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Assunzione di responsabilità per l’indipendenza del Veneto

Il momento che sta vivendo tutta la Venetia è storico e di fondamentale criticità.

Ieri un suo intervento intitolato “Il Veneto degli imprenditori suicidi”, Beppe Grillo ha dato la dimensione del fenomeno in atto. Citiamo le parole finali del suo intervento, che, meglio di ogni altra analisi, fotografano la situazione: “I movimenti indipendentisti veneti stanno aumentando. Non sono cani da lecca come la Lega. Il Veneto non si farà suicidare in silenzio.”

Sempre ieri abbiamo letto e apprezzato l’intervento di Antonio Guadagnini, che ha lanciato un appello all’unità dell’indipendentismo veneto sotto il simbolo di Veneto Stato.  Dopo il Maggior Consiglio di domenica 11 dicembre a Venezia, che ha ripristinato la legalità violata nel congresso tenutosi al Viest il 23 ottobre, e che ha consentito ai soci di azzerare futili epurazioni, ora la ricomposizione politica diventa il prossimo passo di rilievo. Pertanto auspichiamo una convocazione di un Maggior Consiglio unitario secondo le regole della legalità uscite dall’assemblea sovrana dei soci dell’11 dicembre scorso.

Questo è un passaggio importante, ma che nulla cambia rispetto all’esigenza di ogni indipendentista veneto di assumersi le proprie responsabilità e di aumentare il più possibile la propria attività politica, nel momento in cui appare chiaro a tutti che l’Italia è fallita, anzi, per citare Alessio Morosin, è sul letto di morte.

Non basta però che questo stato in putrefazione si dimeni come un mostro tumorale in preda alle convulsioni. Per far sì che i veneti non si facciano suicidare in silenzio dobbiamo ancor più favorire il percorso naturale per la nostra indipendenza.

Tale percorso si compie con l’assunzione di responsabilità che passa per un esercizio che prima di tutto è individuale, in ognuno di noi e quindi diventa di gruppo e di popolo.

Rafforziamo quindi e ricompattiamo il movimento con l’azione politica continua e libera, senza filtri, cosicché la spontaneità ma anche la potenza di un movimento veramente popolare possa esprimersi alla sua massima espressione.

Per farlo, basta poco. Tanto per iniziare basta aderire a Veneto Stato, in pochi secondi, compilando il seguente modulo on line, favorendo così l’unico progetto politico esistente oggi nel panorama politico, per l’ottenimento pacifico, democratico e legale della completa indipendenza politica del Veneto.

Gianluca Busato Keep Reading »

Via le province! E via anche il prefetto!

In questi giorni in cui i politici tutti, con in prima fila quelli della lega, tanto si impegnano a difendere i rottami istituzionali napoleonici come le province, vogliamo riportare uno scritto di Luigi Einaudi, purtroppo dimenticato da molti, che si scagliava proprio contro la concezione dello stato dirigista che fu inoculato da Napoleone, lo stesso delinquente della storia che tanto odiò la Serenissima Repubblica di Venezia e tanto invece è adorato dall’attuale governatore del Veneto, che oggi, guarda caso, è in prima fila nel difendere l’ossatura istituzionale del dinosauro italiano.

Via il Prefetto!

