo intensificare le attività di comunicazione sul territorio. Il nostro obiettivo rappresenta l’aspirazione dei cittadini veneti, ora tocca a noi dimostrare di essere l’unico partito ad avere un progetto politico concreto e voluto dalla maggioranza. Siamo consapevoli inoltre che possiamo essere un catalizzatore che può permettere l’accelerazione determinante nel raggiungimento dell’indipendenza, pertanto metteremo i rappresentanti istituzionali regionali di fronte alle loro responsabilità, affinchè prendano da subito la decisione di indire un referendum per l’indipendenza del Veneto. Keep Reading »

L’invidia, le menzogne e l’ignoranza dei servi dei partiti

Leggo ancora menzogne in rete su di me. Evidentemente qualcuno trova più tempo da dedicare alla diffamazione dell’avversario piuttosto che alla costruzione di un Veneto Stato indipendente.
Questo qualcuno, rigorosamente anonimo, mostrando documenti che hanno tutta la caratteristica di essere artificiali, asserisce che io prenderei soldi dal Pdl. Mi piacerebbe sapere come. Non ho contratti con persone legate al pdl, che io sappia. Ho fatto un solo contratto di modesta valore economico, destinato a un servizio pubblico, per conto di una società privata che me lo ha commissionato. Tale contratto costituisce meno dell’1% del fatturato della mia azienda, che per il 99% dipende dal settore privato e per più del 50% da società multinazionali. Non conosco le posizioni politiche dei miei Clienti né mi interessano, non ne abbiamo mai parlato, com’è normale che sia in affari e anche perché il lavoro che faccio, per fortuna, o per abilità, ha la caratteristica di avere poca concorrenza, perché le competenze sono esclusive.
Dopo l’attività politica giovanile, compresi infatti che la prima condizione per fare politica in modo serio senza subire ricatti era l’indipendenza economica. Senza libertà economica non c’è alcuna libertà!
Diversi anni fa ho scelto quindi a proposito di specializzarmi nel settore delle tecnologie di comunicazione innovative, proprio per evitare nel futuro (e nel presente) di dipendere da ricatti di partiti, o di singoli esponenti politici. Dopo aver lavorato come dipendente per diversi anni, con molte soddisfazioni, un anno fa decisi di fare il salto e di mettermi in proprio, investendo la mia liquidazione nell’avvio di una nuova società dedicata principalmente allo sviluppo di applicazioni per smartphone, tablet e social network.
Non è facile il mio lavoro (come nessun altro lo è): esso richiede grande flessibilità per capire le evoluzioni continue di mercati molto turbolenti, ma mi dà grande gratificazione. Capisco che magari chi fa un lavoro che dipende dagli umori e dagli ordini dei politici fatichi a capire la mia situazione di fiera indipendenza, ma non posso farci niente, se non provare umana compassione per chi ogni giorno é costretto magari a avvilirsi professionalmente, pur di accontentare qualche padrone di partito. Io ho la fortuna di non doverlo fare e la sfortuna di dover sopportare chi non può capirlo.
Non ho la presunzione di farmi benvolere dagli invidiosi, ma non posso nemmeno permettere che vengano fatte girare falsità da qualche malintenzionato, che magari si gode uno stipendio pubblico in quota di qualche partito danneggiato dalla mia azione civica per l’indipendenza del Veneto Stato.