di Luigi Einaudi

Proporre, in Italia ed in qualche altro paese di Europa, di abolire il « prefetto » sembra stravaganza degna di manicomio. Istituzione veneranda, venuta a noi dalla notte dei tempi, il prefetto è quasi sinonimo di governo e, lui scomparso, sembra non esistere più nulla. Chi comanda e chi esegue fuor dalla capitale? Come opera l’amministrazione pubblica? In verità, il prefetto è una lue che fu inoculata nel corpo politico italiano da Napoleone. Gli antichi governi erano, prima della rivoluzione francese, assoluti solo di nome, e di fatto vincolati d’ogni parte, dai senati e dalle camere dei conti o magistrati camerali, gelosissimi del loro potere di rifiutare la registrazione degli editti che, se non registrati, non contavano nulla, dai corpi locali privilegiati, auto-eletti per cooptazione dei membri in carica, dai patti antichi di infeudazione, di dedizione e di annessione, dalle consuetudini immemorabili. Gli stati italiani governavano entro i limiti posti dalle « libertà » locali, territoriali e professionali. Spesso « le libertà » municipali e regionali erano « privilegi » di ceti, di nobili, di corporazioni artigiane ed erano dannose all’universale. Nella furia di strappare i privilegi, la rivoluzione francese distrusse, continuando l’opera iniziata dai Borboni, le libertà locali; e Napoleone, dittatore all’interno, amante dell’ordine, sospettoso, come tutti i tiranni, di ogni forza indipendente, spirituale o temporale, perfezionò l’opera. I governi restaurati trovarono comodo di non restaurare, se non di nome, gli antichi corpi limitatori e conservarono il prefetto napoleonico. L’Italia nuova, preoccupata di rinsaldare le membra disiecta degli antichi ex-stati in un corpo unico, immaginò che il federalismo fosse il nemico ed estese il sistema prefettizio anche a quelle parti d’ltalia, come le province ex-austriache, nelle quali la lue erasi infiltrata con manifestazioni attenuate. Si credette di instaurare libertà e democrazia e si foggiò lo strumento della dittatura. Keep Reading »

Veneto Stato: intervento di Patrik Riondato al Maggior Consiglio dell’11 dicembre 2011


Venezia, 11 dicembre 2011. Al Maggior Consiglio di Veneto Stato, l’assemblea sovrana dei soci, Patrik Riondato espone un proprio intervento. Il fatto denota l’esemplare democrazia dell’assemblea, che permette di intervenire anche a un socio che non si è voluto accreditare. Keep Reading »

Per non rassegnarci ai suicidi dei nostri angeli, diamo forza a Veneto Stato, per la nostra indipendenza

veneto statoGiovanni Schiavon, imprenditore di 59 anni l’altro giorno si è sparato un colpo in testa, nel suo ufficio, a Peraga di Vigonza. Avanzava più di 200.000 mila euro dalle pubbliche amministrazioni, comuni e società collegate tra le province di Padova e Venezia.
Senza più liquidità non poteva pagare gli stipendi ai propri dipendenti, quelli che ancora non erano in cassa integrazione.
Più o meno contemporaneamente un’altra imprenditrice, un’ex ristoratrice in preda alle difficoltà economiche, si gettava sotto il treno a Montebelluna.
Mentre il parlamento di uno stato fallito si rifiuta di tagliare gli stipendi dei politici italiani, che sono il triplo rispetto alla media europea, in raffronto al pil pro-capite, in Veneto si consuma il dramma di una crisi che è di un intero sistema politico di nome Italia.
Non possiamo e non dobbiamo rassegnarci alla tristezza e alla rassegnazione che gli organi di informazione italiani (sussidiati con soldi pubblici rubati a noi) ci vogliono instillare giorno per giorno ora per ora.
Noi veneti non possiamo e non dobbiamo accettare che uno stato assassino venga a casa nostra a derubarci di tutto, delle risorse, della dignità, della voglia di fare.
La crisi che attraversiamo in Veneto è enorme ed è causata dall’essere prigionieri di una istituzione marcia e fallita che risponde al nome di stato italiano.
Noi veneti possiamo e dobbiamo alzare la testa.
Per farlo abbiamo bisogno di un nuovo stato, più leggero e rispettoso di noi cittadini, più serio e aperto alle sfide della modernità per sopravvivere in un mondo sempre più interconnesso.
Il dramma del Veneto oggi è che non riesce nemmeno più a sognare un domani.
Per avere il futuro che ci meritiamo, ci resta una sola strada: la nostra indipendenza!
Per un futuro di dignità, aiutaci e aiutati a costruire un Veneto Stato indipendente, seguendo il percorso legale e democratico riconosciuto a livello internazionale.
Iscriviti a Veneto Stato, fallo oggi stesso, da questa pagina.
Fallo per te e per chi ti è vicino.
Ora si può!

Gianluca Busato
Veneto Stato – Treviso Keep Reading »

DRAMMI A CONFRONTO: SOLO L’INDIPENDENZA CI PUO’ SALVARE

La dura vita dei parlamentari che non possono nemmeno suicidarsi come fanno gli imprenditori

Riportiamo qui sopra l’andamento degli stipendi dei parlamentare italiani, raffrontato al pil pro-capite di ciascuno stato europeo. Come si può ben vedere, gli stipendi dei politici italiani sono il triplo rispetto alla media europea.

Qui sotto raffrontiamo il dramma dei politici di fronte al taglio dei propri stipendi, con quello degli imprenditori veneti che si sono suicidati a causa della crisi economica. Il calcolo non è semplice, secondo le ultime statistiche dal 2008 sono già 21. Tre solo negli ultimi quindici giorni.

Solo l’indipendenza del Veneto ci può salvare dal dramma dei suicidi per crisi economica e dal dramma dei piagnistei di gentaglia che ci affama ogni giorno di più, grazie ad uno stato assassino.

PARLAMENTARE ITALIANO

IMPRENDITORE VENETO

Rosy Bindi (PD): «La sforbiciata? Scivolone del governo.» 

 Molti (deputati), finito il mandato si troveranno in condizioni non molto diverse da quella dei lavoratori messi oggi in mobilità che non possono arrivare alla pensione. Persone che han fatto politica da sempre e non hanno una professione, altri che hanno dovuto trascurare il loro lavoro, politici che una volta tornati a casa dovranno vivere con lo stipendio della moglie. Non posso fare nomi e cognomi, ma per molti di loro non stiamo parlando del superfluo, ma dell’essenziale della vita» (Rosy Bindi a La Stampa. La presidente del Pd, cattolica, Giovanna d’Arco della Casta, è visibilmente costernata dal destino di povertà in cui verseranno i colleghi, laceri, afflitti, ridotti a mendicanza agli angoli bui di Montecitorio…).

Dirigente d’azienda di 43 si butta sotto il treno per non dover licenziare 

L’ultima vittima nel Veneto, è un dirigente d’azienda di 43 anni di Villorba, in provincia di Treviso. Stamane si è gettato sotto un treno in viaggio sulla linea Venezia-Bassano del Grappa, a Castello di Godego. A giorni avrebbe dovuto convocare i sindacati per annunciare la cassa integrazione. Non ha lasciato scritti per spiegare il suo gesto il manager, ma chi lo conosce bene non ha dubbi: lo ha ucciso lo stress di queste settimane, le trattative infinite con i rappresentanti sindacali, l’angoscia che la crisi avrebbe annullato l’azienda in cui lavorava.

Guido Crosetto (PDL): “Aiuto i colleghi poveri”

“Aiuto i colleghi poveri in difficoltà se si ricordano del prestito bene, altrimenti amen. A volte ricordano ma non sono in condizioni di saldare il debito» (Guido Crosetto a Repubblica. L’ex sottosegretario Pdl, ricco di famiglia, è un passo avanti rispetto al Rosy Bindi. Dalla fase della misericordia è passato direttamente a quelle della carità).

Si impicca perché non riesce a pagare i suoi operai da 6 mesi 

Non riusciva a pagare i suoi operai da sei mesi. Così Paolo Trivellin, 46 anni, titolare della Tri-Intonaci di Noventa Vicentina, si è impiccato domenica nella sua abitazione di Vo’ (Padova). Ha lasciato quattro lettere, dirette ai due figli, al socio in affari e all’ex compagna. E’ stata lei, P. V., 26 anni, a trovarlo morto.