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Peccato, Pinocchio

Ho letto un resoconto di Lucio Chiavegato dei fatti che hanno preceduto il congresso-farsa del 23 ottobre 2011. Una lunga lettera nel suo stile, piena di mezze verità e di tante menzogne. Fino ad oggi mai mi aveva tirato in ballo personalmente e dunque non ho mai raccontato alcune vicende che ci riguardano direttamente. Oggi però ha deciso di rompere il silenzio, per cui anch’io mi sento libero di farlo, anche se non rivelerò tutti i suoi segreti (o presunti tali) che mi ha confessato.
Ora voglio solo fare un appunto su un episodio che mi riguarda, che è anche l’ultimo momento in cui ho parlato con il cuore in mano a quel signore.
È stato il 29 settembre 2011, prima della serata di presentazione di Quinto di Treviso organizzata da Veneto Stato, dagli straordinari ragazzi della sezione 121. Mi chiamò mentre ero al lavoro nella mia azienda, dicendo che doveva parlarmi, dove poteva raggiungermi. L’ho allora invitato prima in ufficio da me e quindi a casa mia.
Solo a quel punto il sig. Chiavegato mi ha spiegato la ragione della sua improvvisa visita. Mi rivelò che da mesi alcuni soci si riunivano in provincia di Vicenza e Verona per fare le scarpe a Lodovico Pizzati e che lui subodorava un tentativo di golpe interno. Mi disse che il nuovo candidato cui stavano pensando era Antonio Guadagnini, che aveva dato la propria disponibilità a scalzare Lodovico, troppo moderato per i suoi gusti. Mi disse anche che lui non appoggiava tale scelta “parché no podemo mia far la rivolusion cole veciete che va in Ciexa”. Per tale ragione proponeva a me – come se io avessi avuto qualche ruolo particolare che mi poteva far esaudire il suo desiderio – di appoggiarlo come segretario. “Sta tranquilo giane, mi no so mia chel tipo che se mete là davanti, dopo delego tuto a Lodovico e a ti”, furono le sue parole. Gli spiegai che il mio desiderio – ancora oggi – è di arrivare al giorno in cui non devo più far nulla per Veneto Stato, perché non ce n’è più il bisogno, perché magari sono entrate migliaia di veneti e io posso riposarmi un po’, magari solo scrivere qualche articolo, oppure fare qualche intervento.
Gli spiegai inoltre che se qualche socio voleva sostituirsi a Lodovico Pizzati come segretario ne aveva tutte le facoltà. Bastava che si leggesse lo statuto e individuasse le modalità per farlo. Le alternative possibili erano due: o sfiduciavano il segretario con i 2/3 del Minor Consiglio, oppure lo sfiduciavano con un voto di sfiducia dei soci nel Maggior Consiglio (l’assemblea sovrana). Come sappiamo nessuna delle due ipotesi si verificò e oggi infatti Lodovico è ancora il segretario e il legale rappresentante di Veneto Stato, con buona pace di tutti.
Parlammo quindi di altro, su cui tengo il riserbo, quindi andammo alla riunione in sala consiliare a Quinto di Treviso, che decretò in forma entusiastica il grande appoggio popolare che si stava costruendo Veneto Stato, grazie all’opera del tanto vituperato Lodovico Pizzati.
Da allora Chiavegato con me non si è più fatto sentire.
Lucio Chiavegato l’avevo conosciuto ad inizio 2010 grazie all’introduzione iniziale di Geremia Agnoletti, che me lo aveva presentato come grande uomo della Life. Allora ero segretario del Partito Nasional Veneto. Andai quindi a trovarlo con altri esponenti del Pnv, a Bovolone. Era particolarmente ossessionato dalla lega, ma aveva una grande carica e pareva essere una persona di cui fidarsi. Oggi devo rivalutare quella persona che allora mi fece una grande impressione. In questi ultimi mesi ho capito che il mio giudizio di allora era sbagliato.

Peccato, Lucio.

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Il 22 gennaio l’ennesima giravolta politica del saltimbanco di Crespano