Giuliano Amato (molti partiti), ex Premier

«Quando nella trasmissione Otto e mezzo, mi venne chiesto come rispondevo a chi mi chiedeva di ridurmi la pensione, risposi che non capivo la domanda, non per tracotanza, ma per la semplice ragione che ormai sono un privato cittadino e non ho alcun potere sulla mia né su altre pensioni». (Giuliano Amato, a La Stampa. Il presidente della Treccani assomma 22.048 euro al mese dall’In – pdap coi 9.363 del Parlamento. Amor che a nullo Amato senza limiti. Di cumulo)

Gestore di supermercato si toglie la vita per difficoltà economiche 

Lo scorso 11 gennaio fu Alberto Ottino, gestore di un supermercato a Castelmassa (Rovigo), a togliersi la vita. Anche lui non riusciva a far fronte alle difficoltà economiche della sua azienda. La crisi colpisce duramente proprio nel Nord-Est del boom industriale.

Stiffoni (LEGA): “vogliono una classe politica di sciattoni, è una questione di decoro” 

Intanto si infiamma l’altro dibattito di questi giorni, quello sui tagli alle indennità parlamentari, con la Lega che si schiera con la Casta. Il senatore Piergiorgio Stiffoni paventa un parlamento di “sciattoni” se dovessero passare ulteriori tagli agli emolumenti di deputati e senatori: ”E’ stato approvato, tutti concordi, che i nostri emolumenti siano nella media europea”, afferma Stiffoni, “se non altro la figura del parlamentare nazionale sia commisurata nella sua totalità alla media delle nazioni europee”.  E’ una questione di “decoro”, secondo il parlamentare trevigiano: “Se vogliono una classe politica di sciattoni, è una scelta che si può fare, ma mi sembra che un certo decoro ci debba essere anche di chi lavora in Parlamento”.

Imprenditore edile si toglie la vita 
Era nella morsa dei debiti Galliera Veneta «Vado a fare un lavoro, torno presto». Ma il lavoro che intendeva fare Oriano Vidos, 50enne ex imprenditore del settore edile non era una ristrutturazione o un sopralluogo in un cantiere. Aveva deciso di ammazzarsi e per farlo ha scelto la cantina della propria abitazione di via Borgo Padova a Camposampiero. Ha fatto un cappio ad una corda, l’ha fatta passare dall’altra estremità ad una trave, ci ha infilato la testa e si è lasciato cadere nel vuoto. Lo stesso vuoto che vedeva nella propria vita, con un lavoro che non arrivava mai, il denaro che in banca non c’era più e la prospettiva di un futuro b u i o . D i s o c c u p a t o a 50anni e senza nemmeno il paracadute della cassa integrazione.
La Mussolini (PDL): “ci vogliono nudi per strada” 

«Toglierci il vitalizio? É come mandarci in giro nudi per strada. Poi è ovvio che uno si ammala, prende l’influenza, si aggrava, arriva la polmonite. Questa riforma è un’istigazione al suicidio» (Alessandra Mussolini, che in gioventù posònuda sulle riviste patinate, al settimanale A). «I parlamentari dovrebbero svolgere il ruolo in forma gratuita. Già nei termini risultiamo diversi dagli altri cittadini, quindi basta. Io sarei per eliminare l’indennità» (sempre la Mussolini a Panorama. it. Smentisce la dichiarazione di cinque giorni prima obbiettando che era «all’estero». Misteri del jetlag)

Imprenditore edile si impicca per il pensiero dei dipendenti da pagare 

Nessuno aveva visto in lui i segnali di una luce che si spegneva. Nessuno sospettava che le sue preoccupazioni lavorative potessero travolgerlo fino a togliergli la voglia di vivere, che il pensiero dei dipendenti da pagare fosse il suo tarlo. E invece Giancarlo Perin non ha più sopportato quel peso e l’ha fatta finita. L’imprenditore di 52 anni, a capo con gli zii di una delle imprese edili storiche dell’Alta padovana, la Perin fratelli snc, si è impiccato venerdì mattina nella sua fabbrica, al numero 11 di via Giotto, a Borgoricco. A trovare il suo corpo è stata una parente che lavora in azienda: Giancarlo si era lasciato cadere, probabilmente un’ora prima, dalla benna di una delle sue gru. Alle 10 è scattato l’allarme ai carabinieri. Nel suo ufficio i militari hanno trovato un biglietto di addio.

Lamberto Dini, ex Premier: “I politici italiani sono i più poveri d’Europa” 

«Le retribuzioni dei politici italiani sono ampiamente sotto la media Ue» (Lamberto Dini, mal informato, dichiara all’Ansa tutto lo sdegno suo, rincasando nel suo palazzo di piazza Borghese, un elegante Borsalino in testa e un pacco in mano frutto di uno shopping oltranzista in centro)

Walter Ongaro, titolare di una falegnameria si impicca per la crisi 

Walter Ongaro, 58 anni, non ha sopportato l’ansia del futuro ogni giorno più insicuro, l’attesa delle commesse che non arrivano, l’incertezza dei pagamenti dei clienti.

L’uomo era ossessionato soprattutto dall’idea che la crisi che aveva colpito anche il settore del legno lo costringesse a dover lasciare a casa alcuni dei dipendenti.

Martedì sera si è ucciso impiccandosi all’interno della sua azienda, una piccola falegnameria con 8 dipendenti che fornisce i mobilifici della zona.

Il capannone che ospita la falegnameria è accanto alla sua casa. Ongaro ha aspettato che i dipendenti finissero di lavorare e, verso le 7, si è lasciato cadere nel vuoto, il collo infilato dento un cappio.

A ritrovarlo, dopo circa un’ora, è stato un famigliare che era andato a cercarlo non vedendolo rincasare per cena.

Walter Ongaro lascia la moglie e due figli, oltre al socio e fratello Daniele.

Sul fatto stanno indagando i Carabinieri.

Paniz (Pdl), “3600 euro sono pochi! Tra vitto e alloggio si campa male” 

«(..) Ormai lo stipendio ce lo stiamo riducendo da dieci anni».

E nessuno, a parte voi, se ne accorge?

«Questo è il problema. L’informazione disinforma, i media fanno demagogia. Non sarebbe, finalmente, ora di smetterla? ».

Lei quanto prende come deputato?

«Quando entrai in Parlamento, nel 2001, la busta paga era di 7.500 euro nette».

Ora è alla fame?

«Si è ridotta, a colpi di progressive riduzioni e per effetto del taglio per quelli che come me fanno altri lavori, a 2000 euro».

Ma lei è un ricco avvocato.

«Io farei il parlamentare anche gratis, e sarei onorato di farlo. Gli altri prendono 3.600 euro. Sarebbero dei nababbi? Ma andiamo!».

Però ci sono anche 3000 euro per le spese di soggiorno a Roma, pure per chi è romano. Non è uno scandalo?

«Guardi che fra vitto e alloggio mica si campa bene, nella capitale, con questa somma».

E gli altri 3000 euro che dovrebbero essere utilizzati per pagare un collaboratore e invece molti deputati se li intascano?

«Se lo metti in regola, 3000 euro per un collaboratore non bastano. All’estero, come dimostrano tutte le statistiche serie, iparlamentari guadagnano più di quelli italiani».

Quindi, quando la commissione Giovannini avrà fatto la media, si scoprirà che i vostri stipendi dovranno aumentare e non diminuire?

«Può pure essere».

Giovanni Schiavon si uccide. Avanzava 200.000 euro dalla Pubblica Amministrazione 