Al Viest nasce il partito di appoggio alla corrente leghista di Maroni

Clicca per gustarti il percorso politico del saltimbanco di Crespano

Domenica prossima Giudagnini dopo essere passato attraverso la Democrazia Cristiana, Alleanza Nazionale (dove è stato formato politicamente, caso strano per uno pseudo-indipendentista), Unione di Centro, I Veneti, Liga Veneto Autonomo, dopo aver appoggiato nel 2010 il candidato presidente regionale del Partito Democratico Bortolussi e quindi essere entrato in Veneto Stato (con tessere pagate gentilmente – stanno ancora aspettando i soldi – da Gianluca Panto nel 2010 e Alessia Bellon nel 2011), si appresta ora a completare il proprio mirabolante percorso politico con la fondazione di un nuovo partito autonomista di appoggio alla corrente leghista maroniana, che prende il via in modo parassitario dalla sua fuoriuscita da Veneto Stato, fondata sull’equivoco ideologico.
Egli nel cullare in sordina il nuovo partito – cui sta pensando dalla scorsa estate – sta cercando con tutte le proprie forze di creare un danno a Veneto Stato e per farlo ha chiamato a raccolta tutto ciò che poteva.
In questi giorni si susseguono i proclami buonisti per quello che viene spacciato il grande congresso nazionale di VS. Peccato che non lo sia. Peccato che così facendo si ingannano i soci di Veneto Stato che in buona fede credono di andare a una riunione del proprio partito e invece ne usciranno fondandone uno di nuovo.
Domandatevi cari amici cosa vi faranno votare e se sono stati pubblicati i documenti necessari per farvi un’opinione in merito.
Chiedetevi se non siete chiamati a fare da comparse per la creazione del nuovo partitino para-leghista ad opera di falsi indipendentisti, che non appena gli tocchi un deputato in salsa verde scattano furiosi sui giornali diffamando i soci di Veneto Stato definendoli “mafiosi”.
Chiediamoci pure amici e soci di Veneto Stato se il signor Guadagnini avrebbe sfruttato oggi gli indipendentisti, anche se fosse stato eletto nelle file dell’Udc al parlamento europeo.
Chiediamoci pure se il suo intento non sia in realtà, come dichiarato ai giornali il 23 ottobre, di portare una rappresentanza in parlamento di nuovi poltronari strapagati, svendendo per l’ennesima volta il voto dei veneti.
Chiediamoci quanto sia veritiero il suo atteggiamento buonista di questi giorni, quando per l’ennesima volta si appresta a fare un congresso farsa perché gli piace vincere facile, in assenza di Lodovico Pizzati, socio da lui espulso per futili motivi, assieme a molti altri falcidiati dal Komintern del Viest.
Io le risposte a queste domande me le sono date da tempo e per questo non sarò presente alla sceneggiata napoletana che andrà in scena il 22 gennaio all’hotel Viest di Vicenza.
Il mio obiettivo è un altro, si chiama indipendenza del Veneto.

La riunione importante alla quale essere presenti per centrare l’obiettivo di Veneto Stato si tiene il 19 gennaio a Canizzano, tre giorni prima della farsa di Vicenza.

Gianluca Busato
Press News Veneto

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Perché NON andare a Vicenza il 22 gennaio

Class action contro i diffamatori dei soci di Veneto Stato

Io non andrò a Vicenza il 22 gennaio. Non andrò, perché mi è già bastato provare una volta i metodi dittatoriali inscenati all’hotel Viest il 23 ottobre 2011 e dare a dei piccoli Hitler una seconda possibilità è da folli.
Veneto Stato per fortuna ha saputo superare il tentativo di poche persone che hanno tentato con ogni mezzo di renderlo uno strumento salvagente per alcuni colonnelli transfughi di altri partiti, ammorbidendolo adirittura su posizioni autonomiste.
La riunione del 22 gennaio è illegale per quanto riguarda i destini di Veneto Stato, convocata in modo illegittimo da chi non ne aveva titolo. Da qualcuno viene spacciata per riunione unitaria, quando è solo il tentativo maldestro di una fazione che intende creare un altro partito.
Intendiamoci, la nascita di un altro partito è una cosa in sé apprezzabile, come ogni nascita va festeggiata e vista con favore.
Spacciare però la creazione di un nuovo partito come il congresso unitario di Veneto Stato è un reato, che non sarà fatto passare in silenzio.
L’unico tentativo della fazione che sta organizzando la riunione del 22 gennaio è quello di illudere qualche persona che sia cosa buona parteciparvi per il futuro di Veneto Stato. Diciamolo chiaramente: chi il 22 gennaio andrà all’hotel Viest fa un danno a Veneto Stato. Keep Reading »

Made, built, and run in Scotland

Tratto da LibertariaNation.org

Sono un indipendentista soprattutto per il fatto di essere un libertarian. Al netto delle sacrosante motivazioni storiche e culturali, penso che un Veneto indipendente e aperto al libero mercato internazionale potrebbe avere un’infinità di vantaggi che adesso all’interno dello stato italiano si sogna. Alesina, Spolaore e Wacziarg hanno scritto un paper, Economic Integration and Political Disintegration, e successivamente Alesina e Spolaore un libro, The Size of Nations, che in pratica dice che in un’economia globale nella quale il libero scambio non è così ostacolato, gli stati più prosperi e nei quali i cittadini stanno meglio sono quelli piccoli. Inoltre, dal punto di vista libertarian, una esponenziale disintegrazione politica si avvicina a quella secessione individuale che teoricamente piace ai libertari. Molti libertarian, e io tra questi, ritengono, paradossalmente, che la nascita esponenziale di molti stati sia la migliore occasione per tendere al libertarismo. Da una parte lo Stato Unico Mondiale dove tutto è centralizzato e deciso dall’alto, dall’altra parte centinaia o migliaia di stati che si fanno concorrenza tra loro. Stati tra i quali scegliere quello nel quale ci si trova meglio e nei quali la delega democratica non è così accentuata proprio in virtù della limitatezza territoriale e di popolazione.

Per questo quando ci sarà un eventuale referendum per l’indipendenza del Veneto (io vengo dal Veneto e ho il diritto di voto in Veneto) metterò la mia croce senza dubbio sul SI.

Per gli scozzesi questa opzione potrebbe essere molto reale. Gli scozzesi potrebbero scegliere l’indipendenza nel 2014. Il primo ministro scozzese Alex Salmond ha rispedito al mittente le pretese di Londra, seconda la quale solo un referendum che partisse da Londra avrebbe validità legale. Salmond ha detto che il referendum sarà indetto e fatto in Scozia, con buona pace del Regno (forse ancora per poco) Unito. Quando si parla di indipendentismo si rischia di cadere in falsi luoghi comuni principalmente perché siamo abituati ad associare le spinte indipendentiste con un preciso partito politico italiano il cui colore è il verde e la cui politica xenofoba oscilla dal blando (blandissimo) autonomismo quando è al governo a occasionali sparate secessioniste quando è all’opposizione. Un occhio più distaccato vedrebbe però che in giro per l’Europa i partiti indipendentisti sono ben altra cosa e non necessariamente xenofobi; per esempio L’SNP,  il partito del primo ministro scozzese, è di centrosinistra (una specie di PD scozzese), Veneto Stato invece (due parole un programma) è di area liberale e è guidato da persone che non sono capipopolo populisti ma da professori universitari, imprenditori e veneti pragmatici che sono stanchi di sopravvivere a stento dentro il contenitore italiano.

Il caso scozzese mi piace perché Salmond ha ribadito che una popolazione ha tutto il diritto di decidere del proprio destino senza domandare e demandare ad altri. Trovo che la sua risposta (“made, built, and run in Scotland“) a Michael Moore, il Segretario di Stato per la Scozia, sia sacrosanta. Tornando al caso italiano, dopo aver visto questo sondaggio mi sono convinto che per Veneto Stato sia solo una questione di marketing, ossia di farsi conoscere dall’elettorato veneto portando una proposta seria e metà del lavoro sarà fatto. Altra riflessione è che le regioni meridionali italiane hanno un indice di indipendentismo molto più basso di quelle settentrionali. Amore per l’ideale di unità della penisola italiana o paura di perdere il flusso di denaro che da nord si dirige a sud? Un fatto interessante però è che la Scozia che brama così tanto l’indipendenza non è la zona più ricca del Regno Unito e una volta ottenuta l’indipendenza dovrà camminare con le proprie gambe senza aiuti provenienti da sud. Questo ci insegna che anche popolazioni non economicamente floride possono non avere paura, o averne relativamente, di non ricevere sovvenzioni. Secondo il mio parere è questione di cultura. Purtroppo per la Magna Grecia italiana la cultura dell’assistenzialismo è predominante da tempo immemore.