Strozzato dai crediti più che dai debiti. Dalla incapacità di riscuotere oltre 200mila euro di fatture emesse ma mai onorate dalle pubbliche amministrazioni per cui aveva lavorato tra Padova e Venezia. Comuni che hanno le mani legate dal patto di stabilità e che gli rinviavano le promesse di pagamento dei lavori eseguiti di mese in mese. Con dall’altra parte le banche che gli chiudevano progressivamente i rubinetti del credito, chiedendo anzi il rientro dalle linee di finanziamento aperte. Schiacciato tra questi due magli che martellavano la sua azienda Giovanni Schiavon ha deciso oggi pomeriggio di uccidersi con un colpo di pistola alla tempia. Aveva 59 anni, da 25 era il titolare della Eurocstruzioni 90 Snc di Peraga di Vigonza (foto tratta dal sito del Mattino di Padova, clicca qui per visitare il sito), ditta edile nota per la propria serietà e precisione nella realizzazione dei lavori di asfaltatura, scavi fogniari e tutte quelle opere connesse agli appalti prevalentemente pubblici su cui si basava il business dell’azienda. Un business che si è inceppato circa un anno fa, quando i pagamenti da parte dei clienti della Eurostrade 90, già in ritardo, si sono fermati. Da alcuni mesi sette dipendenti dell’azienda erano in cassa integrazione. Terminate le ultime commesse, sarebbe stato un Natale di cassa integrazione anche per gli altri, essendo finiti i soldi in cassa per pagare stipendi e tredicesime. Di fronte ad una prospettiva del genere l’imprenditore, sposato, padre di due figli, residente in una abitazione di Padova, ha deciso di farla finita. sulla scrivania della ditta un biglietto, poche righe con una frase secca e garbata: “Perdonatemi non ce la faccio più”. A trovare il corpo senza vita dell’imprenditore un dipendente. Inutili i soccorsi, del caso si stanno occupando i carabinieri della compagnia di Padova. 

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15 mesi di Veneto Stato

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Ornella demuru sull’indipendentismo veneto

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Alessia Presidente, lo tsunami di vita che ci porterà all’indipendenza del Veneto

Sono passate solo poche ore dall’elezione di Alessia Bellon a presidente di Veneto Stato, che già un esercito di persone sta rovistando nei social network, da facebook a twitter, passando per ogni angolo del web, per cercare di colpire un astro della politica che è destinato a distruggere per visibilità qualsiasi alternativa.
C’è poco da fare, il panorama politico è così desolante, che la sola notizia che una giovane donna, bella, giovane e preparata sia alla guida di un partito indipendentista veneto costituisce da sola il rompighiaccio della visibilità e dell’attenzione mediatica.
Sono partiti subito i giornalisti a leggere tweet come fanno i guardoni e gli avversari a declamare che forse Alessia sarebbe da lapidare, perché è giovane, è franca nel linguaggio e non è repressa come la pletora di politici veneti e italiani che costituiscono il fango colloso della casta italica.
Alessia Bellon Presidente è una sfida aperta a un mondo politico di uomini incapaci e falliti, che costituiscono la vera feccia del fallimento dello stato italiano.
Alessia è la migliore risposta solare alla tristezza degli avversari politici repressi e invidiosi della bellezza unita all’intelligenza e alla saggezza. Alessia, non temere i molluschi onanistici che vivono nella paura del peccato e conducono una vita grigia e insignificante.
Nell’era della comunicazione, oggi possiamo ben dire che l’indipendenza del Veneto ha fatto un enorme passo in avanti.

Vai Alessia, distruggili tutti!

Gianluca Busato
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Veneto Stato riprende a volare con Alessia Bellon presidente e Lodovico Pizzati segretario

Oggi all’hotel Amadeus di Venezia si è tenuto il Maggior Consiglio (l’assemblea dei soci) di Veneto Stato.

Durante tutta la giornata si è respirata un’aria fresca e una voglia di fare grandi cose per l’indipendenza del Veneto. Sono stati molti i momenti significativi avvenuti durante il congresso che costituisce l’organo sovrano del partito indipendentista che si sta conquistando una visibilità sempre maggiore e uno spazio politico crescente nel panorama Veneto.

Sicuramente ha molto contribuito lo spessore della conduzione dell’assemblea da parte del professor Paolo Luca Bernardini, storico e studioso di fama internazionale.

È stata quindi molto toccante ed emozionante sia la lettera inviata dai Serenissimi Flavio e Cristian Contin, improntata all’unità e al dialogo tra tutte le componenti dell’indipendentismo e i saluti portati direttamente al Congresso dal “comandante” dei Serenissimi Fausto Faccia e del Presidente del Partito Autonomista Trentino Tirolese Walter Kaswalder.