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Clifford e l’amiga dela Jetta

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Veneto Stato: gli indipendentisti respingono l’attacco degli autonomisti

Il 22 gennaio al Viest non si terrà il congresso di Veneto Stato

Come ormai noto all’interno di Veneto Stato è nato un dibattito che in alcune parti del Veneto faticava a trovare una composizione politica. Esso è sfociato il 23 ottobre scorso, con l’organizzazione di un vergognoso congresso tenuto all’hotel Viest di Vicenza, dove sono stati calpestati i più banali diritti associativi e politici che pure sono tra i principi fondanti di Veneto Stato.

Tale congresso è risultato palesemente illegittimo, così come tutte le scelte della dirigenza illegittima che si autoinsediò quel giorno grazie ad una conduzione dittatoriale dell’assemblea, a cominciare dalle vergognose espulsioni per futili motivi di esponenti che non avevano esitato a definire scandalosa tale condotta, compreso anche il legale rappresentante del partito Lodovico Pizzati.

La scelta di chi non era d’accordo con il pericoloso andazzo instauratosi, che stava mettendo a grave rischio l’immagine stessa e la reputazione di Veneto Stato, poteva essere di carattere giuridico e c’erano tutte le ragioni per ricorrere anche ai giudici italiani. La valutazione dei soci fu però che per un partito indipendentista rivolgersi alla giustizia italiana per dirimere le proprie questioni fosse un paradosso pericoloso e foriero di cattivi auspici. La scelta, a nostro avviso molto saggia, fu pertanto di  dipanare la matassa con un percorso politico.

Il percorso politico non poteva partire che dallo statuto. E quindi proprio rispettando lo statuto nacque l’idea di far partire una convocazione direttamente dai soci. L’obiettivo era il ripristino della legalità violata. Ciò avvenne pertanto attraverso la regolare assemblea dei soci che si riunì l’11 dicembre scorso a Venezia.

Purtroppo gli organizzatori del congresso-burla del Viest in quell’occasione decisero di non presentarsi e, cosa ben più grave, fecero pressioni sui soci per non far esercitare un loro sacrosanto diritto previsto dallo statuto, oltreché dalla coscienza civica che non dovrebbe mai venir meno.

Diversamente dal gruppo che aveva agito politicamente e nel rispetto della legalità, però i golpisti del Viest hanno nel frattempo avuto la malaugurata idea di fare ciò che i soci di Veneto Stato fino a quel momento avevano voluto evitare ad ogni costo: il 10 gennaio scorso i golpisti, autodefinendosi “autonomisti”, si sono infatti rivolti alla giustizia italiana contro la componente indipendentista per dirimere le questioni politiche interne a Veneto Stato, notificando un atto di citazione contro il segretario Lodovico Pizzati e il presidente Alessia Bellon. Nel farlo, hanno goffamente riconosciuto come legali rappresentanti di Veneto Stato gli stessi Lodovico Pizzati e Alessia Bellon. Purtroppo per loro lo hanno fatto in modo maldestro e pertanto hanno perso ogni possibilità di potersi fregiare delle cariche di Veneto Stato. Resta in ogni caso l’onta di coloro che, incapaci di dare risposte politiche, hanno preferito tentare la scorciatoia dei tribunali italiani, costringendo l’attuale dirigenza a fare un atto dovuto e a difendere anche legalmente l’immagine e l’unitarietà di Veneto Stato.

Da tale scenario esce quindi di scena in modo definitivo la possibilità che Veneto Stato celebri il prossimo 22 gennaio un Maggior Consiglio, che ricordiamo è l’organo sovrano del partito.

Chi andrà all’hotel Viest di Vicenza domenica 22 gennaio lo farà per partecipare a una riunione privata senza alcun valore né legale né politico per Veneto Stato, oppure, in un altro scenario, per fondare un nuovo partito politico. Cosa legittima quest’ultima, ma che nulla avrà a che fare con il destino di Veneto Stato.

Tutto è bene ciò che finisce bene. Veneto Stato ha definitivamente respinto l’attacco degli autonomisti, preservando con grande forza e determinazione l’obiettivo dell’indipendenza del Veneto, l’unico progetto politico concreto presente oggi nelle Terre di San Marco.

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