Un momento di grande passione si è registrato con l’intervento applauditissimo dell’avv. Alessio Morosin.

Il Maggior Consiglio di Veneto Stato, quindi, dopo aver deliberato l’azzeramento di tutte le cariche e di tutti gli organi del partito previsti dallo statuto, compresi i precedenti segretario Guadagnini e presidente Chiavegato eletti all’hotel Viest e oggi destituiti, ha proceduto quindi all’elezione delle nuove cariche.

L’Assemblea, dopo le relazioni dei candidati ha pertanto eletto il nuovo organigramma di Veneto Stato:

  • Presidente nazionale: Alessia Bellon
  • Segretario nazionale: Lodovico Pizzati
  • Tesoriere: Cristiano Zanin
  • Minor Consiglio (ovvero il consiglio direttivo nazionale): Teresa Davanzo, Gianfranco Favaro, Diego Turco, Nicola Vianello, Paolo Tome’, Stefano Venturato, Riccardo Zanconato, Giampaolo Borsetto.
  • Consiglio dei Diexe (collegio nazionale dei probiviri): Michele Sarti, Manuel Carraro, Franco Tonello, Moreno Breda, Stefano Zanellato, Giorgio Rosso, Stefano Vianello, Gedeone Nenzi, Gianluca Panto.

Il Maggior Consiglio ha quindi approvato due mozioni presentate da Gianluca Busato che hanno permesso di deliberare l’adozione immediatamente esecutiva di un nuovo regolamento territoriale e del nuovo regolamento sulle modalità di svolgimento del Maggior Consiglio.

L’assemblea ha registrato un grande spirito unitario e di forte determinazione e volontà di riprendere con grande forza il percorso politico, pacifico, legale e democratico per l’indipendenza del Veneto.

In assoluto, la grande novità politica emersa dal congresso veneziano di oggi è stata l’elezione di Alessia Bellon come nuovo presidente, una donna giovane e preparata, la cui nomina costituisce un fatto politico che segna un cambiamento epocale per la politica veneta indipendentista.

Dopo lo sfascio dei partiti italo-padani e di tutto lo stato italiano oramai fallito e predone, la squadra preparata e determinate di Veneto Stato, con il nuovo presidente Bellon, il segretario Pizzati e tutto il nuovo team eletto si pongono quindi all’attenzione del panorama politico veneto come la grande novità in grado di interpretare l’unica reale e promettente alternativa, tracciando la via per un percorso naturale verso la completa indipendenza politica del Veneto.

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Noi e lui

Gli uomini e questo (o lo) Stato

L’osceno, tetro, tristissimo spettacolo che stiamo osservando in questi giorni, nell’attesa che i suoi protagonisti scendano dal palcoscenico di questa tragedia elisabettiana con le loro spade e le loro lance per ucciderci dopo che sulla scena lo hanno solo annunciato e mimato, dimostra una serie di cose. Intanto, tutti coloro che credevano che i mali di ITA fossero da imputarsi a Berlusconi, che scomparso il “tiranno”, decaduto il “satrapo”, tutto sarebbe cambiato, si sbagliavano di grosso. Il presente governo offre uno spettacolo ben più rivoltante, sono gli officianti del fallimento finale che, tra vergognose lacrime fittizie e supremo pontificare professorale, sono stati chiamati dal sistema a togliere le residue tracce di vita, le ultime gocce di sangue, dai popoli stremati e depressi di ITA tutta, i Veneti, i Lombardi, i Piemontesi, i Liguri, e tutti gli altri schiavi. Quando si sta per morire frizzi e lazzi vanno anche bene, interrompono l’agonia con il sorriso, ma nel momento estremo l’estrema unzione ce la somministra di solito un volto tetro, tetro vieppiù, in questo caso, poiché non ci somministra un viatico per il paradiso, ma ci unge con l’olio maledetto dello stato ITA e di UE che ci apre solo le porte dell’inferno. Keep Reading »